domenica 30 settembre 2012

Profezie di comodo, specialmente amorose? Parliamone




PROFEZIE DI COMODO, SPECIALMENTE AMOROSE? PARLIAMONE

Qui di seguito trattiamo le nuove forme di divinazioni cristianizzate, strumentalizzate per la ricerca di un coniuge! Parliamo di presunti «profeti», che fungono da agenzia matrimoniale!
     Come vedremo sotto, il grande equivoco sta proprio nell’uso ideologico dei termini «profezia, profeta e profetare», che in greco significano semplicemente «proclamazione, proclamatore e proclamare» e non erroneamente «predizione, veggente (o divinatore) e predire».
     C’è stata una ricca partecipazione. Si potranno leggere testimonianze personali da parte di conduttori di chiesa, che hanno assistito a tali false predizioni amorose, reagendo con indignazione. C’è anche il punto di vista delle vittime, le cui ferite sanguinano ancora.
     Si fa bene a leggere prima interamente l’articolo di riferimento: «Profezie di comodo, specialmente amorose».

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Profez_comod_amor_Oc.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


giovedì 27 settembre 2012

Profezie di comodo, specialmente amorose



PROFEZIE DI COMODO, SPECIALMENTE AMOROSE

1.  PII DESIDERI PROFETICI […]
2.  CASI CONCRETI DI «PROFEZIA» AMOROSA

2.1.  L’ESPERIENZA DI UN GIOVANE CREDENTE: Tempo fa, un giovane amico credente mi ha scritto la seguente lettera. Shalom, Nicola, come va? Quello che ti propongo, è forse un argomento affrontato in tutte le salse. Eppure continuo a vedere nella mia personale esperienza quanto la chiesa di Dio abbia bisogno di essere istruita circa la profezia.
     Mi è capitato (specialmente in ambito pentecostale) di trovare ragazze che, senza conoscermi, affermano di aver avuto da Dio tramite «profeti» la rivelazione che io fossi l’uomo della loro vita. Col caro Luciano [Leoni] ci facciamo un paio di risate, ma poi ci si sofferma a riflettere sulla gravità del problema.
     Ancora un’ultima esperienza personale, ho pregato per lungo tempo con una sorella. Solo dopo, quando ho capito che non era la persona che Dio voleva per me, è uscito fuori che taluni «profeti» le avevano detto che ero «l’uomo della sua vita». Ad oggi, lei mi vede come il peccatore, che ha resistito alla volontà di Dio. Secondo lei, Dio voleva che noi stessimo insieme, ma io ho rinunciato a questa «benedizione» di Dio.
     Le conseguenze di quanto «rivelato da tali profeti», sono deleterie. Non solo, mi rendo conto che poi ci si aspetta da Dio e dagli uomini cose, che né l’Uno né gli altri hanno mai promesso.
     C’è ancora un altro aspetto. Nella Torà un metro di misura per riconoscere il vero dal falso profeta consisteva nel notare se ciò, che proclamava si adempiva o no, esaltando un Dio sovrano sugli avvenimenti. Oggigiorno, il «profeta» sembra proclamare una «verità» soggetta alla responsabilità umana (una visione piuttosto arminiana a parer mio).
     Molti «profeti», che proclamano, anziché Cristo e Lui crocifisso, il futuro altrui a guisa di veggenti, quando non ci azzeccano, non vengono ripresi né squalificati dal loro ministero.
     Come già detto in altri tuoi articoli, purtroppo molti apostoli non fondano mai delle chiese, ma prendono solo autorità su di esse; molti dottori non insegnano correttamente tutto il consiglio di Dio e non sono nemmeno preparati (o forse chiamati?!), ecc. ecc. Dunque, i profeti? Invece di proclamare Cristo, si soffermano a predire il futuro; che tristezza. Dio ti benedica. {C. T.; 27-05-2011}.

Molto tempo dopo, ritrovando il suo scritto, lo interpellai di nuovo circa le sue esperienze, in cui ragazze cristiane hanno usato «profezie» comode per trovare marito. Gli chiesi se avesse altri aspetti da aggiungere, per farne un tema di discussione. Si ricordò, tra altre cose, che il tutto prendeva spunto dalla sua personale esperienza nei confronti di una sorella in Cristo, con cui stava pregando, per comprendere quale fosse la volontà del Signore. Ecco quanto ha aggiunto: Non riporto il nome della persona per non «esporla a infamia», usando un’espressione biblica, ma quando io capii che non poteva essere la persona, che Dio voleva pormi affianco come aiuto convenevole, lei mi narrò di due profezie: ● 1. Una pastora le profetizzò, poco prima che iniziassimo a pregare, che lei avrebbe sposato un ministro di culto. ● 2. Un profeta brasiliano, contattato come una sorta di SOS spirituale in Brasile, le diede molte informazioni su di me, pur non avendomi mai conosciuto (si trova dalla parte opposta del globo terrestre); egli le disse che io ero «l’uomo della sua vita».
     Così, alla luce di ciò, quando io le diedi il mio punto di vista delle cose, lei mi disse: «Stiamo forse pregando due Dèi diversi? Dio vuole benedirti con me, ma tu stai resistendo alla volontà di Dio». {C. T.; 13-04-2012} […]

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 1. Pii desideri profetici; 2.2. Alcune osservazioni; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Profez_comod_amor_EnB.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


mercoledì 26 settembre 2012

Gettare la spugna nel servizio



GETTARE LA SPUGNA NEL SERVIZIO

1. La problematica
     A volte, le cose ci vanno male in qualche aspetto della nostra vita, nel lavoro, in famiglia, nei rapporti sociali e così via. Allora la tendenza potrebbe essere di defilarci dagli impegni ecclesiali, per dedicarci a ristabilire tali cose, che ci creano un problema e ci fanno soffrire al momento. Magari, secondo i casi, incominciamo anche a generare meccanismi della carne, come ad esempio: auto-commiserarci, chiuderci in noi stessi, interrompere i contatti con i credenti, rifiutare i consigli, cercare presunti colpevoli dei nostri mali, eccetera. Quando siamo irritati nella carne, prendiamo di traverso ogni parola, che ci viene rivolta, anche da parte di coloro, che sappiamo che ci vogliono bene e tengono a noi, al nostro sviluppo positivo, al nostro progresso e al nostro servizio per il Signore. Da dove sorge questa malsana tendenza a gettare la spugna proprio nelle cose del Signore? Perché pensiamo che, avendo così più tempo, saremo veramente capaci di appianare e risolvere le cose, che non vanno? […]

3. Decisioni fondamentali
     Che fare quindi, quando avvengono problemi in uno di tali ambiti? Conviene gettare la spugna proprio nelle cose del Signore, rinunciando agli impegni presi nella sua opera o nella chiesa locale?
     In tali casi, consiglio a tale credente di rasserenarsi in tale situazione, senza affrettare decisioni, di cui poi ci si può pentire. Infatti, le decisioni, prese, quando siamo in un problema, non sono quelle giuste né quelle efficaci.
     Uno pensa che rinunciando agli impegni per il Signore, avrà più tempo per le cose, che al momento costituiscono il suo problema. Egli rifletta sul fatto che non ha garanzia che riuscirai meglio in tale ambito, se viene meno agli impegni presi nel servizio per il Signore e negli incarichi di chiesa. […]

Sul sito sono presenti i seguenti punti: 2. Ambiti esistenziali; 3. Decisioni fondamentali (seguito).
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Disc/A1-Getta_spugna_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


lunedì 24 settembre 2012

Ebbe Eva rapporti sessuali con un serpente? Parliamone



EBBE EVA RAPPORTI SESSUALI CON UN SERPENTE? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Ebbe Eva rapporti sessuali con un serpente?», in cui mi confronto con Pasquale Mauriello, seguace di William M. Branham. La tesi di quest’ultimo, mutuata dall’antico gnosticismo e che i suoi seguaci propagano, è che il peccato primordiale sia consistito nel rapporto sessuale fra Eva e il serpente, da cui sarebbe nato Caino, da cui sarebbe sorta la discendenza del diavolo nel mondo.
     Come ci poniamo da chiese bibliche dinanzi a fenomeni carismaticisti, che penetrano i social network e le menti di tanti credenti, suggerendo loro un approccio distorto verso la Scrittura? Che cosa facciamo per contrastare tali aberrazioni dottrinali, che si stanno diffondendo e stanno avvelenando le sorgenti? Che significa qui, a proposito di Genesi 3-4, tagliare «rettamente la Parola della Verità» (2 Tm 2,15)? Come rientrano tale concezioni gnostiche aberranti fra i miti gnostici (o le favole esoteriche d’origine giudaica), contro cui specialmente l’apostolo Paolo metteva in guardia? (cfr. 1 Tm 1,4; 4,7; 2 Tm 4,4; Tt 1,13s; 2 Pt 1,16).
     Tutto ciò rientra nella tendenza dottrinale arbitraria, preannunciata per la fine dei tempi: «Verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito d’udire si accumuleranno dottori secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno ai miti» (2 Tm 4,3s). Il rimedio, per contrastare tutto ciò, ce lo dà in tale contesto lo stesso Paolo: «Predica la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e sempre istruendo… Ma tu sii sobrio in ogni cosa, soffri afflizioni, fa’ l’opera di un evangelista, adempi il tuo ministero» (vv. 3.5).
            L’esegesi contestuale, ossia la spiegazione di un brano biblico nel suo contesto originario (letterario, culturale, religioso, teologico, ecc.), è il migliore antivirus contro le false dottrine e contro la eisegesi, ossia la proiezione di indebiti contenuti nel testo biblico!

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Eva_sesso_serpe_Esc.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


venerdì 21 settembre 2012

Ebbe Eva rapporti sessuali con un serpente?



EBBE EVA RAPPORTI SESSUALI CON UN SERPENTE?
Confronto con Pasquale Mauriello, seguace di W.M. Branham

1.  ENTRIAMO IN TEMA: In rete si incontrano persone come Pasquale Mauriello, Vincenzo Ragusa e altri che, pur essendo seguaci del defunto William M. Branham, auto-nominato «profeta escatologico» o «ultimo Elia», si spacciano per «fratelli» e vengono ingenuamente trattati come tali dagli altri, che nulla sanno delle loro vere credenze.
     Per l’ennesima volta, lessi in un gruppo le esternazioni antitrinitarie di Pasquale Mauriello. Già diverse volte ho contrastato il suo «modalismo», secondo cui l’unico Dio-Persona si mostrerebbe nella storia con «modi» diversi, ossia con delle maschere, apparendo ora come Padre, ora come Figlio e ora come Spirito Santo. In tale nota prendeva in giro la concezione di un Dio in tre Persone.
     Ecco qui di seguito la discussione, che si è sviluppata. Purtroppo, come si potrà constatare, dati i suoi limiti linguistici (correggo io i suoi contributi, rendendoli letterari), logici, teologici ed esegetici, egli non risponde alle mie argomentazioni, ma ripete continuamente le sue tesi. Oltre a ciò, passa subito a ingiuriare chi lo contraddice, facendolo apparire come «figlio del diavolo» e di Caino; inoltre, fa passare ogni obiezione alle loro tesi dottrinarie come un attacco diretto alla stessa Bibbia. Ciò è tipico per chi non ha argomenti ed è mosso dalla carne e da faziosità. Si tenga presente che le sue tesi sono quelle tipiche di W.M. Branham.

2.  IL CONFRONTO
Nicola Martella: Rieccolo un seguace del falso profeta Branham; quest’ultimo ha propagato la falsa dottrine dell’accoppiamento di Eva col serpente, spacciandola per rivelazione speciale di Dio! Qui un suo seguace, che propaga in giro tale convinzione mitologica del suo maestro, vorrebbe parlare della Deità!
     Nella Bibbia ci sono abbastanza episodi, in cui tutte e tre le Persone della Deità agiscono con tre personalità diverse e distinte. Ad esempio, al momento del battesimo c’era Gesù in terra, poi Giovanni Battista «vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui» e, infine, una «voce dai cieli», quella del Padre, dichiarò Gesù suo «diletto Figlio» (Mt 3,16). C’erano contemporaneamente Gesù in terra, lo Spirito Santo appena sopra Gesù e il Padre in cielo. Gli antitrinitari modalisti presentano, qui e altrove, Dio come una personalità schizoide, che pur essendo per loro un’unica Persona, farebbe credere d’essere persone diverse, ad esempio ora il Padre e ora il proprio Figlio, ora solo Spirito e ora nella carne come Gesù, e di stare contemporaneamente in tre luoghi differenti: in terra, in aria e nel cielo.
     Meglio non andare dietro ai pifferai magici, altrimenti si fa la fine dei topolini. W.M. Branham affermò di essere l’Elia escatologico di Malachia 4,5s e di avere il compito di preparare la via al ritorno di Cristo, che sarebbe arrivato visibilmente e materialmente ai suoi giorni. Purtroppo per Branham, lui è morto da decenni, le sue predizioni non si sono adempiute, mostrando così di essere un falso profeta e un cattivo maestro.

Pasquale Mauriello: Rieccolo, lo dico a te. Le tue sono parole senza fondamento. Sono solo accuse contro la Bibbia stessa. Tu accusi la Bibbia di mentire circa le due semenze, una delle quali è del serpente, tuo padre. In Genesi 3,15 il Signore dice al serpente, tuo padre: «Io porrò inimicizia fra il tuo seme, e il seme di lei». Non sta parlando a Eva ma a tuo padre, il serpente. E quando Dio qui parlò al serpente, il suo seme era già in Eva, il quale produsse un uomo di nome Caino, tuo padre. {19-09-2012}

Nicola Martella: Visto che passi subito a ingiurie del genere, rimando al mittente i tuoi apprezzamenti fuori luogo: il serpente sarà tuo padre e non il mio, come pure Caino.
     Quanto al concepimento e alla nascita di Caino è scritto quanto segue in Genesi 4,1:
            «Ora, Adamo conobbe Eva, sua moglie»; quindi, non fu il serpente a conoscerla sessualmente!
            «…la quale concepì e partorì Caino», ossia il concepimento avvenne dopo il rapporto sessuale con suo marito!
            «…e disse: “Ho acquistato un uomo, con l’aiuto dell’Eterno»; Eva non avrebbe potuto dire ciò, se il concepimento fosse stato dal diavolo! Che comunione c’è fra Dio e il diavolo? Come avrebbe potuto approvare Dio un accoppiamento fra una donna e un animale, cosa contro natura, e dare in ciò il suo aiuto?
     Quindi, W.M. Branham è un falso profeta gnostico, e tutti i seguaci sono falsi maestri. […]

Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: Continuazione del secondo punto (Il confronto); 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Eva_sesso_serpe_Ori.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


mercoledì 19 settembre 2012

Quando nell’ermeneutica l’errore sta nel «dettalio»! Parliamone



QUANDO NELL’ERMENEUTICA L’ERRORE STA NEL «DETTALIO»! PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Quando nell’ermeneutica l’errore sta nel “dettalio”». Siamo partiti da un’immagine umoristica piena di così tanti errori (vedi l’immagine nell’articolo).
     Lo scopo era quello di incoraggiare l’osservazione e l’analisi, per renderle feconde per l’ermeneutica biblica, ossia per l’interpretazione della Bibbia. Ed è specialmente di questa che vogliamo occuparci qui di seguito.
     È scritto che, quando «un certo dottor della legge si levò per metterlo alla prova», ponendogli una domanda insidiosa, Gesù rispose con una contro-domanda: «Nella legge che sta scritto? Come leggi?» (Lc 10,25s). Che cosa risponderebbero oggi coloro, che portano la Parola, se qualcuno gli ponesse la stessa domanda di Gesù su un qualsiasi argomento? Saprebbero subito quali sono i brani specifici, che trattano tale tema, e saprebbero spiegare tale testo nel suo contesto?
     Oppure, mettiamo il caso che tu veda qualcuno, che sta leggendo nella Bibbia. Avresti il coraggio, come Filippo, di andare da lui e chiedergli, se capisce quello, che sta leggendo? (At 1,30). E se costui, come l’Etiope, ti rispondesse: «E come potrei, se nessuno mi guida?» (v. 31), sapresti spiegargli in modo corretto proprio tale brano, che egli sta leggendo al momento?
     Alcuni fratelli, portando la Parola, non spiegano il testo, ma lo usano come «pretesto» per le loro idee, come «trampolino» per parlare di tutt’altro o come «specchio per le allodole», ossia per introdurre un tema, che nulla ha a che fare col testo o almeno non direttamente. In tali casi, essi non analizzano veramente ciò, che sta nel testo, per affermare ciò che l’autore intendeva veramente dire, ma dicono ciò essi vorrebbero che l’autore dicesse. Perciò passano dal testo alle applicazioni, come se niente fosse, usando spesso artifici discutibili: la versettologia indebita (cumuli di versi fuori contesto e senza pertinenza con testo in esame), falso sillogismo (conclusioni affrettate e solo apparentemente congrue), arbitrarie spiritualizzazioni mediante simbolismi, tipologie, allegorie fuori posto. […]
     Si può citare con pertinenza la seguente predizione, ricordata da Gesù per i suoi contemporanei: «Guarderete con i vostri occhi e non vedrete» (Mt 13,14; cfr. At 28,25s; Rm 11,8). A ciò premise questo dato di fatto: «Per questo parlo loro in parabole, perché, vedendo, non vedono; e udendo, non odono né comprendono» (v. 13). Malauguratamente anche i discepoli del Signore si trovarono, a volte, nella stessa situazione, non facendo una giusta interpretazione delle parole di Gesù (Mc 8,17s).
     Purtroppo sul piano dell’interpretazione del testo biblico, si può dire qualcosa del genere anche per coloro, che non tagliano rettamente la Parola della Verità (2 Tm 2,15): essi guardano il testo, ma non vedono ciò, che esso dice veramente.
     Non essere solo uno che guarda, ma uno che vede intendendo. Altrimenti compra del collirio! Gesù disse al conduttore della chiesa di Laodicea: «Io ti consiglio di comprare da me... del collirio per ungertene gli occhi, affinché tu veda» (Ap 3,18).

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/T1-Ermeneut_errore_MT_AT.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


lunedì 17 settembre 2012

Cambiare comunità? Parliamone



CAMBIARE COMUNITÀ? PARLIAMONE

Nell’articolo «Cambiare comunità» abbiamo visto che i motivi, che inducono a fare questo passo, sono tanti. Detto in breve, alcune cause sono dovute a chi resta e altre risiedono in chi se ne va. Alcuni motivi risiedono nella conduzione della chiesa locale di partenza, che è troppo massimalista o tropo liberale, troppo dominatrice o troppo manipolabile, eccetera. Altre cause dipendono dalla dottrina, che lì s’insegna. Altri motivi ancora sono dovuti alla mancanza di cura pastorale. C’è pure l’eventuale clima pesante, che si respira in tale comunità (negativismo, critica, litigi, maldicenza, ecc.). Ci sono però anche altri motivi, che risiedono in chi se ne va: spirito fazioso, immaturità, opportunismo, mancanza di sottomissione agli altri, mancanza d’amore, ricerca di potere personale e così via. Infine, non bisogna dimenticare che in certi casi si cambia comunità, poiché si vive nel peccato o si è stati messi per questo fuori comunione; cambiando aria, si pensa di poter andare in una comunità, in cui nessuno lo conosce e in cui si potrà tacere su certe cose.
     Elaborando i contributi dei lettori, ho preso atto che alcuni di loro non sappiano neppure che cosa sia una chiesa locale e che cosa significa appartenere a una famiglia spirituale, in cui servire e imparare. Essi confondono la comunità con il locale di culto; invece di parlare dell’essere chiesa, parlano di andare in chiesa. Si tratta proprio di una concezione ecclesiologica distorta. Per questo, con la scusa di una presunta «chiesa universale», preferiscono la continua «transumanza ecclesiale» o addirittura la vocazione del «senza chiesa», vivendo la fede soltanto in modo virtuale, in Internet.
     Ci sono poi anche casi di «disadattamento ecclesiale», dovuto a immaturità, a una specie di «patologia» ecclesio-sociale o a una «nevrosi ecclesiogena». Ritengo che una «chiesa partecipata» sia la «medicina» giusta per tali casi.

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Cambia_comunita_UnV.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/cambiare-comunit%C3%A0-parliamone/10151250030827990

sabato 15 settembre 2012

Nostri orizzonti e rivelazione scritturale



NOSTRI ORIZZONTI E RIVELAZIONE SCRITTURALE

Spesso il nostro orizzonte racchiude poche cose, quelle valutate da noi come necessarie al momento, ma non per forza quelle realmente rilevanti. In tempi di stress, di malanni e di problemi, l’orizzonte si restringe ulteriormente, ed è come se i nostri affanni pesassero più di tutte le problematiche universali. A volte, riusciamo a salire di più verso la cima, e il nostro orizzonte si allarga un po’; ma guai a pensare che vediamo ogni cosa e abbiamo tutto sotto controllo.
     Ciò, che ci dà discernimento e perizia, quindi sicuro orientamento, non è tanto quel, che vediamo o afferriamo con i nostri sensi, ma il timor dell’Eterno, ossia il coraggio di mettere Dio al primo posto nella vita e di prendere il suo punto di vista delle cose. Solo ciò allarga veramente il nostro orizzonte, mostrandoci bene e male, verità e menzogna, giusto e ingiusto, luce e tenebre; solo così possiamo orientarci in modo sicuro, dando alle cose il loro vero valore e la loro reale importanza.
     Solo ciò ci rende anche liberi di fondere il nostro piccolo orizzonte con quello di altri credenti biblici nella comunione, sulla base della rivelazione scritturale e, quindi, all’interno del grande orizzonte di Dio. A ciò si deve la necessità dei credenti biblici di dialogare insieme sulla base delle sacre Scritture e di edificarsi reciprocamente.
     L’orizzonte di Dio sarà sempre più grande della somma dei singoli orizzonti umani di oggi e di tutti i tempi. Egli sa che cosa c’è dietro all’ultimo orizzonte della realtà, dove nessun uomo potrà mai arrivare.

Per l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare la riflessione dei lettori, per aiutarli formulare contributi confacenti al tema):
     ■ «I miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie, dice l’Eterno. Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri» (Isaia 55,8s).
     ■ «Noi conosciamo in parte, e in parte proclamiamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito. Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino. Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto» (1 Corinzi 13,9-12; specchio = rame levigato). […]

Sul sito seguono i seguenti punti: Per l’approfondimento biblico (resto); Eventuali contributi dei lettori.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Orizzont_rivela_Esc.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


venerdì 14 settembre 2012

Cambiare comunità



CAMBIARE COMUNITÀ

Un lettore ha posto la seguente questione: Come considerate il fenomeno di quei credenti, che lasciano la propria chiesa, per inserirsi in un’altra? C’è un unico approccio al problema? A chi possono essere attribuite le responsabilità di tale evento? {S. C.}

Ad aspetti rilevanti rispondo qui di seguito: Il fenomeno è stratificato, ossia ha molte sfaccettature, e non si può addurre a un’unica causa, ma bisogna vedere di caso in caso. Ecco, qui di seguito, alcuni casi ricorrenti o possibili.
     ■ Ci sono i turisti ecclesiali. Essi pensano di appartenere alla cosiddetta «chiesa universale», perciò ogni volta vanno in un’altra comunità. In tal modo, credono di non necessitare di essere sottomessi ad alcuno. Restano o se ne vanno a proprio arbitrio.
     ■ Alcuni cambiano comunità, perché non vogliono sottomettersi all’insegnamento vigente, sentendolo, secondo i casi, o troppo massimalista (stretto) o troppo liberale (largo).
     ■ Alcuni cambiano comunità, perché non trovano in essa ciò, che cercano sul piano umano: comunione, calore, fratellanza, solidarietà, comprensione.
     ■ Alcuni cambiano comunità, perché sono abituati solo a ricevere e prendere dagli altri. Quando il «filone d’oro» si è esaurito in una miniera, passano alla prossima.
     ■ Alcuni cambiano comunità, perché ritengono i conduttori non idonei a guidare tale chiesa o perché questi ultimi vivono in compromessi e nel peccato.
     ■ Alcuni cambiano comunità, perché sono stati messi sotto disciplina e, non volendosi ravvedere, preferiscono frequentare una chiesa, in cui tali cose sono tollerate.
     ■ Alcuni cambiano comunità, perché si sentono troppo emarginati, sia come persona, sia nel loro ministero, ad ambedue dei quali sembra che nessuno si interessi veramente, ma anzi si viene sempre e solo criticati per le cose, che non vanno.
     ■ Alcuni cambiano comunità, perché ci sono troppi contasti e da lungo tempo tra i conduttori e tra i membri. Invece di allinearsi in una delle fazioni belligeranti, preferiscono appartenere a una chiesa, che si adopera per l’avanzamento del regno di Dio.
     ■ Alcuni cambiano comunità, perché vogliono assolutamente essere tra coloro, che hanno «autorità», ma non trovano posto per «comandare» sugli altri, essendo ritenuti non idonei a una conduzione biblica. Perciò, tentano in un’altra chiesa.
     ■ Alcuni cambiano comunità, perché sono messi fuori comunione per gravi peccati o per falsa dottrina. Preferiscono allora frequentare una chiesa locale, dove nessuno li conosce.
     ■ Alcuni cambiano comunità, perché non vogliono più essere alimentati da conduttori biblicamente analfabeti, che li cibano da tanto tempo soltanto con indebite versettologie, spiritualizzazioni arbitrarie, allegorie e sentimentalismi religiosi. Essi vogliono del cibo più sodo e una cura pastorale più certa.
     ■ Alcuni cambiano comunità, perché nessuno si prende cura di loro, ma sono abbandonati a loro stessi e la vita di chiesa è fatta soltanto di incontri formali.

Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: Continuazione dei punti; Per l’approfondimento biblico.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Cambia_comunita_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


venerdì 7 settembre 2012

Quando nell’ermeneutica l’errore sta nel «dettalio»



QUANDO NELL’ERMENEUTICA L’ERRORE STA NEL «DETTALIO»

Ho voluto usare tale immagine per aiutare passo per passo ad aguzzare lo spirito d’osservazione, per poi portare al problema dell’ermeneutica, ossia all’interpretazione di un testo. Ho fatto tale esperimento in rete con alcuni fratelli. Ecco i risultati.

1. Fase preliminare
     Di là dalla risata, quanti errori ci sono in questa foto?

     Antonio Capasso: Rappoto? N.d.R.: Giusto, ma solo uno?
     Rita Fabi: Due. N.d.R.: Solo due errori?
     Stefano Frascaro: E che le direzioni delle nuvolette sono errate. N.d.R.: È proprio rilevante?
     Michele Attruia: Dentifricio, qual è, ho lavato... però è stravecchia!

     Nicola Martella: ‎Michele Attruia, «mi sono lavato» è corretto. Ti faccio notare, che se tale barzelletta è stravecchia, il vino invecchiato è il migliore. Non tutto ciò, che conosciamo noi, è conosciuto dagli altri. Qui il mio scopo è un altro, come vedrai…
     Inoltre, per rimanere «biblici» (con sole due «b» totali), ti ricordo la seguente sentenza del nostro Signore: «Ogni scriba, che diventa un discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa, il quale tira fuori dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie» (Mt 13,52).
     Quindi, non resta che questa raccomandazione gesuanica: «Va’, e fa’ tu la stessa cosa» (Lc 10,37). Noi vogliamo fare bene nel campo della giusta interpretazione testuale.

     Antonio Capasso: Che «qual’è» sia un errore, non sono molto convinto. → N.d.R.: Lo è, poiché si dice «qual sono», quindi «qual» esiste anche a sé. Ad esempio, basta scrivere «qual’è» in Word, che viene indicato come errore.

     Nicola Martella: Oltre a quelli riportati, ci sono i seguenti errori: manca un punto dopo «Sono preoccupato» e dopo l'ultima frase; manca altra punteggiatura intermedia; «E qual è il problema?» deve iniziare con maiuscola; «Pasta del Capitano» deve andare in  maiuscolo, essendo il nome di un prodotto.
     Ecco, infine, la versione corretta di tale dialogo:
     ▪ Un poliziotto dice all’altro: «Sono preoccupato. Mi sono lavato i denti...».
     ▪ L’altro chiede: «E qual è il problema?».
     ▪ Il primo spiega: «Il denitrifico non era mio. Sopra c’era scritto “Pasta del Capitano”. Ora, mi faranno rapporto».

2. Fase d’approfondimento
     Nicola Martella: Sul piano letterario e dell’interpretazione, che lezione possiamo imparare da tali dati che abbiamo raccolto?

     Michele Attruia: Che non si può usare la Pasta del capitano e neanche il Mentadent (perché non si dicono le bugie!). N.d.R.: Solo questo?
     Nicola Martella: Sul piano dell’analisi di un qualunque testo, che lezione possiamo imparare da quanto detto fin qui?
     ■ Stefano Frascaro: Che lezioni? Che tu fai l’esegesi anche a una barzelletta... N.d.R.: Al contrario, che cosa possiamo imparare ai fini di una corretta esegesi dall’analisi di tale testo?

     Nicola Martella: Gesù usava le parabole per illustrare il regno di Dio. Noi possiamo usare testi del genere per illustrare l’ermeneutica, la giusta interpretazione di un testo. Quindi, da quanto detto, che conclusioni traiamo per l’analisi di un testo?

Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: 3. Fase dell’ermeneutica.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Ermeneut_errore_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

 

mercoledì 5 settembre 2012

Scelte di fondo e solidità comprovata



SCELTE DI FONDO E SOLIDITÀ COMPROVATA

Parto da una mia massima: «Chi, come un albero, ha solide radici in basso nella Parola di Dio, non temerà le tempeste del mondo in alto».

Alcuni cristiani danno più enfasi all’apparire che all’essere. Spesso sono, come si suol dire, «cristiani nominali»; oppure sono credenti che rimangono «bambini nella fede» per sempre e bisognosi del biberon (1 Corinzi 3,2; Ebrei 5,12ss), sballottati ora di qua, ora di là, a seconda delle mode dottrinali (Efesini 4,14). Sono come alberi, che hanno poca radice, scarso frutto, ma molto fogliame; come recita un detto popolare, sono tutto fumo e niente arrosto. Appena viene una fiera tempesta, non solo cadono, ma fanno anche danno. […]
     Non meraviglia che dinanzi alle difficoltà della vita, siffatti cristiani siano confusi. Le tempeste esistenziali fanno perdere loro la presa e l’equilibrio, e finiscono con le gambe all’aria e atterrati. Poi, si meravigliano, perché Dio abbia permesso ciò. E magari nutrono il dubbio che Dio non li ami veramente, non li stia guidando e che si interessi veramente alla loro vita.
     Altri cristiani si nutrono costantemente delle «sane parole» della Scrittura. Sono come alberi piantati presso le acque, i quali non sono solo appariscenti in tutte le stagioni e climi, ma hanno una profonda radice e portano copiosi frutti.
     Quindi, all’inizio del cammino cristiano, è necessario mettere le giuste priorità; da ciò dipenderà la qualità del percorso, gli obiettivi e se si avrà Dio come compagno di via e come guida. Quando i primi mattoni sono messi male, tutto il muro verrà storto. Se non si fanno le giuste scelte alla partenza, ma si sta con un piede dentro e un piede fuori la famiglia del Signore e non si è né carne e né pesce, sarà difficile il cammino di tappa in tappa, riconoscendo quale sia «la buona, gradita e perfetta volontà» di Dio (Romani 12,1s).

Per l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare la riflessione dei lettori, per aiutarli formulare contributi confacenti al tema):
     ■ «Giovani, vi ho scritto perché siete forti, e la parola di Dio rimane in voi, e avete vinto il maligno. Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui» (1 Giovanni 2,14s).

Sul sito seguono i seguenti punti: Per l’approfondimento biblico (resto); Eventuali contributi dei lettori.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Scelte_solid_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


martedì 4 settembre 2012

Benny Hinn e la mistica del sangue? Parliamone



BENNY HINN E LA MISTICA DEL SANGUE? PARLIAMONE

La mistica del sangue accomuna il cattolicesimo romano e carismaticismo! Il primo propaga la devozione di parti del corpo di Gesù, come il «sacro cuore» e il «sacro volto»; alla fantasia anatomica non c’è limite, come pure alle sedicenti reliquie connesse con la vita e la morte di Gesù: chiodi, schegge della croce, sudari, calici dell'ultima cena (Graal) e così via. Il carismaticismo parla della «potenza del sangue» di Gesù, insegna a invocare il «sangue di Gesù» come fosse una potenza a sé stante o un fluido celeste; e ciò accade sebbene tale linguaggio è estraneo al linguaggio biblico e simile a quello gnostico-esoterico.
     La contiguità di Benny Hinn col romanesimo non meraviglia. È noto, ad esempio, che egli abbia contribuito finanziariamente al restauro della cappella del Guarini, dopo il suo incendio, dove è custodita la cosiddetta «sacra Sindone» e dove si recò in pellegrinaggio insieme a Paul Crouch nel 1998. Per le altre affinità fra romanesimo e carismaticismo alla Benny Hinn rimando all’articolo «Benny Hinn e la sua spiritualità ecumenica» di Antonio Morlino. Su tale lenzuolo funebre medioevale sarebbero state impresse le sembianze del defunto mediante l’azione del sangue coagulato. [Il lenzuolo funebre di Torino o sacra Sindone] Non meraviglia, quindi, l’interesse di Benny Hinn per esso. Egli come nell’esoterismo visita luoghi particolari, in cui pensa di trovare una particolare «unzione» (il sedicente «fluido astrale» degli esoterici), fosse la tomba della carismaticista (ed esoterista) Kathryn Kuhlman [Benny Hinn e la sua «unzione sepolcrale»] o un particolare luogo di manifestazioni trascendentali o dove sono custodite particolari sedicenti reliquie.
     Benny Hinn parla del «sangue di Gesù» come se fosse appunto un «fluido celeste» o una «energia trascendentale» (o magnetismo), che reca potenza particolare, a chi lo invoca; i carismaticisti chiamano tale potenza impropriamente come «unzione». Si tratta di un linguaggio mutuato dall’esoterismo cristianizzato.
     Come si pongono le chiese non-carismatiche rispetto alla «mistica del sangue», diffusa da santoni mesmeristici come Benny Hinn? Esiste un atteggiamento misticheggiante simile, magari latente o strisciante, in alcuni credenti delle chiese bibliche, mutuato da movimenti e chiese carismaticisti? Ci si adatta col tempo e col consenso a tale modo di esprimersi e di concepire le cose, senza verificare che tale linguaggio e tale concezione non esistono nella Bibbia?

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-BHinn_mistica_sangue_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

ATTENZIONE! Per favore, non intervenire se, dopo aver letto l’intero articolo sul sito, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!


Nel 1150, Dietrich d’Alsazia, conte della Fiandra, avrebbe portato qualche goccia del «sangue di Cristo» al ritorno da una crociata a Gerusalemme. Da allora, la reliquia è conservata nella «Cappella del Sacro Sangue» a Bruges, in Belgio, dove gode di particolare venerazione.