venerdì 30 dicembre 2011

Chi è l’Inviato del Signore? Parliamone

CHI È L’INVIATO DEL SIGNORE? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Chi è l’Inviato del Signore?» [http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Inviato_del_Sign_OiG.htm]. Questo è un buon tema per esercitarsi nell’ermeneutica biblica e nell’esegesi contestuale.
    Il cosiddetto «angelo dell’Eterno» era una teofania o un essere a sé stante? Alcuni affermano che «l’Inviato di Jahwè» fosse veramente una manifestazione di Gesù Cristo al tempo dell’AT. Tale conclusione è affrettata e non si basa su un riscontro esegetico oggettivo. «L’inviato di Jahwè» era la manifestazione visibile di Dio stesso (c’erano anche quella invisibile e quella nei fenomeni della natura). Riteniamo che si trattava di una teofania, ossia di una manifestazione dell’intera Deità, punto e basta, senza specificare quale delle persone si trattasse.
    Proiettare «l’Inviato di Jahwè» su Gesù, e viceversa, è esegeticamente sbagliato, visto che mai nel NT c’è una conferma al riguardo. Il «Logos» rivelatore è da sempre «Dio presso Dio» (Gv 1,1ss), tuttavia Egli si è rivelato personalmente solo nel NT dall’incarnazione in poi (v. 14ss). Nell’AT dove si manifesta Jahwè, si manifesta l’intera Deità, senza distinzione di persone. Anticipare la rivelazione del nuovo patto già nell’antico, snatura l’AT e impedisce di capirlo all’interno della teologia propria dell’AT e dello sviluppo progressiva della rivelazione.
    Le convinzioni dottrinali dei cristiani devono basarsi su prove esegetiche chiare e oggettive non su supposizioni, che poi vengono solo alimentate dal consenso dogmatico e dalla tradizione... [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Inviato_del_Sign_R56.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/chi-%C3%A8-linviato-del-signore-parliamone/10150556645447990 

mercoledì 28 dicembre 2011

Chi è l’Inviato del Signore?

CHI È L’INVIATO DELL’ETERNO?

In Internet si trova di tutto su questo controverso tema. C’è chi gli dà un alone di mistero, chiamandolo «Angelo di Yahweh (di Jahwè, o simili)» o chi cerca una improbabile italianizzazione con «l’Angelo di Geova». Se si vuole essere precisi, bisogna parlare tutt’al più dell’«Inviato di Jahwè» o dell’«Inviato dell’Eterno / del Signore». L’ebraico e il greco non hanno un termine specifico per «angelo»; il termine ebraico male’ak significa semplicemente «inviato, messaggero, ambasciatore» ed è usato sia per profeti, sia per emissari di qualcuno, sia per esseri celesti inviati da Dio. Quindi, parleremo correttamente dell’«Inviato» di Jahwè, dell’Eterno o del Signore.
    Alcuni cominciano bene, affermando che tale «Inviato del Signore» (o come essi altrimenti lo chiamano) non sia semplicemente un angelo. Viene mostrata giustamente l’interazione diretta fra tale «Inviato del Signore» e il Signore stesso, ossia come egli parli o agisca non solo in nome dell’Eterno, ma come l’Eterno stesso.
    Poi, però, si passa a facili deduzioni, affermando che tale manifestazione di Dio sarebbe stata in realtà la presenza di Gesù Cristo nell’AT. Infatti, Senza vere e concrete prove testuali e teologiche, si ragiona con un falso sillogismo, quando si afferma che «l’Inviato del Signore» (o come lo chiamano altri) sarebbe una presunta «cristofania» (= manifestazione di Cristo), avendo egli tutte le caratteristiche di Gesù Cristo, e deducendo che egli fosse in realtà Gesù stesso all’interno della rivelazione veterotestamentaria. Quando si chiede a coloro, che affermano tali cose, dove siano le concrete prove testuali nel NT per tale tesi, citano in genere brani, che non c’entrano nulla, e non portano nessuna prova concreta al riguardo. Si tratta, quindi, solo di una romantica costruzione dogmatica e di una interpretazione deduttiva senza alcuna vera base esegetica e teologica. Si confonde ciò, che si vorrebbe vedere volentieri nella Scrittura, con ciò, che veramente c’è; e si pensa che un consenso al riguardo possa rendere più vera quella, che è solo un’ipotesi speculativa. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Inviato_del_Sign_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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domenica 25 dicembre 2011

Geova, Geovizzanti e affini

GEOVA, GEOVIZZANTI E AFFINI

L’origine del neologismo «Geova»
    Il termine «Geova» per gli studiosi della Bibbia e per gli esegeti non è rilevante e non esiste dal punto di vista testuale! È una mera invenzione, un neologismo nato nel Medioevo, basato su fraintendimenti letterari e sull’ignoranza riguardo alla cultura ebraica. I Masoreti (i cultori ebraici dei testi dell’AT, 5°-7° sec. d.C.) avevano messo le vocali di ’adônāj («Signore») sotto al cosiddetto tetragramma (JHWH = Jahwè) per ricordare agli Ebrei, che secondo il costume, oramai millenario, bisognava leggerlo appunto ’adônāj; ciò succedeva, infatti, già fin dall’epoca della deportazione babilonese! L’ignoranza al riguardo di alcuni «studiosi» medioevali, poco attenti alla cultura ebraica, ha portato i non-ebrei a creare la moda di leggere il cosiddetto tetragramma con le vocali di ’adônāj (JaHoWaH → Jehovah), da cui è nato tale improbabile e in realtà inesistente nome «Geova». Perché dovremmo seguire un costume basato sull’ignoranza e sul fraintendimento?

La Settanta e il Nuovo Testamento
    Il Nuovo Testamento non ha usato né il cosiddetto tetragramma né una grecizzazione del nome Jahwè, ma ha correttamente riportato le citazione dell’AT, leggendo ’adônāj e traducendolo con Kyrios («Signore»), come gli Ebrei ellenistici erano abituati a dire da oramai vari secoli prima di Cristo… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Geovizzanti_affini_MT_AT.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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sabato 24 dicembre 2011

Come scamperemo noi, se trascuriamo una così grande salvezza?

COME SCAMPEREMO NOI, SE TRASCURIAMO UNA COSÌ GRANDE SALVEZZA?

Un lettore mi ha scritto: Caro Nicola, pace. Ebrei 2,3 parla di trascuratezza della salvezza. Un credente può trascurarla? Grazie. {I. A.}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue: La salvezza è un dono di Dio, ma vivere nella salvezza è compito del credente. Si può vivere nel «paese di Bengodi», ma stare a stecchino; si può avere la possibilità di crescere nella grazia, ma si rimane nani.
    Tuttavia, nel brano in questione l’autore sta ancora evangelizzando i suoi connazionali ebrei, che sebbene avessero appetito la grazia in Cristo, ancora non avevano accettato Gesù quale Messia, ma rimanevano sulla soglia, facendo i pendolari fra il giudaismo storico (antico patto) e il nuovo patto… [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Come_scamperemo_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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venerdì 16 dicembre 2011

Genesi 3,14-19: punizione o comunicazione divina

GENESI 3,14-19: PUNIZIONE O COMUNICAZIONE DIVINA

Un lettore mi ha scritto: Carissimo nella fede, volevo chiederti un chiarimento su alcuni versetti della Genesi, nei quali vorrei vederci più chiaramente, per non insegnare cose errate.
     I versetti in questione sono Genesi 3,14-19. La mia domanda è: Dio sta facendo conoscere la conseguenza del peccato all’uomo oppure infligge una punizione per il peccato?
     Mi suona un po’ strano che Dio maledica, visto che in Lui non esiste il male. Eppure da questi versetti leggo per il serpente: «Sii maledetto»; per la donna: «Io moltiplicherò grandemente le tue sofferenze»; al contrario all’uomo espone la causa della sua disubbidienza: «Poiché hai dato ascolto... il suolo sarà maledetto». Sono propenso a pensare che tutto sia conseguenza del peccato e che Dio stia rivelando qui all’uomo le sue conseguenze. Del resto, se Dio infligge una maledizione, non lo potrei contestare, perché Lui fa tutto ciò che vuole.
     Grazie; che Dio ti benedica… {F. F.}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:
1. Distinguere per capire
     Tutta la questione è legata alla giusta comprensione di Dio e alla corretta esegesi contestuale. Al riguardo bisogna distinguere gli aspetti ontologici (in Dio non c’è il male; Hb 1,13; cfr. v. 12 tuoi castighi) dagli aspetti amministrativi (Dio infligge il male quale punizione o sanzione; cfr. Ger 25,6s; Mi 3,9-12; Am 3,7). Per capire Dio veramente secondo la sua rivelazione, bisogna tener presente le cosiddette caratteristiche di Dio apparentemente antitetiche: amore e verità, misericordia e giustizia, e così via. Inoltre, si premette che il giudice sia una persona integerrima; parimenti nessuno dirà che è malvagio, solo perché infligge una giusta pena.

     Altri punti: 2. Rigore e misericordia in Genesi 3; 3. Aspetti conclusivi. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Genesi3_14-19_Ori.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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lunedì 12 dicembre 2011

Adorazione estatica o ecstasy religiosa

ADORAZIONE ESTATICA O ECSTASY RELIGIOSA
Paralleli fra carismaticismo ed esoterismo



1. L’ECSTASY: Sull’ecstasy, la droga da party sorta negli anni Novanta, Cecil E. Maranville scrive quanto segue: «L’ecstasy, nota anche come “E”, “Empatia”, “Adamo” o “XTC”, è una delle moderne droghe alla moda tra persone giovani. In tal modo non si vuole affermare che la droga stessa sia “nuova”. Essa fu scoperta nel 1912 dalla Merck, ditta farmaceutica di Darmstadt [= Germania] e trovò uso, per breve tempo, negli anni Settanta come mezzo psicoterapeutico. Un decennio più tardi, fu commerciata come “droga da strada”. Tuttavia il profitto aumentò a dismisura solo quando, negli anni Novanta, l’ecstasy sperimentò tra i giovani la sua marcia trionfale negli ambienti della droga. “E” è viene definita anche come droga da party, perché viene frequentemente venduta e usata in locali da ballo e in discoteche. L’ecstasy è amata negli eventi underground di danza — detti “Rave” — che durano tutta la notte e in cui il duro beat della musica tecno tiene in piedi gli ospiti del party. A Berlino, ogni anno ha luogo il più grande party di droga del mondo, la “Love Parade” [= Parata Amore]. Con rara concordia Raver, DJ e spacciatori organizzano una festa particolare, durante la quale centinaia di migliaia sono high [= su di giri] tutto un fine settimana e si fanno trascinare dalla doppia onda dei duri beat della musica tecno e dell’ecstasy».

2. ECSTASIS WORSHIP ALLA CARISMATICA: Il carismaticista Caleb Brundidge è chiamato il «DJ di Dio» ed esercita nel suo «Club Mysterio». Egli è collegato con la «profetessa» Patricia King. Quest’ultima appartiene ai profeti operanti sotto C. Peter Wagner e nella sua «Nuova Riforma Apostolica». Di là dal movimento (neo)pentecostale - carismatico, questo movimento è attivo anche nell’evangelicalismo.
Brundidge chiama il suo tipo di «adorazione» Ecstasis Worship «adorazione d’estasi (o estatica)»…
Altri punti: 3. Paralleli con l’estasi esoterica; 4. Aspetti conclusivi. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Adora_estatica_ecstasy_MeG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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venerdì 9 dicembre 2011

Perdono e sanzione? Parliamone

PERDONO E SANZIONE? PARLIAMONE



Qui di seguito discutiamo l’articolo «Perdono e sanzione» [http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Perdono_sanzione_EdF.htm]. Ho constatato che una delle difficoltà è per alcuni di comprendere che non sia mai scritto nella Bibbia che Dio dimentica qualcosa e che «non (voler) ricordare» o «non (voler) riportarsi alla mente» è qualcosa di diverso.
    L’altra difficoltà è per alcuni di comprendere che perdono divino e sua sanzione amministrativa non si escludono a vicenda. In genere la sanzione precede il perdono divino, specialmente quando si è impenitenti e la punizione divina è il suo strumento pedagogico per addurre il credente trasgressore al ravvedimento. Altre volte, dove qualcuno ha disonorato Dio pubblicamente con la propria condotta, Dio lo perdona, ma non rinuncia di annunziare precisi giudizi venturi. Questo fu il caso di Davide, la cui vita Dio risparmiò (1 Sm 12,13), a causa delle sue promesse, ma che espose a precisi giudizi (vv. 9-12.14.18).
    Inoltre, coloro che pensano che, quando Dio perdona i credenti, rinunci a ogni sanzione, citano precisi brani, in cui Dio ha affermato in una particolare circostanza di cancellare le colpe dei trasgressori e di non voler più ricordare i loro peccati (cfr. Is 1,18; 43,25; Mi 7,19). Tuttavia, chi adduce tale lista di versi, manca di leggere i relativi contesti di tali versi, che affermano proprio il contrario dell’assioma, secondo cui perdonare sarebbe uguale a dimenticare o a rinunciare alla sanzione! Tali contesti affermano che Dio ha usato dapprima il giudizio storico, ha ridotto male gli impenitenti e a un residuo il popolo; e in tale circostanza Dio affermò che solo dopo il loro ravvedimento, li avrebbe perdonati, non tenendo più conto delle loro passate trasgressioni. Quindi la pesante sanzione era già avvenuta. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Perdono_sanzione_Lv.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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lunedì 5 dicembre 2011

Perdono e sanzione

PERDONO E SANZIONE

Un lettore mi ha scritto
: Caro fratello Nicola Martella, ho letto l’interessantissima risposta nell’articolo «Giudizio di Dio su Maria, ma non su Aaronne? (Numeri 12)» [http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Maria_Aaronne_Nu12_MT_AT.htm]. Mi fa riflettere molto l’affermazione che fai: «In ogni modo, tutti i nodi vengono al pettine, prima o poi. Anche laddove Dio perdona, ma non dimentica di sanzionare il peccato».
    Quindi quando confessiamo anche oggi al Signore un peccato, pur certi del Suo perdono a fronte di un sincero ravvedimento, dobbiamo anche pensare comunque che riceveremo una «sanzione» per questo peccato? Ma in Gesù non siamo perdonati e giustificati? E seppur ci sia questa «sanzione», essa, per così dire, riduce (passami il termine) il premio finale? {S. F.}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

1. Perdonare significa dimenticare?
    Qui non affrontiamo direttamente la questione se Dio, quando perdona, dimentica, avendo già affrontato questo argomento [► Dio perdona, ma non dimentica: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Dio-perdon_non-diment_EdF.htm] e avendolo già discusso insieme (qui).
    Faccio presente solo alcune cose. Un Dio onnisciente, per rimanere tale, non può dimenticare. Inoltre, come fa il supremo «Giudice di tutta la terra» (Gn 18,25) ad avere amnesie storiche? Faccio presente che gli uomini saranno giudicati secondo le cose, che saranno scritte nei libri (Ap 20,12). Anche i redenti riceveranno premi e biasimo secondo quanto avranno operato in vita (2 Cor 5,10); ciò premette che il ricordo dei loro atti non sia cancellato. Fintantoché viviamo, Dio non dimentica quanto ha perdonato, ma non se lo riporta a memoria; questo è qualcosa di diverso. Mentre dimenticare è qualcosa di passivo, non riportarselo alla mente, non guardarlo o non farne conto è un’azione attiva; non volerlo ricordare è qualcosa di diverso da dimenticarlo (cfr. Dt 9,27; Sal 25,7; Gr 31,34). Al contrario, si veda il dato di fatto, secondo cui Dio si ricorda delle iniquità passate per sanzionarle (Gr 14,10; Os 9,9), i nuovi atti iniqui fanno riaffiorare alla mente quelli passati (Ez 21,29; Os 8,13s) e addirittura la richiesta che Dio ricordi al riguardo (Sal 56,7; 109,14s).

2. Perdonare significa rinunciare alla sanzione amministrativa?
    Come già detto, qui di seguito non vogliamo parlare tanto del fatto se perdonare significherebbe dimenticare. Vogliamo, invece, sfatare l’opinione secondo cui, quando Dio perdona la trasgressione di un credente, elimini automaticamente la corrispondente sanzione. Questo è un terribile abbaglio… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Perdono_sanzione_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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giovedì 1 dicembre 2011

Giudizio di Dio su Maria, ma non su Aaronne? (Numeri 12)

GIUDIZIO DI DIO SU MARIA, MA NON SU AARONNE? (NUMERI 12)

Un lettore mi ha scritto: Ciao fratello Nicola, prima di tutto volevo ringraziarti, perché non è semplice rispondere a tutte le domande che ti vengono poste, di argomenti così diversi, in modo semplice, chiaro e, soprattutto, legato a quello, che la Parola vuol dirci e non quello che vogliamo la Parola ci dica. Dopo questa piccola introduzione, verrei al dunque.
    Leggendo Numeri 12, quando si parla di Aaronne e Maria che mormoravano contro Mosè, il Signore si adira contro di loro. Però, la lebbra colpisce solo Maria, mentre Aaronne sembra apparentemente illeso. Come spieghi questa situazione? Forse alla luce del ruolo della donna nel Vecchio Testamento? Mi farebbe piacere sapere il tuo pensiero a riguardo.
    Grazie ancora e che il Signore benedica il tuo servizio. {A. G.}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue: Tale disparità di trattamento non ha a che fare col ruolo della donna nell’AT. Le motivazioni plausibili mi paiono essere essenzialmente due.
    ■ 1. Maria aveva una forte personalità carismatica. In tale episodio lei venne citata per prima (Nu 12,1)…
    ■ 2. Dio non colpì al momento Aaronne e gli risparmiò il morbo cutaneo per misericordia verso Israele… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Maria_Aaronne_Nu12_MT_AT.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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