sabato 30 giugno 2012

Semplicità di fede e mancanza di conoscenza? Parliamone


SEMPLICITÀ DI FEDE E MANCANZA DI CONOSCENZA? PARLIAMONE

Nell’articolo di riferimento abbiamo visto come si possa confondere la «semplicità di fede» con una mancanza di conoscenza. Abbiamo anche osservato come l’opposizione a una filosofia teologica di stampo critico faccia credere che ogni tipo di studio, anche della Bibbia, sia una perdita di tempo; ciò diventa anche la serra per una devozione contemplativa di tipo mistico e per un approccio soggettivo, spiritualista e spesso arbitrario alla Scrittura. Qui allora la fanno da maestri falsi surrogati come la indebita versettologia, la lettura ideologica della Scrittura, il falso sillogismo, le proiezioni interpretative (eisegesi), spiritualizzazioni arbitrarie mediante interpretazioni soggettive basate sull’allegoria, il simbolismo, la tipologia, la numerologia e cose simili.
     Come si vede, il contrario del criticismo alla Bibbia non è una contemplativa devozione mistica, ma uno studio esegetico della Scrittura, che sia mosso dal timor di Dio, da un rapporto personale verso il Signore, dal rispetto per Dio e la sua Parola, dalla passione per quest’ultima e dalla responsabilità di tagliare rettamente la Parola della verità (2 Tm 2,15), ossia d’interpretare correttamente ogni testo nel suo proprio contesto.
     Si tengano presenti anche i seguenti stimoli.
     La legge non ammette ignoranza; né quella degli uomini, né tanto meno quella di Dio (peccato per errore Lv 4,2.13.22.27; 5,15; per ignoranza Lv 5,18; At 3,17).
     L’ignoranza non è una scusante per gli errori. «Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza» (Osea 4,6).
     L’ignoranza non protegge dalle legittime critiche. «Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio» (Matteo 22,29).
     L’ignoranza non mette al riparo dalle sanzioni. Chi aggiunge o toglie dalla Parola di Dio (Dt 4,2; 12,32; Dt 30,5s; Ap 22,18s), disonora il Signore e s’attira il suo disprezzo (cfr. 2 Sm 12,9s; Is 30,12ss).
     L’ignoranza non protegge dal danno (cfr. Dt 31,17.21; 1 Tm 6,10).
     La «santa ignoranza» non protegge dalle conseguenze! (Lv 5,4 senza badarvi, alla leggera; Gr 6,14s; 8,11ss).

Tutto ciò mostra la necessità di uno studio biblico e di studiosi, che sappiano analizzare e insegnare gli insegnamenti della sacra Scrittura. Nell’antico patto si andava dai sacerdoti e dai giudici (Dt 17,8-12; Mal 2,7); poi, successivamente, si consultavano anche i sapienti (Pr 11,14; 12,15; 20,18; 22,17; 24,6) e i proclamatori della Parola (1 Sm 9,9; 1 Re 22,7; 2 Re 3,11; Ez 14,7-11 avvertimento). Nel nuovo patto Dio ha dato insegnanti per studiare e insegnare gli oracoli di Dio, presenti nella sacra Scrittura (1 Cor 12,28s; Ef 4,11); essi sono da distinguere dai falsi dottori (1 Tm 1,6s; 2 Tm 4,3; 2 Pt 2,1).
            Nei primi due contributi riporto i casi esemplari di tale atteggiamento, in cui si confonde la «semplicità di fede» con una mancanza di conoscenza.
     Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: I contributi dei lettori.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Fede_conoscenza_MT_AT.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

 

venerdì 29 giugno 2012

Semplicità di fede e mancanza di conoscenza



SEMPLICITÀ DI FEDE E MANCANZA DI CONOSCENZA
Sapienza biblica o alibi per una «santa ignoranza»?


1.  ENTRIAMO IN TEMA: Mi arrivano continuamente contributi, in cui si fa l’elogio della «semplicità di fede»; di per sé non ho nulla in contrario, visto che anch’io mi esercito a confidare con semplicità di cuore e timore di Dio nel Signore e nelle sue promesse (cfr. At 2,46s; Ef 6,5; Col 3,22). Nella Bibbia, però, ciò non è sinonimo di una «santa ignoranza» o mancanza di conoscenza; il contrario di ciò non è lo studio della Bibbia (cfr. 2 Tm 2,15). Alla «semplicità di fede», radicata nello studio della Scrittura, si contrappone invece lo sviamento da quest’ultima, per seguire le seduzioni di falsi maestri, ora gnostici, ora agnostici.
     Ad esempio, ciò era successo a Corinto, allorché i credenti diedero credito a presunti «superapostoli» (= santoni, «unti») giudaici, che spiritualizzarono l’esoterismo e lo introdussero nella chiesa. Essi predicavano in modo sottile un altro Cristo, un altro Evangelo e un altro Spirito; e ciò produsse che le menti dei credenti si erano «corrotte e sviate dalla semplicità e dalla purità rispetto a Cristo» (2 Cor 11,3ss.13ss).
     Il caso opposto è quello dell’agnosticismo. Filosofi agnostici mettono mano alla Bibbia e, nella veste di presunti teologi, la mitizzano e la dissacrano. La reazione a ciò di alcuni è quello di rifiutare ogni tipo di studio della Bibbia e di trincerarsi in una contemplazione mistica e spiritualista della Scrittura, interpretata a proprio uso e consumo e insegnata a proprio arbitrio.

2.  UN CASO SPECIFICO

2.1.  LE TESI IN UNA CONFESSIONE: Anni or sono, un anziano cristiano, all’epoca di 77 anni, mi ha dato lo spunto per questo tema. Egli mi scrisse allora, tra altre cose, quanto segue: «[…] Ti premetto che sono tutt’altro che letterato, motivo per cui mi piacciono gli argomenti brevi e stringati (anche le prediche...) in modo da fare meno fatica nel ricordare. […] Per quanto mi riguarda quindi la mia limitata educazione scolastica e religiosa mi pone al riparo dai... rischi di approfondimenti culturali troppo intelligenti ed elaborati, che potrebbero compromettere in noi lo studio lineare e la semplicità dell’Evangelo a fronte di una cultura, a volte, pericolosamente mancante di una componente essenziale: la felicità di essere creature di Dio redente dal Cristo che salva.
     Leggevo infatti — non ricordo più in quale rivista specializzata — che la maggior parte dei quotatissimi teologi tedeschi, tuttora residenti nella patria, dove è iniziata e si è sviluppata la Riforma — con tutta la loro scienza, intelligenza e cultura — sono giunti a conclusioni talmente raffinate ed elevate da risultare... perfettamente atei e di conseguenza infelici; ne consegue che forse è meglio essere degli ignorantelli (...relativi) e accettare le verità bibliche senza troppe elucubrazioni cerebrali rischiose per la nostra fede, e accettare il tutto come bambini innocenti ecc. ccc. perfettamente credenti». {Giacomo Pastorino; 06-04-2007}
     Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: 2.2. Alcune riflessioni in merito; 3. Un problema molto diffuso.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Fede_conoscenza_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

 

mercoledì 27 giugno 2012

Infuocati o zelanti? Parliamone


INFUOCATI O ZELANTI? PARLIAMONE

In questo tema discutiamo l’articolo «Infuocati o zelanti?». Oggigiorno, non basta più impegnarsi a essere zelanti o ferventi di spirito, ma si vuole essere fiamme e fuoco, misticamente parlando. Abbiamo visto che specialmente in ambito pentecostale e carismatico si sta diffondendo la moda di voler essere «infuocati», e tale designazione accompagna altri termini nei nomi di account, pagine e gruppi in Internet: «Infuocati per Dio, per Gesù, nello Spirito, ecc.». Alcuni credenti usano tale neologismo dottrinale, senza badare al fatto che nella bibbia il fuoco è nella stragrande maggioranza dei casi una potenza distruttrice!
     Come vedremo, specialmente i credenti provenienti dall’ambito pentecostale e carismatico cercano di difendere tale neologismo dottrinale, o per lo meno di scusarlo. Alcuni cercano di trovare improbabili collegamenti con lo Spirito Santo, sebbene «fuoco» e «Spirito» ricorrono raramente insieme. Altri cercano di introdurre qui il cosiddetto «battesimo dello / nello Spirito», sebbene tale espressione non si trovi mai nel testo greco del NT. Non mancano tentativi di far quadrare, in qualche modo, il cerchio mediante l’uso di simbologia varia, di lontane analogie, di metafore, di spiritualizzazioni allegoriche, pur di attribuire al fuoco un aspetto positivo, sì, di benedizione.
     La discussione, che segue, è certamente interessante anche dal punto di vista dell’ermeneutica biblica, ossia di come i vari partecipanti usano la Bibbia per portare avanti il loro ragionamento, interpretandola in modo contestuale, a senso o addirittura in modo pretestuoso e arbitrario. Questo tema diventa, quindi, una lezione pratica per distinguere l’esegesi (o interpretazione contestuale), dalla versettologia indebita e dalla eisegesi (o proiezione interpretativa).
     La Parola di Dio viene paragonata al metallo, che risulta dopo aver purificato (= raffinato) il minerale per mezzo del fuoco (2 Sm 22,31; Sal 18,30; cfr. Ap 3,18). A noi spetta di tagliare rettamente la Parola della verità, per non essere operai confusi e per essere approvati dinanzi a Dio (2 Tm 2,15).
     Faccio, infine, presente che non sempre nei brani, in cui in italiano c’è «ardore» e «ardentemente», ciò si trova anche nel testo originale; sotto discuteremo, ad esempio, 1 Corinzi 12,31; 14,1. Ecco un esempio dell’AT: «Tutto Giuda si rallegrò del giuramento; perché avevano giurato di tutto cuore e avevano cercato l’Eterno con tutta la loro volontà; ed egli s’era lasciato trovare da loro» (2 Cr 15,15; così Lut, Elb, ND; «grande ardore» R, NR; «tutto l’ardore» CEI; «tutta la loro affezione» D). In ebraico bekol-lebābām «con tutto il loro cuore» (= mente) e bekol-reśônām «con tutto il loro piacere (= volontarietà) o la loro volontà». Il termine rāśôn è tradotto con «volontà» nei seguenti brani: Gn 49,6 arbitrio, caparbietà; Esd 10,11 fate la sua volontà; Ne 9,24 a loro arbitrio; Ne 9,37 a loro arbitrio; Est 1,8 secondo la propria volontà; Est 9,5 a loro arbitrio; Sal 40,8 la tua volontà; 103,21 fate il suo volere; 143,10 far la tua volontà; Dn 8,4 faceva quel che voleva; Dan 11,3.16 farà quel che vorrà; Dan 11,3.16.36 agirà a suo arbitrio.
     Tutto ciò mostra che bisogna essere moderati, usando certi brani, di cui bisogna prima accertare il significato reale. Non bisogna trarre da essi una legittimazione a essere «infuocati» in senso mistico ed entusiastico, soltanto perché si è trovata una lontana analogia in qualche testo. Si fa bene a partire sempre da cose evidenti.
     Sul sito seguono i contributi dei lettori…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Infuocati_zelanti_UnV.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

 

martedì 26 giugno 2012

Si sacrifica il sangue e si crede in esso?


SI SACRIFICA IL SANGUE E SI CREDE IN ESSO?

1. Entriamo in tema
     Ho già scritto sulla mistica del sangue, diffusa non solo nel cattolicesimo, ma anche in alcuni ambienti del carismaticismo (cfr. Benny Hinn). Esiste, poi, tanto pressapochismo dottrinale, che non ha a che fare né con l’uno né con l’altro, ma si basa sulla poca analisi biblica, sulla ovvietà del consenso in certi ambienti, che mai viene verificato in senso biblico, e sulla faciloneria spiritualista.
     In rete mi è stata suggerita un’immagine, su cui a nome di «Infuocati per Cristo» è scritto: «Dio non ti chiede a quale denominazione religiosa tu appartenga. Egli ti chiede se credi al sangue, che suo Figlio ha sacrificato».
     Guardando tale asserzione più da vicino, mi sono chiesto: Si può credere al sangue? Cristo ha veramente sacrificato il suo sangue? Non interverrò sulla prima frase a proposito delle denominazioni, ma soltanto sulla seconda.
     In rete ci sono varie affermazioni religiose, che chiamerei «qualunquistiche», che contengono frasi a effetto e che servono a mietere approvazione. Anche nell’immagine, che vogliamo analizzare, le lacune dottrinali sono purtroppo più di una.
     Sul sito seguono i seguenti punti: 2. Si sacrifica il sangue?; 3. Dio ci chiede di credere nel sangue?
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Sacrifica_sangue_R12.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


domenica 24 giugno 2012

Infuocati o zelanti?


INFUOCATI O ZELANTI?

1. ENTRIAMO IN TEMA: In certi ambienti religiosi, specialmente di stampo carismaticista, il termine «infuocato» sta raccogliendo sempre più consenso, come già è stato con «potenza», «unzione», «risveglio» e altri, che non corrispondono proprio all’uso biblico. Si vuole essere infuocati per Dio, per Cristo, con lo Spirito e così via. Tale concezione è un nuovo costrutto rispetto alle idee proprie della Bibbia.
     In campo religioso, account e nomi di pagine e gruppi portano il termine «infuocato»: «Generazione Infuocata», «Infuocati dallo Spirito Santo», «Infuocati per Gesù», «Infuocati per Cristo», «Infuocati dallo Spirito Santo (RnS)», «Cuore Infuocato», «Amore Infuocato» e così via.
     Poi ci sono gli infuocati nella libidine, dall’occultismo o da altro: Anima, Sogno, Lucifero, Stallone, Ragazzo, Uomo, Lilith, Lupo, Venere, Passerotto, Topolina, Guerriera, Passione, Drago, Dragone, Draghetta, Leone, Dardo, Seduzione, Cuore, Toro, Diavolo, Angelo, Teschio, Cavallo, e così via (ometto le parole triviali). Infine ci sono i nomi propri di uomo o di donna con l’aggiunta di «infuocato /a» in senso passionale.
     Qui ci limitiamo a quei cristiani, che preferiscono presentarsi dietro a una «etichetta infuocata», come ad esempio «Infuocati per Gesù, Cristo, ecc.». Le immagini usate come icone, sono corrispondenti: fiamme a forma di cuore, di colomba, colomba nelle fiamme (mi fa sempre temere il peggio per la povera colombella!), regioni d’Italia infuocate, addirittura la cartina di un’intera nazione, se non del mondo intero, e così via. È il caso di dire che c’è gente che vuole scherzare col fuoco…
Seguono inoltre i seguenti punti: 2. L’analisi scritturale; 3. Zelanti, non infuocati.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Infuocati_zelanti_EnB.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


venerdì 22 giugno 2012

Risveglio carismaticista alla prova biblica? Parliamone


RISVEGLIO CARISMATICISTA ALLA PROVA BIBLICA? PARLIAMONE

Nell’articolo «Risveglio carismaticista alla prova biblica 1» abbiamo presentato dapprima il pensiero di Francesco Minaci, che si definisce evangelista, ed è un seguace del carismaticista Kenneth Hagin e della sua falsa «dottrina del rhema», che alimenta presunte «nuove rivelazioni». In pratica, le sue tesi sono basate soprattutto sulla credenza nei sogni e nelle nuove rivelazioni; esse sono un miscuglio singolare fra alcuni momenti solenni dell’AT, alcune feste d’Israele, una «escatologia ottimistica» mossa dal desiderio e dalla fantasia. Abbiamo assoggettato tali tesi a un’analisi critica e le abbiamo trovate lacunose e insufficienti dal punto di vista logico, teologico, esegetico e storico. La costruzione ideologica di un risveglio escatologico si basa, in pratica, sulla errata interpretazione dei dati scritturali riguardo ad alcuni momenti solenni della storia d’Israele e alla singolare combinazione inventata fra feste d’Israele e presunto «risveglio» escatologico.
     Nella seconda parte mostriamo come le tesi di Francesco Minaci e di altri carismaticisti siano in netto contrasto con i parametri biblici riguardo alla storia e alla fine dei tempi. L’unica «rinascita» escatologica preannunciata nel NT è un «risveglio in negativo», ossia dell’occultismo, dell’esoterismo, dello gnosticismo, dell’apostasia, della falsa fede e delle dottrine ingannatrici. «Ma lo Spirito dice esplicitamente che nei tempi futuri alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demòni, sviati dall’ipocrisia di uomini bugiardi…» (1 Timoteo 4,1s).
     Dopo la pubblicazione della prima parte, ho scritto a Francesco Minaci quanto segue: Francesco, come preannunciato, ho analizzato il tuo scritto criticamente alla luce della Scrittura, facendone osservazioni e obiezioni. Chiaramente, ciò che ho scritto riguarda le tue idee espresse in tale tuo scritto, non la tua persona, la tua morale, il tuo zelo per il Signore e l’opera tua. Puoi partecipare alla discussione, se vuoi, sulle mie bacheche o per e-mail. Ciò che mi scriverai, lo leggerò, lo analizzerò e, se conforme al merito dell’articolo, lo pubblicherò nel tema, che aprirò.
     La stessa cosa ho fatto dopo la seconda parte. Non ho ricevuto nessuna risposta finora. Peccato.
     Seguono inoltre i seguenti punti: I contributi dei lettori e le mie eventuali risposte.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Risveglio_carismat_Car.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


mercoledì 20 giugno 2012

Risveglio carismaticista alla prova biblica 2


RISVEGLIO CARISMATICISTA ALLA PROVA BIBLICA 2
Parametri biblici nella storia e alla fine dei tempi

Nella prima parte [http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Risveglio_carismat1_Esc.htm] abbiamo presentato le tesi di Francesco Minaci, carismaticista e seguace di Kenneth Hagin e della sua falsa dottrina del rhema. Egli presenta una singolare «teologia ottimistica» del cosiddetto «risveglio», basata su una fantasiosa spiritualizzazione delle feste d’Israele e su momenti della storia del vecchio patto, che lui interpreta come «risvegli» e che prende a modello per un presunto prossimo risveglio escatologico senza precedenti, che supererà attese e immaginazione.
     Le questioni, che affrontiamo qui di seguito, sono specialmente le seguenti: Chi o che cosa si risveglierà veramente, alla fine dei tempi? Per chi vale il risveglio nella Bibbia, per credenti o increduli?
     Seguono inoltre i seguenti punti: 4. Il travisamento dei dati escatologici; 5. Chi si deve risvegliare?
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Risveglio_carismat2_MeG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/risveglio-carismaticista-alla-prova-biblica-2/10151059711027990

domenica 17 giugno 2012

Risveglio carismaticista alla prova biblica 1


RISVEGLIO CARISMATICISTA ALLA PROVA BIBLICA 1
Analisi critica delle tesi di Francesco Minaci

1. ENTRIAMO IN TEMA: Ero stato invitato all’evento «Vogliamo il risveglio in ITALIA», iniziato da un certo da Massimo Di Liberto e da una donna, che preferisce nascondersi dietro all’etichetta «Na Dia». Ero intervenuto, mostrando alcune mie perplessità, ma ero stato trattato con ingiuria da Massimo Di Liberto; egli ha poi cancellato tutti i miei interventi. Ho parlato di ciò nell’articolo «Vogliono un «risveglio», senza cominciare da sé», a cui è seguita un’interessante discussione. Sebbene l’evento avesse come scadenza venerdì 1 giugno 2012, settimane dopo mi è arrivata per e-mail un’ulteriore segnalazione e uno scritto (già conosciuto) dal titolo «In cosa consiste questo risveglio?». Rispondendo a tale e-mail, scrissi quanto segue: Quest’ultimo scritto contiene alcune lacune teologiche. Inoltre, i brani citati da Francesco Minaci, si riferiscono a «risvegli» all’interno d’Israele, che era già il popolo di Dio. Non esiste, infatti, un risveglio d’increduli (devono essere vivificati, non risvegliati), ma solo dei credenti, che si sono assopiti. Ciò fa una grande differenza.
     Annunciai di rispondere ai contenuti dottrinalmente lacunosi dello scritto di Francesco Minaci e segnalai nuovamente i miei scritti sopra citati. Per sicurezza, misi il contenuto della mia risposta anche su tale evento.
     Ora, è arrivato il momento di presentare le tesi di Francesco Minaci e di rispondervi. Egli si definisce evangelista, ed è un seguace del carismaticista Kenneth Hagin e della sua falsa dottrina del rhema. Consiglio ai lettori di leggere dapprima il nostro lungo confronto riportato nell’articolo sopra menzionato.
     In pratica, le tesi di Francesco Minaci sono un miscuglio singolare fra credenza nei sogni e nelle nuove rivelazioni, alcuni momenti solenni dell’AT, feste d’Israele, «escatologia ottimistica» mossa dal desiderio e dalla fantasia…
     Seguono inoltre i seguenti punti: 2. Le tesi di Francesco Minaci; 3. Osservazioni e obiezioni.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Risveglio_carismat1_Esc.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


sabato 16 giugno 2012

Canna incrinata e fiamma smorta


CANNA INCRINATA E FIAMMA SMORTA
Cosa aspettarsi da Gesù?

Alcuni hanno l’abilità di cadere dalla padella nella brace, ossia di rovinarsi completamente la vita; altri sprofondano nella disgrazia improvvisamente, senza aver fatto nulla. Altri ricevono i cosiddetti «colpi bassi» da gente senza scrupoli. Altri ancora sono così disperati, che oramai si aspettano soltanto il cosiddetto «colpo di grazia», per farla finita. Allora, come si diceva nell’antichità, il malcapitato si sente oramai come una canna incrinata o come un lucignolo fumante, ossia di cui non si sa se si spegnerà o riprenderà vigore.
     Nell’ottavo secolo a.C. il proclamatore Isaia annunciò, fra altre cose, così il futuro Messia: «Egli non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà il lucignolo fumante»(Is 42,3), ossia lo stoppino dalla fiamma smorta. Quando Gesù venne e praticava il suo ministero, furono ricordate proprio tali parole riguardo alla canna infranta e al lucignolo fumigante (Mt 12,20). Prima di tali versi si trova questo dato di fatto: «Egli li guarì tutti» (v. 15). Gesù non era venuto per dare il «colpo finale» o il «colpo di grazia» a chi già era stato colpito pesantemente nella vita, né voleva spegnere le ultime speranze di chi le aveva perse quasi completamente tutte…
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Canna_fiamma_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
{Nicola Martella}


giovedì 14 giugno 2012

Dio abita nelle lodi da avanspettacolo? Parliamone


DIO ABITA NELLE LODI DA AVANSPETTACOLO? PARLIAMONE

Un lettore mi aveva chiesto lumi esegetici intorno a Salmo 22,3 [4], brano che viene usato dai carismaticisti per affermare che le loro «lodi da avanspettacolo» siano il luogo, in cui Dio venga ad abitare o dimorare, compiacendosi della loro musica assordante, delle loro performance, delle loro moine e delle danze e degli eccitamenti perpetuati in gruppo. Ho approfondito tali questioni in senso esegetico e ho risposto a tali pretese dei moderni «menestrelli», che strumentalizzano simili versi, nell’articolo «Dio abita nelle lodi da avanspettacolo?».
     Si noti che anche gli Israeliti pensavano che con le loro esibizioni arbitrarie e chiassose intorno al vitello d’oro stessero celebrando il Dio del patto! Essi non intendevano fare altro, se non celebrare il Dio del patto e rallegrarsi alla sua presenza. Eppure essi erano fuori dottrina e avevano così infranto il patto dell’Eterno! «O Israele, questo è il tuo Dio, che ti ha tratto dal paese d’Egitto!... Domani sarà festa in onore dell’Eterno! E l’indomani, quelli si levarono di buon’ora, offrirono olocausti e recarono sacrifici di pace; e il popolo si adagiò per mangiare e bere, e poi si alzò per divertirsi» (Es 32,4ss). Proprio l’Eterno, però, era assente da tale manifestazione in suo onore, era alquanto adirato per ciò, che succedeva, ed era intenzionato al peggio contro Israele (vv. 7-10); e solo l’intercessione di Mosè prevenne un giudizio totale (vv. 11ss).
     I moderni «menestrelli» si rendono veramente conto se stanno effettivamente lodando il Dio vivente o un «totem» cristianizzato con le loro «performance da avanspettacolo»? (Si veda il primo contributo per alcuni dettagli.)
     Seguono i contributi dei lettori…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Dio_abita_lodi_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


mercoledì 13 giugno 2012

Cadute e sensi di colpa


CADUTE E SENSI DI COLPA

Sui sensi di colpa ho scritto il seguente aforisma: «Dopo che si è caduti e ci si ritrova con le spalle a terra e le ossa doloranti, i sensi di colpa sono come i corvi, che si affollano famelici intorno all’inerme vittima, dapprima distanti, aspettando che non si muova più, e poi sempre più vicini, con l’intento di poterla presto spolpare» (Nicola Martella).

Chi fa cura pastorale da tanto tempo, come me, si confronta continuamente con vari problemi ricorrenti. Uno di essi è costituito dai sensi di colpa. L’ideale, che si vorrebbe essere, e la realtà di ciò, che si è, lottano continuamente fra loro e sottraggono preziose e vitali energie alla persona. Allora, succede che non si è atterrati soltanto dalla caduta in se stessa, ma si è nuovamente sconfitti dal ricordo d’essa, che occupa la mente e crea sensi di colpa e molta afflizione. Allora, si confessano al Signore cadute, per le quali Egli ha già perdonato, ma che la persona stessa non ha veramente accettato e realizzato il perdono divino.
     I sensi di colpa sono dovuti, secondo i casi, a vari fattori: si cade continuamente nella stessa disubbidienza, non allontanandosi dalla fonte del peccato; mancanza di fiducia in Dio e nelle sue promesse; instabilità spirituale; mancanza di radici profonde nella conoscenza biblica; sviluppo di una doppiezza d’animo; una vita vissuta nell’impurità; mancanza di riparazione del danno creato; ci si carica di pesi troppo pesanti (a volte imposti dagli altri), che poi non si riesce a portare; non si vuole gettare veramente via la zavorra del passato, per volare alto; alti propositi ideali, che rimangono abitualmente lettera morta nella pratica; discrepanza fra ciò, che si detesta moralmente, e le proprie debolezze; incapacità di cambiare certe abitudini o certi modi di reagire; si è spiritualmente isolati e per questo vulnerabili; non ci si vede per quello, che si è; non ci si accetta o non si piace a se stessi; e così via.
     Il diavolo sa di questa debolezza e, conoscendo tale persona, fa di tutto per suscitare nuovamente il ricordo delle passate sconfitte…
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Prob/A1-Cadute_colpa_S&A.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
{Nicola Martella}


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lunedì 11 giugno 2012

Dio abita nelle lodi da avanspettacolo?


 DIO ABITA NELLE LODI DA AVANSPETTACOLO?

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Carissimo fratello, la saluto fraternamente. La ringrazio per gli studi che precedentemente lei ha sviluppato alla mia richiesta. Grazie, sono stati veramente utili. Con la presente, spero di non impegnarla notevolmente.
     Le chiedo un’analisi dettagliata esegetica del Salmo 22,3-4. Infatti, in determinati ambienti entusiastici di natura neo-pentecostali lo citano per avvalorare la tesi che «Dio abita (o dimora) nelle lodi del suo popolo». In tal modo, di conseguenza, hanno trasformato la liturgia evangelica in un avanspettacolo assordante con musica al limite del sopportabile, parlare in lingue pubblicamente a ogni costo, schiamazzi, cantilene estatiche, ripetizione ossessiva delle medesime parole e cantici pilotati.
     Lei conosce bene la situazione e le chiedo quest’analisi, perché sono convinto che il testo, da me citato, non asserisca che «Dio abita (o dimora) nelle lodi...», ma che Dio si compiace delle lodi del suo popolo e ivi v’è la sua presenza! Dio accetta la lode di un cuore sincero e non strumentalizza alcuno. Inoltre, leggendo la Riveduta, la Nuova Riveduta, la Diodati e la versione Cei - Uelci, mi accorgo che «abita / dimora» non è menzionato. La saluto con affetto. {E. R.; 23-04-2012}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue: [1. ENTRIAMO IN TEMA]

2. ANALIZZIAMO IL TESTO: Diamo uno sguardo al testo ebraico e ad alcune traduzione, per renderci conto dei problemi di questo testo.
     Ebraico: וְאַתָּה קָדֹושׁ יֹושֵׁב תְּהִלֹּות יִשְׂרָאֵל
     Ebraico traslitterato: We’attāh qādôš jôšeb tehillôt Jiserā’el.
     Diodati: E pur tu sei il Santo, il Permanente, le lodi d’Israele.
     Cei: Eppure tu abiti la santa dimora, tu, lode d’Israele.
     Riveduta: Eppure tu sei il Santo, che siedi circondato dalle lodi d’Israele.
     Nuova Riveduta: Eppure tu sei il Santo, siedi circondato dalle lodi d’Israele.
     Nuova Diodati: Eppure tu sei il Santo, che dimori nelle lodi d’Israele.
     Elberfelder antica: Eppure tu sei santo, tu, che dimori tra le lodi d’Israele.
     Elberfelder revisionata: Eppure tu sei santo, tu, che dimori [tra] le lodi d’Israele; nota alternativa: Tu troneggi come Santo, tu, lode d’Israele.
     Lutero: Ma tu sei santo, tu, che dimori tra le lodi d’Israele.

In rete si trova anche altri adattamenti, ad esempio il seguente: «Eppure tu sei il Santo, tu siedi in trono fra le lodi d’Israele».
     Controllando il testo ebraico, prendo atto che tra il primo lemma (we’attāh) e il secondo (qādôš) manca il verbo, ma c’è un verbo al terzo posto (jôšeb). Tra il terzo e il quarto lemma (jôšeb - tehillôt Jiserā’el) manca un pronome, che introduca una frase secondaria, o una preposizione qualsiasi (p.es. «tra»). Di questo problema si sono resi conto Diodati, la CEI, e la revisione della tedesca Elberfelder, specialmente nella nota.

Seguono inoltre i seguenti punti: 3. Il chiarimento esegetico; 4. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Dio_abita_lodi_Car.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?  {Nicola Martella}


sabato 9 giugno 2012

Parlare a vanvera e dintorni


PARLARE A VANVERA E DINTORNI

1. Un problema complesso
     A parlare a vanvera sono specialmente queste categorie: il «dotto» ignorante, che non ci capisce nulla, ma chiacchiera molto; chi prende fischi per fiaschi; chi confonde capre e cavoli; chi ha dimenticato di accendere il cervello, prima di parlare; e così via. Ciò accade nella vita normale, ma anche in rete.
     Internet è uno strumento utile per avvicinare persone lontane e metterle in comunicazione fra di loro; questo è particolarmente un vantaggio per i cristiani biblici. La tipologia degli internauti è variegata. Ora, fra di loro in rete ci sono persone, che leggono soltanto ciò, che affermano gli altri e mai si pronunciano, per non sbagliare. Altre persone scrivono soltanto cose banali. Altre svelano i segreti più reconditi, pensando che nessun altro le possa leggere. Altre persone ancora usano Internet per edificare altri credenti, per stimolare alla conoscenza e alla crescita mediante interessanti articoli, a mettere in guardia da false dottrine e pericolose filosofie, a correggere mediante la sacra Scrittura tendenze mondane tra i cristiani, e così via.
     Anche il modo di reagire agli articoli altrui è variegato; qui parlo della mia esperienza personale, ossia di come gli altri intervengono nei confronti dei miei articoli. Certamente conosco interlocutori seri, corretti e onesti; poi ci sono vari altri. Succede ogni tanto che persone, senza aver capito l’argomento trattato, scrivano tutto ciò, che passa loro per la mente o cose che non c’erano nulla col tema in corso. Altri si scagliano con veemenza contro l’autore, accusandolo ora di questo, ora di quello. Alcuni credenti alquanto immaturi, invece di aumentare la loro conoscenza e diventare maturi nella fede, cominciano singolari polemiche contro l’autore, accusandolo di scrivere su temi troppo difficili per la loro comprensione; non si accorgono che, così facendo, palesano soltanto la propria ignoranza dinanzi a un vasto pubblico. Infine, non mancano quelli che, qualunque cosa scrivi, usano l’occasione per farti un «predicozzo» sui temi più diversi. Ultimamente qualcuno di mia conoscenza, mi ha scritto all’incirca così: «Discutere, sempre discutere; è ora di fare e non di parlare». Per fortuna lo conosco abbastanza per la sua chiacchiera facile; inoltre, in Internet svela volentieri perfino i dettagli del suo matrimonio e della sua famiglia.
     Quindi, Internet è diventato una grande occasione di comunicazione seria, ma ha anche dato una piattaforma a coloro, che parlano a vanvera, a quelli che, pur essendo ignoranti o vuoti, pensano di fare da maestri, e a quelli che non impegnandosi a capire ciò, che leggono, a causa delle loro poca cultura, se la prendono con gli autori, coprendoli di sproloqui.
     Seguono i seguenti punti: 2. Aspetti biblici; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Etic/A1-Parla_a_vanvera_GeR.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
{Nicola Martella}


venerdì 8 giugno 2012

La conduzione, i suoi sistemi e pericoli

LA CONDUZIONE, I SUOI SISTEMI E PERICOLI

Ho ricevuto uno scritto di Edoardo Piacentini. Egli interveniva con esso nella discussione dell’articolo «Comportamenti erronei di conduttori verso i membri». Per l’inquadramento delle questioni rimandiamo al tema di discussione corrispondente. Mi sono limitato soltanto ad adattarlo, a strutturarlo e dargli dei titoli intermedi. In tal modo, ho potuto rispondere al suo scritto punto per punto.


1.  PERCHÉ DICO NO A UNA CONDUZIONE MONOCRATICA (Edoardo Piacentini)
     Pericoli del pastorato: Nella Bibbia non è detto che bisogna lasciare a un solo anziano la responsabilità di una comunità; anzi, quando ciò accade, è molto pericoloso, perché si apre la porta a un’autocrazia con tutti i suoi frutti negativi. Il grave errore, cui sono incorsi la maggior parte dei movimenti evangelici, nonostante il modello di comunità neotestamentaria, a cui s’ispirano, è stato quello d’aver dato un carattere monarchico al pastorato. In molte comunità evangeliche il pastore è, infatti, l’unico conduttore e responsabile della vita della comunità e per quanto riguarda gli anziani, se ne fa volentieri a meno! Un uomo solo, sia questi un anziano, un pastore o fosse pure un apostolo, non deve mai dominare la comunità, poiché, oltre a non poter fare tutto da sé, per quanto ne possa essere capace, la chiesa si trova a essere privata dalla sana guida, che proviene dal consiglio di diversi consiglieri.

     L’affare di famiglia: Inoltre, nel caso in cui un anziano o un pastore assuma da solo il governo della comunità, può capitare che in realtà esso diventi il governo della famiglia di quell’anziano o di quel pastore. Ci sono stati casi in cui la moglie e i figli dell’anziano o del pastore hanno influenzato l’andamento della vita della comunità, perché le decisioni prese non sono state altro che il risultato di discussioni familiari.

     Il principio plurale: Nella chiesa primitiva la guida della comunità era affidata a un collegio d’anziani (in greco = presbyterion), formato da un insieme di presbyteroi o anziani, i quali collaboravano tra loro di pari consentimento (1 Timoteo 4,14), svolgendo ognuno il ruolo affidatogli da Dio. Ogni anziano, inoltre, si circondava di discepoli, che non solo istruiva (1 e 2 Timoteo, Tito), ma con i quali condivideva anche il suo ministero (Romani 16,21; 1 Corinzi 4,17; Filippesi 2,19-23; 1 Tessalonicesi 3,5-6; Tito 1,5-9). Era, dunque, completamente estraneo alla chiesa primitiva il concetto che il pastore fosse l’unico responsabile della comunità, dirigendo e svolgendo in prima persona ogni sua attività.
     L’apostolo Paolo, in più occasioni, ha ricordato che lo Spirito Santo distribuisce ai membri della comunità diversità di doni spirituali e di ministeri (Romani 12,3-8; 1 Corinzi 12,4-11; ecc.); perciò ognuno deve espletare il suo ruolo sotto il comando e l’autorità del Signor Gesù, prendendo esempio dal corpo umano, le cui membra funzionano tutte, svolgendo ciascuna la sua funzione sotto la direzione del cervello…
     Seguono inoltre i seguenti punti: Limitazioni del singolo; Forza dei molti; 2. Alcune osservazioni sulla conduzione (Nicola Martella).
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Conduzione-sistemi_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}