venerdì 23 settembre 2011

Senza traduttore si tacciano nell’assemblea


 SENZA TRADUTTORE SI TACCIANO NELL’ASSEMBLEA

1 Corinzi 14,28 è un verso che suscita spesso falsi alibi ideologici ai fautori della glossolalia, specialmente a coloro che fanno parlare in lingue tutti insieme o permettono che lo si faccia senza tradurre. Si afferma che, se non c’è chi traduce, chi parla in altra lingua rispetto alla propria, può continuare a farlo in assemblea, parlando a bassa voce. Era questo che intendeva Paolo? Facciamo quindi bene a considerare tutto ciò più da vicino nel suo contesto.
     «…e se non c’è il traduttore, si tacciano nell’assemblea e parlino a sé e a Dio». Così traducono varie traduzioni italiane. Ad esempio, la traduzioni tedesca Elberferder traduce, invece: «parlino per sé e per Dio», ossia riservatamente; ma la sostanza non cambia, vista la proibizione assoluta di parlare in lingue nell’assemblea, quando manca un traduttore.
     Si noti che diermeneutes è il «traduttore, l'interprete (di lingue)»; si trattava quindi di lingue vere. Le lingue servono per comunicare con i propri simili e con Dio. Quando una lingua viene tradotta, può essere compresa, comunica un messaggio e, quindi, può edificare.
     La locuzione «si tacciano nell’assemblea» proibisce un loro intervento pubblico in altra lingua. Lo stesso verbo nella forma dell’imperativo compare nel v. 30 e intende che il proclamatore (gr. profetes), che parla senza ispirazione, deve tacersi e far posto a chi possiede una rivelazione sulla base della Scrittura. Nel v. 34 questo verbo è usato a proposito del lalein (parlare) delle donne in pubblico, e si riferisce con molta probabilità al giudicare il proclamare (gr. profetein) altrui in assemblea (vv. 29-33), essendo un’attività, che implica insegnamento...  
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Senza_traduttore_taci_Mt.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su «Punto°A°Croce»: https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/senza-traduttore-si-tacciano-nellassemblea/10150380905207990

mercoledì 21 settembre 2011

Esistono quadri profetici?


ESISTONO QUADRI PROFETICI?

1. LA QUESTIONE: Un credente pentecostale, che è un conduttore di chiesa ed è attivo in tutta l’Italia col suo ministero, con molto turbamento e preoccupazione mi ha scritto quanto segue.
     Fratello Martella, vedi questa cosa a questo link. Io la trovo aberrante. Questo è un predicatore di quelli moderni... Da dove esce mai fuori questa dottrina? Si legge: «Keith ministrerà sullo stage, mentre dipingerà un quadro profetico... Keith ha da poco terminato un opera chiamata “the light of the World” (La Luce del Mondo), un dipinto di 11 metri di lunghezza e 4 metri di altezza».

2. OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Danza profetica, dipingere profetico, suonare profetico (p.es. del corno o shofar), mimi profetici, eccetera. Sembra che basta aggiungere l’aggettivo «profetico» a una qualsiasi attività umana, perché possa essere usata sui podi delle chiese.
     Quanto detto qui di seguito, riguarda specialmente il fenomeno in sé e non tanto le persone menzionate. Infatti, le stesse cose possono essere usate in un modo o nell’altro. Qui ci interessa soprattutto la questione perché un quadro di Keith Goodson dovrebbe essere «profetico», se confrontato con le opere di Dürer, di Michelangelo, di Raffaello, Signorelli e di tanti altri pittori del passato, che non hanno mai reclamato per le proprie opere il predicato di «profetico».
     Oggigiorno, ci sembra che basta affibbiare a un prodotto religioso il predicato «profetico», perché si venda meglio. Aspettiamo che a tali quadri venga presto dato anche l’etichetta di «miracoloso», affinché anche i carismaticisti abbiano i loro luoghi di pellegrinaggio. Tanto ci sono già rinomati carismaticisti (p.es. Benny Hinn), che vendono di tutto (p.es. olio del Monte degli ulivi, bigiotteria, simboli «cristiani», terra d’Israele, acqua del Giordano) col predicato «benedetto».

2.1. IPOTESI PER INTERPRETARE TALE FENOMENO: La mia esperienza in campo pastorale e i miei studi di fenomeni psichici e di quelli medianici mi portano a formulare alcune differenti ipotesi manipolatorie, con cui interpretare tale fenomeno artistico.
     La passività psichica: In effetti tale dipingere «profetico», come altre attività simili, serve per creare uno stato di passività negli astanti, tenendo il loro subconscio occupato, mentre seguono il movimento dei pennelli e dei colori. In tal modo si forma una specie di «trans lucida» (o semi-ipnosi in stato di coscienza) in loro, che permette all’oratore di manipolarli e d’indottrinarli come vuole.
     Altri punti dell’articolo: La passività medianica; Provare gli spiriti; 2.2. Quadri profetici o la «Parola profetica»?... [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Quadri_profetici_MeG.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

martedì 20 settembre 2011

Associare altri a Cristo è la via verso il paganesimo


ASSOCIARE ALTRI A CRISTO È LA VIA VERSO IL PAGANESIMO

Cristocentrici: «Solo Cristo, tutto Cristo, Cristo sopra tutto, Cristo al centro, Cristo senza se e senza ma, Cristo e solo Lui, senz’altro e senza altri» (Nicola Martella).

Alcuni hanno detto che noi, cristiani biblici d’oggi, ci troviamo sulle spalle dei giganti della fede del passato; ciò ha una certa verità. Dal tempo degli apostoli fino ad oggi, la storia della chiesa è stata segnata da grandi uomini di fede, che si sono attenuti strettamente alla sacra Scrittura, senza compromessi e senza deviare a destra o a sinistra. Alcuni di loro sono diventati martiri per mano di pagani (Giacomo, Pietro, Paolo), altri per mano del potere religioso (p.es. Catari, Hus e tutte le vittime della santa Inquisizione e di altri organi religiosi di qualsiasi denominazione e specie).
     Pensiamo al fatto che le promesse fatte da Dio ad Abramo hanno avuto grandi effetti per i suoi posteri, gli Israeliti, e anche per noi cristiani gentili, essendo diventati in Cristo figli di Abramo e suoi eredi. «E se siete di Cristo, siete dunque progenie d’Abramo, eredi, secondo la promessa» (Gal 3,29). Tuttavia, anche Abramo, essendo stato afflitto da gravi problemi morali e spirituali, divenne un testimone della grazia di Dio nella sua vita. Una volta morto, egli non poté essere d’aiuto a nessuno, né soccorrere la sua progenie; egli stesso poteva solo aspettare la risurrezione corporale, ossia la redenzione finale. Infatti, il resto fedele d’Israele, rivolgendosi al Dio vivente, dovette confessar quanto segue riguardo ai suoi insigni progenitori e giganti della fede: «Guarda dal cielo, e mira dalla tua dimora santa e gloriosa: Dove sono il tuo zelo, i tuoi atti potenti? Il fremito delle tue viscere e le tue compassioni non si fanno più sentire verso di me. Nondimeno, tu sei nostro padre; poiché Abrahamo non sa chi siamo, e Israele [= Giacobbe] non ci riconosce. Tu, o Eterno, sei nostro padre, il tuo nome, in ogni tempo, è “Riscattatore nostro» (Is 63,15s; 64,8).
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Dot/A1-Associa_a_Cristo_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su "Fede vivente": https://www.facebook.com/notes/fede-vivente/associare-altri-a-cristo-%C3%A8-la-via-verso-il-paganesimo/266363683394873

lunedì 19 settembre 2011

A Pentecoste, gli altri Ebrei come riconobbero i Galilei?


A PENTECOSTE, GLI ALTRI EBREI COME RICONOBBERO I GALILEI?

Questo confronto è, in qualche modo, un efflusso dell’articolo «A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli». Abbiamo asserito altrove che a Pentecoste lo Spirito venne solo sui dodici apostoli, visto che vennero tutti indicati come «Galilei» (At 2,6; v. 14 Pietro e gli altri undici). Non torneremo su questo aspetto e non considereremo ciò, che vi fa riferimento.

1.  PENTECOSTE E I SOLO GALILEI

1.1.  QUESTIONE: […] La frase «tutti questi che parlano, non sono Galilei?», non è un espressione di Luca, ma riporta quello che la folla disse in quel momento e con riferimento alla maggioranza dei credenti presenti, che erano originari della Galilea. «Le frasi attribuite alla folla e riportate nei versi 7-11 sono assai evidentemente un semplice riassunto delle cose dette, raccolte per ragioni letterarie in un’unica affermazione corale; è quindi lecito supporre che solamente alcuni elementi della folla erano in grado di riconoscere nei discepoli dei galilei» [I. Howard Marshall, Atti degli Apostoli (ed. G.B.U.)]. {Antonio Capasso; 17-09-2011}

1.2.  RISPOSTA: […]

1.1.1. UN’OPINIONE NON È UNA PROVA: Quanto a ciò che afferma I. Howard Marshall, quella è la sua legittima opinione, ma non è una prova esegetica, visto che non ha fatto nulla per dimostrare la sua tesi. Una dichiarazione aprioristica, non è una prova, ma solo una convinzione personale. Egli a circa due millenni di distanza si arroga il diritto di sapere ciò, che gli Ebrei erano in grado di riconoscere dei loro propri dialetti.
     Coloro che furono investiti dallo Spirito e parlarono in lingue a Pentecoste, erano tutti «Galilei» (At 2,7); ciò escludeva che si trattasse dei «circa centoventi» credenti maschi, che non potevano essere tutti Galilei. Gli Evangeli menzionano diversi credenti maschi provenienti dalla Giudea (p.es. Giuseppe di Arimatea, Mt 27,57; Gv 19,38; i due discepoli di Emmaus, Lc 24,13; Zaccheo di Gerico, Lc 19; un simpatizzante di Gesù in Betfage, Mt 21,1) e da Gerusalemme (p.es. Nicodemo, Gv 19,39s). Senza contare le varie donne giudee o gerosolimitane (cfr. Marta e Maria, Gv 11,1.19). Inoltre, a Gerusalemme c’erano molte persone che avevano creduto in Gesù quale Messia: «Mentre egli era in Gerusalemme alla festa di Pasqua, molti credettero nel suo nome» (Gv 2,23; cfr. 7,31; 8,30; 10,42). «Molti dei Giudei, che erano venuti da Maria e avevano veduto le cose fatte da Gesù, credettero in lui» (Gv 11,45 Betania; 12,11). «Molti, anche fra i capi, credettero in lui» (Gv 12,42).
     Tutti questi non li si poteva certo chiamare «Galilei». I. Howard Marshall, essendo partito dall’assunto che si sarebbe trattato dei «quasi centoventi», è stato troppo superficiale e frettoloso nelle sue conclusioni, avendo fatto dichiarazioni, senza sostenerle con delle prove esegetiche. La sua è un’opinione non condivisibile e fuorviante.
     Altri punti dell’articolo: 1.1.2. I Galilei erano riconoscibili, 2. Segnali rivelatori dei Galilei; 3. Coloro, che ascoltarono i Galilei… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Galilei_Pentecoste_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

giovedì 15 settembre 2011

Giacinto Butindaro strumentalizza René Pache sui quasi centoventi


GIACINTO BUTINDARO STRUMENTALIZZA RENÉ PACHE SUI QUASI CENTOVENTI

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Diversi credenti mi hanno messo al corrente che Giacinto Butindaro ha usato René Pache (1904-1979) con il sedicente intento di confutare quanto da me affermato nell’articolo «A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli». È singolare vedere un carismaticista che strumentalizza un antipentecostale morto da decenni!
     Giacinto Butindaro: Non avevo nessuna intenzione di rispondere a Giacinto Butindaro. Tali credenti mi hanno fatto talmente pressione che, infine, ho deciso di intervenire. Nel passato ho cercato di stabile un dialogo serio con lui, ma tutti i miei tentativi sono stati inutili, poiché diventa subito aggressivo e passa subito alle illazioni personali; in rete ho letto anche di altri che hanno fatto la stessa esperienza.
     Egli non distingue cose importanti da quelle meno importanti all’interno della dottrina, cose centrali da quelle periferiche; perciò, dove lui non è d’accordo con qualcuno, parte con una delle sue crociate denigratorie, senza che all’altro gli venga dato il diritto di obiettare e di replicare sui suoi blog. Giacinto Butindaro ritiene le sue opinioni siano già verità di per sé; perciò non si ferma alle osservazioni nel merito, ma copre subito coloro, che lui si è scelto come avversari, di cattiverie e cattive parole. Sarebbe lungo l’elenco delle illazioni, di cui mi ha fatto oggetto negli ultimi anni. Ad esempio, nell’articolo in esame: «René Pache contro Nicola Martella sul numero di coloro che parlarono in lingue il giorno della Pentecoste», mi attribuisce quanto segue: «ennesima menzogna», «le assurdità di Martella». Alle obiezioni dei suoi lettori, egli continua con lo sproloquio: «menzogna», «Martella mente contro la verità». Non ha avuto neppure ritegno a prendere una mia foto e a scriverci sopra in caratteri cubitali: «No alle tue menzogne»; e questo è accaduto, sebbene sulla foto è indicato il copyright e sebbene, in tal modo, egli contravviene alle leggi sulla proprietà intellettuale. Certamente Giacinto Butindaro non ha la qualità principale dell’uomo di Dio e del servitore del Signore, che è essere «irreprensibile» (1 Tm 3,2; 6,14; Tt 1,6s; 2,7s).
     Che significa «confutare»?: Chiaramente questa è l’illusione di Giacinto Butindaro riguardo a quanto scrive: «Ho confutato abbondantemente quello che ha detto Martella e l’ho fatto mediante le Scritture». No, le cose non stanno così; nei suoi articoli Giacinto Butindaro ha espresso solo la sua opinione; al «confutazione» è ben altra cosa. Anche in questo scritto in esame egli probabilmente non comprende che cosa sia una vera confutazione, visto che usa delle citazioni di un autore, deceduto da vari decenni, e pretende così di aver confutato qualcosa! Se egli veramente crede questo, ciò sarebbe veramente una roba da dilettanti, visto che ognuno può cercare e trovare citazioni di un qualsiasi autore da mettere a contrasto con qualcun altro e pretendere che ciò sia una confutazione! Chi crede veramente a una cosa del genere, si fa solo irridere da ogni vero studioso.
     È proprio singolare il fatto di usare René Pache, uno studioso e anti-pentecostale dichiarato, morto oramai da tanto tempo, con la pretesa che uno studioso morto possa confutare l’articolo di una persona vivente! Per poter confutare qualcosa, una persona deve essere vivente, deve avere l’occasione di leggere un certo scritto e deve avere la volontà di fare osservazioni e obiezioni nel merito, rispondendo con argomenti validi punto per punto. Queste premesse non si adempiono nel caso di René Pache, né è possibile interpellarlo nel merito, visto che è morto da tempo. Forse c’è qualcuno che, oltre a proporsi come infallibile giustiziere, ha anche occulte capacità taumaturgiche di interpellare i morti mediante una specie di spiritismo cristianizzato!? Quindi si tratta solo di una scaltra strumentalizzazione a danno di questo studioso svizzero.
     Altri punti dell’articolo: 2. Le affermazioni di René Pache; 3. Alcuni approfondimenti; 4. Aspetti conclusivi… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Butindaro_Pache_120_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

lunedì 12 settembre 2011

Un buddista psicologicamente affascinato da Gesù

UN BUDDISTA PSICOLOGICAMENTE AFFASCINATO DA GESÙ

[...] 2.  APPROCCIO BUDDISTA A GESÙ: (Un buddista mi ha scritto quanto segue:) Ho avuto il tuo indirizzo cercando in internet e scrivendo a siti evangelici. Scusa se non mi sono presentato, sono un uomo di 47 anni, musicista, musico-terapista e tra poco spero di laurearmi in psicologia sperimentale. Sono di religione buddista da oltre 25 anni, ma per fortuna la mia religione non m’impedisce di studiare e anche credere all’insegnamento di Gesù. Inoltre per motivi professionali (ho in cura dei vecchi parroci in alcune residenze per anziani) sono spessissimo coinvolto in attività religiose cattoliche, ad esempio ormai suono a messa almeno 2 volte a settimana da almeno 3 anni. Ho anche composto alcuni canti per la messa sui quali il Vescovo di Fiesole (lui sa che non sono Cattolico) ha dato il consenso di essere suonati (almeno nella piccola chiesetta della residenza).
     Comunque non è questo che mi spinge a cercare, ho uno scopo fondamentale su cui farò pure la tesi in psicologia specialistica. M’interessa la relazione tra credenza e stile epistemico (stile di apprendimento e rappresentazione interna della realtà). In sostanza l’uomo per operare il bene deve sconfiggere l’ignoranza e l’oscurità che da sempre lo circonda. Quello che un uomo crede è la premessa del suo destino, per cui conoscere bene la propria forma mentis e confrontarla con quella degli altri è un esperienza ineludibile e molto importante per fondare un bene comune.
     Ci sono cose del cristianesimo che mi hanno molto appassionato, mentre altre su cui mi sento molto critico e su le quali ho molta avversione perché le ritengo rischiose per l’uomo come ad esempio il credere aprioristicamente e in maniere acritica a una realtà separata tra creato e creatore, tra Divino e umano, tra spirito e materia, tra buoni e cattivi, tra inferno e paradiso, anche perché se esiste una realtà universale, una totalità, un unica sede d’amore universale non può che essere interconnessa e interdistinta e non frammentata o separata. Se si legge il Vangelo Copto di Tommaso (cosi è chiamato almeno in internet dove sono riuscito a trovarlo in siti più o meno attendibili) si nota uno stile molto interconnessionista tra l’altro molto simile a ciò che spiega il Buddismo. Non sono un esperto di archeologia religiosa, ma mi piacerebbe un po’ indagare su questo vangelo che trovo particolare, è anche un mio modo per cercare un aspetto meno ritualistico e temporale per entrare più profondamente nella psiche umana dell’insegnamento di Gesù. Forse questi miei ragionamenti possono sorprenderti, ma io riesco a rispettare e amare molto più Gesù da buddista e psicologo che seguendo la prassi convenzionale che anzi mi pone molte perplessità. Scusa la mia insaziabile sete di sapere ma per mia fortuna o sfortuna non so, ho molte persone con varie perplessità di vita che mi chiedono una mano e anche molti giovani spesso anche stranieri che chiedono e vogliono sapere. Ho il dovere di mantenere viva, vitale, aperta e fresca la mia fede. Grazie della tua attenzione.
     Altri punti dell’articolo con mia risposta: 1. Partendo da un evangelo gnostico; 3. Osservazioni e obiezioni (Monismo e panteismo; L’approccio biblico: Rivelazione e timor di dio; La prospettiva biblica: Cristo è cardine e riconciliatore della realtà)… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Rel/A1-Buddista_affasc_Gesu_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

sabato 10 settembre 2011

Vino, succo d’uva e Gesù



VINO, SUCCO D’UVA E GESÙ

1. LE QUESTIONI
     Una lettrice mi ha posto la seguente questione. Scusa se ti disturbo, ma penso che solo tu puoi darmi una risposta coerente. Alcune persone dicono che il vino citato nella Bibbia, sia succo d’uva e, quindi, non fermentato. Si dice che vengono usati due termini greci diversi per distinguerli. Io, purtroppo, non conosco il greco e non sono in grado di capire, ma l’unica cosa che ho chiara, è che non è una cosa importante nel mio rapporto con il Signore. In ogni caso, ti ringrazio per avermi ascoltata. Che il Signore benedica la tua vita, oggi e sempre; e lo ringrazio per avermi fatto conoscere un fratello veramente saggio! {Paola Chiarapini; 08-09-2011}

     Le risposi all’incirca come segue. Intanto che ti rispondo nel merito, puoi scrivermi quale sia la situazione ecclesiale o personale concreta, in cui tale confronto è stato fatto. Per ora posso solo anticiparti che non esistono due termini distinti in greco per indicare il vino e il succo d’uva.

     Ecco il suo chiarimento. Ieri sera, in uno studio biblico si è parlato di vino e del fatto che in greco si usano due termini per distinguere quello usato nel Nuovo Testamento e quello che noi tutti conosciamo. A me, visto che Gesù è vero Dio e vero uomo, non dispiace il fatto che abbia potuto bere del vino, ma per alcuni sembra che non sia così. […] Già mi hai chiarito un dubbio, anzi due: il primo è che il vino è vino, il secondo è che alcune persone non vogliono ammettere che Gesù, quando è stato in carne ha mangiato e bevuto veramente, e per me, questo significa che mi capisce veramente e profondamente.
     Seguono i seguenti punti: 2. Le risposte: 2.1. La verità sul vino; 2.2. La verità su Cristo… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Vino_succo_Gesu_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su "Fede vivente": https://www.facebook.com/notes/nicola-martella/vino-succo-duva-e-ges%C3%B9/263394767015392

giovedì 8 settembre 2011

Uniti per guarire la terra? Parliamone


UNITI PER GUARIRE LA TERRA? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Uniti per guarire la terra?». Viene lanciato un «Ultimatum» e viene promesso un evento, che dovrebbe segnare per sempre la storia della chiesa. Nulla di nuovo sotto il sole, visto che eventi ultimativi e superlativi son stati annunciati spesso nel corso degli ultimi due millenni. Ogni generazione vuole essere l’apice della storia e la grande svolta. La madre del desiderio è sempre incinta.
     Da vari anni si cerca di importare in Italia convenzioni, forme devozionali e contenuti dottrinari dal Sudamerica, dove una devozione esoterica popolare convive con varie forme di cristianesimo. Anche i movimenti carismaticisti ne sono imbevuti e hanno cristianizzato varie fenomenologie religiose. Sono specialmente questi movimenti che cercano d’espandersi anche in Italia, portando con sé non solo titoli altisonanti per ogni occasione (apostoli e apostolesse, profeti e profetesse, vescovi e vescovesse, ecc.), ma anche varie forme della devozione popolare sudamericana in versione cristianizzata.
     È alto il pericolo che anche in Italia si accreditino sempre più convinzioni dottrinali e convenzioni devozionali, mutuate alla religiosità popolare sudamericana e commiste con varie espressioni del cristianesimo. Il rischio è che medium vestiti da «profeti» lieviteranno le masse cristiane con i loro falsi contenuti ideologici e dottrinali.
     Nel primo contributo riporto osservazioni di Michele Montecchi, che è strettamente legato a tale evento. A lui rispondo con le mie obiezioni nel secondo contributo.
     Ecco che cosa mi rinfacciano Maurizio e Flora Rossi: «Il problema più grande della chiesa oggi e dei cristiani è quello di giudicare senza conoscere. Pretendiamo di parlare su tutto e tutti. Il principio biblico dietro questo evento è quello di onorare i padri, che hanno seminato il Vangelo in Italia, i cui frutti la generazione di oggi sta raccogliendo. Il seminatore e il mietitore si rallegreranno insieme». {08-09-2011}
     A loro rispondo che chi mi conosce, sa che non giudico ciò, che non conosco; e sono a conoscenza sia del mondo occulto-esoterico, sia del vasto arcipelago carismaticista. Riguardo a tale presunto «principio biblico… di onorare i padri» in un tale sedicente incontro ultimativo, nel NT non c’è traccia. Dovunque i credenti si radunavano, onoravano insieme Dio e soltanto lui. Sotto porterò maggiori dettagli.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Guarire_terra_Car.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


Si vedano anche i seguenti articoli d’approfondimento:

mercoledì 7 settembre 2011

Uniti per guarire la terra?

UNITI PER GUARIRE LA TERRA?

     ■ Unificazioni ecclesiali: «La storia della chiesa insegna che tutti coloro che creano movimenti per riunificare le denominazioni, ne creano un’ennesima e perlopiù modesta. Chi è unito a Cristo nella sua morte e nella sua risurrezione, non ha bisogno di movimenti per l’unificazione, né chiese con attributi universali» (Nicola Martella).

1. L’ENNESIMO ULTIMATUM: Ho trovato su Facebook un annuncio con relativo filmato: «Ultimatum: Uniti per guarire la terra», in cui s’annuncia «il giorno in cui guariremo la nostra terra». In pratica è l’annuncio a un convegno, in cui chi sta dietro all’organizzazione «Cuore da campione» intende unificare le denominazioni, chiaramente intorno a sé.
     Il video è suggestivo; è una buona manovra di marketing ecclesiale. Tuttavia, nulla di più. Serve per accreditarsi e allargare i confini della propria denominazione in nome di una presunta unificazione denominazionale e fittizi obiettivi: guarire la terra.

     ■ Noemi Rossi, che ha messo in rete tale filmato, scrive sulla sua bacheca: «È la prima volta che in Calabria si terrà un evento di grande importanza, tale da lasciare un segno nella storia del cristianesimo italiano».
     Incredibile! Sarà addirittura un evento di svolta nella storia della salvezza! Un evento simile è stata la nascita del Messia, la Pentecoste storica e la salvezza che arrivò anche ai Gentili; lo saranno anche il ritorno del Signore e la risurrezione. Che avverrà mai di così storico e fondamentale? Avverrà lì finalmente la rivelazione dei «sette tuoni», di cui a Giovanni non venne permesso di scrivere? (Ap 10,2s).
     ■ Noemi Rossi continua: «Giorno 10 settembre 2011 saremo tutti riuniti al “Gran Teatro della Calabria” a Catanzaro dove chiederemo a Dio di: Guarire la nostra nazione, “Onorando la generazione che ci ha preceduto”. Vi aspettiamo calorosamente per trascorrere una serata uniti per GUARIRE LA NAZIONE».
     L’intento è «guarire la terra», «guarire la nazione». Vuoi vedere che è avvenuto il rapimento e non ce ne siamo accorti? Possibile che il Messia sia tornato senza che ci sia stata la «grande tribolazione» e senza che i mass-media ne abbiano dato notizia? E tutto sarà lì a Catanzaro, in quel «gran teatro» e durante quel concerto! Incredibile… È meglio non farsi incantare!
     Seguono i seguenti punti: 2. Osservazioni teologiche (Un linguaggio sospetto; Chi guarirà la terra e quando?); 3. Aspetti conclusivi… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Guarire_terra_Esc.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

lunedì 5 settembre 2011

La successione dei fatti in Luca 24


LA SUCCESSIONE DEI FATTI IN LUCA 24

1. ENTRIAMO IN TEMA: Questo studio di Luca 24 è risultato necessario per capire che il giorno della Pentecoste lo Spirito Santo venne solo sui dodici apostoli. Infatti, alcuni, confondendo alquanto i fatti, credono di poter arrivare ad altri risultati; essi appartengono specialmente all’ambito pentecostal-carismatico. Questi ultimi vedono in pericolo una delle loro massime dottrine, chiamata «battesimo nello Spirito» con annessa glossolalia, «seconda esperienza» che essi pensano di ricavare proprio dagli eventi di Pentecoste e che affermano come valida per tutti i credenti. Perciò, a Pentecoste vogliono vedere presenti tutti i credenti allora disponibili e non solo quei dodici Galilei (At 1,11; 2,7), che erano stati chiamati a rivestire il ministero speciale di apostoli del Signore (At 1,2.26; 2,14). [A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli]
     Per tali motivi, essi usano specialmente Luca 24, proiettando in questo brano un’unica e lunga scena, che coinvolgerebbe apostoli e altri credenti dalla prima apparizione di Gesù risorto alla sua ascensione. Ad un’analisi testuale attenta ciò risulta inconcepibile e improponibile.

     La cornice storica: I fatti descritti in Luca 24 e in Giovanni 20 (cfr. Mc 16) avvennero nello spazio di 40 giorni (At 1,3 «40 giorni»), contandoli dalla risurrezione di Cristo in poi!
     Poi, tra il giorno dell’ascensione (At 1,1-12) e il «cinquantesimo giorno» (At 2,1) trascorsero dieci giorni circa. Ciò si evince dal fatto che dai 50 giorni, che andavano dalle Primizie a Pentecoste, bisogna appunto sottrarre il tempo, in cui Gesù si fece vedere dai suoi apostoli e li istruì. Se si contano i 40 giorni dalla risurrezione, resta comunque più di una settimana di tempo dal giorno dell’ascensione a Pentecoste.
     Che i fatti accaduti nel periodo, che va dalla risurrezione all’ascensione, siano stati molteplici, ci viene fatto intuire dall’apostolo Giovanni, che fu un testimone oculare. A proposito di una delle apparizioni agli apostoli, avvenuta in Galilea, presso il mar di Tiberiade (Gv 21,1), egli disse: «Questa era già la terza volta che Gesù si faceva vedere ai suoi discepoli, dopo essere risuscitato dai morti» (v. 14). Che fossero gli apostoli, è evidente dalla menzione di Pietro, del «discepolo che Gesù amava» (= Giovanni) e degli «altri discepoli» (vv. 7s.11s.14.15ss.20ss). Tale occasione non fu neppure l’ultima.
     Seguono i seguenti punti: 2. I fatti in sintesi (I discepoli di Emmaus; l’apparizione del Risorto agli apostoli; L’ascensione); 3. Aspetti conclusivi…[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Luca24_success_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

sabato 3 settembre 2011

Chi ha valore presso Dio, non dà i numeri


CHI HA VALORE PRESSO DIO, NON DÀ I NUMERI

Introduco questo tema con un mio aforisma: «Agli occhi del mondo sei solo un numero? Non dartene pena: agli occhi di Dio vali una cifra!» (Nicola Martella).

1. Un numero per ogni cosa e per ognuno
     Codice fiscale, tessera sanitaria, numero di conto, pin segreto, numero di assicurazione, numero di carta d’identità o di passaporto, numero di patente, C.A.P. e numero di casa, targa automobilistica, numero di serie, password, numero di pratica e così via: ogni individuo è espresso con una serie alfanumerica a seconda della questione, di cui si tratta. Numeri esprimono il «valore», che una persona ha per il fisco, un’assicurazione o una banca. In vari settori (p.es. assicurazioni, medicina) gli uomini sono messi in gruppi d’appartenenza e portano un numero a secondo della categoria di rischio. Esistono vari elenchi, in cu nomi sono associati a numeri: elenchi telefonici, di conti correnti, di clienti, e così via.
     Tutte le cose, che esistono o possediamo, vengono caratterizzati da una matricola, dalla classe d’appartenenza e dal numero di serie. Ogni prodotto porta un contrassegno alfanumerico, che fa risalire al produttore e al prodotto.
     Anche ai borsisti non interessano le persone, ma le cifre, che caratterizzano i profitti o le perdite. Quando ci guadagnano, a loro non interessa chi ci ha perso.
     Segue il punto: Dinanzi a Dio nessuno è un numero… [CONTINUA LA LETTURA: http://www.diakrisis.altervista.org/_Prob/A1-Valore_numeri_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su "Fede vivente": https://www.facebook.com/notes/fede-vivente/chi-ha-valore-presso-dio-non-d%C3%A0-i-numeri/258488384182403