domenica 27 novembre 2011

La chiesa è una teocrazia?

LA CHIESA È UNA TEOCRAZIA?

Alcuni affermano che la chiesa sia una «teocrazia». Quando, però, si chiede loro che cosa sia una «teocrazia», essi rispondono che si tratterebbe del governo di Dio nei cuori dei credenti, del regno universale di Dio e cose del genere. Quando ascolto cose del genere, non posso che scuotere la testa come teologo ed esegeta. In tali cose il pressapochismo è figlio dell’incompetenza teologica e alimenta concezioni nocive e pratiche erronee.

1. LA TEOCRAZIA: Il termine «teocrazia» (lett. = «governo di Dio», ossia mediante gli organi dell’alleanza: capi e sacerdoti) proviene dalla teologia dell’AT, dove ha la sua peculiarità, e intende che nello Stato d’Israele la legge religiosa, civile e penale coincideva. Perciò, chi uccideva un uomo, praticava occultismo, commetteva adulterio o bestemmiava il nome di Dio, poteva essere messo a morte sulla base di due o tre testimoni (Dt 17,6; 19,15; Eb 10,28) e su sentenza degli anziani del relativo villaggio. Per l’approfondimento, rimando all’articolo «Teocrazia» presente in questa mia opera: Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002; descrizione: http://puntoacroce.altervista.org/Buch/L-Manuale_AT.html), p. 250; si veda qui anche l’articolo «Organi dell’alleanza», pp. 248s.
    Oggigiorno si usa tale termine per estensione per designare tutti quei Paesi, in cui una legge religiosa è legge di Stato. Paesi teocratici odierni sono, ad esempio, l’Arabia Saudita e l’Iran, in cui il Corano è legge di Stato. L’unica teocrazia cristiana esistente è il Vaticano, dove il diritto canonico è legge di Stato. Probabilmente si poteva designare come teocrazia buddhista anche il Tibet, prima dell’occupazione cinese da parte di Mao Zedong, visto che il capo di Stato era il Dalai Lama, appunto il capo religioso. Tutte le altre teocrazie oggi esistenti sono islamiche… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Chiesa_teocrazia_MT_AT.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su «Punto°A°Croce»: https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/la-chiesa-%C3%A8-una-teocrazia/10150483472067990

mercoledì 23 novembre 2011

Gesù ha cancellato il «peccato originale»?

GESÙ HA CANCELLATO IL «PECCATO ORIGINALE»?

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Ciao Nicola, ho una domanda da porti. Alcuni dicono che Gesù ha cancellato in noi il «peccato originale». Io penso invece che Gesù abbia cancellato la colpa del peccato originale, perché comunque sia le malattie e la morte fisica rimangono sempre nel credente; e queste non passeranno fino a quando non saremo con il Signore. Abbiamo quindi ancora un corpo ereditato da Adamo, anche se abbiamo una natura spirituale ereditata da Cristo.
     Spiritualmente abbiamo una nuova vita in Cristo, ma fisicamente abbiamo un corpo di carne, che soffre le malattie; la donna credente partorisce ancora col dolore e tutti i credenti invecchiano e muoiono.
     Quindi, penso che la conseguenza del peccato originale rimane; Gesù ci toglie la nostra colpa riguardo al peccato. Se sbaglio dimmelo, ovviamente attraverso la Bibbia. {M.M.}

A ciò rispondiamo come segue: Ci sono vari modi di intendere che cosa sia il «peccato originale». Nelle denominazioni cristiane con una concezione sacramentale s’intende la natura peccaminosa dell’uomo, ereditata da Adamo, che verrebbe tolta dal battesimo (spesso inteso come pedobattesimo), identificato come il sacramento, che comunicherebbe la nuova nascita. Per tali motivi, preferisco non usare il concetto di «peccato originale». Nella Bibbia lo si cercherà inutilmente. Preferisco parlare, ad esempio, di «ribellione primordiale» e di «natura peccaminosa» (o «vecchio uomo»).
     Chiaramente nel NT si parla sia di «legame genealogico» (Abrahamo 1 Cr 1,1-28; Giuseppe Lc 3,23-38), sia di una «connessione di colpa» fra gli adamiti (esseri umani) e Adamo (primo uomo). Infatti è scritto che «per mezzo d’un solo uomo il PECCATO è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato v’è entrata la MORTE, e in questo modo la morte è passata SU TUTTI GLI UOMINI, perché tutti hanno peccato» (Rm 5,12), e cioè «anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella d’Adamo» (v. 14). Infatti, «per la trasgressione di quell’uno i molti sono morti» (v. 15) e «il giudizio da un’unica trasgressione ha fatto capo alla condanna» (v. 16). Paolo aggiunse che «per la trasgressione di quell’uno la morte ha regnato mediante quell’uno» (v. 17) e che «con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini» (v. 18).
     Tutti hanno effettivamente e personalmente peccato in Adamo, quando egli trasgredì il comandamento di Dio… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Peccato_originale_cancellato_Ori.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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sabato 19 novembre 2011

Il «buon Samaritano» rappresenterebbe Gesù?

IL «BUON SAMARITANO» RAPPRESENTEREBBE GESÙ?

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Caro fratello Nicola, pace nel Signore. Ti volevo fare solo una domanda. Trovo errato che molti predicatori dicono che il buon Samaritano rappresenti Cristo, in quanto Gesù alla fine dice al dottore della legge di fare il somigliante del Samaritano. Secondo me è impossibile, in quanto l’opera di salvezza è solo di Gesù Cristo e, quindi, non imitabile. Secondo me il Samaritano non può essere Gesù. Ti prego di correggermi se sbaglio. Grazie di cuore. {M. B.}

1. RISPOSTA ALLE QUESTIONI: In questa e in altre questioni bisogna distinguere l’esegesi contestuale dalle possibili (e a volte facili e forzate) applicazioni. L’esegesi contestuale attesta che cosa l’autore o il narratore intendeva dire veramente. L’applicazione nell’oggi può essere legittima (rispecchia il senso originario) o illegittima (è una proiezione speculativa e snatura il senso originario).
    Le parabole erano fatti di cronaca o storie di tutti i giorni. Esse erano usate da Gesù per illustrare un solo principio, spesso legato al regno dei cieli o alla pratica della giustizia; il resto dei dettagli era in genere insignificante.
    A quel tempo, dare a qualcuno del «Samaritano» o paragonare qualcuno a questi, era una grande offesa; allora era come dare oggigiorno a qualcuno dello «zingaro», dell’indemoniato o altre cose simili. Infatti, i Giudei, fecero proprio così con Gesù: «Non diciamo noi bene che sei un Samaritano e che hai un demonio?» (Gv 8,53). Difficilmente Gesù avrebbe usato per sé una tale dizione, così culturalmente codificata… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Samaritano_Gesu_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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lunedì 14 novembre 2011

Grazia e legge nell’antico e nel nuovo patto

GRAZIA E LEGGE NELL’ANTICO E NEL NUOVO PATTO

Giampiero Vassallo è un pastore avventista della Svizzera. Dopo la pubblicazione dell’articolo «Avventismo e legge mosaica nel nuovo patto» [http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Avventismo_legge_patto_Sh.htm] e del tema di discussione «Avventismo e legge mosaica nel nuovo patto? Parliamone» [http://puntoacroce.altervista.org/_Den/1-Avvent_lex_patto_parla_Avv.htm], ha espresso il desiderio di confrontarsi con me sui temi a lui cari. Il suo scritto è apprezzabile nelle parti, in cui parla della giustificazione per grazia mediante la fede. Subito dopo, però, arriviamo subito al cuore del problema: il valore della legge mosaica per noi membri del nuovo patto. E proprio qui troviamo il punto cruciale, in cui le due prospettive teologiche immancabilmente si divaricano. Egli applica semplicemente la legge mosaica ai cristiani, prescindendo dal fatto che la chiesa non è l'Israele storico, che il nuovo patto ha portato alla cessazione dell'antico patto e che, perciò, la «legge di Cristo» è l'unica ingiuntiva per i cristiani. È giusto il principio, secondo cui una fede genuina è, nella pratica, quella disposta non solo ad accettare la salvezza, ma anche a ubbidire a Dio; il problema è richiedere ai credenti odierni l'ubbidienza a un vecchio patto, mentre il Messia ne ha istituito uno nuovo. Perché la grazia non sia a buon mercato, l'ubbidienza è necessaria, anche come frutto, che attesti la natura dell'albero; il punto cruciale è il seguente: che cosa è ingiuntivo per i credenti del nuovo patto? Secondo quanto ci convince il NT, per i cristiani non sono certamente ingiuntivi i dettami giuridici di un patto (quello mosaico) oramai messo fuori uso da uno nuovo, unico giuridicamente valido nella nuova economia messianica.
     Questo confronto è avvenuto alcuni anni prima della pubblicazione dell'articolo, rimanendo in deposito; ora lo pubblico, ritenendolo utile per un sano e pacato confronto. Chiaramente la mia analisi teologica finale va ben oltre a quanto detto dal mio interlocutore, anticipando già qui le sue eventuali obiezioni e mostrando un quadro articolato fra ogni patto di grazia (aspetto salvifico) e la sua rispettiva legge (aspetto amministrativo) all'interno della storia della salvezza.
    Altri punti dell’articolo: 1. Per grazia soltanto (Giampiero Vassallo); 2. Valutazione generale (Nicola Martella); 3. La questione della legge (Nicola Martella)
    [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Grazia_legge_patti_Sh.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su «Punto°A°Croce»: https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/grazia-e-legge-nellantico-e-nel-nuovo-patto/10150457782822990

mercoledì 9 novembre 2011

Battesimo e Chiesa di Cristo


BATTESIMO E CHIESA DI CRISTO

Io e mia moglie, dopo aver fondato una chiesa a Roma insieme a un’altra coppia di missionari, avevamo iniziato una «cellula» a Frascati. In tale periodo. abbiamo avuto comunione con i membri della «Chiesa di Cristo» di Frascati, con cui abbiamo celebrato la Cena del Signore. Alcune volte sono stato invitato a dare un pensiero. In genere, partecipavo allo studio biblico domenicale, interagendo. Quindi, non ho nulla da dire sul piano della comunione. Il piano dottrinale non presenta molti problemi, a eccezione della concezione un po’ sacramentale del battesimo; poi sul piano culturale ecclesiale c’è il famoso problema degli strumenti musicali.
     Umberto Izzo, prendendo posizione su un mio precedente articolo, ha cominciato la sua lettera come segue: «Gent.mo Sig. Nicola Martella, mi permetta di chiarire alcuni aspetti in merito agli argomenti da Lei trattati sul valore dottrinale della denominazione Chiesa di Cristo e sul Battesimo. Premetto che condivido appieno una sua affermazione circa la semplicità del messaggio evangelico che è anche quello che Gesù ci ha insegnato. I membri della Chiesa di Cristo desiderano ardentemente con molta umiltà di tagliare (dispensare) “rettamente la parola della verità” (2 Timoteo 2,15)».
     Dopo ciò presenta due punti, su cui dibattere. Il primo tratta il fatto se la «Chiesa di Cristo» sia o meno una denominazione. Il secondo riguarda uno dei suoi punti cruciali: il battesimo quale strumento necessario di salvezza. Trattiamo ognuno a sé stante. Chiaramente questa è specialmente un'occasione per chiarire a priori alcuni aspetti, che affliggono similmente o diversamente anche altre denominazioni.
     Questo articolo è rimasto a lungo da parte, in attesa di pubblicazione. Ultimamente ho ricevuto un lungo articolo di una credente della «Chiesa di Cristo», visibilmente preso da varie parti di un sito ufficiale di tale gruppo ecclesiale, che ricalca proprio le stesse tesi e che attacca massicciamente tutti coloro, che la pensano diversamente. Questo mi ha indotto a pubblicare finalmente questo scritto.

     Altri punti dell’articolo: 1. Denominazione; 2. Battesimo.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Battesimo_Chiesa-di-Cristo_UnV.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

giovedì 3 novembre 2011

Quando i conduttori corteggiano le credenti della loro chiesa


QUANDO I CONDUTTORI CORTEGGIANO LE CREDENTI DELLA LORO CHIESA

1. LA DRAMMATICA PROBLEMATICA: Specialmente tre sono gli ambiti, dove i credenti in genere e conduttori di chiesa e servitori in particolare sono tentati, messi alla prova e, a volte, cadono: sesso, soldi e prestigio (oltre a tratti negativi del loro carattere). Qui di seguito tratterò solo il caso, in cui un conduttore sposato si sente sentimentalmente attratto da una credente della sua chiesa e comincia a corteggiarla. Può succedere che lui, se rifiutato, dopo un eventuale rimorso di coscienza e dopo un certo lasso di tempo, cominci a fissare la sua attenzione su un’altra credente.
     Quando un conduttore comincia a flirtare con un’altra donna, nulla è come prima con lei: i confini dell’amicizia, dell’amore fraterno e della cura pastorale vengono morbosamente superati, e si espone la credente ad attenzioni ammaliatrici mediante parole, tono di voce, atteggiamenti e gesti. Tutto ciò può suscitare in lei attrazioni, aneliti e appetiti, che, se corrisposti in qualche modo, possono portare ambedue in labirinti mentali, ormonali ed emotivi. Può darsi che rimanga tutto a livello platonico, per paura delle conseguenze, tuttavia nasce una nuova intesa sentimentale, che fa spostare l’attenzione psico-sessuale dall’oggetto legittimo (il coniuge) a una terza persona. Questo è un atteggiamento di fornicazione (seppur ancora mentale), che può tradursi in adulterio, se tale donna è sposata, o in pratica di fornicazione, se lei è nubile.
     Nei rapporti fra un uomo e una donna, in cui nasce un’attrazione proibita, quando il treno emotivo raggiunge un certo limite, il passo dal film mentale all’azione, continuamente rivisto, è breve. Gesù stesso ha descritto tale fenomeno così, come si può tradurre Matteo 5,28: «Chiunque guarda una donna così da suscitare in lei appetiti, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore».
     Prima o poi, le cose vengono notate, non sempre dai rispettivi coniugi, ma da altri, ed escono fuori in variegati e drammatici modi. Non c’è alcunché che sia nascosto, che non venga prima o poi alla luce (cfr. Mc 4,22). I dissidi, il caos e la tribolazione, che si ingenerano allora, sono tanti, a diversi livelli e in differenti ambiti (personale, matrimoniale, ecclesiale, ministeriale), e sono soprattutto imprevedibili. Quando succedono tali cose, ciò mostra come la nostra carne è un abisso e che essa non può essere riformata. Con gli appetiti della carne non si può ragionare, ma dinanzi a loro bisogna solo fuggire, riparando in azioni morali positive (2 Tm 2,22). Ciò mostra pure come il diavolo è abile a trovare il punto debole d’ognuno e a porre proprio lì il «piede di porco» per fare leva, scassinare la porta del nostro cuore, buttare tutto all’aria e aggiogarci.
     Altro punto dell’articolo: 2. Punti da ponderare.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Condutt_cortegg_S&A.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}