mercoledì 29 febbraio 2012

Dallo spiritualismo allo spiritismo? Parliamone

DALLO SPIRITUALISMO ALLO SPIRITISMO? PARLIAMONE

Nella Bibbia l’abominio delle pratiche occulte è chiaramente dichiarato, e ciò vale specialmente per il rivolgersi a spiriti demoniaci e a defunti e per ogni specie di divinazione mediante la presunta consultazione dei morti (negromanzia). Ecco qui due testi di base.
     ■ «Non vi rivolgete agli spiriti, né agli indovini; non li consultate, per non contaminarvi per mezzo loro» (Lv 19,31).
     ■ «Non si trovi in mezzo a te chi fa passare suo figlio o sua figlia per il fuoco, né chi esercita la divinazione, né astrologo, né chi predice il futuro, né mago, né incantatore, né chi consulta gli spiriti, né chi dice la fortuna, né negromante, perché il Signore detesta chiunque fa queste cose; a motivo di queste pratiche abominevoli, il Signore, il tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni dinanzi a te» (Deuteronomio 18,10ss).

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Dallo spiritualismo allo spiritismo». Abbiamo detto che in nome di una evanescente e meglio non definita «spiritualità», alcuni si aprono a esperienze religiose, che a ragione bisogna definire spiritualismo esoterico. Alcuni sono attratti dall’indistinto «sacro» e dalla generica «spiritualità», senza porsi la questione della verità e della fonte; e fanno esperienze esoteriche, che li contaminano dal punto di vista psichico e spirituale.
     Essi assomigliano ai moscerini, che d’estate sono attratti dal lampione, non distinguendo la luce naturale da quell’artificiale; è immaginabile che sia gli uni che gli altri si possano scottare e mettere a rischio la loro vita. Similmente avviene con loro come ai pesci pescati con la lampara! Come abbiamo detto nell’articolo, coloro che entrano nella mentalità dello spiritualismo esoterico, pensano di acquistare conoscenze nascoste e potenza sovrannaturale, in effetti si aprono a spiriti demoniaci, che giocheranno con loro come il gatto col topo.
     Nella Bibbia re come Saul e Manasse hanno dovuto pesantemente sperimentare sulla propria pelle che cosa significa aprirsi all’occulto e consultare spiriti e defunti.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Spiritual_spiritis_MT_AT.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

 
Non finire vittima della piovra dell’occulto!

domenica 26 febbraio 2012

Dallo spiritualismo allo spiritismo


DALLO SPIRITUALISMO ALLO SPIRITISMO

1. ENTRIAMO IN TEMA: Dalla fede cristiana alla cosiddetta «spiritualità» il passo può essere breve per alcuni, come pure quello dalla spiritualità religiosa allo spiritualismo esoterico, magari condito di elementi cristianizzati. Certuni sono interessati alla fenomenologia del «sacro», a ciò che è trascendente e miracoloso, senza porsi la questione della fonte e della verità. Non meraviglia che, prima o poi, finiscano nel paranormale e sono accecati dal diavolo, che volentieri si presenta come «angelo di luce». Allora si credono di essere «sensitivi», di avere facoltà di medium, ossia di poter fare da tramite fra morti e viventi; si danno a fare esperimenti di parapsicologia o a prendere contatto, come credono, con i defunti, da cui credono di poter carpire conoscenze e informazioni nascoste. Gli spiriti, che essi evocano, sono in effetti demoni ed essi non li lasceranno facilmente, ma cercheranno di illuderli, di ingannarli, di renderli soggetti e di penetrare in loro sempre più, a mano a mano che essi proseguiranno con tale «lieve danza delle tenebre», come recita un mio libro sull’occultismo e affini.

2. LE QUESTIONI: Ero rimasto meravigliato di come un lettore era intervenuto in un tema di discussione riguardante la perizia e l’amore. Nulla lasciava immaginare che lui si mettesse a parlare della morte e della sensibilità (o sensitivismo), oltre a quello fatalista del destino. Come se ciò non bastasse, egli ha replicato come segue alla mia risposta:… Qui seguono le asserzioni, a cui rispondo nel merito punto per punto.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Spiritual_spiritis_Oc.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 

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venerdì 24 febbraio 2012

Realismo per salvati e perduti

REALISMO PER SALVATI E PERDUTI

«Non ci sono santi senza passato, né peccatori senza futuro» (Gerhard Jan Rötting).


Tale aforisma può essere scontato, tuttavia il suo contenuto è inteso rispetto alla salvezza. Nel passato, anche i santi (ossia tutti i rigenerati per grazia) sono stati degli attivi trasgressori delle leggi di Dio. Anche per i peccatori c’è speranza, se si ravvedono. La sacra Scrittura dice a tutti gli empi: «Bisogna che tu inverta il senso di marcia!».

Per l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare la riflessione dei lettori, per aiutarlo formulare contributi confacenti al tema):
     ■ Pietro: «Simon Pietro, veduto ciò, si gettò ai piedi di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore» (Luca 5,8).
     ■ Paolo: «Io sono il minimo degli apostoli; e non sono degno d’essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso di me non è stata vana» (1 Corinzi 15,9s)…
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Salvati_perduti_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}





giovedì 23 febbraio 2012

Una «teologia dell’io sono» nell’Evangelo di Giovanni? Parliamone

UNA «TEOLOGIA DELL’IO SONO» NELL’EVANGELO DI GIOVANNI? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo gli articoli «Giovanni 18,5-8 e “son io”» e «Giovanni 8 e “io sono”». Si consiglia vivamente la lettura degli interi articoli, prima di leggere la seguente discussione ed, eventualmente, intervenire in essa.
     Per non essere frainteso, ribadisco ancora una volta che io credo fermamente che la Deità consista in tre persone, consustanziali e contemporanee. È, quindi, quasi pletorico affermare che io creda assolutamente anche nella deità di Gesù Messia, ossia che Egli sia il Logos rivelatore, «Dio presso Dio» diventato carne (Gv 1,1ss.14.18). Credo altresì che Gesù abbia rivelato la sua natura divina in diversi momenti della sua vita. Ora, tutto ciò non ha nulla a che vedere con una presunta «teologia dell’io sono», di cui non vi è traccia negli insegnamenti degli apostoli. Paolo, ad esempio, che fu abbastanza pignolo nell’evidenziare il singolare dell’espressione «seme» (Gal 3,16), non fece alcun riferimento a una «teologia dell’io sono». Aggiungo pure che l’autorità in materia di dottrina sia la sacra Scrittura e non antichi teologi, né concili religiosi.
     Voglio ricordare che l’articolo «Giovanni 18,5-8 e “son io”» è nato da un’esplicita domanda di un lettore. Successivamente a esso, due lettori mi hanno scritto, ponendomi domande su Giovanni 8 e insistendo sull’espressione «ego eimi» («io sono / son io») e sulla cosiddetta «teologia dell’io sono», cercando di convincermi della sua genuinità.
     ■ Giovanni 8,28: «Gesù dunque disse loro: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono (il Cristo), e che non faccio nulla da me, ma dico queste cose come il Padre mi ha insegnato».
     ■ Giovanni 8,58: «Avanti che Abraamo fosse, io sono».

Ho risposto a entrambi questi due ultimi lettori nell’articolo «Giovanni 8 e “io sono”», facendo un’analisi testuale di Giovanni 8, mostrando la loro naturale corrispondenza linguistica nel linguaggio quotidiano ed evidenziando la rilevanza delle asserzioni e delle rivendicazioni di Gesù, senza che sia necessario scomodare una presunta «teologia dell’io sono».

Esiste una «teologia dell’io sono» nel NT? Come mai una convenzione diffusa si tiene in piedi su convinzioni, che non scaturiscono da una chiara e incontrovertibile esegesi contestuale, ma da supposizioni tenute in vita in modo artificiale? In fondo, che cosa distingue tale artificiosa «teologia dell’io sono» da altre «dottrine», composte dagli uomini?
     Ecco il sistema speculativo di base adottato da coloro, che creano nuove dottrine: essi partono da alcuni minimi elementi presenti nel testo, li isolano dal contesto, li associano insieme, li ingrandiscono con la dialettica, li organizzano in sistema dottrinale e li proiettano poi, in modo scontato, nella spiegazione del testo biblico. Si pensi qui, ad esempio, alle seguenti convinzioni dottrinali: il Purgatorio, il Limbo (ultimamente svuotato), l’intercessione di santi e la mediazione di Maria, il celibato dei preti, la centralità del vescovo di Roma, il sacramentalismo, il pedobattismo, la doppia predestinazione, le nuove rivelazioni, santoni che si presentano come «l’ultimo Elia» o direttamente come il «paracleto», e così via.
     Qui non vogliamo affrontare queste ultime cose, che sono solo esempi, ma mostrare che il meccanismo dell’«accreditamento dogmatico» è simile: una cosa, ritenuta «rivelazione», tanto si ripete che alla fine diventa convinzione comune, convenzione ovvia. Allora chi la mette in forse viene considerato con sospetto come chi è «fuori dottrina». La cosiddetta «teologia dell’io sono» rientra in queste categorie...
     Affermiamo che nel NT non esista una «teologia dell’io sono» nel NT. Crede di ritrovarla solo chi ce la proietta prima o segue ciecamente altri, che aderiscono acriticamente a tale convenzione. Si noti che le prime cinque parti riguardano specialmente Giovanni 18,5-8.
            [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Teolog_io-sono_Mt.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

ATTENZIONE! Per favore, non intervenire se, dopo aver letto gli interi due articoli succitati, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

 
«Ego eimi» significa «io sono / son io».

martedì 21 febbraio 2012

Perizia e amore

PERIZIA E AMORE

Di per sé il termine ebraico chokmah, che viene abitualmente tradotto con «sapienza, saggezza», intende «ordine, perizia». L’esperto (o saggio, savio, sapiente) è proprio chi si intende dell’ordine materiale e morale, creato da Dio, e sa corrispondervi. Il modo per farlo è non solo esercitando la fede, ma praticando concretamente il timore di Dio, che è la quintessenza della sapienza dell’AT.
     Paulo Coelho ha scritto: «Colui che è saggio, lo è soltanto perché ama» (in «Sulle sponde del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto»). In nome dell’«amore» si fanno però tante cose sciocche. LaBibbia dice invece che a capo della perizia (o sapienza, saggezza), c’è il timor di Dio, ossia metterlo al primo posto.
     Paulo Coelho prosegue, dicendo: «E colui che è sciocco, lo è soltanto perché pensa di poter capire l’amore». In questo potrebbe aver ragione. Nella Bibbia non si incoraggia mai a capire l’amore, ma a praticarlo, amando Dio in modo totale e al di sopra d’ogni cosa e il proprio prossimo come un altro se stesso.
     Per l’orientamento biblico della discussione, si veda il primo contributo.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Perizia_amore_R12.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


lunedì 20 febbraio 2012

Giovanni 8 e «io sono»



GIOVANNI 8 E «IO SONO»


Questo confronto è il diretto efflusso dell’articolo «Giovanni 18,5-8 e “son io”» [http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Gv18-5_son-io_OiG.htm]. L’esigenza di trattare questi aspetti a se stanti, deriva dal fatto che tale capitolo ha una sua propria dinamica contestuale e problematiche specifiche. È quasi pletorico affermare che io creda assolutamente nella deità di Gesù Messia, ma preferisco ribadirlo per togliere i dubbi ai miei eventuali detrattori. Credo altresì che Gesù lo abbia rivelato in diversi momenti della sua vita. Tuttavia, tutto ciò non ha nulla a che vedere con una presunta «teologia dell’io sono», di cui non vi è traccia negli insegnamenti apostolici.
     Due lettori mi hanno scritto, ponendomi domande su Giovanni 8 e insistendo sull’espressione «ego eimi» («io sono / son io») e sulla cosiddetta «teologia dell’io sono», cercando di convincermi della sua genuinità.
     ■ Giovanni 8,28: «Gesù dunque disse loro: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono (il Cristo), e che non faccio nulla da me, ma dico queste cose come il Padre mi ha insegnato».
     ■ Giovanni 8,58: «Avanti che Abraamo fosse, io sono».

Rispondo a entrambi questi lettori, facendo un’analisi testuale di Giovanni 8, mostrando la loro naturale corrispondenza linguistica nel linguaggio quotidiano ed evidenziando la rilevanza delle asserzioni e delle rivendicazioni di Gesù, senza che sia necessario scomodare una presunta «teologia dell’io sono».
            Ecco i punti principali dell’articolo: 1. «Io sono» nella dinamica del capitolo; 2. Prima che Abramo fosse...; 3. Aspetti conclusivi. [CONTINUA LA LETTURA:http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Gv8_io-sono_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

ATTENZIONE! Per favore, non intervenire se, dopo aver letto l’intero articolo, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!


 
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sabato 18 febbraio 2012

Giovanni 18,5-8 e «son io»


GIOVANNI 18,5-8 E «SON IO»

Un lettore mi ha scritto: Nicola, tu dici che in Giovanni 8,58 l’espressione «io sono» di Gesù non allude al nome di Dio, Jahwè (Es 3,14). Però in Giovanni 18,6 è scritto: «Appena Gesù ebbe detto “Io sono”, indietreggiarono e caddero in terra» (NR). Se Gesù neanche in questo passo allude al nome di Dio (Jahwè), come mai le guardie caddero a terra, dopo che Lui ebbe detto: «Io sono»? {A. R.}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

Entriamo in tema
     Ribadisco ancora una volta che «Jahwè» non significa «io sono», essendo la 3a persona singolare del verbo hāwāh e non la 1a persona singolare del verbo hājāh, da cui deriva ’ëhejëh «io sono qui, intervengo» in Es 3,14.
     Io credo fermamente nella deità di Gesù; ritengo però che bisogna attestarla mediante chiari brani didattici del NT e non mediante artifici linguistici evidenti solo ai moderni, ma non ai contemporanei dei fatti descritti negli Evangeli. Restando nell’Evangelo di Giovanni, il Logos (= Rivelatore) è chiamato «Dio» (θεός) «presso Dio» (πρὸς τὸν θεόν; Gv 1,1s), creatore di tutte le cose (v. 3) e la sua assoluta unicità sta nel fatto che Egli è «l’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre» (ὁ μονογενὴς υἱός, ὁ ὢν εἰς τὸν κόλπον τοῦ πατρός; v. 18), ossia a tu per tu col Padre.

L’evento specifico
     In Giovanni 18,5-8 bisognerebbe tradurre correttamente in italiano «sono io», come fa la Luzzi, o «sono io costui» (cfr. similmente la Diodati, Elbefelder, Lutero). A ciò si aggiunga che alcune varianti hanno in Giovanni 18,5: egō eimi [ho] Iēsous «Sono io [il] Gesù».
     In tale brano Gesù rispose per due volte alla richiesta di cercare Gesù il Nazareno (Gv 18,5.8). Coloro, che vennero ad arrestarlo, caddero indietreggiando la prima, ma non la seconda volta. Quindi, tali persone indietreggiarono, non perché egli disse: «Sono io» (che avrebbe dovuto dire?), ma per altri motivi, che bisogna appurare…
            Seguono i seguenti punti: 3. Il normale linguaggio quotidiano; 4. L’autorità di Gesù; 5. Aspetti conclusivi. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Gv18-5_son-io_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

ATTENZIONE! Per favore, non intervenire se, dopo aver letto l’intero articolo, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

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giovedì 16 febbraio 2012

Dialogo segreto con Dio

DIALOGO SEGRETO CON DIO

«Dio mio, porto dinanzi a te il mio tacito dolore. Tu tiri fuori di me il lamento soppresso, liberi le lacrime non versate e sciogli l’indurimento del cuore. Fa’ che io non cerchi di sminuire ciò, che il tuo amore mi promette» (Sabine Naegeli; tradotto e adattato da Nicola Martella).


[CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Dialog_segret_EnB.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}



martedì 14 febbraio 2012

Atti 16,31 e il pericolo delle interpretazioni spiritualistiche? Parliamone

ATTI 16,31 E IL PERICOLO DELLE INTERPRETAZIONI SPIRITUALISTICHE? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Atti 16,31 e il pericolo delle interpretazioni spiritualistiche» [http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-At16-31_interpreta_Avv.htm]. Tale verso recita così: «Credi nel Signor Gesù, e sarai salvato tu e la casa tua» (Atti 16,31). Abbiamo visto che l’applicazione generalista di questa promessa personale porta con sé vari problemi, pericoli e conseguenze.
     Voglio ricordo in proposito la mia massima, che ripetevo ai miei studenti nella scuola biblica, correggendo le loro interpretazioni allegoriche o spiritualistiche: «Un testo senza contesto è un pretesto, che io contesto».
     Aggiungo solo un mio aforisma sulla arroganza degli spiritualisti: «Una delle cose peggiori, che si possa fare contro la verità, è prenderne solo una parte, trattarla come se il resto non ci fosse, assolutizzarla in sé e riempirla di nuovi significati “spirituali”. Chi fa così, si sperimenterà “profetico” e “ispirato” e si sentirà in obbligo di trattare in male modo chiunque tenterà di riportarlo all’intera verità rivelata e a tutto il contesto specifico» (Nicola Martella).

Quanto alla conversione di intere famiglie nel giudaismo, come vedremo sotto, il radicamento nelle sinagoghe lo rendeva difficile, anche per la paura di essere espulsi dalle stesse, perdendo così la stima altrui, i contatti con gli altri e i privilegi acquisiti. Per questo, chi si convertiva a Gesù quale Messia, era isolato dai suoi parenti, se non addirittura denunciato da loro stessi al Sinedrio. In fondo, Gesù l'aveva preannunciato che «i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua» (Mt 10,34ss).
            Non era un caso che Dio fece tale promessa personale a un Gentile in una particolare situazione (Atti 16,31). Trarre da ciò una regola o una promessa per tutti i convertiti, creerà soloequivoci dottrinali e delusioni nella pratica, poiché non potrà mai adempiersi ciò, che Dio non ha promesso a tutti!
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-At16-31_interpreta_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel meritoalle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
 

lunedì 13 febbraio 2012

Mentite spoglie con falso teologico

MENTITE SPOGLIE CON FALSO TEOLOGICO

1. ENTRIAMO IN TEMA: Nei social network va di moda la cattiva abitudine di nascondersi dietro a una comoda e falsa «etichetta». A ciò si aggiunga la «moda» di scegliersi nickname religiosi e in particolare quelli in cui ricorre il nome «Yeshua», «Jehovah» e simili, a cui si aggiunge altro. Ad esempio:
     ■ Yeshua: Beth Yeshua Messianic, Joseph Ben Yeshuah, Yeshua Amigo Fiel, Banda Yeshua Yeshua, Ministerio de Yeshua, Escuela Profética Yeshua (vari), Bontu Yeshu'a, + El Shaddai, + Gesù E Amore, + Re Dei Re, + Namecristos, + Ben-Judah, + Hamashia, + Esposito Napoli, + Michele Savanelli + Valentino Cerri...
     ■ Jehovah: Danza Jehovah Shammah, Jehovah Nissi Prophetic Dance, Jehövah Yiçkas fidanzata ufficialmente con Jehövah Yuðas, Jehovah Shop, Jehovah Jireh (vari), Jeh Jir, Jehovahjireh + altro, Francisca Jehovah, Blessing Jehovah, Iah Jehovah, Jehovah Magpantay, Subhashini Jehovah, Jehovah Narm, Jehovah Guidesme, Cherubimseraphim Jehovahadonai...

Come si vede alla fantasia non c’è limite, Questi sono solo alcuni esempi. Ce ne sono tanti altri col nome «Gesù + altro». Sembra che nessuno se ne faccia scrupolo. E a nessuno viene il dubbio di nominare (e far nominare) il nome di Dio invano.

2. LE QUESTIONI: Qui di seguito porterò un esempio particolare, accadutomi in questi giorni. Riporterò solo i nickname, evitando di dire chi si cela dietro di loro; a noi interessa qui solo il fenomeno.
     Mi ha scritto «Jehovah Jireh», chiedendomi l’amicizia e l’iscrizione ai miei gruppi. L’equivoco, che ho visto sulla sua bacheca comincia già con fatto che «Jehovah Jireh» afferma di essere sposato con«Jehovah Tsidkenu»; se uno ci riflette sopra dal punto di vista teologico, risulta evidente già qui il nonsenso. Poi, posso immaginarmi, che la gente gli risponderà all’incirca così: «Caro “Jehovah”, il tuo pensiero mi trova d’accordo»; oppure anche: «Tu, “Jehovah”, dici una cosa assurda…» e cose simili. Non so se a tali persone con «etichette» non viene in mente che stanno usando (e facendo usare) ilnome di Dio invano
            Seguono i seguenti punti: 3. Il mio dissenso; 4. Aspetti conclusivi. [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Etic/A1-Mentite_spoglie_teol_GeR.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

ATTENZIONE! Qui vogliamo discutere del problema generale e non polarizzarci su persone specifiche. Io non ho fatto nomi e vi chiedo di non farli voi, che interverrete.

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venerdì 10 febbraio 2012

Atti 16,31 e il pericolo delle interpretazioni spiritualistiche


ATTI 16,31 E IL PERICOLO DELLE INTERPRETAZIONI SPIRITUALISTICHE


1. La questione
     Mettere versi biblici in rete e illustrarli in modo intelligente, per renderli più comprensibili e attraenti, è una buona cosa. Chiaramente deve trattarsi di brani chiari, evidenti e che abbiano a che fare con le verità centrali dell’Evangelo. Uno di tali versi è, ad esempio, il seguente: «Non mi vergogno dell’Evangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Romani 1,16). In genere tali versi, centrali per la dottrina, si trovano nelle epistole del NT.
     Altra cosa è se si attinge da libri storici come gli Evangeli e il libro degli Atti, dove sono riportate narrazioni specifiche e dove sono contenute promesse specifiche a persone particolari in determinate situazioni. Prendere bonariamente una di tale promesse particolari e generalizzarla per tutti, può creare molti equivoci e perplessità di diverso genere.

2. Il caso concreto
     Ho trovato in rete un’immagine contenete il seguente verso: «Credi nel Signor Gesù, e sarai salvato tu e la casa tua» (Atti 16,31). Essa era accompagnato da un’illustrazione stilizzata di una famigliola. Oltre a ciò, non c’era altra scritta o didascalia, che l’accompagnava. Era evidente che l’autore presentasse effettivamente l’immagine con tale verso come una promessa assoluta di Dio, valida per tutti. Per lui era, quindi, scontato il seguente significato: quando qualcuno si converte, il Signore, prima o poi, toccherà immancabilmente tutta la sua famiglia, portandola alla fede.
     Poiché il tutto era stato presentato in un gruppo di discussione, pensai di intervenire, aiutando a far capire a lui e agli altri che si trattava di una promessa circostanziata e non di una promessa universale. Ecco che cosa scrissi in concreto.
     Esegeticamente parlando, essa era una promessa personale di Dio a una famiglia specifica di Filippi, che Dio ben conosceva quanto a predisposizione. Non possiamo applicare, quindi, tale promessa indiscriminatamente a tutte le famiglie, quantunque ci auguriamo di cuore che intere famiglie si convertano. Sebbene anche oggigiorno possano esserci, in casi particolari, interi nuclei familiari pronti per la salvezza, l’esperienza di vita e di fede mostra però che non sempre si convertono intere famiglie e che, anzi, a volte alcuni rimangono per sempre gli unici credenti all’interno della famiglia paterna, della propria famiglia (coniuge e figli non seguono la fede) e del proprio parentado.
     Il vantaggio dell’esegesi contestuale (a differenza di un’applicazione decontestualizzata) è che non si suscitano false speranze, essendo che Dio non costringe nessuno alla salvezza. Pregare, testimoniare e sperare rimangono comunque attività devozionali valide.
            Seguono i seguenti punti: 3. Excursus: Una reazione inaspettata; 4. Approfondimenti riguardo ad Atti 16,31; 5. Aspetti conclusivi. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-At16-31_interpreta_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

venerdì 3 febbraio 2012

L’omeopatia è una quasi religione


L’OMEOPATIA È UNA QUASI RELIGIONE

Un lettrice mi ha scritto quanto segue: Ho una cara amica, con cui condivido il Vangelo da anni, che a causa di una situazione asmatica (ricorrente) di suo figlio, è caduta in modo totale nelle grinfie dell’omeopatia: sembra che si sia convertita a una religione!
     Nonostante l’avessi avvertita dell’origine di questa nuova «medicina», nella disperazione, si sono rivolti a una omotossicologa, che sembra aver dato una «nuova vita» al suo bambino.
     Siccome ricordo che tu ce ne parlasti quando studiavamo all’IBEI e credo che tu abbia anche scritto qualcosa in merito, hai del materiale da inviarmi su questo tema?
     Mi riferisco all’origine dell’omeopatia, alla sua attendibilità, alle sue «energie» e all’influenza spirituale di questa pratica (nonché alla stranezza del macchinario, che utilizzano per riscontrare le intolleranze). {L. A; 09-01-2012}

Leggi la mia risposta… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Omeopatia_relig_EnB.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

Acqua fresca a caro prezzo!
 

mercoledì 1 febbraio 2012

Il gossip o pettegolezzo? Parliamone

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Il gossip o pettegolezzo» [http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A2-Gossip_UnV.htm] di Vincenzo Russillo. All’inizio di questa discussione vorrei mettere questo mio aforisma: «Cuori pieni di «acque nere» esalano come olezzo maldicenze e calunnie» (Nicola Martella).
            Il termine inglese «gossip» intende «maldicenza, pettegolezzo, ciarla, chiacchiera».
            Nell’opera «Il barbiere di Siviglia» di Gioacchino Rossini c’è l’aria di don Basilio dal titolo: «La calunnia è un venticello» (libretto di Cesare Sterbini). Ecco il testo:
 «La calunnia è un venticello / Un’auretta assai gentile / Che insensibile sottile / Leggermente, dolcemente / Incomincia a sussurrar. / Piano piano, terra terra / Sotto voce sibillando / Va scorrendo, va ronzando, / Nelle orecchie della gente / S’introduce destramente, / E le teste e i cervelli / Fa stordire e fa gonfiar. / Dalla bocca fuori uscendo / Lo schiamazzo va crescendo: / Prende forza a poco a poco, / Scorre già di loco in loco, / Sembra il tuono, la tempesta / Che nel sen della foresta, / Va fischiando, brontolando, / E ti fa d’orror gelar. / Alla fin trabocca, e scoppia, / Si propaga si raddoppia / E produce un’esplosione / Come un colpo di cannone, / Un tremuoto, un temporale, / Un tumulto generale / Che fa l’aria rimbombar. / E il meschino calunniato / Avvilito, calpestato / Sotto il pubblico flagello / Per gran sorte va a crepar».

[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Gossip_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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