martedì 29 giugno 2010

Sincronia e diacronia tra dicotomia e complementarietà 2 ~ 29-06-10

SINCRONIA E DIACRONIA TRA DICOTOMIA E COMPLEMENTARIETÀ 2

Questa è la seconda parte dell'articolo di Tonino Mele. Qui di seguito si fa uso dei termini «sincronico» e «diacronico». Con «sincronico» s’intende il significato di un termine in un certo momento della storia, ad esempio al tempo del NT; mentre «diacronico» intende l’uso e lo sviluppo di un dato termine nel tempo, ad esempio durante il periodo di storia che va da Abramo a Malachia. Nella precedente parte è stato mostrata l'importanza di una complementarietà fra studio sincronico e diacronico, invece che una loro contrapposizione. Qui di seguito vengono mostrati i nuovi sviluppi teologici e metodologici dell’esegesi, che corroborano tale sinergia, invece che una dicotomia.
    Anche qui spetterà poi ai lettori verificare l'intera materia presentata, per considerarne la validità di tutti gli aspetti presentati e la loro utilità per lo studio della sacra Scrittura, affinché si «tagli rettamente la Parola della verità» (2 Tm 2,15).
 
Nella prima parte, Tonino Mele, dopo un'introduzione, aveva avviato un discorso verso un nuovo concetto di metodo e i nuovi sviluppi della linguistica. Qui prosegue mostrando i nuovi sviluppi dell’esegesi per quanto riguarda gli aspetti sia teologici, sia metodologici, addivenendo infine al alcune conclusioni. Ecco come comincia la seconda parte: Se la scienza linguistica ha dovuto fare ben presto i conti (già dal 1929 con la scuola Praga) con una concezione troppo rigida dell’approccio sincronico, che, pur nella sua validità, rischiava di far arenare la ricerca su lidi desertici e sterili; anche la scienza biblica ha dovuto fare, a un certo punto, questo tipo di riflessione. Una riflessione che è avvenuta su due piani: uno più in generale, d’ordine teologico e uno strettamente metodologico. Tenere distinti questi due piani è importante perché ci aiuta ad avere una comprensione equilibrata della materia. Per contro, confondere i due piani rischierebbe di falsare la questione, perché porterebbe a dare giudizi di valore (piano teologico) su cose d’ordine metodologico e viceversa. Di seguito parleremo soprattutto di come è stata ripensata la dicotomia diacronia-sincronia nella seconda metà del secolo scorso. [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A2-Sincron_diacro_complement2_Ori.htm] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
Sincronia e diacronia tra dicotomia e complementarietà 1: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/2-Sincron_diacro_complement1_Avv.htm

sabato 26 giugno 2010

Alessandro Esposito e le nozze gay 27-06-10


ALESSANDRO ESPOSITO E LE NOZZE GAY

Questo articolo è susseguente a quello giù pubblicato: «Nozze gay nella chiesa valdese». Tale rito religioso è stato celebrato a Marsala già il sette aprile 2010 e, durante il quale, è stata «benedetta» la convivenza omosessuale fra due donne. Le cose sono diventate pubbliche, però soltanto all’inizio di giugno. Abbiamo già affrontato altrove la dottrina antitrinitaria di Alessandro Esposito, questo pastore valdese.
     Abbiamo già parlato di un articolo di Laura Spanò, pubblicato da «la Repubblica» col titolo «A Trapani le prime nozze gay in chiesa» (Sezione Palermo, p. 9; 08 giugno 2010). Esso si trova anche sul sito della «Chiesa valdese di Trapani e Marsala». Da quanto si capisce, incrociando vari articoli, tale cerimonia è avvenuta non a Trapani, ma a Marsala.
    Dio viene imbavagliato dall’umanesimo cristianizzato di Alessandro Esposito e dei suoi accoliti, affinché si possa parlare per Lui, senza la sua santa Parola, per fargli dire ciò che è dettato dalla propria ideologia morale.
     Sul sito si tale chiesa si trova anche una intervista dal titolo «Lei ama lei: si “sposano” a Marsala», condotta da Miriam Di Peri (originale: Live Sicilia; 10 aprile 2010). In essa si afferma ciò che pensa Alessandro Esposito, le cattoliche «chiese di base», Franco Barbero, scomunicato dalla stessa chiesa romana; tuttavia, l’unico punto di vista che manca è quello appunto di Dio, così come espresso da Lui e dai suoi portavoce nella sua sacra Parola.
     Ci si appella indistintamente al fatto che «Amore è l’unico nome attribuibile a Dio», dimenticando che Dio è altresì giusto e santo. Si vuole un amore senza limiti e barriere; a quanto con tale principio si avvalleranno i rapporti pedofili consenzienti in nome di tale ideologia umanistica cristianizzata?
     Si asserisce sui rapporti omosessuali quanto segue: «Affermare che si tratti di peccato, è conseguenza di un fondamentalismo ottuso». Quindi, la Bibbia è un libro fondamentalista, ed è tale pure Dio. [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-AEsposito_nozze-gay_S&A.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
Sincronia e diacronia tra dicotomia e complementarietà 1: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Sincron_diacro_complement1_Avv.htm

giovedì 24 giugno 2010

Sincronia e diacronia tra dicotomia e complementarietà 1 - 25-06-10


SINCRONIA E DIACRONIA TRA DICOTOMIA E COMPLEMENTARIETÀ 1

Questo articolo lo presentiamo in due parti, a causa della sua lunghezza, specificità e difficoltà di comprensione per tanti lettori. Esso non è destinato a tutti, ma solo a quei lettori che sono appassionati dell’interpretazione del testo biblico, quindi di ermeneutica, di esegesi contestuale, di linguistica e discipline affini.
    Tale approfondimento rappresenta la risposta di Tonino Mele a uno studio precedente di Francesco Grassi: Per un’analisi lessicale del testo biblico 1 | 2.
    Qui di seguito si fa uso dei termini «sincronico» e «diacronico». Col primo s’intende il significato di un termine in un certo momento della storia; mentre «diacronico» intende l’uso e lo sviluppo di un dato termine nel tempo.
    L'autore comincia il suo articolo come segue. L’articolo pubblicato nel sito dal titolo «Per un’analisi lessicale del testo biblico 1» è un buon articolo, che merita d’essere letto e approfondito anche da chi potrebbe, a una prima lettura, trovarlo difficile e «pesante». È un articolo interessante, che rivela la dimestichezza dell’autore con certi approcci allo studio della Bibbia che, è vero, non hanno molta eco nella nostra realtà evangelica italiana. Con una ricerca un po’ certosina, cose interessanti e utili si possono trovare anche qui in Italia, ma poi vanno anche rielaborate, valutate e collocate in un discorso ordinato e lineare. L’autore dell’articolo, attingendo da fonti perlopiù nordamericane, ha fatto questo per noi, dandoci una rappresentazione, forse per molti nuova, di quelli che sono gli sviluppi della ricerca biblica, alla luce anche delle importanti acquisizioni delle scienze linguistiche. Siamo dunque grati all’autore di questo e lo incoraggiamo a darci ancora contributi del genere.
     Tuttavia, bisogna dire che l’impianto piuttosto polemico dell’articolo, ha portato l’autore a compiere qualche «fuga in avanti», finendo per polarizzare e radicalizzare un po’ troppo le sue posizioni. Infatti, a tratti si ha l’impressione che egli corra troppo, quasi come una «staffetta» che, dopo aver raccolto qualche mia affermazione, la porta avanti in modo sempre più distante dal «mio» pensiero. Così facendo, il confronto si trasforma in una sorta di «non dialogo», dove il flusso del pensiero non è più regolato dalla correlazione dialogica dell’uno di fronte all’altro (confronto appunto), ma in una sorta di monologo dell’uno senza l’altro. Si pensa d’aver capito tutto del proprio interlocutore, quindi ci si proietta in avanti con i suoi pensieri, in una logica serrata, che non solo smarrisce il vero pensiero dell’altro, ma finisce per sbilanciare anche il proprio pensiero, rischiando di cadere dalla parte opposta.
     Anche se ho affermato che «bisogna conoscere l’uso diacronico d’un termine, prima» di fiondarci nello studio sincronico, non ho voluto dare assolutamente nessuna preminenza al primo, né dire che tale metodo decide le sorti della mia esegesi, né tanto meno dire che il senso lessicale d’un termine deriva dalla sua etimologia. Questo non m’appartiene e basta rileggere il mio studio su 2 Pietro 1,3-4, dove non ho attribuito a questi versetti «sensi lontani», neppure se distanti solo di qualche capitolo (allusione al cap. 3), ma ho cercato nella struttura, nelle parole ripetute (epignosis) e nel senso del cap. 1, il significato dei versetti in questione. Più sincronico di così? [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Sincron_diacro_complement1_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:

lunedì 21 giugno 2010

Basta sentirsi a posto con la coscienza? 22-06-10

BASTA SENTIRSI A POSTO CON LA COSCIENZA?

Un lettore ci ha presentato le seguenti questioni: Recentemente una persona che conosco davanti alla mia richiesta di spiegazioni su una sua decisione presa, mi ha risposta di avere la pace nel cuore. Quello che mi chiedo è questo: Può essere la serenità interiore un criterio affidabile nel comprendere la volontà di Dio e di aver fatto una scelta oculata?

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito: A tali questione si può rispondere: «sì e no». Ciò dipende, ad esempio, dal tempo, dalle circostanze e dalle persone. Bisognerebbe conoscere a fondo la persona in questione, la sua condotta morale e spirituale, la testimonianza che altri danno di lei, il problema specifico, la sua valutazione delle cose, la sua argomentazione e i precedenti paragonabili, riusciti poi in bene o in male a distanza di tempo.
     Al riguardo ci possono essere diversi scenari. Una tale risposta può essere un buon alibi di un ipocrita sornione. La persona può essere sincera, ma incosciente; un’analisi oggettiva dei fatti e il tempo mostrano che aveva torto. In altri casi, tale persona, non solo è sincera, ma ha anche ragione, avendo fatto una decisione oggettivamente giusta. Ecco un esempio concreto... [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-A-posto_con-coscienza_EnB.htm] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
Per un’analisi lessicale del testo biblico 2: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Analisi_lessicale_BB2_Avv.htm

venerdì 18 giugno 2010

Il Textus Receptus e' da sacralizzare? 19-06-10


IL TEXTUS RECEPTUS È DA SACRALIZZARE?

Qui di seguito trova luogo un confronto fra Alberto Mazzeo Giannone e me sul testo biblico in ebraico (AT) e in greco (NT) alla base delle traduzioni correnti. Egli fa riferimento al al tema di discussione «Traduzioni, parafrasi, vestimenti e tradimenti» [http://puntoacroce.altervista.org/Temi/1-Traduzioni_tradimenti_MT_AT.htm]. Ecco qui di seguito come egli inizia il suo contributo.
Mi inserisco nel vostro dialogo con poche righe. Salvatore Gargiulo è deceduto Domenica 30 Marzo 2008 in Svizzera (cantone francese), dove viveva con la famiglia, mentre si recava al culto. Come qualunque credente che scrive e traduce (e voi capite di cosa parlo), anche Salvatore metteva o meglio trasmetteva tutta la sua spiritualità nella predicazione, nell’insegnamento nelle Chiese, nel dialogare, ecc... così come, nella fattispecie, non accettava parole o citazioni non rispondenti al senso logico del discorso o non tradotte dall’originale e vedeva tutto come una manovra diabolica a discapito della Verità... lui che aveva vissuto tutta una vita al servizio del «diavolo vaticano», come lui reputava la chiesa e la religione cattolica romana. Da qui il titolo in discussione alla sua traduzione, titolo accettato dallo scrittore tedesco tant’è che gli sovvenzionò la prima pubblicazione tradotta in italiano e gli conferì i diritti d’autore se avesse voluto aggiornarlo, cosa che fece sino alla terza edizione con anche il mio modesto aiuto e trasmettendo citazioni, parole e frasi intere alla Buona Novella di Brindisi per apportare anche delle correzioni alla comunque già buona Nuova Diodati. La Buona Novella la ristampa con aggiornamenti non l’ha potuta realizzare per gli eccessivi costi tipografici (qualcosa si è ottenuto con la Bibbia da studio Thompson, diversa da quell’edita e diffusa dalla Casa della Bibbia - Nuova Riveduta)...
     Salvatore è deceduto e io conservo qualche nota e avrei, col figlio Ismaele, i diritti d’autore. Ma, di comune intendimento, abbiamo deciso di poter fare scaricare gratuitamente il libro tradotto da Salvatore dal sito internet e in vari modi. Anzi lo abbiamo aggiornato apponendo altri esempi di versetti, ecc... non presenti nell’originale. Infatti, alla fine del libro, per chi lo ha letto e lo conosce, sa che vi sono molteplici indicazioni dove vengono analizzate e messe a confronto le varie traduzioni e versetti omessi in alcune Bibbie o tradotti non dall’originale. E su questo lavoro certosino trascorremmo diverso tempo, ma ringrazio Dio che ancora oggi se ne parli... E tutto coopera al bene...
[Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Textus-Receptus_sacr_MT_AT.htm] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
Per un’analisi lessicale del testo biblico 2: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Analisi_lessicale_BB2_Avv.htm

lunedì 14 giugno 2010

Calciatori e fede cristiana 15-06-10

CALCIATORI E FEDE CRISTIANA

Un lettore ci ha presentato le seguenti questioni: Fratello in Cristo, pace. Che ne pensi dei tanti calciatori che dicono di essere convertiti? Secondo te è conciliabile questa attività con la fede?
     Ti faccio presente le mie perplessità. In un programma, Piero Angela paragonava i nostri stadi agli antichi circhi romani. In alcuni libri di storia del cristianesimo leggo che i cristiani dei primi secoli non andavano ai circhi addirittura neanche al teatro.
     Può essere conciliabile un lavoro come quello del calciatore, con l’idolatria che si fa del calcio, con la violenza che spesse volte esprime, con le scommesse che ruotano intorno a esso? Saluti in Cristo…

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito: Il Nuovo Testamento non afferma nulla di specifico riguardo a tali questioni. Bisogna quindi fare un certo discorso generale, per poi scendere nei particolari. Premetto che non sono un grande sportivo né ho un grande interesse per il calcio. D’altra parte, come mi fa piacere che qualcuno mi saluti per strada perché ha visto segni cristiani alla mia auto, così mi fa piacere vedere sportivi, politici, gente dello spettacolo, scienziati, pensatori e così via, che testimoniano di Gesù Messia.
     Gli apostoli non pretesero di legiferare al posto delle autorità né di stravolgere le culture, in cui il cristianesimo si radicava. Essi introdussero una certa regolamentazione etica per coloro che erano diventati cristiani, alfine di rendere più dignitosa la posizione degli svantaggiati (p.es. schiavi) e più responsabili coloro che avevano una posizione di forza (padroni). La fede doveva brillare come una luce e trasformare gli uomini; il resto doveva farlo l’esempio positivo di una fede in azione. [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Calciatori_fede_cristiana_EdF.htm] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
Per un’analisi lessicale del testo biblico 2: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Analisi_lessicale_BB2_Avv.htm
Per un’analisi lessicale del testo biblico 1: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Analisi_lessicale_BB1_AT.htm

venerdì 11 giugno 2010

Nozze gay nella chiesa valdese 12-06-10

NOZZE GAY NELLA CHIESA VALDESE

Il giornale online «Rainews 24» annunciava che nella chiesa valdese di Trapani sarebbero state celebrate dal pastore Alessandro Esposito le nozze gay tra due tedesche, l’una luterana e l’altra mennonita (08-06-2010).
     Le due cose che mi sono saltate agli occhi sono: ▪ 1. Alessandro Esposito; ▪ 2. Le presunte nozze gay; ▪ 3. Il presunto consenso della Tavola valdese. Il primo è una mia vecchia conoscenza. Le seconde sono un assurdo già sul piano legislativo, visto che in Italia non c’è ancora una legge in merito; nonostante ciò si parla di «spose», di «rito che ha unito le donne», di «patto nuziale». Sul terzo aspetto c’è da dire che, se la Tavola valdese non avesse dato il consenso, c’è qualcuno che mente; se lo avesse dato, perché mantenere segreta la cosa per mesi e poi mettere tutti dinanzi al fatto compiuto?
     In effetti si tratta soltanto di un rito religioso, durante il quale l’unione delle due donne «è stato benedetto gioiosamente dalla comunità trapanese, tra formule e inni pronunciati in italiano e in tedesco». Il giornalista fa notare che è «la prima volta che in Italia un pastore protestante benedice un matrimonio omosessuale». Come si vede, sono espressioni ambigue. Da una parte si parla si rito di benedizione, dall’altra di matrimonio! E a detta di Alessandro Esposito la Tavola valdese avrebbe autorizzato tale unione.
     Lo stesso Esposito ha dovuto ammettere che tale rito ha un valore simbolico e soltanto sotto il profilo ecclesiastico, non possedendo effetti civili. Nonostante ciò tale comunità valdese chiede un pieno riconoscimento dei diritti civili per le coppie omosessuali. Non solo, ma reclama un pronunciamento ufficiale da parte delle chiese battiste e metodiste, visto che quelle valdesi sembra che abbiano superato il guado. Esposito reclama tale atto a costo che si crei una spaccatura, che «può e deve essere provocata».
     Altri dettagli si possono leggere in un articolo di Laura Spanò sul quotidiano «la Repubblica» nell’edizione di Palermo (08 giugno 2010). Da qui si evince che tale rito religioso è avvenuto già il sette aprile 2010, ma è stato tenuto segreto ed è stato fatto trapelare pian piano, fino a diventare di dominio pubblico; probabilmente von tale strategia si voleva mettere la Chiesa valdese dinanzi al fatto compiuto. Alessandro Esposito è stato coadiuvato da altri due pastori, entrambe donne, appartenenti rispettivamente alle chiese luterana e mennonita. [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Nozze-gay_valdese_EnB.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
Per un’analisi lessicale del testo biblico 2: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Analisi_lessicale_BB2_Avv.htm
Per un’analisi lessicale del testo biblico 1: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Analisi_lessicale_BB1_AT.htm

mercoledì 9 giugno 2010

Per un'analisi lessicale del testo biblico 2 (10-06-10)

PER UN'ANALISI LESSICALE DEL TESTO BIBLICO 2
Principi, errori e strumenti utili

Questa è la seconda parte dell'articolo di Francesco Grassi. Qui di seguito si fa uso dei termini «sincronico» e «diacronico». Con «sincronico» s’intende il significato di un termine in un certo momento della storia, ad esempio al tempo del NT; mentre «diacronico» intende l’uso e lo sviluppo di un dato termine nel tempo, ad esempio durante il periodo di storia che va da Abramo a Malachia. Nella precedente parte è stato mostrata l'importanza dello studio sincronico dei termini della Scrittura. Qui di seguito vengono mostrati la pertinenza e i limiti di uno studio sincronico dei termini biblici.
    Nella prima parte abbiamo visto:
    ■ 1. Introduzione
    ■ 2. Facciamo un po’ di chiarezza
    ■ 3. La priorità dello studio sincronico.
 
    Nella seconda parte viene trattato quanto segue
    L’utilità dello studio diacronico
    l caso «impertinente» di dynamis
    Un appello conclusivo.
 
Le tesi presentate qui da Francesco Grassi costituiscono una base di discussione, a cui seguiranno risposte sia di Tonino Mele, sia mie. Spetterà poi ai lettori verificare l'intera materia, qui presentata, per considerarne la validità di tutti gli aspetti presentati e la loro utilità per lo studio della sacra Scrittura, affinché si «tagli rettamente la Parola della verità» (2 Tm 2,15). [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Analisi_lessicale_BB2_Avv.htm] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
Per un’analisi lessicale del testo biblico 1: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Analisi_lessicale_BB1_AT.htm

lunedì 7 giugno 2010

Dio perdona, ma non dimentica 08-06-10

DIO PERDONA, MA NON DIMENTICA

Entriamo in tema
     Ero stato invitato da Silvano Creaco alla discussione su perdonare e dimenticare. Risposi in modo lapidario: «Perdonare e dimenticare non si corrispondono nella Bibbia. Dio perdona, ma non dimentica».
     Si vede che ciò diede da pensare, specialmente al gestore della discussione, che mi scrisse quanto segue: «Nicola, puoi sviluppare in maniera più profonda e meno telegrafica il rapporto che intercorre secondo te fra perdonare e dimenticare. Confesso che non ho afferrato il senso della frase: “Dio perdona, ma non dimentica”». Per favore, puoi approfondire. {Silvano Creaco; 04 giugno 2010}

Le questioni
     Premetto che il mio contributo è stato il primo della serie e questo deve aver fatto pensare alcuni dei lettori, che seguivano. Ho analizzato i contributi altrui in tale tema di discussione riguardo alla questione del dimenticare di Dio. Ecco qui di seguito alcuni risultati; riporto soltanto le parti salienti.
     ■ «È molto difficile perdonare e anche dimenticare» (Manuela Porcu). Qui ella parlava di sé. Successivamente ha scritto: «Dimenticare è impossibile e neppure giusto, ora che ci penso. Ricordare permette anche di non ricadere negli errori passati».  [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Dio-perdon_non-diment_EdF.htm] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
Per un’analisi lessicale del testo biblico 1: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Analisi_lessicale_BB1_AT.htm
Il lenzuolo funebre di Torino o sacra Sindone: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Lenzuol_funebr-sindone_EdF.htm

sabato 5 giugno 2010

Per un'analisi lessicale del testo biblico 1 - 06-06-10

PER UN’ANALISI LESSICALE DEL TESTO BIBLICO 1
Principi, errori e strumenti utili

Questo articolo lo presentiamo in due parti, a causa della sua lunghezza, specificità e difficoltà di comprensione per tanti lettori. Esso non è destinato a tutti, ma solo a quei lettori che sono appassionati dell’interpretazione del testo biblico, quindi di ermeneutica, di esegesi contestuale, di linguistica e discipline affini.
    Francesco Grassi comincia il suo articolo come segue: Fino a un secolo fa il metodo linguistico, usato sia per lo studio biblico che per l’analisi linguistica in generale, era di tipo «etimologico». Molto peso era dato alla morfologia, all’etimologia, alla formazione etimologica dei termini. In campo biblico era l’ossessione per «l’ispirazione testuale» d’ogni singolo morfema e lessema a portare molti studiosi a cercare per forza un significato intrinseco e più profondo degli stessi: un testo divinamente ispirato doveva contenere più di quello che s’apprendeva normalmente! Contava poco come questo assumesse differenti sfumature secondo il contesto, in cui esso era inserito. Come ci ha ricordato Tonino Mele, per molte persone i termini hanno un «significato fisso».
     Saussure, circa un secolo fa, gettò le basi per la linguistica moderna, cosa che trovò non solo ampio uso nello studio delle Scritture, ma anche minò alla base i vecchi metodi «diacronici». Fra gli studiosi evangelici vi è oggi un consenso sulla priorità e dell’utilità del metodo sincronico su quello diacronico, idea per l’appunto, esibita per primo da Saussure.
     In pratica purtroppo, le cose non sono cambiate un gran che. Spesso si passa da un’assenza generale di studio e metodo, all’adottarne di obsoleti e inefficaci, o comunque, a preferire alla strada nuova quella vecchia. Così, l’errore etimologico del quale stiamo parlando è ancora vivo e vegeto e diventa ancor più evidente, perché vi è un’alternativa migliore, ma che non si vuole adottare. Nei vecchi dizionari, commentari, opere ermeneutiche e grammatiche (ma non solo!), dal pulpito e perfino in importanti lessici considerati la quintessenza nel campo degli studi biblici, certi errori si perpetuano ancora. Nel 1961, fu James Barr, con il suo Semantics of biblical Language che, sulla linea di Saussure, continuò la critica dell’uso diacronico e diede una vera svolta alla questione. Egli prese di mira in particolare il Kittell, ossia il Theological Dictionary of the New Testament (abbr. TDNT). La critica negativa di questo lessico riguarda la sua natura ovvero d’essere in realtà un dizionario del pensiero, della storia e della teologia neotestamentaria piuttosto che un vero e proprio lessico. Nel suo libro presenta molti esempi, in cui dimostra l’illegittimità del metodo diacronico e i vari errori esegetici connessi a esso.
     Consapevoli o meno, le cose non sono più le stesse da allora. C’è stato un moltiplicarsi d’opere su base più o meno sincronica, e comunque, le vecchie metodologie sono confinate alle vecchie opere. Difficilmente è utilizzato oggi uno strumento, che si rispetti, il quale fondi le proprie ricerche sull’uso diacronico o sull’etimologia. Penso particolarmente al BDAG: A Greek English Lexicon of the New Testament and other Early Christian Literature (2000, Third Edition); e al LOUW-NIDA: Greek-English Lexicon of the New Testament Based on Semantic Domains (1988). Nessuno studio serio del Nuovo Testamento può essere intrapreso senza queste opere, salvo che naturalmente non si voglia ricorrere sempre e soltanto a commentari o alle varie traduzioni della Bibbia (non sto criticando chi lo fa, anzi! Vedi i commenti di Nicola… Sto solo presentando gli strumenti utili per uno studio induttivo, particolarmente indicati per chi conosce il greco, o almeno sa leggerlo). [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Analisi_lessicale_BB1_AT.htm] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
Il lenzuolo funebre di Torino o sacra Sindone: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Lenzuol_funebr-sindone_EdF.htm
Liberazione interiore e pastorale esorcistica: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Libera-inter_pastor-esorc_EnB.htm

mercoledì 2 giugno 2010

I Raeliani 03-06-10

I RAELIANI

Una lettrice mi ha scritto quanto segue: Caro fratello, ti scrivo per porti due quesiti e avere un maggiore aiuto nella risposta.
     1. È da un po’ che mi chiedono di rispondere su alieni, vita extraterrestre e movimento raeliano. Io non voglio parlare con il mio pensiero, ma rispondere con la Bibbia; tuttavia, non so da dove partire e se ci sono degli articoli o libri scritti sul tema. Mi sapresti indicare qualcosa?
     2. Mi è stato chiesto di rispondere a proposito di questo argomento: «La Bibbia politeista, con Jahvè il sommo degli dèi». Non conosco il greco e il vero significato delle parole; vorrei un aiuto anche su questo. Grazie di cuore…

Riguardo alla prima questione, mi sono ricordato di aver ricevuto tempo fa uno scritto di Vincenzo Russillo proprio sui raeliani. L’ho, quindi, elaborato e lo metto qui di seguito come una risposta ad almeno una parte dei quesiti. I raeliani propugnano una religione basata sulla manifestazione e rivelazione degli extraterrestri.
     Quanto alla seconda questione, che va di là da questo articolo, rimando in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), all’articolo «Jahwè [jahewëh; JHWH]», pp. 200ss. Tale questione è legata all’ebraico e non al greco. Tale articolo in rete è basato o sulla malafede o sull’ignoranza rispetto alla lingua ebraica; infatti, oltre a Jahwè, anche il nome «Elohim» richiede i verbi al singolare, se riferiti a Dio, per indicare quindi solo una persona. Per «Elohim» si veda sotto; si tratta di un «plurale dell’eccellenza», quando è riferito a una sola persona. [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Raeliani_Oc.htm] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
Il lenzuolo funebre di Torino o sacra Sindone: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Lenzuol_funebr-sindone_EdF.htm
Liberazione interiore e pastorale esorcistica: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Libera-inter_pastor-esorc_EnB.htm