lunedì 30 luglio 2012

Chi ha il potere di gettare nella Geenna?



CHI HA IL POTERE DI GETTARE NELLA GEENNA?

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Pace, fratello Nicola, ti seguo da un po’ e volevo farti una domanda. In Luca 12,4-5 Gesù disse di non temere coloro, che uccidono la carne ma di temere più tosto colui, che uccide la carne e ha il potere di gettare nella Geenna. Ora, chi è questo «colui»: Dio o il diavolo? Ti chiedo questo, perché un fratello mi ha fatto notare che Dio non uccide. Io sono convinto che qui si parli di Dio, ma il fratello non lo è tanto. Potresti aiutarmi? Grazie mille. {Alfredo Ventimiglia; 28-07-2012}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

1. Il testo nel suo contesto: Riportiamo l’intero brano: «Ora, dico a voi, miei amici: Non temete coloro, che uccidono il corpo, e che dopo ciò, non possono fare nulla di più; ma io vi mostrerò chi dovete temere: Temete colui che, dopo aver ucciso, ha potere di gettare nella Geenna. Sì, vi dico, temete Lui» (Lc 12,4s). Qui Gesù parlò ai suoi discepoli (v. 1), chiamandoli «miei amici».
     Si noti pure che nel contesto non si parla mai del diavolo, ma Gesù continuò parlando di Dio, che si prende cura dei suoi discepoli (vv. 6s), del riconoscere o misconoscere Gesù quale Messia dinanzi agli uomini (vv. 8s), della bestemmia contro lo Spirito Santo (v. 10) e del sostegno di quest’ultimo quando i discepoli si troveranno a dover rispondere a loro difesa (v. 11s). Del diavolo non c’è nessuna traccia nell’intero discorso di Gesù (Lc 12,1-12. Quindi, come faceva Gesù a parlare del diavolo, se non lo menzionò per nulla?
     Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: 2. Chi viene gettato nella Geenna?; 3. Una falsa immagine di Dio.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Getta_Geenna_Esc.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}



~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/chi-ha-il-potere-di-gettare-nella-geenna/10151153451532990

venerdì 27 luglio 2012

Chi sono i taumaturghi di Matteo 7,20-23?





CHI SONO I TAUMATURGHI DI MATTEO 7,20-23?



 Un lettore mi ha scritto quanto segue: Nicola, a cosa si riferisce Gesù in Matteo 7,20-23? Chi sono questi cristiani? Ho un grande dubbio. {Maurizio Di Franco; 17-07-2012}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

1. Il testo in esame
     Al tempo in cui Gesù pronunciò tali parole, non esistevano ancora i «cristiani» (cfr. At 11,26). Strettamente parlando, si tratta di Giudei all’inizio del regno messianico («in quel giorno», v. 22), che pretendono di aver fatto opere particolari nel nome di Gesù (proclamare, cacciare demoni, fare molte opere potenti), senza appartenergli veramente e senza osservare la parola di Cristo. In effetti, Gesù stava parlando dei «falsi profeti, i quali vengono a voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci» (v. 15). Gesù insegnò che bisogna guardare ai loro frutti (vv. 16-20) e di non farsi incantare dal fatto che prendono il nome del Signore sulle labbra (v. 21). Infatti, a entrare nel regno messianico saranno soltanto coloro, che fanno la volontà del Padre. Tali Giudei rimarranno per Gesù dei «malfattori», e perciò Egli li caccerà fuori dal suo regno al suo ritorno (v. 23).

2. Il reperto del NT
     Di Giudei che usarono in modo magico-esoterico il nome di Gesù ce ne sono sempre stati. Nel NT si parla, ad esempio, dei sette figli del sacerdote Sceva, che in Efeso facevano esorcismi, usando il nome di Gesù; ma andò loro male (At 19,13ss)…
     Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: 2. Il reperto del NT; 3. L’analogia odierna.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Taumaturghi_Mt7_20ss_MeG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


giovedì 26 luglio 2012

Le domande te le fai e te le rispondi da solo

LE DOMANDE TE LE FAI E TE LE RISPONDI DA SOLO
Di accuse ne ricevo e di diversi tipi, e chi le fa, palesa immani sospetti, lancia fango a piene mani o passa subito a ferirmi con male parole. Il seguente sospetto mi mancava nella collezione ed è uno dei più fantasiosi.
     Un certo Salvatore Amendola di Napoli afferma di lavorare per Dio. In calce a un tema di discussione sulla mia bacheca di Facebook, egli ha scritto, quanto segue: «Io penso e sono convinto che la maggioranza delle domande, che ti fanno e che attribuisci agli altri, in realtà le fai tu e tu le commenti». {24-07-2012}
     Subito dopo, un altro lettore ha aggiunto: «Perché dici questo, Salvatore?». {Alessio Rando; 24-07-2012} A tale domanda legittima non è seguita risposta. Visto che non ho nulla da nascondere e che gli addebiti fattimi pubblicamente sono gravi, metto tutto ciò in discussione e all’analisi dei lettori.
In risposta a Salvatore Amendola ho chiesto quanto segue su tale mia bacheca: Perché non scrivi tu a tali persone, a una ad una, inviando loro il link dell’articolo in cui compare la loro domanda, e non chiedi loro come stanno le cose? Fallo direttamente con Alessio Rando per primo, visto che lui è una di quelli, che di domande me ne ha poste diverse. In tantissimi potranno smentirti: basta che scrivi loro!
     Questioni del genere, da te poste, mostrano soltanto aspetti singolari del tuo carattere. Perché ti attacchi a cose del genere? Mostra la radice, che hai, in cose ben più profonde. Chi cerca di volare così basso, va facilmente a sbattere. — Fin qui il mio intervento. Ad esso non ho ricevuto alcuna risposta.
Avrebbe potuto risparmiarsi tutta questa singolare temerarietà e la corrispondente figura, visto che è facilmente smentibile da tanti lettori. Bastava scrivermi semplicemente una lettera e chiedermelo direttamente. Gli avrei risposto che le domande non a caso portano un nome, proprio perché non accetto domande anonime. Solo in certi rari casi, quando si tratta di cose delicate, concordo con tale lettore uno pseudonimo (indicato da «ps.» dopo il nome fittizio), cosicché possiamo trattare un certo tema in rete, senza creare un imbarazzo a tale persona. In ogni caso, non esistono domande fatte da me in modo fittizio e poste sotto un nome di fantasia, per poi rispondere a esse.
Domande di lavoro (Le seguenti domande di studio servono per stimolare chi vuole approfondire l’argomento e per orientare la discussione):
     ■ È corretto lanciare sospetti sulla bacheca altrui con cose del genere? Perché mai lo ha fatto?
     ■ Chi afferma di lavorare per Dio, come dovrebbe comportarsi verso un credente, se avesse un dubbio?
     ■ Vi pare logico che con tutte le lettere, che ricevo giornalmente, abbia necessità di inventarmi domande, che attribuirei falsamente ad altri?
     ■ Chi di voi, lettori, mi ha mai posto delle domande, a cui ho risposto in privato o in pubblico? Oppure conosci alcune di quelle persone, che compaiono come autori delle domande, a cui ho risposto finora?
     ■ Che cosa consiglieresti a una persona del genere, che lancia pubblicamente (e sulla bacheca della persona in oggetto!) dei sospetti del genere?
     Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/Faq/T1-Domandi_da-solo_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

lunedì 23 luglio 2012

Personaggi virtuali pericolosi


PERSONAGGI VIRTUALI PERICOLOSI



«Persone che non “giocano a carte scoperte” riguardo alla loro identità, non sono neppure da prendere sul serio in ciò, che affermano. Inoltre, essi sono pericolosi, poiché sparano nel mucchio o attaccano pesantemente qualcuno, sentendosi protetti dall’anonimato. Se li si conoscesse di persona, ci si accorgerebbe spesso che dietro alla grande apparenza virtuale, non c’è sostanza reale. Sono come le scenografie di certi set cinematografici: appaiono magnifici mediante l’illusione della telecamera, ma dietro alle facciate non c’è nulla, se non i pali di sostegno. Inoltre, tali personaggi virtuali vivono spesso soltanto di “copia e incolla” di testi altrui. Alcuni di loro hanno anche la goduria da “uomo invisibile”: gettano pietre contro gli altri, per vedere come reagiscono. L’anonimato serve loro soltanto da paravento per una personalità piccola, piccola» (Nicola Martella).

Domande di lavoro (Le seguenti domande di studio servono per stimolare chi vuole approfondire l’argomento e per orientare la discussione):
            ■ 1. Quali esperienze hai fatto in merito con le «etichette anonime»?
            ■ 2. Quali libertà si prendono tali personaggi virtuali?
            ■ 3. Quali sono i loro modi di agire, visto che sono coperti dall’anonimato?
            ■ 4. Quali pericoli rappresentano tali «etichette anonime»?
            ■ 5. Quali personaggi virtuali in particolare ti hanno umiliato e prodotto sofferenza?
            ■ 6. Che cosa fai in tali casi? Che cosa consigli agli altri di fare?

Sul sito seguono i seguenti punti: Per l’approfondimento biblico; Eventuali contributi dei lettori.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Etic/T1-Person_virtual_Ori.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

 

domenica 22 luglio 2012

Era Gesù uno Zelota?



ERA GESÙ UNO ZELOTA?

1. LE QUESTIONI: Caro Nicola, all’esame di storia del diritto canonico ho avuto una discussione con il mio professore. Egli asserisce che i primi cristiani furono perseguitati dai Romani per motivi religiosi. Gli ho fatto notare che Stefano, il primo martire, fu ucciso dai Giudei e non dai Romani. Allo stesso tempo, ha affermato che Gesù probabilmente era uno Zelota. So che hai già scritto al riguardo nella tua opera «Offensiva intorno a Gesù»; voglio trarne delucidazioni, per poi mandare una bella lettera al mio professore! {Vincenzo Russillo}

2.  UN IMPROBABILE ZELOTA (Nicola Martella): Ognuno vuol tirare Gesù da una certa parte: chi lo vuole «Esseno», chi «Fariseo», chi «Zelota» e così via. Gesù non era nulla di tutto ciò.
     Gli Zeloti: Tali «ferventi» (così il significato del loro nome) erano Farisei, e cioè appartenevano all’ala integralista di tal movimento; essi intendevano forzare l’avvento del regno di Dio mediante interventi di rappresaglia partigiana contro i Romani. Essi credevano che, quando il popolo si sarebbe sollevato contro le forze occupanti, Dio sarebbe certamente intervenuto a loro favore e avrebbe restaurato il regno di Davide.

     Contrasti rispetto agli Zeloti: Ciò, che Gesù disse contro i Farisei (in tutte le loro sfumature) sta in Matteo 24. Gesù si sottrasse ai giochi politici del suo tempo, rifiutò di farsi fare re, non si schierò contro Cesare (cfr. le tasse) e non insegnò ai suoi seguaci di far ricorso alla violenza, anzi insegnò a porgere l’altra guancia, a pregare per i propri nemici e a fare loro del bene. Tutto ciò stava in contrasto con il programma degli Zeloti
     Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: Gesù o Barabba?; Dissacratori del tempio; 3. Alcune altre osservazioni.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Gesu_Zelota_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}



~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/nicola-martella/era-ges%C3%B9-uno-zelota/10151018086648700

venerdì 20 luglio 2012

Libertà religiosa e pluralismo dell’informazione? Parliamone



LIBERTÀ RELIGIOSA E PLURALISMO DELL’INFORMAZIONE? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Libertà religiosa e pluralismo dell’informazione». Le reazioni a questo scritto sono variegate. Il tutto ruota intorno al fatto se i cristiani biblici possano anche avere una coscienza civile in uno Stato democratico e chiedere che ciò, che la Costituzione proclama in tema di diritti civili e religiosi, venga anche attuato nella pratica senza discriminazioni. Dal tempo del fascismo in poi, quando il cattolicesimo romano fu dichiarato religione di Stato e tutti gli altri culti furono relegati allo stato di «culti ammessi», l’evangelismo italiano non si è ancora scrollato di dosso una certa sindrome di «resto fedele durante la gran tribolazione» (tanto più che esso crede in genere che sarà il residuo d’Israele a passare per tale «giorno del Signore»!). Come vedremo, reclamare diritti costituzionali è per alcuni già un sintomo inquietante di compromesso col «mondo», di ecumenismo, di sincretismo o di apostasia; oppure paventano che si possa diventare come la chiesa romana.
     Essi non pensano lontanamente che vedere realizzati i propri diritti civili e religiosi, significa una grande chance per le chiese locali e per la testimonianza, senza subire discriminazioni e angherie burocratiche. Eppure magari le stesse persone fanno vertenze sindacali, quando sono scavalcati i propri diritti sul posto di lavoro; oppure fanno esposti alle competenti autorità, quando altri, perché raccomandati, vengono preferiti a loro, che hanno il punteggio migliore. La lista potrebbe continuare.
     Ci chiediamo se gli apostoli abbiano mai fatto uso dei loro diritti civili, per preservare la loro incolumità e a causa dell’opera del Signore.
     Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Liberta_pluralismo_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}



mercoledì 18 luglio 2012

Libertà religiosa e pluralismo dell’informazione


LIBERTÀ RELIGIOSA E PLURALISMO DELL’INFORMAZIONE

Una lettrice mi ha scritto quanto segue: Caro fratello Nicola, avrei una domanda da farti. Mi sto chiedendo se partecipare o meno alla «Marcia per la libertà religiosa e il pluralismo dell’informazione», promossa dalla Alleanza Evangelica.
     Probabilmente non potrò andarci per altri motivi, ma vorrei farmi un’idea sulla questione e vorrei sapere cosa tu ne pensi. Io non saprei....
     Grazie mille, Dio ti benedica. {D. D., ps.}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

1. LA MIA RISPOSTA: Non sono un uomo fatto per le marce; nella mia vita ne ho fatto solo una di «marcia per Gesù» e per me, che preferisco fare lo studioso, mi basta. Per altro a tale data sarò fuori per il ministero. Non che sia inutile farle, ma ognuno ha la sua vocazione; io personalmente ho molto da fare in altri settori e non mi tiro certo indietro nel fare la mia parte.
     Devo però ammettere che in qualunque modo legittimo prendiamo posizione a favore della libertà religiosa e per il pluralismo dell’informazione, ciò è una cosa buona. Non viviamo fuori della società e non possiamo disinteressarci dei fenomeni che la coinvolgono. I cristiani biblici devono sostenere con le forze più sane della società e opporsi a male in essa.
     Se pensiamo che tanto le restrizioni della libertà riguardano gli altri, siamo irrealistici, poiché dopo potrebbe arrivare una dittatura e con essa, quindi, anche il nostro turno. Così fu in Germania al tempo, in cui i nazionalsocialisti crearono un consenso perverso contro i Giudei, dando loro la colpa per tutti i mali del paese. Poi le leggi razziali vennero anche in Italia. Anche altri gruppi vennero discriminati o addirittura proibiti.
     I possibili dittatori di domani sono abili oggi a discreditare singoli gruppi nella società, proiettando in loro il male assoluto, per poi accreditare se stessi come gli «uomini della provvidenza» o «salvatori della patria». Una delle manovre, che portano avanti, è proprio limitare la libertà di tali gruppi e richiedere il controllo dell’informazione mediante leggi speciali. Screditare la magistratura e i giornalisti, per poi limitarne la libertà e prenderne possibilmente il controllo, non è avvenuto soltanto nel nazismo e nel fascismo, ma è presente nel manifesto programmatico del massone Lucio Gelli, gran maestro della «P2» (Propaganda Due), che alcuni suoi seguaci vorrebbero veder realizzato in Italia e che stanno lavorando in tal senso.
     Tenere alta la guardia anche come credenti, è sensato. Di là dai propri gusti (e tempo a disposizione), ossia se marciare o meno, difendere oggi i valori di libertà e di pluralismo per tutti, significa impedire che un giorno essi vengano negati a ognuno di noi. Nel mondo c’è gente che viene condannata e imprigionata (se non peggio) soltanto per aver espresso la propria opinione. Certo io preferisco più scrivere che marciare, ma le due cose non sono in contrasto fra loro.
     Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: 2. Stralci del documento dell’AEI; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Liberta_pluralismo_UnV.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}



domenica 15 luglio 2012

Salvata partorendo figli? Parliamone


SALVATA PARTORENDO FIGLI? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Salvata partorendo figli? (1 Timoteo 2,15)». Tale verso ha dato alito a bizzarre interpretazioni e a strumentalizzazioni varie da parte di falsi maestri e degli avversari dell’Evangelo. Invece di una introduzione più lunga qui, rimandiamo semplicemente all’articolo di base. Anticipo, invece, qui una domanda, che certamente verrà fatta (vedi sotto): Come mai i traduttori delle varie versioni italiane della Bibbia, non traducono in maniera più accurata il verbo greco sōzō con «salvaguardare, proteggere»? Ecco, qui di seguito, la mia risposta.
     Direi che alcuni traduttori sono affetti da «deformazione soteriologica», ossia il verbo viene semplicemente tradotto col significato più ovvio, più prevedibile, più atteso o più «cristiano», e viene applicato in genere alla salvezza dell’anima. Come recita un motto: «Chi ha un martello in mano, vede tutto come chiodi». Basta prendere un dizionario di greco classico o koiné per rendersi conto del vasto spettro di significati che ha il verbo sōzō.
     Il verbo greco sōzō non era un termine cristiano, né biblico, ma ricorreva nella vita quotidiana e nel linguaggio profano dei popoli di lingua greca, per descrivere le più disparate situazioni dell’esistenza. Come mostra già la Settanta (traduzione greca dell’AT), esso venne usato per un vasto spettro di significati storici, esistenziali e politici, che nulla avevano a che fare con il «salvare l’anima», ma con il «soccorrere, proteggere, aiutare».
     Addirittura nel NT tale verbo e i suoi derivati furono usati anche per «sanare» (= salvare la vita; Mc 5,34 sōzō + hygiēs; D, R, NR «salvata»; Elb, Lut, ND «guarita»); similmente avviene in altri brani a seconda della traduzione (cfr. Mc 10,52; Lc 17,19; 18,42). È singolare che nell’episodio della donna dal flusso di sangue, chi ha tradotto Matteo 9,22 nella Riveduta, ha interpretato tale verbo con «guarita» (2 volte sōzō; come in Mt 15,28, dove c’è però iáomai); chi, invece, ha tradotto in Marco lo stesso episodio, ha riportato «salvata» (+ hygiēs «guarita»)!
     Anche in latino dalla stessa radice verbale proviene salv* e san*, quindi salvare e sanare (guarire nel senso di salvare la vita). Faccio notare che alcune volte il termine nel testo originale per «salvare» in senso esistenziale è stato riportato in italiano con «sano e salvo», per rafforzare l’espressione (Gn 28,21 D, R, NR, CEI; 33,18 tutte; 1 Re 22,27s; 2 Cr 18,26s; 19,1; Lc 15,27; At 23,24).

A titolo d’esempio, ecco alcuni riscontri nella Settanta, in cui nel libro della Genesi ricorre il verbo sōzō o una sua variante a traduzione dei verbi ebraici originali:
     ■ «Io non posso scampare [diasōzō] sul monte prima che...» (Gn 19,19).
     ■ «E se ritorno sano e salvo [gr. metà sōtērίas “con incolumità, liberazione o salvezza”] alla casa del padre mio» (Gn 28,21).
     ■ «La schiera, che rimane, potrà scampare [sōzō]» (Gn 32,8).
     ■ «Tu ci hai salvaguardato [sōzō] la vita!» (Gn 47,25), dissero gli Egiziani a Giuseppe, il quale in tempo di carestia diede loro la semenza per i loro campi.
     ■ «Io aspetto la tua salvezza [sōtērίa “soccorso, salvezza, aiuto”], o Eterno!» (Gn 49,18).

Si potrebbe fare tale studio in tutto l’AT e il NT, per vedere il vasto spettro di significati che il verbo sōzō aveva a seconda del contesto. Anche nel NT si ritrovano questi e altri significati. Di ciò bisogna assolutamente tener presente in 1 Timoteo 2,15 nel suo contesto.
     Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Salva_partor_figli_S&A.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

 

giovedì 12 luglio 2012

Salvata partorendo figli? (1 Timoteo 2,15)


SALVATA PARTORENDO FIGLI? (1 TIMOTEO 2,15)

1. ENTRIAMO IN TEMA: Un lettore mi ha presentato le seguenti questioni: Caro Nicola, shalom. Vorrei chiederti qual è il significato di questo versetto: «Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia» (1 Timoteo 2,15). Ti ringrazio e ti mando fraterni saluti in Gesù Messia… {V. R.}
            Stimolando la sua riflessione, gli detti la seguente risposta preliminare: Quanto alla tua richiesta, ti anticipo che cosa succede se traduciamo correttamente il testo: «E Adamo non fu sedotto; ma la donna, essendo stata sedotta, cadde in trasgressione. Ella sarà, però, salvaguardata mediante il parto di figli, se essi persevereranno nella fede e nell’amore e nella santità con costumatezza» (1 Tm 2,14s). Riflettici sopra, mettendo tale testo nel suo contesto, e fai le tue considerazioni. Poi, potrò sempre darti la mia risposta completa.
            Tale lettore, riflettendo meglio sulla questione, arrivò alle seguenti conclusioni: Leggendo il versetto di Timoteo 2,15 inizialmente ho pensato, isolandolo dal contesto, che Paolo intendesse dire che le donne sono salve mediante il parto. Ma la Bibbia ci dice: «Infatti, è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti» (Efesini 2,8-9). Questo errore si potrebbe commettere, facendo versettologia.
            Allora ho fatto marcia indietro e sono ripartito dalla traduzione che mi hai mandato. Il parallelo è con Eva la progenitrice del peccato, poiché ribelle al comando divino. L’autore vuole indicare alla donna il percorso da seguire, ossia d’essere donne fedeli, d’amare i propri figli, d’adorare Dio e amministrare la famiglia con saggezza. Nel partorire e allevare figli nel timore del Signore la donna troverebbe «salvezza».
     Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: 2. Approfondimenti (2.1. Il problema è dapprima linguistico; 2.2. Il problema è inoltre culturale); 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Salva_partor_figli_GeR.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

 

mercoledì 11 luglio 2012

Identità e valutazione corretta di sé? Parliamone


IDENTITÀ E VALUTAZIONE CORRETTA DI SÉ? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Identità e valutazione corretta di sé». Come valutare correttamente se stesso? Come realizzare una sana identità, senza sbavature, distorsioni e dipendenze?
     Alcuni intraprendono un lungo viaggio in se stessi alla sedicente scoperta di ciò, che si è. Certamente, chi cerca e analizza se stesso, qualcosa trova pure e un po’ ci si conosce meglio; sarà ciò, però, una valutazione corretta di sé e sarà ciò a dare l’identità? Può succedere allora che più si scava e più si è meno sicuri di ciò, che si è veramente. Dopo aver scavato una lunga galleria alla ricerca del «conosci te stesso», si approda al nulla, scoprendo che uno ha appena scalfito la superficie di un immenso iceberg. La via mistica, gnostica e psicologica alla ricerca della propria identità in se stessi non farà che approdare al nulla; tutt’al più farà scavare buchi nell’anima.
     Biblicamente parlando, la ricerca della propria identità è una ricerca delle proprie radici, una ricerca di Dio, alla cui immagine si è creati. Trovare e scoprire il Dio vivente significa confrontarsi con la Verità, nei confronti della quale è possibile misurarsi e scoprire chi si è veramente. A ciò si aggiunga che chi conosce Dio personalmente, può porre la propria fiducia in Lui e fare come il paziente col medico di fiducia, a cui ci si affida per essere visitato e analizzato e per sapere come si sta.
     Perciò, il salmista chiese a Dio: «Investigami, o Dio, e conosci il mio cuore. Esaminami, e conosci i miei pensieri» (Sal 139,23). Non a caso, il Dio vivente si presenta e viene dichiarato come «Colui che esamina le reni e il cuore» (Ger 11,20, 17,10; 20,12), ossia la coscienza e la mente. Davide stesso chiedeva a Dio: «Scrutami o Eterno, e sperimentami; esamina le mie reni e il mio cuore» (Sal 26,2). Biblicamente parlando, solo da ciò può risultare una diagnosi corretta, una concreta terapia per l’anima e, quindi, una corretta valutazione di sé e una vera identità.

     Sul sito seguono contributi dei lettori e le mie eventuali risposte.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Identita_valutarsi_Ori.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}



lunedì 9 luglio 2012

Chiesa locale e presenza del Signore


CHIESA LOCALE E PRESENZA DEL SIGNORE

Due lettori mi hanno scritto quanto segue:
     1. Ho letto meglio Matteo 18,15-20 e concordo con quanto detto da Nicola. Però, Nicola, per evitare altri errori in campo dell’ecclesiologia, spiega come si forma una chiesa locale a tutti gli effetti e come si realizza la presenza del Signore in mezzo alla chiesa e quando dei credenti pregano. {A. R.; 03-07-2012}

     2. Sono d’accordo che la chiesa non dipende dal numero, quindi se per qualche circostanza, in un dato luogo, indipendentemente da organi o istituzioni, ci sono due o tre persone non collegate [a una chiesa] per cause non dipendenti da loro, anch’esse debbono essere considerati «chiesa»! Certo, essi devono necessariamente cresce anche di numero! Pace del Signore! {G. C.; 09-07-2012}

Nota redazionale: Questi interventi sono stati posti nella discussione dell’articolo «Chiesa è laddove due o tre si radunano nel nome di Gesù? (Mt 18,20)». A tali contributi, essendo stati lì fuori tema, diamo una risposta qui. Si legga dapprima tale articolo, per capire meglio questo le problematiche di base.

1.  SEME DI VITA O LUCIGNOLO GIÀ FUMANTE: Chi ha collaborato in prima persona alla fondazione di chiese e ha viaggiato per anni fra le diverse realtà ecclesiali in Italia, sa di che cosa parliamo qui. Due o tre persone, che si radunano in un luogo, non sono di per sé ancora una «chiesa locale». In certi casi non lo sono più, se sono solo i superstiti di quella, che era una volta un’assemblea, ma che oramai è moribonda, costituita ora da credenti anziani o comunque non in grado di ridarle nuova linfa. In casi del genere, tali gruppi mancano di elementi fondamentali per una chiesa locale come stabilità, continuità e durevolezza nel tempo, oltre ad altri elementi concomitanti come visibilità, azione missionaria, progetto, e così via…
     Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: 1. Seme di vita o lucignolo già fumante; 2. Quando inizia una chiesa locale?; 3. A che condizioni si realizza la presenza del Signore?
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Chiesa_presenza_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}




ATTENZIONE! Per favore, non intervenire se, dopo aver letto l’intero articolo, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

domenica 8 luglio 2012

Identità e valutazione corretta di sé


IDENTITÀ E VALUTAZIONE CORRETTA DI SÉ

1. Entriamo in tema
     A una certa età diventa importante capire se stesso, scoprire la propria identità, sapere chi si è veramente, che cosa si vuole dalla vita, che cosa si intende realizzare e cose del genere. Tale ricerca, chi in più e chi in meno, può durare tutta la vita.
     Tempo fa, una mia ex-studentessa scrisse sulla sua bacheca: «Se solo riuscissi a capire me stessa». Lasciai lì la mia seguente massima intitolata «Zavorra dell’ego»: «Quando ho smesso di capire me stesso e di difendere la mia reputazione, sono diventato libero dalla zavorra di me stesso e, pronto per servire Dio, la mia mongolfiera ha preso il volo».
     Poi aggiunsi: Auguro anche a te di buttare giù la tua zavorra e di spiccare un buon volo, aquilotto!
     Ella mi rispose con una massima di William Shakespeare: «La reputazione è una veste effimera e convenzionale, guadagnata spesso senza merito e perduta senza colpa». Poi aggiunse: «Non me ne importa tanto; ma d’avere un Giusto Concetto di me stessa, sì».

2. Un concetto giusto di me stesso
     Un «concetto giusto» di noi stessi forse non l’avremo mai veramente. Possiamo però esercitarci a non averne uno «più alto di quello che [si] deve avere» e d’avere, quindi, «un concetto sobrio, secondo al misura della fede, che Dio ha assegnata a ciascuno» (Rm 12,3)…
     Sul sito seguono i seguenti punti: 2. Un concetto giusto di me stesso; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/A1-Identita_valutarsi_Ori.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}




giovedì 5 luglio 2012

Chiesa è laddove due o tre si radunano nel nome di Gesù? Parliamone


CHIESA È LADDOVE DUE O TRE SI RADUNANO NEL NOME DI GESÙ? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Chiesa è laddove due o tre si radunano nel nome di Gesù? (Mt 18,20)». Di Matteo 18,20 si abusa molto fra coloro, che lo tolgono dal suo contesto naturale e lo usano in modo soggettivo, se non addirittura arbitrario. Tale uso è entrato oramai così nel consenso, che si afferma in modo ovvio che, laddove si radunino due o tre credenti insieme, lì si realizzerebbero immancabilmente la chiesa e la presenza del Signore. Tale abuso di un testo decontestualizzato vale anche per Matteo 18,19, che è anch’esso strumentalizzato fra coloro, che propagano una presunta «potenza della fede».
     Tra coloro, che sono intervenuti, ci sono quelli, che hanno dato la loro valutazione delle cose, senza neppure aver letto l’articolo, ma è bastato loro solo il titolo. Altri, ne avranno letto l’inizio soltanto, visto che ripetono luoghi comuni, a cui ho risposto. Altri ancora non sanno discernere fra l’intenzione esegetica (ciò che Gesù intendeva veramente esprimere nell’intero brano di Matteo 18,15-20) ed eventuali applicazioni derivate, ma partono subito da queste ultime. Poi, come a volte succede e come vedremo, ci sono traduzioni soggettive e poco letterarie, che complicano le cose ai lettori; basta l’aggiunta di una congiunzione o di un avverbio mal tradotto, per falsare l’intenzione reale di una frase.
     Perciò, il confronto su tale brano, è diventato un banco di prova per mettere a fuoco le proprie capacità ermeneutiche ed esegetiche, ossia riguardo a come interpretare correttamente e spiegare. Sono grato per coloro che, nel processo del chiarimento, sono stati pronti ad adeguarsi all’intenzione reale del testo, invece di continuare ad adattarlo all’applicazione, che il consenso vigente gli dà.
     Sul sito seguono i contributi dei lettori…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Chiesa_due-tre_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}



La spinta propulsiva necessaria


LA SPINTA PROPULSIVA NECESSARIA

1. Ricaricare le batterie altrui
     A volte, le batterie della propria auto si scaricano, magari un po’ alla volta, finché si rimane per strada. Allora, aiuta solo una partenza mediante un cavo, che attinge energia da un’altra macchina col motore in funzione. Così accade, a volte, anche ai credenti; problemi, stress, occupazioni e quant’altro fanno scaricare le loro batterie spirituali.
     Gionathan, figlio del re Saul, s’era molto affezionato a Davide, e viceversa; essi erano due amici leali, legati da un patto personale, che essi rinnovarono diverse volte (1 Sm 18,3; 20,16; 23,18). Saul invidiava Davide, perché riusciva meglio di lui e perché era molto amato dal popolo, e temeva che egli potesse scalzarlo dal suo trono; perciò usò diverse occasione per attentare alla vita di Davide e intraprese contro di lui una lunga guerra personale. Davide, per evitare una guerra civile, vagabondava con i suoi uomini lontano dalla sua patria. Vari salmi rispecchiano tale angoscia di questo uomo timorato di Dio.
     L’unico, che gli rimase fedele amico, fu proprio Gionathan. Alcune volte, come già detto, anche la fiducia del credente più forte rischia di scemare; allora si cade nello sconforto e nella disperazione. Gionathan andò a trovare Davide nel momento giusto: «E Davide, sapendo che Saul s’era mosso per togliergli la vita, restò nel deserto di Zif, nella foresta. Allora Gionathan, figlio di Saul, si levò, e si recò da Davide nella foresta. Egli fortificò la sua fiducia in Dio» (1 Sm 23,15s). Tale spinta spirituale servì a Davide per risollevarsi e per riprendere il suo cammino con Dio, confidando che Egli avrebbe mantenuto le sue promesse. E così fu.
     Sul sito seguono i seguenti punti: 2. Approfondimenti.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Spinta_propulsiva_EnB.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

 

martedì 3 luglio 2012

Chiesa è laddove due o tre si radunano nel nome di Gesù? (Mt 18,20)


CHIESA È LADDOVE DUE O TRE SI RADUNANO NEL NOME DI GESÙ? (MT 18,20)

1.  LE QUESTIONI: Premetto che la libertà di culto e il sacerdozio universale di tutti i credenti rigenerati sono qui fuori discussione (vedi punto 3.). Qui trattiamo altro, visto che ci preme una verità esegetica. Leggo continuamente che il Signore Gesù avrebbe fatto la promessa, secondo cui la chiesa si realizzerebbe laddove due o tre si radunano nel suo nome. A prova di ciò viene citata una dichiarazione di Cristo: «Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20). Questa è un convinzione molto diffusa.
     Se pongo qui la questione, è perché è un brano classico per appurare l’ermeneutica, ossia l’interpretazione legittima di un brano, e per esercitarsi nell’esegesi, ossia nell’analisi contestuale di un brano. Qui vediamo come a un verso, preso fuori del suo contesto, gli si possa attribuire un significato del tutto differente rispetto all’intenzione di chi ha espresso tale pensiero (qui Gesù) e di chi lo ha scritto (qui Matteo). Questo mostra che un brano, preso fuori del suo contesto, si presta per essere strumentalizzato, per ingenuità o per calcolo. Qui vediamo, inoltre, pure la forza che possiede il consenso, una volta che un luogo comune dottrinale si radica e si tramanda.
     Matteo 18,20 viene usato da coloro, che vogliono contrastare le denominazioni, che hanno un clero e che pretendono la presenza di una persona particolarmente iniziata e autorizzata da un concistoro, per potersi legittimamente radunare (tali chiese istituzionalizzate affermano di essere le uniche, che posseggono la sedicente «successione apostolica» e, quindi, basandosi su tale artificiosa questione, pretendono che siano loro a poter decidere chi debba legittimamente radunarsi e dove si debba farlo; chiaramente non condivido un tale artificio). Tale brano viene anche usato da coloro, che fuoriescono da chiese locali costituite, per differenze dottrinali o per altri motivi, legittimi o meno che siano, e si radunano in casa. Tale verso sembra venire loro in aiuto, aggiustandolo ai loro propri bisogni.

2.  IL TENORE DEL BRANO: Di là dalle ragioni legittime, che si possono avere, per asserire la libertà di culto dei cristiani biblici, faccio presente che Matteo 18,20 viene citato fuori contesto già per il fatto, che esso si trova alla fine di un brano, di cui trae le conclusioni (cfr. «perciò»). Perciò, chiedo a chi cita tale verso, di controllare il contesto (Mt 18,15-20); chi lo fa, può constatare che esso non afferma proprio ciò, che si vuole che dica. Di che cosa parla l’intero brano? Parla delle normali riunioni di chiesa e della presenza di Gesù in esse o d’altro? Allora ci si accorgerà che tale brano parla d’altro, ossia di una speciale situazione all’interno della chiesa locale, non di un normale raduno o culto…
     Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Chiesa_due-tre_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}