venerdì 30 dicembre 2011

Chi è l’Inviato del Signore? Parliamone

CHI È L’INVIATO DEL SIGNORE? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Chi è l’Inviato del Signore?» [http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Inviato_del_Sign_OiG.htm]. Questo è un buon tema per esercitarsi nell’ermeneutica biblica e nell’esegesi contestuale.
    Il cosiddetto «angelo dell’Eterno» era una teofania o un essere a sé stante? Alcuni affermano che «l’Inviato di Jahwè» fosse veramente una manifestazione di Gesù Cristo al tempo dell’AT. Tale conclusione è affrettata e non si basa su un riscontro esegetico oggettivo. «L’inviato di Jahwè» era la manifestazione visibile di Dio stesso (c’erano anche quella invisibile e quella nei fenomeni della natura). Riteniamo che si trattava di una teofania, ossia di una manifestazione dell’intera Deità, punto e basta, senza specificare quale delle persone si trattasse.
    Proiettare «l’Inviato di Jahwè» su Gesù, e viceversa, è esegeticamente sbagliato, visto che mai nel NT c’è una conferma al riguardo. Il «Logos» rivelatore è da sempre «Dio presso Dio» (Gv 1,1ss), tuttavia Egli si è rivelato personalmente solo nel NT dall’incarnazione in poi (v. 14ss). Nell’AT dove si manifesta Jahwè, si manifesta l’intera Deità, senza distinzione di persone. Anticipare la rivelazione del nuovo patto già nell’antico, snatura l’AT e impedisce di capirlo all’interno della teologia propria dell’AT e dello sviluppo progressiva della rivelazione.
    Le convinzioni dottrinali dei cristiani devono basarsi su prove esegetiche chiare e oggettive non su supposizioni, che poi vengono solo alimentate dal consenso dogmatico e dalla tradizione... [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Inviato_del_Sign_R56.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/chi-%C3%A8-linviato-del-signore-parliamone/10150556645447990 

mercoledì 28 dicembre 2011

Chi è l’Inviato del Signore?

CHI È L’INVIATO DELL’ETERNO?

In Internet si trova di tutto su questo controverso tema. C’è chi gli dà un alone di mistero, chiamandolo «Angelo di Yahweh (di Jahwè, o simili)» o chi cerca una improbabile italianizzazione con «l’Angelo di Geova». Se si vuole essere precisi, bisogna parlare tutt’al più dell’«Inviato di Jahwè» o dell’«Inviato dell’Eterno / del Signore». L’ebraico e il greco non hanno un termine specifico per «angelo»; il termine ebraico male’ak significa semplicemente «inviato, messaggero, ambasciatore» ed è usato sia per profeti, sia per emissari di qualcuno, sia per esseri celesti inviati da Dio. Quindi, parleremo correttamente dell’«Inviato» di Jahwè, dell’Eterno o del Signore.
    Alcuni cominciano bene, affermando che tale «Inviato del Signore» (o come essi altrimenti lo chiamano) non sia semplicemente un angelo. Viene mostrata giustamente l’interazione diretta fra tale «Inviato del Signore» e il Signore stesso, ossia come egli parli o agisca non solo in nome dell’Eterno, ma come l’Eterno stesso.
    Poi, però, si passa a facili deduzioni, affermando che tale manifestazione di Dio sarebbe stata in realtà la presenza di Gesù Cristo nell’AT. Infatti, Senza vere e concrete prove testuali e teologiche, si ragiona con un falso sillogismo, quando si afferma che «l’Inviato del Signore» (o come lo chiamano altri) sarebbe una presunta «cristofania» (= manifestazione di Cristo), avendo egli tutte le caratteristiche di Gesù Cristo, e deducendo che egli fosse in realtà Gesù stesso all’interno della rivelazione veterotestamentaria. Quando si chiede a coloro, che affermano tali cose, dove siano le concrete prove testuali nel NT per tale tesi, citano in genere brani, che non c’entrano nulla, e non portano nessuna prova concreta al riguardo. Si tratta, quindi, solo di una romantica costruzione dogmatica e di una interpretazione deduttiva senza alcuna vera base esegetica e teologica. Si confonde ciò, che si vorrebbe vedere volentieri nella Scrittura, con ciò, che veramente c’è; e si pensa che un consenso al riguardo possa rendere più vera quella, che è solo un’ipotesi speculativa. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Inviato_del_Sign_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/chi-%C3%A8-linviato-del-signore/10150552545682990

domenica 25 dicembre 2011

Geova, Geovizzanti e affini

GEOVA, GEOVIZZANTI E AFFINI

L’origine del neologismo «Geova»
    Il termine «Geova» per gli studiosi della Bibbia e per gli esegeti non è rilevante e non esiste dal punto di vista testuale! È una mera invenzione, un neologismo nato nel Medioevo, basato su fraintendimenti letterari e sull’ignoranza riguardo alla cultura ebraica. I Masoreti (i cultori ebraici dei testi dell’AT, 5°-7° sec. d.C.) avevano messo le vocali di ’adônāj («Signore») sotto al cosiddetto tetragramma (JHWH = Jahwè) per ricordare agli Ebrei, che secondo il costume, oramai millenario, bisognava leggerlo appunto ’adônāj; ciò succedeva, infatti, già fin dall’epoca della deportazione babilonese! L’ignoranza al riguardo di alcuni «studiosi» medioevali, poco attenti alla cultura ebraica, ha portato i non-ebrei a creare la moda di leggere il cosiddetto tetragramma con le vocali di ’adônāj (JaHoWaH → Jehovah), da cui è nato tale improbabile e in realtà inesistente nome «Geova». Perché dovremmo seguire un costume basato sull’ignoranza e sul fraintendimento?

La Settanta e il Nuovo Testamento
    Il Nuovo Testamento non ha usato né il cosiddetto tetragramma né una grecizzazione del nome Jahwè, ma ha correttamente riportato le citazione dell’AT, leggendo ’adônāj e traducendolo con Kyrios («Signore»), come gli Ebrei ellenistici erano abituati a dire da oramai vari secoli prima di Cristo… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Geovizzanti_affini_MT_AT.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/geova-geovizzanti-e-affini/10150546306157990

sabato 24 dicembre 2011

Come scamperemo noi, se trascuriamo una così grande salvezza?

COME SCAMPEREMO NOI, SE TRASCURIAMO UNA COSÌ GRANDE SALVEZZA?

Un lettore mi ha scritto: Caro Nicola, pace. Ebrei 2,3 parla di trascuratezza della salvezza. Un credente può trascurarla? Grazie. {I. A.}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue: La salvezza è un dono di Dio, ma vivere nella salvezza è compito del credente. Si può vivere nel «paese di Bengodi», ma stare a stecchino; si può avere la possibilità di crescere nella grazia, ma si rimane nani.
    Tuttavia, nel brano in questione l’autore sta ancora evangelizzando i suoi connazionali ebrei, che sebbene avessero appetito la grazia in Cristo, ancora non avevano accettato Gesù quale Messia, ma rimanevano sulla soglia, facendo i pendolari fra il giudaismo storico (antico patto) e il nuovo patto… [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Come_scamperemo_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/fede-vivente/come-scamperemo-noi-se-trascuriamo-una-cos%C3%AC-grande-salvezza/315104811854093

venerdì 16 dicembre 2011

Genesi 3,14-19: punizione o comunicazione divina

GENESI 3,14-19: PUNIZIONE O COMUNICAZIONE DIVINA

Un lettore mi ha scritto: Carissimo nella fede, volevo chiederti un chiarimento su alcuni versetti della Genesi, nei quali vorrei vederci più chiaramente, per non insegnare cose errate.
     I versetti in questione sono Genesi 3,14-19. La mia domanda è: Dio sta facendo conoscere la conseguenza del peccato all’uomo oppure infligge una punizione per il peccato?
     Mi suona un po’ strano che Dio maledica, visto che in Lui non esiste il male. Eppure da questi versetti leggo per il serpente: «Sii maledetto»; per la donna: «Io moltiplicherò grandemente le tue sofferenze»; al contrario all’uomo espone la causa della sua disubbidienza: «Poiché hai dato ascolto... il suolo sarà maledetto». Sono propenso a pensare che tutto sia conseguenza del peccato e che Dio stia rivelando qui all’uomo le sue conseguenze. Del resto, se Dio infligge una maledizione, non lo potrei contestare, perché Lui fa tutto ciò che vuole.
     Grazie; che Dio ti benedica… {F. F.}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:
1. Distinguere per capire
     Tutta la questione è legata alla giusta comprensione di Dio e alla corretta esegesi contestuale. Al riguardo bisogna distinguere gli aspetti ontologici (in Dio non c’è il male; Hb 1,13; cfr. v. 12 tuoi castighi) dagli aspetti amministrativi (Dio infligge il male quale punizione o sanzione; cfr. Ger 25,6s; Mi 3,9-12; Am 3,7). Per capire Dio veramente secondo la sua rivelazione, bisogna tener presente le cosiddette caratteristiche di Dio apparentemente antitetiche: amore e verità, misericordia e giustizia, e così via. Inoltre, si premette che il giudice sia una persona integerrima; parimenti nessuno dirà che è malvagio, solo perché infligge una giusta pena.

     Altri punti: 2. Rigore e misericordia in Genesi 3; 3. Aspetti conclusivi. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Genesi3_14-19_Ori.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su "Punto°A°Croce": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/genesi-314-19-punizione-o-comunicazione-divina/10150528500677990

lunedì 12 dicembre 2011

Adorazione estatica o ecstasy religiosa

ADORAZIONE ESTATICA O ECSTASY RELIGIOSA
Paralleli fra carismaticismo ed esoterismo



1. L’ECSTASY: Sull’ecstasy, la droga da party sorta negli anni Novanta, Cecil E. Maranville scrive quanto segue: «L’ecstasy, nota anche come “E”, “Empatia”, “Adamo” o “XTC”, è una delle moderne droghe alla moda tra persone giovani. In tal modo non si vuole affermare che la droga stessa sia “nuova”. Essa fu scoperta nel 1912 dalla Merck, ditta farmaceutica di Darmstadt [= Germania] e trovò uso, per breve tempo, negli anni Settanta come mezzo psicoterapeutico. Un decennio più tardi, fu commerciata come “droga da strada”. Tuttavia il profitto aumentò a dismisura solo quando, negli anni Novanta, l’ecstasy sperimentò tra i giovani la sua marcia trionfale negli ambienti della droga. “E” è viene definita anche come droga da party, perché viene frequentemente venduta e usata in locali da ballo e in discoteche. L’ecstasy è amata negli eventi underground di danza — detti “Rave” — che durano tutta la notte e in cui il duro beat della musica tecno tiene in piedi gli ospiti del party. A Berlino, ogni anno ha luogo il più grande party di droga del mondo, la “Love Parade” [= Parata Amore]. Con rara concordia Raver, DJ e spacciatori organizzano una festa particolare, durante la quale centinaia di migliaia sono high [= su di giri] tutto un fine settimana e si fanno trascinare dalla doppia onda dei duri beat della musica tecno e dell’ecstasy».

2. ECSTASIS WORSHIP ALLA CARISMATICA: Il carismaticista Caleb Brundidge è chiamato il «DJ di Dio» ed esercita nel suo «Club Mysterio». Egli è collegato con la «profetessa» Patricia King. Quest’ultima appartiene ai profeti operanti sotto C. Peter Wagner e nella sua «Nuova Riforma Apostolica». Di là dal movimento (neo)pentecostale - carismatico, questo movimento è attivo anche nell’evangelicalismo.
Brundidge chiama il suo tipo di «adorazione» Ecstasis Worship «adorazione d’estasi (o estatica)»…
Altri punti: 3. Paralleli con l’estasi esoterica; 4. Aspetti conclusivi. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Adora_estatica_ecstasy_MeG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su "Punto°A°Croce": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/adorazione-estatica-o-ecstasy-religiosa/10150519547702990

venerdì 9 dicembre 2011

Perdono e sanzione? Parliamone

PERDONO E SANZIONE? PARLIAMONE



Qui di seguito discutiamo l’articolo «Perdono e sanzione» [http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Perdono_sanzione_EdF.htm]. Ho constatato che una delle difficoltà è per alcuni di comprendere che non sia mai scritto nella Bibbia che Dio dimentica qualcosa e che «non (voler) ricordare» o «non (voler) riportarsi alla mente» è qualcosa di diverso.
    L’altra difficoltà è per alcuni di comprendere che perdono divino e sua sanzione amministrativa non si escludono a vicenda. In genere la sanzione precede il perdono divino, specialmente quando si è impenitenti e la punizione divina è il suo strumento pedagogico per addurre il credente trasgressore al ravvedimento. Altre volte, dove qualcuno ha disonorato Dio pubblicamente con la propria condotta, Dio lo perdona, ma non rinuncia di annunziare precisi giudizi venturi. Questo fu il caso di Davide, la cui vita Dio risparmiò (1 Sm 12,13), a causa delle sue promesse, ma che espose a precisi giudizi (vv. 9-12.14.18).
    Inoltre, coloro che pensano che, quando Dio perdona i credenti, rinunci a ogni sanzione, citano precisi brani, in cui Dio ha affermato in una particolare circostanza di cancellare le colpe dei trasgressori e di non voler più ricordare i loro peccati (cfr. Is 1,18; 43,25; Mi 7,19). Tuttavia, chi adduce tale lista di versi, manca di leggere i relativi contesti di tali versi, che affermano proprio il contrario dell’assioma, secondo cui perdonare sarebbe uguale a dimenticare o a rinunciare alla sanzione! Tali contesti affermano che Dio ha usato dapprima il giudizio storico, ha ridotto male gli impenitenti e a un residuo il popolo; e in tale circostanza Dio affermò che solo dopo il loro ravvedimento, li avrebbe perdonati, non tenendo più conto delle loro passate trasgressioni. Quindi la pesante sanzione era già avvenuta. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Perdono_sanzione_Lv.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su "Punto°A°Croce": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/perdono-e-sanzione-parliamone/10150510990157990

lunedì 5 dicembre 2011

Perdono e sanzione

PERDONO E SANZIONE

Un lettore mi ha scritto
: Caro fratello Nicola Martella, ho letto l’interessantissima risposta nell’articolo «Giudizio di Dio su Maria, ma non su Aaronne? (Numeri 12)» [http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Maria_Aaronne_Nu12_MT_AT.htm]. Mi fa riflettere molto l’affermazione che fai: «In ogni modo, tutti i nodi vengono al pettine, prima o poi. Anche laddove Dio perdona, ma non dimentica di sanzionare il peccato».
    Quindi quando confessiamo anche oggi al Signore un peccato, pur certi del Suo perdono a fronte di un sincero ravvedimento, dobbiamo anche pensare comunque che riceveremo una «sanzione» per questo peccato? Ma in Gesù non siamo perdonati e giustificati? E seppur ci sia questa «sanzione», essa, per così dire, riduce (passami il termine) il premio finale? {S. F.}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

1. Perdonare significa dimenticare?
    Qui non affrontiamo direttamente la questione se Dio, quando perdona, dimentica, avendo già affrontato questo argomento [► Dio perdona, ma non dimentica: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Dio-perdon_non-diment_EdF.htm] e avendolo già discusso insieme (qui).
    Faccio presente solo alcune cose. Un Dio onnisciente, per rimanere tale, non può dimenticare. Inoltre, come fa il supremo «Giudice di tutta la terra» (Gn 18,25) ad avere amnesie storiche? Faccio presente che gli uomini saranno giudicati secondo le cose, che saranno scritte nei libri (Ap 20,12). Anche i redenti riceveranno premi e biasimo secondo quanto avranno operato in vita (2 Cor 5,10); ciò premette che il ricordo dei loro atti non sia cancellato. Fintantoché viviamo, Dio non dimentica quanto ha perdonato, ma non se lo riporta a memoria; questo è qualcosa di diverso. Mentre dimenticare è qualcosa di passivo, non riportarselo alla mente, non guardarlo o non farne conto è un’azione attiva; non volerlo ricordare è qualcosa di diverso da dimenticarlo (cfr. Dt 9,27; Sal 25,7; Gr 31,34). Al contrario, si veda il dato di fatto, secondo cui Dio si ricorda delle iniquità passate per sanzionarle (Gr 14,10; Os 9,9), i nuovi atti iniqui fanno riaffiorare alla mente quelli passati (Ez 21,29; Os 8,13s) e addirittura la richiesta che Dio ricordi al riguardo (Sal 56,7; 109,14s).

2. Perdonare significa rinunciare alla sanzione amministrativa?
    Come già detto, qui di seguito non vogliamo parlare tanto del fatto se perdonare significherebbe dimenticare. Vogliamo, invece, sfatare l’opinione secondo cui, quando Dio perdona la trasgressione di un credente, elimini automaticamente la corrispondente sanzione. Questo è un terribile abbaglio… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Perdono_sanzione_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su «Punto°A°Croce»: https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/perdono-e-sanzione/10150502414667990

giovedì 1 dicembre 2011

Giudizio di Dio su Maria, ma non su Aaronne? (Numeri 12)

GIUDIZIO DI DIO SU MARIA, MA NON SU AARONNE? (NUMERI 12)

Un lettore mi ha scritto: Ciao fratello Nicola, prima di tutto volevo ringraziarti, perché non è semplice rispondere a tutte le domande che ti vengono poste, di argomenti così diversi, in modo semplice, chiaro e, soprattutto, legato a quello, che la Parola vuol dirci e non quello che vogliamo la Parola ci dica. Dopo questa piccola introduzione, verrei al dunque.
    Leggendo Numeri 12, quando si parla di Aaronne e Maria che mormoravano contro Mosè, il Signore si adira contro di loro. Però, la lebbra colpisce solo Maria, mentre Aaronne sembra apparentemente illeso. Come spieghi questa situazione? Forse alla luce del ruolo della donna nel Vecchio Testamento? Mi farebbe piacere sapere il tuo pensiero a riguardo.
    Grazie ancora e che il Signore benedica il tuo servizio. {A. G.}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue: Tale disparità di trattamento non ha a che fare col ruolo della donna nell’AT. Le motivazioni plausibili mi paiono essere essenzialmente due.
    ■ 1. Maria aveva una forte personalità carismatica. In tale episodio lei venne citata per prima (Nu 12,1)…
    ■ 2. Dio non colpì al momento Aaronne e gli risparmiò il morbo cutaneo per misericordia verso Israele… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Maria_Aaronne_Nu12_MT_AT.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su "Fede vivente": https://www.facebook.com/notes/fede-vivente/giudizio-di-dio-su-maria-ma-non-su-aaronne-numeri-12/300952563269318

domenica 27 novembre 2011

La chiesa è una teocrazia?

LA CHIESA È UNA TEOCRAZIA?

Alcuni affermano che la chiesa sia una «teocrazia». Quando, però, si chiede loro che cosa sia una «teocrazia», essi rispondono che si tratterebbe del governo di Dio nei cuori dei credenti, del regno universale di Dio e cose del genere. Quando ascolto cose del genere, non posso che scuotere la testa come teologo ed esegeta. In tali cose il pressapochismo è figlio dell’incompetenza teologica e alimenta concezioni nocive e pratiche erronee.

1. LA TEOCRAZIA: Il termine «teocrazia» (lett. = «governo di Dio», ossia mediante gli organi dell’alleanza: capi e sacerdoti) proviene dalla teologia dell’AT, dove ha la sua peculiarità, e intende che nello Stato d’Israele la legge religiosa, civile e penale coincideva. Perciò, chi uccideva un uomo, praticava occultismo, commetteva adulterio o bestemmiava il nome di Dio, poteva essere messo a morte sulla base di due o tre testimoni (Dt 17,6; 19,15; Eb 10,28) e su sentenza degli anziani del relativo villaggio. Per l’approfondimento, rimando all’articolo «Teocrazia» presente in questa mia opera: Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002; descrizione: http://puntoacroce.altervista.org/Buch/L-Manuale_AT.html), p. 250; si veda qui anche l’articolo «Organi dell’alleanza», pp. 248s.
    Oggigiorno si usa tale termine per estensione per designare tutti quei Paesi, in cui una legge religiosa è legge di Stato. Paesi teocratici odierni sono, ad esempio, l’Arabia Saudita e l’Iran, in cui il Corano è legge di Stato. L’unica teocrazia cristiana esistente è il Vaticano, dove il diritto canonico è legge di Stato. Probabilmente si poteva designare come teocrazia buddhista anche il Tibet, prima dell’occupazione cinese da parte di Mao Zedong, visto che il capo di Stato era il Dalai Lama, appunto il capo religioso. Tutte le altre teocrazie oggi esistenti sono islamiche… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Chiesa_teocrazia_MT_AT.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su «Punto°A°Croce»: https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/la-chiesa-%C3%A8-una-teocrazia/10150483472067990

mercoledì 23 novembre 2011

Gesù ha cancellato il «peccato originale»?

GESÙ HA CANCELLATO IL «PECCATO ORIGINALE»?

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Ciao Nicola, ho una domanda da porti. Alcuni dicono che Gesù ha cancellato in noi il «peccato originale». Io penso invece che Gesù abbia cancellato la colpa del peccato originale, perché comunque sia le malattie e la morte fisica rimangono sempre nel credente; e queste non passeranno fino a quando non saremo con il Signore. Abbiamo quindi ancora un corpo ereditato da Adamo, anche se abbiamo una natura spirituale ereditata da Cristo.
     Spiritualmente abbiamo una nuova vita in Cristo, ma fisicamente abbiamo un corpo di carne, che soffre le malattie; la donna credente partorisce ancora col dolore e tutti i credenti invecchiano e muoiono.
     Quindi, penso che la conseguenza del peccato originale rimane; Gesù ci toglie la nostra colpa riguardo al peccato. Se sbaglio dimmelo, ovviamente attraverso la Bibbia. {M.M.}

A ciò rispondiamo come segue: Ci sono vari modi di intendere che cosa sia il «peccato originale». Nelle denominazioni cristiane con una concezione sacramentale s’intende la natura peccaminosa dell’uomo, ereditata da Adamo, che verrebbe tolta dal battesimo (spesso inteso come pedobattesimo), identificato come il sacramento, che comunicherebbe la nuova nascita. Per tali motivi, preferisco non usare il concetto di «peccato originale». Nella Bibbia lo si cercherà inutilmente. Preferisco parlare, ad esempio, di «ribellione primordiale» e di «natura peccaminosa» (o «vecchio uomo»).
     Chiaramente nel NT si parla sia di «legame genealogico» (Abrahamo 1 Cr 1,1-28; Giuseppe Lc 3,23-38), sia di una «connessione di colpa» fra gli adamiti (esseri umani) e Adamo (primo uomo). Infatti è scritto che «per mezzo d’un solo uomo il PECCATO è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato v’è entrata la MORTE, e in questo modo la morte è passata SU TUTTI GLI UOMINI, perché tutti hanno peccato» (Rm 5,12), e cioè «anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella d’Adamo» (v. 14). Infatti, «per la trasgressione di quell’uno i molti sono morti» (v. 15) e «il giudizio da un’unica trasgressione ha fatto capo alla condanna» (v. 16). Paolo aggiunse che «per la trasgressione di quell’uno la morte ha regnato mediante quell’uno» (v. 17) e che «con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini» (v. 18).
     Tutti hanno effettivamente e personalmente peccato in Adamo, quando egli trasgredì il comandamento di Dio… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Peccato_originale_cancellato_Ori.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su «Punto°A°Croce»: https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/ges%C3%B9-ha-cancellato-il-peccato-originale/10150475546517990

sabato 19 novembre 2011

Il «buon Samaritano» rappresenterebbe Gesù?

IL «BUON SAMARITANO» RAPPRESENTEREBBE GESÙ?

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Caro fratello Nicola, pace nel Signore. Ti volevo fare solo una domanda. Trovo errato che molti predicatori dicono che il buon Samaritano rappresenti Cristo, in quanto Gesù alla fine dice al dottore della legge di fare il somigliante del Samaritano. Secondo me è impossibile, in quanto l’opera di salvezza è solo di Gesù Cristo e, quindi, non imitabile. Secondo me il Samaritano non può essere Gesù. Ti prego di correggermi se sbaglio. Grazie di cuore. {M. B.}

1. RISPOSTA ALLE QUESTIONI: In questa e in altre questioni bisogna distinguere l’esegesi contestuale dalle possibili (e a volte facili e forzate) applicazioni. L’esegesi contestuale attesta che cosa l’autore o il narratore intendeva dire veramente. L’applicazione nell’oggi può essere legittima (rispecchia il senso originario) o illegittima (è una proiezione speculativa e snatura il senso originario).
    Le parabole erano fatti di cronaca o storie di tutti i giorni. Esse erano usate da Gesù per illustrare un solo principio, spesso legato al regno dei cieli o alla pratica della giustizia; il resto dei dettagli era in genere insignificante.
    A quel tempo, dare a qualcuno del «Samaritano» o paragonare qualcuno a questi, era una grande offesa; allora era come dare oggigiorno a qualcuno dello «zingaro», dell’indemoniato o altre cose simili. Infatti, i Giudei, fecero proprio così con Gesù: «Non diciamo noi bene che sei un Samaritano e che hai un demonio?» (Gv 8,53). Difficilmente Gesù avrebbe usato per sé una tale dizione, così culturalmente codificata… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Samaritano_Gesu_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su «Punto°A°Croce»: https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/il-buon-samaritano-rappresenterebbe-ges%C3%B9/10150467018152990

lunedì 14 novembre 2011

Grazia e legge nell’antico e nel nuovo patto

GRAZIA E LEGGE NELL’ANTICO E NEL NUOVO PATTO

Giampiero Vassallo è un pastore avventista della Svizzera. Dopo la pubblicazione dell’articolo «Avventismo e legge mosaica nel nuovo patto» [http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Avventismo_legge_patto_Sh.htm] e del tema di discussione «Avventismo e legge mosaica nel nuovo patto? Parliamone» [http://puntoacroce.altervista.org/_Den/1-Avvent_lex_patto_parla_Avv.htm], ha espresso il desiderio di confrontarsi con me sui temi a lui cari. Il suo scritto è apprezzabile nelle parti, in cui parla della giustificazione per grazia mediante la fede. Subito dopo, però, arriviamo subito al cuore del problema: il valore della legge mosaica per noi membri del nuovo patto. E proprio qui troviamo il punto cruciale, in cui le due prospettive teologiche immancabilmente si divaricano. Egli applica semplicemente la legge mosaica ai cristiani, prescindendo dal fatto che la chiesa non è l'Israele storico, che il nuovo patto ha portato alla cessazione dell'antico patto e che, perciò, la «legge di Cristo» è l'unica ingiuntiva per i cristiani. È giusto il principio, secondo cui una fede genuina è, nella pratica, quella disposta non solo ad accettare la salvezza, ma anche a ubbidire a Dio; il problema è richiedere ai credenti odierni l'ubbidienza a un vecchio patto, mentre il Messia ne ha istituito uno nuovo. Perché la grazia non sia a buon mercato, l'ubbidienza è necessaria, anche come frutto, che attesti la natura dell'albero; il punto cruciale è il seguente: che cosa è ingiuntivo per i credenti del nuovo patto? Secondo quanto ci convince il NT, per i cristiani non sono certamente ingiuntivi i dettami giuridici di un patto (quello mosaico) oramai messo fuori uso da uno nuovo, unico giuridicamente valido nella nuova economia messianica.
     Questo confronto è avvenuto alcuni anni prima della pubblicazione dell'articolo, rimanendo in deposito; ora lo pubblico, ritenendolo utile per un sano e pacato confronto. Chiaramente la mia analisi teologica finale va ben oltre a quanto detto dal mio interlocutore, anticipando già qui le sue eventuali obiezioni e mostrando un quadro articolato fra ogni patto di grazia (aspetto salvifico) e la sua rispettiva legge (aspetto amministrativo) all'interno della storia della salvezza.
    Altri punti dell’articolo: 1. Per grazia soltanto (Giampiero Vassallo); 2. Valutazione generale (Nicola Martella); 3. La questione della legge (Nicola Martella)
    [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Grazia_legge_patti_Sh.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su «Punto°A°Croce»: https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/grazia-e-legge-nellantico-e-nel-nuovo-patto/10150457782822990

mercoledì 9 novembre 2011

Battesimo e Chiesa di Cristo


BATTESIMO E CHIESA DI CRISTO

Io e mia moglie, dopo aver fondato una chiesa a Roma insieme a un’altra coppia di missionari, avevamo iniziato una «cellula» a Frascati. In tale periodo. abbiamo avuto comunione con i membri della «Chiesa di Cristo» di Frascati, con cui abbiamo celebrato la Cena del Signore. Alcune volte sono stato invitato a dare un pensiero. In genere, partecipavo allo studio biblico domenicale, interagendo. Quindi, non ho nulla da dire sul piano della comunione. Il piano dottrinale non presenta molti problemi, a eccezione della concezione un po’ sacramentale del battesimo; poi sul piano culturale ecclesiale c’è il famoso problema degli strumenti musicali.
     Umberto Izzo, prendendo posizione su un mio precedente articolo, ha cominciato la sua lettera come segue: «Gent.mo Sig. Nicola Martella, mi permetta di chiarire alcuni aspetti in merito agli argomenti da Lei trattati sul valore dottrinale della denominazione Chiesa di Cristo e sul Battesimo. Premetto che condivido appieno una sua affermazione circa la semplicità del messaggio evangelico che è anche quello che Gesù ci ha insegnato. I membri della Chiesa di Cristo desiderano ardentemente con molta umiltà di tagliare (dispensare) “rettamente la parola della verità” (2 Timoteo 2,15)».
     Dopo ciò presenta due punti, su cui dibattere. Il primo tratta il fatto se la «Chiesa di Cristo» sia o meno una denominazione. Il secondo riguarda uno dei suoi punti cruciali: il battesimo quale strumento necessario di salvezza. Trattiamo ognuno a sé stante. Chiaramente questa è specialmente un'occasione per chiarire a priori alcuni aspetti, che affliggono similmente o diversamente anche altre denominazioni.
     Questo articolo è rimasto a lungo da parte, in attesa di pubblicazione. Ultimamente ho ricevuto un lungo articolo di una credente della «Chiesa di Cristo», visibilmente preso da varie parti di un sito ufficiale di tale gruppo ecclesiale, che ricalca proprio le stesse tesi e che attacca massicciamente tutti coloro, che la pensano diversamente. Questo mi ha indotto a pubblicare finalmente questo scritto.

     Altri punti dell’articolo: 1. Denominazione; 2. Battesimo.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Battesimo_Chiesa-di-Cristo_UnV.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

giovedì 3 novembre 2011

Quando i conduttori corteggiano le credenti della loro chiesa


QUANDO I CONDUTTORI CORTEGGIANO LE CREDENTI DELLA LORO CHIESA

1. LA DRAMMATICA PROBLEMATICA: Specialmente tre sono gli ambiti, dove i credenti in genere e conduttori di chiesa e servitori in particolare sono tentati, messi alla prova e, a volte, cadono: sesso, soldi e prestigio (oltre a tratti negativi del loro carattere). Qui di seguito tratterò solo il caso, in cui un conduttore sposato si sente sentimentalmente attratto da una credente della sua chiesa e comincia a corteggiarla. Può succedere che lui, se rifiutato, dopo un eventuale rimorso di coscienza e dopo un certo lasso di tempo, cominci a fissare la sua attenzione su un’altra credente.
     Quando un conduttore comincia a flirtare con un’altra donna, nulla è come prima con lei: i confini dell’amicizia, dell’amore fraterno e della cura pastorale vengono morbosamente superati, e si espone la credente ad attenzioni ammaliatrici mediante parole, tono di voce, atteggiamenti e gesti. Tutto ciò può suscitare in lei attrazioni, aneliti e appetiti, che, se corrisposti in qualche modo, possono portare ambedue in labirinti mentali, ormonali ed emotivi. Può darsi che rimanga tutto a livello platonico, per paura delle conseguenze, tuttavia nasce una nuova intesa sentimentale, che fa spostare l’attenzione psico-sessuale dall’oggetto legittimo (il coniuge) a una terza persona. Questo è un atteggiamento di fornicazione (seppur ancora mentale), che può tradursi in adulterio, se tale donna è sposata, o in pratica di fornicazione, se lei è nubile.
     Nei rapporti fra un uomo e una donna, in cui nasce un’attrazione proibita, quando il treno emotivo raggiunge un certo limite, il passo dal film mentale all’azione, continuamente rivisto, è breve. Gesù stesso ha descritto tale fenomeno così, come si può tradurre Matteo 5,28: «Chiunque guarda una donna così da suscitare in lei appetiti, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore».
     Prima o poi, le cose vengono notate, non sempre dai rispettivi coniugi, ma da altri, ed escono fuori in variegati e drammatici modi. Non c’è alcunché che sia nascosto, che non venga prima o poi alla luce (cfr. Mc 4,22). I dissidi, il caos e la tribolazione, che si ingenerano allora, sono tanti, a diversi livelli e in differenti ambiti (personale, matrimoniale, ecclesiale, ministeriale), e sono soprattutto imprevedibili. Quando succedono tali cose, ciò mostra come la nostra carne è un abisso e che essa non può essere riformata. Con gli appetiti della carne non si può ragionare, ma dinanzi a loro bisogna solo fuggire, riparando in azioni morali positive (2 Tm 2,22). Ciò mostra pure come il diavolo è abile a trovare il punto debole d’ognuno e a porre proprio lì il «piede di porco» per fare leva, scassinare la porta del nostro cuore, buttare tutto all’aria e aggiogarci.
     Altro punto dell’articolo: 2. Punti da ponderare.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Condutt_cortegg_S&A.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

martedì 18 ottobre 2011

In Atti 2 si trattava di una quotidiana «Cena del Signore»?


IN ATTI 2 SI TRATTAVA DI UNA QUOTIDIANA «CENA DEL SIGNORE»?

1. La questione
     Non vorrei essere strumentalizzato per altri fini. Ciò che affermo qui di seguito, riguarda solo gli aspetti storici e non a prassi variegata delle chiese odierne.
     In un gruppo di Internet un cattolico militante citava il seguente brano per accreditare la quotidiana celebrazione dell’eucarestia. «Tutti quelli che credevano stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le proprietà e i beni, e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore» (At 2,44-46).
     Quindi, in ambiente cattolico (ma non solo) si fa riferimento a questo brano per giustificare un uso quotidiano del memoriale del nuovo patto. Per questo essi celebrano la messa e l’eucarestia anche diverse volte al giorno.

2. Osservazioni e obiezioni
     Faccio notare che l’espressione «rompere il pane» nella Scrittura corrispondeva alla nostra espressione «prendere un boccone».
     Quindi è sbagliato proiettarci dentro l’improbabile consuetudine di celebrare allora quotidianamente insieme la «Cena del Signore». Tanto più che tale attività avveniva nelle case, in genere piccole in Oriente, e che quindi coinvolgeva poche persone.
     È difficile pensare che una «cena pasquale» annuale (qual era l’ultima cena) diventasse improvvisamente un’attività quotidiana, senza che ne troviamo una norma esplicita, che la giustifichi…
     Altri punti dell’articolo: 3. Alcuni approfondimenti; 4. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-At2_Cena-del-Sign_Sh.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

venerdì 14 ottobre 2011

L’uomo e i suoi componenti basilari

L’UOMO E I SUOI COMPONENTI BASILARI

1. ENTRIAMO IN TEMA: Questo articolo è un approfondimento del tema «Dubbi su brani di escatologia e antropologia? Parliamone», in cui abbiamo discusso un articolo, in cui parlavo specialmente dell’anima quale persona nei brani strutturali.
     La questione è data dal fatto che chi segue una concezione tripartita (o tricotomica) dell’uomo, faccia riferimento specialmente a brani come 1 Tessalonicesi 5,23 ed Ebrei 4,12. Partendo da tali versi, si crede di essere legittimati a credere che l’uomo sia composto di tre «sostanze» o parti differenti. Al riguardo si creano singolari associazioni di idee di natura illustrativa: si fa riferimento al tre come cosiddetto numero perfetto e si fanno anche paralleli con la Deità in tre persone. Si afferma che l’uomo per essere immagine di Dio, debba necessariamente essere trino; questo è però un falso sillogismo, senza alcun fondamento biblico. Mosè, autore della Genesi, e tutti i credenti dell’AT conoscevano l’Eterno come un Dio unico; inoltre, l’uomo costituisce una unità ed è a somiglianza di Dio anche con due sole sostanze.
     Altri punti dell’articolo: 2. Dicotomia e tricotomia; 3. Brani strutturali e funzionali; 4. Attenzione ai brani non strutturali [1 Ts 5,23; Eb 4,12].
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Uomo_componenti_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


È un tema per esperti. Non intervenire, se non hai letto l’intero articolo sul sito o se non comprendi del tutto l’argomento...

martedì 11 ottobre 2011

Dubbi su brani di escatologia e antropologia? Parliamone


DUBBI SU BRANI DI ESCATOLOGIA E ANTROPOLOGIA? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Dubbi su brani di escatologia e antropologia», in cui abbiamo parlato dell’anima quale persona nei brani strutturali della Bibbia. Infatti, se non si distinguono i brani strutturali e funzionali, non si capirà bene la questione. Nella sacra Scrittura i brani strutturali sono solo quelli, in cui viene creato o disgregato l’essere. I brani funzionali sono quelli, in cui sono descritti gli stati d’animo dell’uomo.
     Ecco una similitudine, che può aiutare a rendere l’idea. L’energia, che attraversa una lampadina integra, produce attività (luce, calore). Così, fintantoché lo spirito personale è presente in un corpo integro personale, la loro interazione si manifesta come un «essere vivente» attivo e reattivo.
     Vengono discussi i seguenti brani: Genesi 41,8; Salmo 42,6; Giovanni 12,27; 13,21; Luca 1,46-47.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Dubbi_escatolog_EnB.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

sabato 8 ottobre 2011

Senza traduttore parli a sé e a Dio


SENZA TRADUTTORE PARLI A SÉ E A DIO

Questo articolo è un ulteriore approfondimento di un articolo precedente, dal titolo: «Senza traduttore si tacciano nell’assemblea». Si legga prima quest’ultimo per capire meglio il seguente scritto.

1. LA TRADUZIONE: In 1 Corinzi 12, Paolo aveva messo la proclamazione ispirata (profēteía) tra i doni maggiori, mentre il parlare in lingua (glōssa, glossolalia) faceva da fanalino di coda; al riguardo evidenziò pure che, come non tutti erano in grado di «profetare», non tutti erano altresì capaci di parlare in lingue (1 Cor 12,29-31; cfr. Ef 4,11ss dove la glossolalia non compare per nulla).
     In 1 Corinzi 14 Paolo mostrò lungamente la superiorità della proclamazione sul parlare in lingua, per il carattere edificatorio della prima rispetto alla seconda (v. 5). Poi, passò a regolamentare l’uso delle lingue nella pubblica assemblea, ingiungendo quanto segue: «Se c’è chi parla in lingua, [lo facciano] in due o al massimo in tre e uno dopo l’altro; e uno traduca [gr. diermēneuō]. E se non c’è il traduttore [diermēneutēs], si taccia nell’assemblea, a sé poi parli e a Dio» (1 Cor 14,27s).
     La parte, che qui ci interessa, è quella finale del verso 28, che in greco recita: «ἑαυτῷ δὲ λαλείτω καὶ τῷ θεῷ» (heautō dè laleítō kaì tō Theō), e che letteralmente recita: «a sé poi parli e a Dio». Le varie traduzioni recitano più o meno anche così. […]

2. L’INTERPRETAZIONE: Qui riportiamo solo le citazioni di commentari esegetici, tralasciando quelli popolari e quelli confessionali. Ho tradotto in italiano le citazioni, che in origine sono in lingua straniera; ho indicato in grassetto la parte, in cui gli autori interpretano tale verso in esame.

2.1. ORDINAMENTO IN ASSENZA DI UNA TRADUTTORE: Gli esegeti si occupano dell’ordinamento apostolico relativo al numero dei glossolali e all’evenienza, in cui non ci fosse un traduttore….
     Altri punti dell’articolo: 2.2. Solo nella devozione privata; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-No-tradutt_parli-a-se_Car.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


È un tema per esperti. Non intervenire, se non hai letto l’intero articolo sul sito o se non comprendi del tutto l’argomento...

martedì 4 ottobre 2011


 DUBBI SU BRANI DI ESCATOLOGIA PERSONALE
L’anima quale persona nei brani strutturali

1. LE QUESTIONI: Ciao, fratello Nicola, non so se ricordi, ti ho già scritto tempo fa per il dubbio sull’eutanasia e il rapporto con la Parola. Questa volta i miei dubbi riguardano principalmente questo versetto: «Poi vidi dei troni. A quelli che vi si misero seduti fu dato di giudicare. E vidi le anime di quelli che erano stati decapitati per la testimonianza di Gesù e per la parola di Dio...» (Apocalisse 20,4). Ce n’è anche un altro: «…tu non lascerai l’anima mia nell’Ades, e non permetterai che il tuo santo subisca la decomposizione» (Atti 2,27).
     Io, leggendo dalla Bibbia e facendo un mio studio sulla questione «spirito, anima e corpo», ho notato che «corpo» + «spirito» sia uguale ad «anima vivente» (appunto come in Genesi 2,7). Ho trovato anche dalla versione ebraica e greca che spirito è ruach nel VT e pneuma nel NT, mentre anima è nephesh e psyché, rispettivamente nel VT e nel NT. Ricercando, quindi, ho trovato molti versi a favore della tesi che vuole che lo spirito tornerà a Dio, mentre il corpo tornerà alla polvere; mentre deduco che l’anima si spegnerà. Diciamo che potrebbe starci bene un esempio: la lampadina è il corpo, lo spirito è l’elettricità e l’anima è la luce. Senza elettricità la lampadina non fa luce.
     Però, in questi due versetti sopracitati compare «psyché» nelle sue varie declinazioni, mentre mi sarei aspettato comparisse «pneuma». Come spiegare, quindi, la presenza delle anime nell’Ades? Non dovrebbe esserci lo spirito? Tu come la vedi? Grazie per il tempo che mi concederai, Dio ti benedica.

2. LE RISPOSTE

2.1. L’ANTROPOLOGIA BIBLICA: Per l’antropologia biblica si vedano in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), i seguenti articoli: «Antropologia 1: specie e genere», pp. 86s; «Antropologia 2: globalità dell’essere», pp. 87s; «Antropologia 3: componenti principali», pp. 89s; «Antropologia 4: funzioni principali», pp. 90ss.
     Nei «brani strutturali» «anima» è, giustamente, la persona; nei «brani funzionali» è un aspetto dell’«animo» umano, specialmente legato alle emozioni. Alla morte la persona si disgrega nei suoi componenti principali (il corpo e lo spirito), che hanno due destini differenti. Nel «Manuale Teologico dell’Antico Testamento» consiglio l’approfondimento dell’articolo: «Anima [nëfëš]», p. 85…
     Altri punti dell’articolo: 2.2. Atti 2,27; 2.3. Apocalisse 20,4; 2.4.  Apocalisse 6,9ss; 2.5. Excursus: Il rapimento.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Dubbi_escatolog_Esc.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

sabato 1 ottobre 2011

Non le chiese, ma la chiesa?


NON LE CHIESE, MA LA CHIESA?

1. Le questioni
     Ogni tanto incrocio i contributi della pagina «La Chiesa come Corpo di Cristo. “Non le Chiese ma la Chiesa”».
     Ammetto che ogni volta mi sento irritato da asserzioni del genere, che sono addirittura diventate titolo. Perché mai dovrebbe esserci una contraddizione fra l’assemblea e le assemblee del Messia? La «chiesa di Dio» (At 20,28; 1 Cor 1,2; 10,32…) non è essa formata dalle «chiese di Dio» (1 Cor 11,16; 1 Ts 2,14; 2 Ts 1,4)? Non sono le singole «chiese di Cristo» (Rm 16,16; cfr. 2 Cor 8,23) a formare la «chiesa di Cristo»? (per altro proprio questa locuzione non compare mai nel NT!). La chiesa quale corpo di Cristo (Ef 5,23; Col 1,18.24) non è essa formata da varie e molte membra (Rm 12,4; 1 Cor 12,12.14.20)? Quindi, tale distinzione programmatica è solo un’errata ideologia dottrinaria, che non trova riscontro nel NT.

2. Un po’ di ricerca
     Per quanto ho capito, l’autore è «Cosimo Lo Nardo» di Fano (Pesaro), visto che è lui a farne pubblicità nel Web e ad averla sulla sua pagina personale. Egli si definisce «cristiano»; per quello che capisco, è di orientamento pentecostale, sebbene le immagini lo collocherebbero più fra i carismaticisti con legami col mondo latino-americano e con simpatie con alcune forme giudaiche.

3. Idolatria addomesticata?
     Mi ha meravigliato l’uso delle tante immagini di Gesù. E altresì mi ha lasciato di stucco la risposta di un suo compagno di via a chi contestava l’uso di immagini di Cristo: «…noi cristiani stiamo un po’ più avanti nella rivelazione biblica»! (qui). Come «più avanti»? Hanno rivelazioni speciali, che fanno mettere la sacra Scrittura in soffitta e la fanno considerare come oramai superata? Vuoi vedere che è arrivata la «perfezione» (1 Cor 13,10) e non ce ne siamo accorti?...
     Altro punto dell’articolo: 4. La chiesa sì, ma le chiese no?
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Non_le_chiese_UnV.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

venerdì 23 settembre 2011

Senza traduttore si tacciano nell’assemblea


 SENZA TRADUTTORE SI TACCIANO NELL’ASSEMBLEA

1 Corinzi 14,28 è un verso che suscita spesso falsi alibi ideologici ai fautori della glossolalia, specialmente a coloro che fanno parlare in lingue tutti insieme o permettono che lo si faccia senza tradurre. Si afferma che, se non c’è chi traduce, chi parla in altra lingua rispetto alla propria, può continuare a farlo in assemblea, parlando a bassa voce. Era questo che intendeva Paolo? Facciamo quindi bene a considerare tutto ciò più da vicino nel suo contesto.
     «…e se non c’è il traduttore, si tacciano nell’assemblea e parlino a sé e a Dio». Così traducono varie traduzioni italiane. Ad esempio, la traduzioni tedesca Elberferder traduce, invece: «parlino per sé e per Dio», ossia riservatamente; ma la sostanza non cambia, vista la proibizione assoluta di parlare in lingue nell’assemblea, quando manca un traduttore.
     Si noti che diermeneutes è il «traduttore, l'interprete (di lingue)»; si trattava quindi di lingue vere. Le lingue servono per comunicare con i propri simili e con Dio. Quando una lingua viene tradotta, può essere compresa, comunica un messaggio e, quindi, può edificare.
     La locuzione «si tacciano nell’assemblea» proibisce un loro intervento pubblico in altra lingua. Lo stesso verbo nella forma dell’imperativo compare nel v. 30 e intende che il proclamatore (gr. profetes), che parla senza ispirazione, deve tacersi e far posto a chi possiede una rivelazione sulla base della Scrittura. Nel v. 34 questo verbo è usato a proposito del lalein (parlare) delle donne in pubblico, e si riferisce con molta probabilità al giudicare il proclamare (gr. profetein) altrui in assemblea (vv. 29-33), essendo un’attività, che implica insegnamento...  
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Senza_traduttore_taci_Mt.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su «Punto°A°Croce»: https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/senza-traduttore-si-tacciano-nellassemblea/10150380905207990

mercoledì 21 settembre 2011

Esistono quadri profetici?


ESISTONO QUADRI PROFETICI?

1. LA QUESTIONE: Un credente pentecostale, che è un conduttore di chiesa ed è attivo in tutta l’Italia col suo ministero, con molto turbamento e preoccupazione mi ha scritto quanto segue.
     Fratello Martella, vedi questa cosa a questo link. Io la trovo aberrante. Questo è un predicatore di quelli moderni... Da dove esce mai fuori questa dottrina? Si legge: «Keith ministrerà sullo stage, mentre dipingerà un quadro profetico... Keith ha da poco terminato un opera chiamata “the light of the World” (La Luce del Mondo), un dipinto di 11 metri di lunghezza e 4 metri di altezza».

2. OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Danza profetica, dipingere profetico, suonare profetico (p.es. del corno o shofar), mimi profetici, eccetera. Sembra che basta aggiungere l’aggettivo «profetico» a una qualsiasi attività umana, perché possa essere usata sui podi delle chiese.
     Quanto detto qui di seguito, riguarda specialmente il fenomeno in sé e non tanto le persone menzionate. Infatti, le stesse cose possono essere usate in un modo o nell’altro. Qui ci interessa soprattutto la questione perché un quadro di Keith Goodson dovrebbe essere «profetico», se confrontato con le opere di Dürer, di Michelangelo, di Raffaello, Signorelli e di tanti altri pittori del passato, che non hanno mai reclamato per le proprie opere il predicato di «profetico».
     Oggigiorno, ci sembra che basta affibbiare a un prodotto religioso il predicato «profetico», perché si venda meglio. Aspettiamo che a tali quadri venga presto dato anche l’etichetta di «miracoloso», affinché anche i carismaticisti abbiano i loro luoghi di pellegrinaggio. Tanto ci sono già rinomati carismaticisti (p.es. Benny Hinn), che vendono di tutto (p.es. olio del Monte degli ulivi, bigiotteria, simboli «cristiani», terra d’Israele, acqua del Giordano) col predicato «benedetto».

2.1. IPOTESI PER INTERPRETARE TALE FENOMENO: La mia esperienza in campo pastorale e i miei studi di fenomeni psichici e di quelli medianici mi portano a formulare alcune differenti ipotesi manipolatorie, con cui interpretare tale fenomeno artistico.
     La passività psichica: In effetti tale dipingere «profetico», come altre attività simili, serve per creare uno stato di passività negli astanti, tenendo il loro subconscio occupato, mentre seguono il movimento dei pennelli e dei colori. In tal modo si forma una specie di «trans lucida» (o semi-ipnosi in stato di coscienza) in loro, che permette all’oratore di manipolarli e d’indottrinarli come vuole.
     Altri punti dell’articolo: La passività medianica; Provare gli spiriti; 2.2. Quadri profetici o la «Parola profetica»?... [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Quadri_profetici_MeG.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

martedì 20 settembre 2011

Associare altri a Cristo è la via verso il paganesimo


ASSOCIARE ALTRI A CRISTO È LA VIA VERSO IL PAGANESIMO

Cristocentrici: «Solo Cristo, tutto Cristo, Cristo sopra tutto, Cristo al centro, Cristo senza se e senza ma, Cristo e solo Lui, senz’altro e senza altri» (Nicola Martella).

Alcuni hanno detto che noi, cristiani biblici d’oggi, ci troviamo sulle spalle dei giganti della fede del passato; ciò ha una certa verità. Dal tempo degli apostoli fino ad oggi, la storia della chiesa è stata segnata da grandi uomini di fede, che si sono attenuti strettamente alla sacra Scrittura, senza compromessi e senza deviare a destra o a sinistra. Alcuni di loro sono diventati martiri per mano di pagani (Giacomo, Pietro, Paolo), altri per mano del potere religioso (p.es. Catari, Hus e tutte le vittime della santa Inquisizione e di altri organi religiosi di qualsiasi denominazione e specie).
     Pensiamo al fatto che le promesse fatte da Dio ad Abramo hanno avuto grandi effetti per i suoi posteri, gli Israeliti, e anche per noi cristiani gentili, essendo diventati in Cristo figli di Abramo e suoi eredi. «E se siete di Cristo, siete dunque progenie d’Abramo, eredi, secondo la promessa» (Gal 3,29). Tuttavia, anche Abramo, essendo stato afflitto da gravi problemi morali e spirituali, divenne un testimone della grazia di Dio nella sua vita. Una volta morto, egli non poté essere d’aiuto a nessuno, né soccorrere la sua progenie; egli stesso poteva solo aspettare la risurrezione corporale, ossia la redenzione finale. Infatti, il resto fedele d’Israele, rivolgendosi al Dio vivente, dovette confessar quanto segue riguardo ai suoi insigni progenitori e giganti della fede: «Guarda dal cielo, e mira dalla tua dimora santa e gloriosa: Dove sono il tuo zelo, i tuoi atti potenti? Il fremito delle tue viscere e le tue compassioni non si fanno più sentire verso di me. Nondimeno, tu sei nostro padre; poiché Abrahamo non sa chi siamo, e Israele [= Giacobbe] non ci riconosce. Tu, o Eterno, sei nostro padre, il tuo nome, in ogni tempo, è “Riscattatore nostro» (Is 63,15s; 64,8).
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Dot/A1-Associa_a_Cristo_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su "Fede vivente": https://www.facebook.com/notes/fede-vivente/associare-altri-a-cristo-%C3%A8-la-via-verso-il-paganesimo/266363683394873

lunedì 19 settembre 2011

A Pentecoste, gli altri Ebrei come riconobbero i Galilei?


A PENTECOSTE, GLI ALTRI EBREI COME RICONOBBERO I GALILEI?

Questo confronto è, in qualche modo, un efflusso dell’articolo «A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli». Abbiamo asserito altrove che a Pentecoste lo Spirito venne solo sui dodici apostoli, visto che vennero tutti indicati come «Galilei» (At 2,6; v. 14 Pietro e gli altri undici). Non torneremo su questo aspetto e non considereremo ciò, che vi fa riferimento.

1.  PENTECOSTE E I SOLO GALILEI

1.1.  QUESTIONE: […] La frase «tutti questi che parlano, non sono Galilei?», non è un espressione di Luca, ma riporta quello che la folla disse in quel momento e con riferimento alla maggioranza dei credenti presenti, che erano originari della Galilea. «Le frasi attribuite alla folla e riportate nei versi 7-11 sono assai evidentemente un semplice riassunto delle cose dette, raccolte per ragioni letterarie in un’unica affermazione corale; è quindi lecito supporre che solamente alcuni elementi della folla erano in grado di riconoscere nei discepoli dei galilei» [I. Howard Marshall, Atti degli Apostoli (ed. G.B.U.)]. {Antonio Capasso; 17-09-2011}

1.2.  RISPOSTA: […]

1.1.1. UN’OPINIONE NON È UNA PROVA: Quanto a ciò che afferma I. Howard Marshall, quella è la sua legittima opinione, ma non è una prova esegetica, visto che non ha fatto nulla per dimostrare la sua tesi. Una dichiarazione aprioristica, non è una prova, ma solo una convinzione personale. Egli a circa due millenni di distanza si arroga il diritto di sapere ciò, che gli Ebrei erano in grado di riconoscere dei loro propri dialetti.
     Coloro che furono investiti dallo Spirito e parlarono in lingue a Pentecoste, erano tutti «Galilei» (At 2,7); ciò escludeva che si trattasse dei «circa centoventi» credenti maschi, che non potevano essere tutti Galilei. Gli Evangeli menzionano diversi credenti maschi provenienti dalla Giudea (p.es. Giuseppe di Arimatea, Mt 27,57; Gv 19,38; i due discepoli di Emmaus, Lc 24,13; Zaccheo di Gerico, Lc 19; un simpatizzante di Gesù in Betfage, Mt 21,1) e da Gerusalemme (p.es. Nicodemo, Gv 19,39s). Senza contare le varie donne giudee o gerosolimitane (cfr. Marta e Maria, Gv 11,1.19). Inoltre, a Gerusalemme c’erano molte persone che avevano creduto in Gesù quale Messia: «Mentre egli era in Gerusalemme alla festa di Pasqua, molti credettero nel suo nome» (Gv 2,23; cfr. 7,31; 8,30; 10,42). «Molti dei Giudei, che erano venuti da Maria e avevano veduto le cose fatte da Gesù, credettero in lui» (Gv 11,45 Betania; 12,11). «Molti, anche fra i capi, credettero in lui» (Gv 12,42).
     Tutti questi non li si poteva certo chiamare «Galilei». I. Howard Marshall, essendo partito dall’assunto che si sarebbe trattato dei «quasi centoventi», è stato troppo superficiale e frettoloso nelle sue conclusioni, avendo fatto dichiarazioni, senza sostenerle con delle prove esegetiche. La sua è un’opinione non condivisibile e fuorviante.
     Altri punti dell’articolo: 1.1.2. I Galilei erano riconoscibili, 2. Segnali rivelatori dei Galilei; 3. Coloro, che ascoltarono i Galilei… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Galilei_Pentecoste_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}