giovedì 31 maggio 2012

Vogliono un «risveglio», senza cominciare da sé? Parliamone


VOGLIONO UN «RISVEGLIO», SENZA COMINCIARE DA SÉ? PARLIAMONE

In questo luogo discutiamo l’articolo «Vogliono un «risveglio», senza cominciare da sé», ossia con una riforma morale. Esso poteva portare semplicemente anche il titolo «“Risveglio” e morale», oppure «“Risveglio” spirituale e riforma morale».
     Abbiamo visto che il termine «risveglio» è pressoché assente nella Bibbia, se non per indicare occasionalmente la risurrezione finale (lo stesso «resuscitare» significa «suscitare di nuovo, risvegliare»). Tuttavia è diventato un termine alla moda, che ognuno riempie a suo piacimento.
     Abbiamo pure visto che l’azione del «risvegliare (specialmente lo spirito degli uomini)» avviene come segue: ▪ 1. Ha sempre come autore Dio. ▪ 2. Avviene in seguito alla proclamazione della Parola di Dio. ▪ 3. Non è un’azione di massa, ma sono sempre singoli cuori a venir convinti mediante un pentimento personale, i quali poi diventano strumenti di «risveglio» per altri con l’esempio e l’impegno. ▪ 4. Non è mai un fenomeno mistico e irresistibile, ma è sempre basato sul convincimento personale e che porta a un risvolto pratico (p.es. mettersi all’opera).
     Il tema principale dell’articolo è il seguente: Come è possibile che coloro, che si fanno promotori di un «risveglio» di tipo mistico, irresistibile e di massa, poi falliscano proprio nelle questioni morali? Come è possibile che coloro, che si fregiano di grandi carismi dello Spirito, mostrino poi, nella pratica, una grande carenza del «frutto dello Spirito»? Nell’articolo tale contrasto è stridente.
     È questo un segno del tempo della fine, in cui si hanno le forme della devozione, pur avendo messo sotto naftalina la sua dinamica? (2 Tm 3,1-5). Si crede così di poter pareggiare l’assenza della necessaria irreprensibilità (specialmente nelle guide delle chiese) mediante un eccesso d’ideologia misticheggiante?
     Purtroppo, guardando la maggior parte dei contributi, bisogna constatare che i lettori non hanno voluto dibattere tanto di «risveglio» e morale, ma della relazione fra Israele e la chiesa. Converrebbe quasi cambiare il titolo della discussione. Constato che la cosiddetta «teologia della sostituzione», ossia d’Israele con la chiesa, è molto più diffusa di quanto immaginassi; il suo ovvio metodo è la spiritualizzazione mediante l’allegoria.
     Seguono inoltre i seguenti punti: I contributi dei lettori, finora elaborati, e le miei eventuali risposte.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Voglio_risveglio_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}



mercoledì 30 maggio 2012

Preghiere strumentali


PREGHIERE STRUMENTALI

«È cosa buona corrispondere ai “prega per me”. La preghiera e l’intercessione sono una risorsa, ma non una scorciatoia, specialmente quando c’è da conoscere la volontà di Dio, per compierla. Le preghiere di coloro, che sono male informati, biblicamente ignoranti, doppi di cuore, disubbidienti o che fanno la loro propria volontà, non sempre arrivano al trono di Dio. Dio non dev’essere sempre neppure d’accordo con le nostre scelte; ma a noi deve sempre interessare di sapere il suo pensiero, anzi la sua volontà, per compierla» (Nicola Martella).

Ecco alcune tipologie di persone, che pregano o chiedono agli altri di intercedere per loro. Alcuni pregano (e chiedono intercessione) senza voler cambiare nulla. Altri vivono drammi, ma tacciono, senza cercare consiglio. Altri ancora si portano una pentola in ebollizione dentro, ma dissimulano e non chiedono aiuto. Ci sono quelli che fanno delle scelte secondo la propria volontà e poi chiedono a Dio di benedirle. Ci sono quegli altri, che sono ingiusti o sono causa dei mali altrui (p.es. in famiglia), eppure fanno «splendide» preghiere nelle riunioni. Si potrebbe parlare anche di quelli, che chiedono intercessione, spesso senza dire per che cosa. E così via.
     Pregare Dio per sé o intercedere per qualcuno è certamente una cosa buona per ogni credente. Tuttavia, ci sono tante preghiere inascoltate laddove non si è disposti a farsi rinnovare dal Signore e a compiere la sua volontà. Si fa bene a pregare, tuttavia, laddove ci sono problemi personali e interpersonali irrisolti, si fa bene ad appianarli, chiaramente con uno spirito di preghiera. Se non si fa così, si mettono inutili pesi sugli altri, a cui si chiede di intercedere, senza volersi smuovere di un millimetro. Allora si dà alito di pensare che per tali credenti la preghiera è di per sé come una specie di bacchetta magica.
     Se un credente ha problemi, che non riesce a risolvere da solo, si trovi un consulente spirituale, serio e competente e di cui si ha fiducia; con lui potrà parlare e discutere riguardo alla sua situazione e potrà, altresì, pregare con lui. La via normale per un credente è rivolgersi ai conduttori della propria chiesa. Se si tratta di un problema specifico, di cui essi non hanno competenza, col loro consenso ci si potrà risolvere a una persona, che si stima e che sia capace di consigliare al meglio.
     In ogni modo, se si continua a fare cose ingiuste, le preghiere diventano soltanto un esercizio religioso senza efficacia. La devozione senza l’etica biblica è come pedalare su una bicicletta senza catena di trasmissione: l’attività illuderà senza ottenere risultati.
     Seguono i seguenti punti: Per l’approfondimento biblico; Eventuali contributi dei lettori.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Prega_strument_EnB.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


martedì 29 maggio 2012

Vogliono un «risveglio», senza cominciare da sé


 VOGLIONO UN «RISVEGLIO», SENZA COMINCIARE DA SÉ

1. ENTRIAMO IN TEMA: Qualcuno ha pubblicato un evento, con scadenza 1 giugno 2012, dal titolo: «Vogliamo il risveglio in Italia». Mi è stato mandato un invito a tale evento telematico.
     In effetti c’era soltanto il titolo di suo, poiché poi seguiva il testo di Gioele 2,28-32 con tanto di titoletto: «L’ultima grande pioggia dello Spirito, prima del giorno dell’Eterno», preso dalla Nuova Diodati.
     Ecco il testo: «Dopo questo avverrà che io spanderò il mio Spirito sopra ogni carne; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. 29 In quei giorni spanderò il mio Spirito anche sui servi e sulle serve. 30 Farò prodigi nei cieli e sulla terra: sangue, fuoco e colonne di fumo. 31 Il sole sarà mutato in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il grande e terribile giorno dell’Eterno. 32 E avverrà che chiunque invocherà il nome dell’Eterno sarà salvato, perché sul monte Sion e in Gerusalemme vi sarà salvezza, come ha detto l’Eterno, e fra i superstiti, che l’Eterno chiamerà» (grassetto nostro).

2. IL CONFRONTO: Dal mio intervento a tale evento telematico ne è nata una discussione con Francesco Minaci, un credente che si qualifica col ministero di «evangelista». Ciò potrebbe essere interessante anche per gli altri lettori.

     Nicola Martella: Chi vuole il cosiddetto «risveglio», inizi a risvegliare se stesso, ubbidendo alla «legge di Cristo»! Poi, con la sua vita risveglia quelli, che gli stanno accanto... E così via. Il «risveglio», termine tanto alla moda oggigiorno, ma poco ricorrente nella Bibbia, è soprattutto un fatto personale, poi a tu per tu e, quindi, a macchia d’olio (cfr. Gv 1,40ss.43-46).
     Inoltre, permettetemi di dire che Gioele 2,28-32 non c’entra nulla con un risveglio di Gentili in Italia. Tale brano nel suo contesto parla del «risveglio» dei Giudei, non dei Gentili. Si tratta di «ogni carne» in Israele (cfr. vostri / vostre; Gioele parlava ai suoi connazionali). Tale salvezza si realizzerà per Sion o Gerusalemme, per i superstiti d’Israele (Gle 2,32) e per quelli andati in esilio (Gle 3,1s). Quindi, tale brano ha a che fare con l’Israele della fine dei tempi, appena prima del «giorno del Signore (o dell’ira)», comunemente chiamato «tribolazione (finale)».
     Allora, che cosa c’entra tutto ciò con l’appello «Vogliamo il risveglio in ITALIA»? Se si vuole realizzare il vero contenuto di tale brano, mettiamoci a evangelizzare gli Ebrei italiani! Tale brano non promette altro. Se poi vogliamo la conversione degli Italiani, evangelizziamo questi ultimi, ma allora lasciamo perdere Gioele 2,28-32.

     Francesco Minaci: Gioele profetizza che lo Spirito scende su ogni carne. {27-05-2012}

     Nicola Martella: Se leggi il contesto, ti accorgerai che Gioele stava parlando solo ai suoi connazionali, gli aggettivi usati lo confermano; e gli esuli o deportati sono quelli d’Israele. Nel libro di Gioele i Gentili sono i nemici (cfr. Gle 3,4ss). È il contesto che regna ed è esso che spiega il singolo testo. La Parola bisogna tagliarla rettamente, facendo esegesi contestuale! Altrimenti si aprono porte e portoni al soggettivismo, all’arbitrio e alle interpretazioni allegoriche, che falsano la Parola di Dio!
     La locuzione «ogni carne» dipende sempre dal contesto e a ciò, a cui si riferisce. In un testo può indicare tutta l’umanità, in un altro gli abitanti di una nazione, in un altro ancora la gente di una zona o di una città e, infine in un altro una particolare etnia. Quando il brano di Gioele si adempì parzialmente e come caparra a Pentecoste (l’adempimento finale sarà escatologico), lo Spirito venne soltanto sugli Ebrei e Pietro lo applicò soltanto a loro (At 2,14ss «uomini giudei»)…
     Seguono inoltre i seguenti punti: Resto della discussione; 3. Alcuni approfondimenti biblici; 4. Un epilogo inaspettato con Massimiliano Di Liberto: 4.1. Piedi piccoli di alcuni promotori di «risveglio»; 4.2. Il fango di alcuni promotori di «risveglio».
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Voglio_risveglio_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


sabato 26 maggio 2012

L’imposizione delle mani: Fra abuso e negazione


L’IMPOSIZIONE DELLE MANI
Fra abuso e negazione

Alcuni lettori mi hanno presentato le seguenti questioni.
     1. Caro Nicola, non so se hai affrontato qualche volta quest’argomento, non ricordo di aver letto eventuali discussioni sul tuo sito riguardanti l’imposizione delle mani. Ti pongo questo quesito perché, un po’ di tempo fa, ne ho parlato con un fratello e mi ha risposto col documento allegato; egli ritiene che l’imposizione delle mani sia qualcosa relativa solo all’Antico Testamento, che si è andato a esaurire con gli apostoli. Però, leggendo i primi versetti di Ebrei 6, si evince, che l’imposizione delle mani viene posta come fondamento insieme a altri cinque pilastri della fede; in base a tutto ciò, l’imposizione delle mani non sembra qualcosa di superato. Aspetto delucidazione in merito. Come sempre, un caro, fraterno e affettuoso saluto. {G.N.; 30 novembre 2009}
     2. In un articolo tu citi questa parola di Paolo rivolta Timoteo: «Per questa ragione ti ricordo di ravvivare il carisma di Dio, che è in te per l’imposizione delle mie mani» (2 Tm 1,6). Mi piacerebbe comprendere appieno perché prima s’imponevano le mani, ma ora non più, almeno nelle «assemblee dei Fratelli». {A.C.B.; 22-05-2012}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito: Parto dalle asserzioni del secondo lettore. Le «chiese dei Fratelli» sono abbastanza variegate per dire che in esse non si pratichi l’imposizione delle mani. Io pratico l’imposizione delle mani, specialmente nella cura d’anime (i dettagli si trovano nel mio libro «Entrare nella breccia»). Lo snaturamento dell’uso dell’imposizione delle mani nel mondo carismatico (p.es. inflazione e spettacolarizzazione) e l’uso sacramentale nel mondo cattolico (p.es. consacrazione clericale quale iniziazione) hanno fatto sì che altri cristiani diventassero, all’opposto, troppo prudenti nel praticarlo in modo corretto. Tutto ciò ha posto l’imposizione delle mani in secondo piano in alcune denominazioni. Alcuni cristiani, per fare muro alla deriva di altri cristiani nell’uso indebito di tale segno ecclesiale, hanno addirittura ipotizzato che esso si fosse esaurito al tempo degli apostoli.
            Passo ora alla disamina di quanto affermato e mi ha inviato il primo lettore. Ho ricevuto, quindi, da tale lettore una composizione in PowerPoint dal titolo «L’imposizione delle mani», perché l’analizzassi. L’autore è sconosciuto (firma digitale nascosta: «Alpha Centauri»). Secondo me l’unico suo scopo è di combattere l’abuso odierno dell’imposizione di mani in ambienti entusiastici e in quelli clericali.
     Egli elenca e tratta i motivi ricorrenti nella Bibbia per l’imposizione delle mani:
     ■ Affidamento di un compito
     ■ Benedizione (spesso intercambiabile con la precedente motivazione)
     ■ Rito in alcuni sacrifici atto a simboleggiare una sorta di trasferimento di colpe sulle vittime
     ■ In occasione di miracoli di guarigione
     ■ Segno per il conferimento dello Spirito Santo
     ■ Conferimento di doni spirituali.

La trattazione, che segue in tale composizione in PowerPoint, è dotta. Subito all’inizio l’autore scrive: «Per questo lavoro volontariamente non è stato fatto uso di materiale extra-biblico né di fonti storiche, seppure avrebbero arricchito il lavoro». Direi che è un peccato, poiché non si può prescindere dalla storia delle chiese dei primi secoli. Non entro in tutti i particolari, ma evidenzio solo alcuni aspetti particolari.
     La sua disquisizione è dotta, ma non convince abbastanza. Infatti, se essa era usuale nel cristianesimo apostolico, tanto da non essere necessaria una nuova discussione in merito (Eb 6,1ss), non si capisce perché, dopo il tempo apostolico, debba essere venuta meno (dove sarebbe scritto questo in modo chiaro e incontrovertibile?)…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Imposizione_mani_EnB.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?  {Nicola Martella}


martedì 22 maggio 2012

Ricordati di Gesù Cristo e del tuo carisma


RICORDATI DI GESÙ CRISTO E DEL TUO CARISMA

È nobile che un credente dica a un non-credente o a un simpatizzante: «Ricordati di Gesù Cristo». Eppure nel NT non esiste nulla di simile.
     Paolo, andando in missione, ha formato dapprima una squadra e ha portato con sé i suoi collaboratori, istruendoli giorno per giorno, facendosi coadiuvare, mandandoli a curare singoli e chiese, a confermare conduttori di chiesa, a predicare l’Evangelo, a occuparsi della sottoscrizione a favore dei credenti poveri della Giudea e così via.
     Uno di tali fedeli discepoli, collaboratori e compagni d’armi era Timoteo. Dopo tante vicende non era neppure più tanto giovane, ma doveva avere intorno ai 40 anni. Quante vicende avranno vissuto insieme. Quante lettere avrà scritto Paolo al suo fedele collaboratore, di cui due ci sono state tramandate. In esse quanti buoni consigli si trovano per lui.
     Lì per lì, in mezzo a tante raccomandazioni, sbalordisce dapprima leggere le seguenti parole: «Ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti, della stirpe di Davide, secondo il mio Evangelo» (2 Tm 2,8). C’era tale pericolo che Timoteo si dimenticasse proprio di questo? E che ciò accadesse proprio a lui, che predicava l’Evangelo in modo ricorrente? Sembra di sì…
     Come uomini di Dio, spesso ci occupiamo di varie cose necessarie: di tanti problemi (pastorali, umani, interpersonali, ecc.), di opinioni differenti, di interessanti temi di varie discipline (etica, scienza, dottrina, ecc.), di vari programmi ecclesiali, di come contrastare le tesi dei malvagi e dei senza Dio, di come rispondere alle asserzioni degli avversari dell’Evangelo, di come migliorare le cose nell’opera del Signore, di come suscitare lo zelo, la crescita, il cosiddetto «risveglio», di come ammonire i disubbidienti ed esortare i vacillanti, e così via. In tale giungla di occupazioni può succedere che ci dimentichiamo al momento o mettiamo in secondo piano proprio la cosa principale: la differenza la fa proprio il Signore risorto!
     Tutti i leader religiosi del mondo sono morti e rimangono nella polvere. Gesù Cristo è l’unico risorto!...
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Disc/A1-Ricorda_Gesu_UnV.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?{Nicola Martella}



 

lunedì 21 maggio 2012

Salmo 137,9 e gli avversari della Bibbia? Parliamone


Qui di seguito discutiamo l’articolo «Salmo 137,9 e gli avversari della Bibbia». Gli avversari della Bibbia di ogni specie e provenienza usano i versi finali di questo salmo per screditare la sacra Scrittura.
8 O figlia di Babilonia, devastatrice,
felicitazioni a chi ti darà il contraccambio di ciò,
che tu ci hai fatto!
9 Felicitazioni a chi piglierà i tuoi bambini
e li sbatterà contro la roccia!

Oltre agli avversari della fede biblica, che hanno da sempre cercati pretesti, nel corso della storia, ci sono stati sempre cristiani, che hanno cercato di addolcire tali versi per loro fastidiosi e provocatori, per renderli più accettabili a sé e agli altri, mediante l’allegoria o una spiritualizzazione arbitraria.
     Nell’articolo abbiamo visto che tali versi nel loro contesto storico, letterario, teologico e culturale avevano un significato differente da quanto i detrattori della Bibbia vogliono intendere. Prendiamo anche le distanze da ogni maquillage allegorico. Come abbiamo visto tali versi ricalcavano una precisa predizione, che Dio aveva fatto mediante il suo profeta Isaia ben 150 anni prima. Qui di seguito discutiamo di vari aspetti e particolari.
     Seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali risposte.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Sal137_avvers_MT_AT.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/salmo-1379-e-gli-avversari-della-bibbia-parliamone/10150988793217990

giovedì 17 maggio 2012

Salmo 137,9 e gli avversari della Bibbia


 SALMO 137,9 E GLI AVVERSARI DELLA BIBBIA

Una lettrice mi hanno posto la seguente questione: Caro Nicola, un conoscente non-credente mi ha citato Salmo 137,9 [N.d.R.: «Beato chi piglierà i tuoi bambini e li sbatterà contro la roccia!»]. Egli, prendendomi in giro, ha dichiarato: «Chissà mai quale spiegazione può avere tale verso». La verità è che non so dargli una spiegazione. Puoi venirmi in aiuto? Ti ringrazio molto. {L. V. G.; 11-05-2012}

Ad aspetti rilevanti di tale questione rispondo come segue:

1. I moderni tentatori
     Gli atei, gli agnostici, i senza Dio e gli avversari della rivelazione biblica d’ogni provenienza sono abili a isolare versi dalla sacra Scrittura e a metterli come pietre d’inciampo sulla via dei credenti, nell’intento di screditare la Bibbia ai loro occhi, di seminare il dubbio circa la sua attendibilità e di far cadere gli sprovveduti nell’incredulità. Essi assomigliano al serpente nel giardino dell’Eden, che astuto, sornione e con recitato interesse pose domande apparentemente intelligenti a Eva, promettendole emancipazione e illuminazione. Allora come oggi, le insinuazioni sono le medesime: «Dio vi avrebbe detto proprio così? Come può chiedervi cose del genere? Non è come dice Lui, ma Egli sa che… Egli vi nasconde che… Perché continuare a credere in Dio, se tu stesso puoi essere Dio della tua vita?», e così via.

2. Il contesto regna
     Per capire il verso finale del Salmo 137, bisogna leggere l’intero salmo e tener presente l’allora contingenza storica. Ricordo che da questo salmo è stata tratta la famosa aria «Va’ pensiero» del Nabucco di Giuseppe Verdi.
     Gerusalemme era stata distrutta dai Babilonesi, migliaia di persone erano state uccise in modo barbaro, specialmente i dignitari (scorticati vivi e impalati vivi), le donne erano state stuprate, i neonati erano stati sbattuti contro le rocce. Altri (donne, uomini, ragazzi, giovani) furono deportati seminudi, a piedi per molte centinaia di chilometri, con indicibili stenti, per essere usati come schiavi a Babilonia; tanti di loro perirono per strada di stenti e per la fame e la sete. Gli anziani, se non uccisi prima della partenza, furono abbandonati a loro stessi, essendo un peso per la marcia. I neonati erano considerati parimenti un impedimento e furono soppressi in loco, prima di partire, per evitare di perdere per strada anche le mamme, che allattavano, e quindi delle schiave. Il libro delle Lamentazioni di Geremia descrive lo strazio di quei giorni durante e dopo l’assedio e tutte le atrocità che il popolo di Giuda subì. Dopo la lunga deportazione, i Babilonesi aguzzini arrivati finalmente con i superstiti nel luogo dell’esilio, pretendevano dai Giudei sopravvissuti agli strapazzi e all’angoscia di essere allietati con delle canzoni allegre. Ci si può immaginare i sentimenti, che c’erano nel loro animo e che essi non poterono esprimere per paura di rappresaglie.
     Seguono inoltre i seguenti punti: 3. Capire il tenore del testo; 4. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Sal137_avvers_R34.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 

lunedì 14 maggio 2012

Il massimalismo religioso


IL MASSIMALISMO RELIGIOSO

Se una dottrina affligge soltanto, ma non dà speranza, potete essere certi che proviene dagli uomini e non da Dio. Ecco un mio breve componimento sul massimalismo religioso ed etico, che sa solo dare soluzioni estreme ai problemi reali altrui.

Com’è letale il fatalismo
d’ogni iper-spiritualismo.
Norme estreme son i pesi,
che caricano sugl’indifesi.
È pur gretta e senza amore
tale ricetta all’altrui dolore.

Così non è il Dio vivente, di cui la Bibbia parla. Egli, anche laddove facesse la piaga, per portare a ravvedimento, poi la fascia amorevolmente, per addurre la guarigione. «Egli fa la piaga, poi la fascia; egli ferisce, ma le sue mani guariscono» (Giobbe 5,18). Il fine di Dio non è affliggere, cosa che fa mal volentieri, ma sanare l’intera persona e dare pace all’interno della comunione con Lui stesso. «Il Signore non ripudia in perpetuo; ma, se affligge, ha altresì compassione, secondo la moltitudine delle sue benignità; poiché non è volentieri che egli umilia e affligge i figli degli uomini» (Lamentazioni 3,31).
     È un denominatore comune dei massimalisti d’ogni provenienza il fatto che conoscano solo la legge, ma non la grazia. Essi spaccano il capello in quattro, pur di aver ragione…
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Dot/A1-Massimalismo_relig_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


sabato 12 maggio 2012

Donazione di organi


DONAZIONE DI ORGANI

Tre lettori mi hanno posto le seguenti domande:
1. Hai del materiale sulla donazione di organi?
2. La donazione di organi a scopo umanitario non è possibile, vero?
3. La donazione degli organi è biblicamente consentita?

Ecco qui la prima richiesta: Caro Nicola, […] Avrei bisogno del materiale riguardo alla donazione degli organi, di come un cristiano deve comportarsi. Se ce l’hai, ti sarei grato se tu potessi inviarmelo. Ti ringrazio anticipatamente.

Ad aspetti rilevanti di tale questione rispondo come segue: Purtroppo non ho materiale sul soggetto da te richiesto. Sperò però che possano aiutarti le seguenti mie riflessioni. Parto da due presupposti:
     — «Ama il tuo prossimo come te stesso» (Mt 22,39). «Chi ama il prossimo ha adempiuto la legge» (Rm 13,8).
     — «Nessuno ha amore più grande che quello di dare la sua vita per i suoi amici» (Gv 15,13).

Secondo il principio ermeneutico «dal maggiore al minore», si evince il seguente principio: Se è concesso di dare la vita per i propri amici, quale segno di sublime amore, quanto più è concesso di dare di meno, ossia i propri organi. Su tale base biblica si può avere una buona coscienza nel fare un gesto d’amore verso il prossimo, donandogli i propri organi. Infatti, se ci trovassimo nella stessa situazione disperata, vorremmo che anche a noi succedesse similmente.
     A tutto ciò si aggiunga quanto segue. Bisogna pensare che, una volta morti, il proprio corpo diverrebbe comunque polvere. Inoltre, anche nella donazione da vivi verso i propri cari, nel caso del fegato, esso si rigenera completamente sia nel donatore, sia nel ricevente; di reni il Signore ce ne ha forniti due, per sicurezza. Sebbene nessuno di noi vuole mai trovarsi nella situazione di aver bisogno di un trapianto di organi, sarà grato che ci sia un donatore, quando ciò dovesse mai succedere. Sebbene nessuno di noi vuole mai trovarsi nella situazione di dover donare un organo uno al proprio coniuge o a uno dei propri figli, in ogni caso ciò sarebbe una dimostrazione di amore estremo.

Seguono inoltre le domande degli altri due lettori e le mie risposte.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Donazione_organi_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?  {Nicola Martella}