giovedì 28 febbraio 2013

Candele, giovanili ed ermeneutica

CANDELE, GIOVANILI ED ERMENEUTICA

1. Entriamo in tema
     Sebbene alcuni termini partano dalla stessa radice e, quindi, dalla stessa idea di base, scambiare candele, candeline e candelotti può rendere un’impresa non solo inefficace e fuori luogo (mettere candele di una macchina su una torta, può essere valutato come un’offesa), ma può essere pericoloso (p.es. mettere candele di cera accese in un’automobile), se non addirittura fatale (p.es. maneggiare in modo maldestro i candelotti di dinamite). E che dire della «candelora» (festa mariana, in cui si benedicono i ceri rituali), del candelabro o candeliere, del candelaggio (misura l’intensità luminosa di una lampada in candele)? Il candelotto non è solo una candela corta e grossa, ma esiste quello di esplosivo, quello fumogeno, quello lacrimogeno e così via; poi, in alcune regioni i candelotti sono i cannelloni. Avete già sentito parlare della candelabra o candeliera? (motivo ornamentale a forma di candelabro stilizzato). Che cosa fa il candelaio? (fabbrica o vende candele; usato in gergo anche per l’omosessuale maschio!). Sapete che una «candeletta» non è semplicemente una candela piccola, ma specialmente in farmacia e chirurgia intende qualcosa di specifico? E che sarà mai una «candelizza»? (paranco utilizzato per l’imbarco e lo sbarco di oggetti molto pesanti).
     Tutto ciò mostra la complessità di una lingua viva e come da un termine di base si sviluppi un vasto spettro di significati derivati. Chi si appressa a tradurre o interpretare la Bibbia, deve tener presente che anche nei tempi biblici esistevano termini derivati da altri e che avevano, a secondo del contesto, un significato del tutto diverso dal termine di base. È, quindi, facile scambiare capre con cavoli, se non si è rigorosi e attenti; ed è facile prendere fischi per fiaschi, se non si approfondiscono abbastanza i termini nel contesto, dove ricorrono.

2. Un esempio biblico concreto
     Tradurre in 2 Timoteo 2,22 con «appetiti giovanili» dà l’idea, che si tratti soltanto di appetiti sessuali. In effetti, però, il primo termine è in greco epithymía «desiderio, brama, voglia carnale, concupiscenza, passione». Si tratta, quindi, di qualsiasi desiderio (soldi, potere, prestigio, ecc.). […]

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: Continuazione del 2° punto; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Candel_ermen_Lv.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}



martedì 26 febbraio 2013

Coinvolgimento globale in sinergia

 COINVOLGIMENTO GLOBALE IN SINERGIA

 

Quando tutti collaborano insieme, ne risulta una grande sinergia. Così dev'essere anche nella famiglia di Dio, per spandere il buon profumo di Cristo mediante la testimonianza verbale e di vita. {Nicola Martella}

Perché non ricorrono mai gli omosessuali negli Evangeli? Parliamone

PERCHÉ NON RICORRONO MAI GLI OMOSESSUALI NEGLI EVANGELI? PARLIAMONE

Qui di seguito riportiamo la discussione dell’articolo «Perché non ricorrono mai gli omosessuali negli Evangeli?». Da esso è sorta la questione del rapporto fra carisma e preparazione riguardo all’intervento pastorale specifico in caso di omosessualità, che discutiamo in questo tema: «Rapporto fra carisma e preparazione nella consulenza». Ora, in questo luogo ci limitiamo soltanto a riportare la discussione sulle questioni poste nell’articolo di riferimento.



[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Omosessuali_Evangeli_S&A.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

domenica 24 febbraio 2013

Vai a votare!

VAI A VOTARE!



«Il voto del popolo non è in vendita: questo è il sale della libertà!» (Nicola Martella).
  


-- Tale immagine non vuole essere un "messaggio subliminale", ma parodia e satira riassuntive sul tentativo di comprarsi gli Italiani.
 

-- «Cercate il bene della città […] e pregate l’Eterno per essa; poiché dal bene d’essa dipende il vostro bene» (sacra Bibbia, Geremia 29,7).

venerdì 22 febbraio 2013

Originale e perversione, uso e abuso

ORIGINALE E PERVERSIONE, USO E ABUSO

1. Entriamo in tema
     Correggere col «bianchetto» un documento, è legittimo; esso è fatto per tale versione. Correggere col «bianchetto» tutte le cose, che non piacciono, in tutti i libri propri e altrui e su tutto ciò, che capita per mano, è un atto compulsivo. Correggere col «bianchetto» i testi sullo schermo, è una perversione di tale strumento. Usare il «bianchetto» per verniciare, ad esempio, una macchina, è mancanza di realismo.
     L’abuso è, secondo i casi, un uso sbagliato, coercitivo o compulsivo di ciò, che è legittimo. Ad esempio, mangiare è legittimo, abbuffarsi è l’abuso. Comprarsi le cose è valido; portarsele via con la forza è un abuso. Conservare ciò, che è utile, è cosa buona; non buttare via nulla, perché un giorno possa servire, riempiendo così la casa a dismisura, è una mania. Esiste l’uso naturale di una cosa (versione originale) e l’uso depravato d’essa (perversione). Bere un bicchiere di vino è salutare, la perversione è bere in modo compulsivo e ubriacarsi. Ciò vale per tutte le cose (cibo, sessualità, benessere, soldi, gioco, rapporti umani, lavoro, ecc.).

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. Alcuni approfondimenti; 3. Domande di lavoro.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Pervers_abuso_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


mercoledì 20 febbraio 2013

L’alcool non risolve i problemi!

L’ALCOOL NON RISOLVE I PROBLEMI!

Tempo fa, ho scritto il seguente aforisma: «Non tentare di affogare i tuoi problemi nell’alcool. Essi, come i maiali, torneranno sempre a galla!» (Fonte: «Alcool: Problematica»).

Da uno studio, che ho fatto, sulle bevande alcoliche, anticipo le seguenti tesi finali, perché ne possiamo discutere insieme.
     ■ La Bibbia non è contraria a un uso corretto e moderato di vino e sostanze alcoliche.
     ■ La sacra Scrittura denuncia ogni abuso di vino e sostanze alcoliche, a causa delle conseguenze per sé e per altri.
     ■ Le sostanze alcoliche, quando abusate, modificano la psiche e la coscienza dell’individuo, quindi la percezione della realtà e la proporzione delle cose.
     ■ L’abuso di sostanze alcoliche creano una vera dipendenza e aprono le porte ad altri vizi e ad altre dipendenze. Esse tutte abbruttiscono l’uomo, induriscono il carattere, portano a comportamenti immorali, violenti e dannosi per sé e per gli altri.
     ■ L’abuso di sostanze alcoliche fanno impoverire le persone e le loro famiglie, fanno commettere reati e portano a tragedie matrimoniali e familiari.
     ■ Le persone in autorità, qualora dedite a sostanze alcoliche, trascurano i loro doveri e commettono abusi di potere e varie ingiustizie, se non addirittura attività criminali. Prima o poi, si squalificano e sono chiamate a pagare.
     ■ La fede biblica e l’abuso di sostanze alcoliche si escludono, visto che l’ubriaco dissacra nella pratica la devozione in Dio, in cui a parole afferma di credere.
     ■ L’abuso di sostanze alcoliche e il ministero cristiano, quale esso sia, si escludono a vicenda. Chi presiede a servizi nella chiesa e non sa contenere se stesso, si squalifica come servitore del Signore.

Inoltre, mi limito qui a citare la seguente descrizione fatta dalla sapienza d’Israele riguardo allo stato alterato di coscienza e alla dipendenza, che crea l’alcool: «Chi ha gli “ahi”? Chi ha gli “ahimè”? Chi ha le liti? Chi ha i lamenti? Chi ha le ferite senza ragione? Chi ha l’annebbiamento degli occhi? Coloro, che siedono fino a tardi presso il vino, che ritornano per gustare il vino aromatizzato. Non guardare il vino, quando rosseggia, quando scintilla nel calice e va giù così facilmente! La sua fine è che morde come un serpente e punge come un basilisco. I tuoi occhi vedranno cose strane, e il tuo cuore dirà cose pazze. E sarai come chi giace in mezzo al mare, come chi giace in cima a un albero di nave. “M’hanno picchiato... non mi ha fatto male; m’hanno percosso… non l’ho sentito avvertito. Quando mi sveglierò? Lo rifarò, ne cercherò ancora!”» (Pr 23,29-35; traduzione propria).

     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Etic/T1-Alcool_problem_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


lunedì 18 febbraio 2013

Conduttori quali candidati politici

CONDUTTORI QUALI CANDIDATI POLITICI

1.  UNA LETTERA PIENA DI EQUIVOCI: Mi è arrivata una lettera, che mi è arrivata e che mi ha procurato non pochi turbamenti. Essa proviene da un conduttore di chiesa, che scrive a credenti, conduttori di chiesa e comunità, per chiedere il voto per la parte politica, con cui si è candidato. Per capire la mia risposta, si legga dapprima tale lettera sul mio sito.

2.  LA MIA RISPOSTA: Non ho nulla in contrario a vedere cristiani impegnati in politica, per essere lì luce e sale e per portare lì una moralizzazione della politica. Di ciò ho già scritto sul mio sito. Non entro neppure nel merito all’appartenenza politica, per cui si è entrati nell’agone politico.
     Il punto dolente è spedire una lettera di propaganda politica a nome della «Comunità Cristiana “Potenza per Cristo”», scrivere «a tutti i responsabili delle chiese e delle organizzazioni evangeliche» e presentarsi ai credenti delle chiese così: «Mi chiamo Antonio Morlino e sono il Pastore di una giovane chiesa evangelica lucana…». Poi, dopo aver chiarito l’appartenenza quanto a missione e movimento politico, si parla di «avvento di una reale Riforma in Italia», termine che ricalca la Riforma protestante, ma che qui è usato impropriamente per la politica. Mi sono chiesto: Come fa un movimento con pochi decimali e che si è legato a un polo politico, in cui ci sono stati mala politica, malaffare, scandali morali e finanziari e condannati, a voler riformare l’Italia?
     Si afferma che «“Cristiani per la Nazione” è un movimento nato dal cuore di Dio, un progetto d’impegno politico». Come fare a dimostrare ciò esegeticamente? Da quanto in qua nella Bibbia Dio mostra di ispirare direttamente un «progetto d’impegno politico»? Quale partito ha mai fondato Cristo? Vogliamo tornare alla «DC», alle sue correnti e ai suoi scandali? Come si fa a dire che il «Grande Sud Basilicata» e l’MPA sia proprio tale progetto divino? Direi di no, visto i loro esponenti e le cose, che vengono loro attribuite.
     Come fa la MIE, quindi una missione, ad aderire a un progetto politico? Come fa il pastore Mosè Baldari a esporsi così? Paolo e la sua squadra aveva mai pensato di fare una cosa del genere? Avevano essi smesso di annunziare l’Evangelo della grazia per darsi all’«evangelo sociale»? Si aspettavano essi l’avvento del «Regno di Dio» mediante delibere parlamentari?
     Ammesso e non concesso che il credente, che si propone e invita con questa lettera i credenti a votarlo, sia mai eletto e arrivi in parlamento, con i decimali, che porterà al polo politico, con cui «Cristiani per la Nazione» si è imparentato per mezzo del «Grande Sud», sarà veramente in grado di cambiare qualcosa dello status quo, se le persone di tale polo politico di riferimento torneranno a governare? Avremo mai modo di avere, come scrive lui, «una chiara percezione di quello, che sto facendo io»? Ho i miei dubbi, e mi sarei aspettato più umiltà, dicendo: «Farò del mio meglio per non fare compromessi e per rimanere fedele alla sana dottrina».
     Trovo inopportuno, per non dire altro, che un conduttore, entrato in politica, chieda il voto della comunità della persona, a cui scrive. Solo la cattolica «DC» si era permesso tanto. Trovo un’impudenza che si pretenda che il voto del destinatario e della sua comunità «potrà risultare prezioso per la causa del Regno di Dio in Italia». Quindi, non posso neppure condividere le conclusioni: «Tutto questo perché siamo certi che Dio voglia attuare una Riforma senza precedenti nella nostra Nazione, ma che tocchi a noi agire affinché ciò avvenga… Noi ci crediamo!». Tale commistione fra religione e politica, fra pulpito e tribuna elettorale, snatura sia l’Evangelo, sia la politica. Usare categorie teologiche e fideistiche per la politica è il modo migliore per scandalizzare le anime e allontanarle dall’Evangelo.

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 3. Approfondimenti biblici; 4. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Conduttori_politici_UnV.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


venerdì 15 febbraio 2013

La superstizione telematica

LA SUPERSTIZIONE TELEMATICA

Condividi e ti porterà fortuna



«Chi crede ai portafortuna vive di deboli surrogati, ha la paura come feticcio cerebrale e la superstizione per religione!» (Nicola Martella; fonte: «Portafortuna»).



1. TI OFFRO ARIA FRITTA: Su varie bacheche trovo vari proclami con promesse improbabili. Ecco alcuni esempi:

     Coccinelle: «Metti queste coccinelle in bacheca e ti porteranno fortuna...». Ci sono molte variazioni di tale «mirabile» offerta, cambiando il numero dei simpatici animaletti; qualcuno invita a condividere «un’orgia di coccinelle».

     Cornicelli: «Condividi e ti porteranno tanta fortuna!».

     Tre scimmiette: «Condividi e ti porteranno fortuna». «Condividi se vuoi avere un po’ di fortuna con una ragazza, con la scuola, con gli amici...».

     Draghi: «Condividi questi due draghi e ti porteranno fortuna in amore».

     Maglietta: «Condividi sulla bacheca la maglia dell’Inter e ti porterà tanta fortuna!».



Queste sono offerte di aria fritta. Gli inventori di chimere creano false suggestioni. La superstizione fa dipendere la fortuna da un atto, che non sta in nessun rapporto di causa ed effetto con ciò, che viene suggerito di fare. Alcuni, poi, legano tale offerta, perché funzioni, a un’azione fatta entro un certo tempo, che va da pochi secondi a pochi minuti. Ecco un esempio: «Condividi entro 9 secondi e avrai tantissima fortuna!». Perché? Chi lo garantisce?

     Un motivo molto amato è quello delle coccinelle, magari su un quadrifoglio, dato che sono considerate un portafortuna da chi le conosce solo in fotografia o ne ha trovata qualcuna in giro. In effetti, però, sono una vera piaga per coloro, che coltivano alberi da frutta, poiché distruggono tutto, penetrando dentro pere, mele, eccetera. In alcune parti del mondo sono una vera piaga, poiché ricoprono a migliaia e migliaia tutto ciò che trovano. Altro che portafortuna!

     Poi, oltre a coccinelle e cornicelli, ci sono una varietà di oggetti portafortuna, che a volte variano anche per nazione e area geografica: quadrifogli, ferri di cavallo, maialini, spazzacamini, corna, gobbetti, il numero 13, gatti e quant’altro. Questo motto svela la loro paura: «La fortuna è bendata e l’amore è cieco, perciò non mi troveranno mai!». Per questo pensano di aiutare il fato, con tali espedienti dettati dalla superstizione telematica.

     Basta leggere le risposte per rendersi conto di come si possa essere «fusi», augurandosi fortuna da una condivisione in rete e cercando di acchiapparla come si fa con le farfalle. Una delle risposte più frequenti è la seguente: «Speriamo che funziona, perché ne ho veramente bisogno!».



Sul sito seguono i seguenti punti: 2. Prigioni mentali; 3. Uscire dalla superstizione.

     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Superst_telem_Oc.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

giovedì 14 febbraio 2013

In tutte le cose o in tutte le maniere?

IN TUTTE LE COSE O IN TUTTE LE MANIERE?
Tra traduzione letterale e dinamica

1. L’IMPORTANZA DELLE ESPRESSIONI IDIOMATICHE: Da tempo, sto lavorando a un commentario sulla lettera agli Ebrei. Per tradurre letteralmente, devo fare molti studi filologici e munirmi di molta pazienza. Voglio anticiparvi l’analisi della locuzione greca katà pánta, che significa letteralmente «secondo tutto» e che fa poco senso nel contesto. Tale espressione idiomatica greca intende, in effetti, «in ogni modo o maniera, in tutti i modi, in tutte le maniere» e ricorre nei seguenti brani: At 3,22; 17,22; Rm 3,2; Col 3,20.22; Eb 2,17; 4,15. Tradurre qui «in tutte le cose», come viene fatto dalle traduzioni nostrane, non è confacente all’intenzione degli autori biblici, mettendo così l’accento sui dettagli; al contrario, «in tutte le maniere» intende in tutti i modi possibili.
     Prima di passare ai dettagli, faccio notare che le espressioni idiomatiche non intendono precisamente ciò, che è scritto, ma ciò che il consenso attribuisce loro. Ad esempio, se si dovesse tradurre in altra lingua letteralmente l’espressione romanesca: «Non me ne po’ frega’ de meno» (in altri dialetti: «Non me ne frega molto»), nessuno capirebbe. Si dovrebbe renderlo dapprima così: «Non me ne importa niente», «Non sono per nulla interessato» o «Non mi interessa affatto», per poi tradurlo a senso nell’altra lingua.
     Similmente esiste, ad esempio, anche in italiano una differenza fra «Mi ha detto tutto» e «Mi ha detto di tutto». La prima espressione intende «Mi ha detto ogni particolare» di una certa cosa; la seconda può significare: «Me ne ha dette di tutti i colori» (anche questa è un’espressione idiomatica, tanto più che i colori si vedono, non si dicono!).
     Tutto ciò l’ho premesso per far capire l’importanza delle espressioni idiomatiche, la loro valenza culturale e il fatto che bisogna tradurle correttamente in un’altra lingua. Ora, la Bibbia, essendo stata scritta nel tempo, è ricca di immagini provenienti dalla rispettiva cultura di riferimento, di modi di dire (p.es. «accendere carboni sul capo di qualcuno») e di espressioni idiomatiche.

2. ANALISI TESTUALE: Vediamo qui di seguito le implicazioni di katà pánta, che sono molto rilevanti, nei brani del NT, in cui compare. […]

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: Continuazione del secondo punto; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Cose_maniere_UnV.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


lunedì 11 febbraio 2013

Cattivi pensieri

CATTIVI PENSIERI

«Non possiamo impedire ai volatili di qualsiasi genere di librarsi nell’aria, né di fare il nido sulla testa altrui. Possiamo solo scacciarli via da noi, per impedire che si annidino sul nostro capo» (Nicola Martella; Fonte: «Pensieri cattivi»).
     Sono suggestive le immagini di nuvole di cavallette o locuste, che invadono intere regioni, oscurano il sole, ammantano cose e persone; esse però lasciano danni immensi alle colture e condannano le persone alla fame.
     Sono altresì affascinanti le immagini di persone ricoperte di api. Essi hanno, in genere, un’ape regina nascosta da qualche parte sul corpo. E le tali insetti agiscono istintivamente per salvaguardare colei, che garantisce il proseguo della loro stirpe; per questo non sono aggressive lì per lì. Ciò è natura e istinto. Tuttavia, essere ricoperti di api, e magari di vespe o di calabroni, non è una cosa normale per una persona. Ciò porterebbe disagi e timori per sé e per gli altri. Prima o poi, si pagherebbero le conseguenze, per la salute e per la stessa vita.
     Tempo fa, d’estate, ero rimasto meravigliato che un pipistrello si fosse introdotto nel salotto, entrando dalla finestra aperta. Ancora più sorpreso fu vedere che lo seguì, subito dopo, un altro. Volarono nella stanza, entrarono nel corridoio, ritornarono, girarono frenetici sopra la mia testa, non riuscendo a trovare la via d’uscita. Infine, stressati, imboccarono la via giusta e sparirono.
     Mentre i volatili si annidano fuori, i cattivi pensieri sono come quelle larve d’insetti o parassiti, che si sviluppano all’interno degli organismi e che li distruggono e li svuotano dall’interno.
     Avevamo una cara cagna, Lajlah, che ci ha accompagnati fedelmente per tanti anni. Un parassita si era sviluppato lentamente nell’apparato circolatorio e nei polmoni, otturandole arterie e vene, penetrando nel cuore e nei polmoni, fiaccando le sue forze sempre più e portandola inesorabilmente alla morte.
     I cattivi pensieri fanno similmente per il carattere e lo spirito dell’uomo. Lentamente otturano le vie del discernimento, disintegrano il sentire morale, paralizzano la coscienza e svuotano l’essere dal suo interno. L’uomo allora s’indurisce e s’imbruttisce. La sua mente si deforma, il suo spirito si sfigura e i suoi sentimenti si corrompono.

Sul sito seguono i seguenti punti: Per l’approfondimento biblico; I contributi dei lettori.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Pens_cattivi_MeG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


venerdì 8 febbraio 2013

Ipersensibilità del «sismografo» interiore

IPERSENSIBILITÀ DEL «SISMOGRAFO» INTERIORE

1. LA SENSIBILITÀ: Un sismografo è un apparecchio usato per registrare graficamente le vibrazioni della crosta terrestre, ossia specialmente l’intensità e la durata dei movimenti sismici, ma anche la provenienza. La sua sensibilità dipende da come è tarato, cosa che lo rendo capace o meno di registrare le minime variazioni, perturbazioni e simili. Lo stesso vale, ad esempio, per una bilancia, che è tarata per i chilogrammi, per i decigrammi, per i grammi o, addirittura, per frazioni di grammo. Similmente si parla della sensibilità di un termometro o di un altro strumento di misurazione. Similmente esistono pellicole più o meno sensibili, ossia impressionabili dalla luce. Quindi, come uno strumento o un dispositivo sarà capace di registrare gli stimoli esterni, dipende dalla sua sensibilità. Lo stesso vale per i sensi naturali (vista, udito, tatto, gusto, olfatto) e per la reattività ad alcuni altri stimoli (dolore, piacere, solletico, caldo, freddo, ecc.).
     Tutti noi abbiamo una specie di «sismografo interiore». Anche qui come la mente (o l’interiore) sarà capace di percepire, attraverso i sensi, gli stimoli esterni o interni, dipende dalla sua sensibilità. Una persona è sensibile al caldo e un’altra al freddo. Similmente si è diversamente reattivi verso l’umidità, una sostanza o un medicinale. Lo stesso accade in campo artistico, naturalistico, degli affetti, delle emozioni, dei sentimenti propri o altrui, delle idee, degli interessi, delle inclinazioni e così via. L’uno sarà, ad esempio, più sensibile ai complimenti o alle adulazioni, l’altro no; ciò vale anche per altre cose.
     La sensibilità di una persone è dovuta a tanti fattori, ad esempio ai seguenti: velocità mentale di elaborazione dei dati, ormoni, età, genere sessuale, carattere, stress, affaticamento, maturità…
     Sensibile è chi possiede un’elevata emotività e impressionabilità. La sensibilità ha risvolti positivi e può riguardare l’attenzione, che si ha per gli altri (delicatezza, ricettività, empatia, tenerezza). Essa può anche avere risvolti negativi e palesarsi come suscettibilità, permalosità, irritabilità, quindi come ipersensibilità.

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. Iposensibili e ipersensibili; 3. Il caso concreto.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Ipersensibil_EnB.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/ipersensibilit%C3%A0-del-sismografo-interiore/10151503957072990

mercoledì 6 febbraio 2013

Servizio e realismo biblico



SERVIZIO E REALISMO BIBLICO

«La tua propria iniziativa non l’ha prodotto, ma solo Dio — eppure rallegrati che Dio abbia utilizzato la tua iniziativa nella sua opera. Gioisci, se senti che quello, che hai fatto, è stato “necessario”; eppure riconosci che tu, anche così, sei stato solo uno strumento per Lui, il quale per mezzo di te ha aggiunto un pezzettino al tutto, che Egli ha elaborato per il suo obiettivo» (Dag Hammarskjold, dal 1953 al 1961, Segretario generale delle Nazioni Unite; 24-12-1956, poche settimane dopo la crisi di Suez; tradotto e adatto dal tedesco da Nicola Martella; Fonte: «Realismo biblico»).

Quando ho letto tale citazione, ho dovuto pensare a tutti i miei progetti, iniziative e sforzi, che sono stati vani e sono rimasti senza i risultati desiderati. Con ciò concorda questo brano: «Se l’Eterno non edifica la casa, invano vi si affaticano gli edificatori; se l’Eterno non guarda la città, invano veglia la sentinella. Invano è per voi che vi leviate di buonora e rimaniate in piedi fino a tardi e mangiate il pane del travaglio; egli dà altrettanto al suo diletto nel sonno» (Salmo 127,1s). Ho dovuto, però, pensare a tutte le volte che, per sua grazia, sono stato usato in modo benedetto, per mettere dei tasselli sul suo grande e misterioso puzzle del suo regno. Magari è stata una predicazione, un articolo, un libro, una cura pastorale, delle parole giuste dette al momento giusto, una decisione fatta per onorare Dio e per il suo regno.
     Il consiglio di Dio è troppo grande, per capirlo fino in fondo. Il suo piano è come un iceberg, di cui possiamo grattare solo la superficie. […]

     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Servizio_real_GeR.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


lunedì 4 febbraio 2013

Luoghi ultraterreni e traduzioni

LUOGHI ULTRATERRENI E TRADUZIONI

di Martella Nicola - Edoardo Piacentini

1.  PREVARICAZIONI DA TRADUZIONI (Martella Nicola): Le buone traduzioni della Bibbia hanno formato il linguaggio dei credenti per decenni, se non per secoli. Tuttavia, non sempre i traduttori hanno avuto luce in tutto ciò, che hanno tradotto. In certi punti i traduttori sono stati dei «traditori» del testo biblico; in certi aspetti essi hanno seguito la dottrina prevalente del loro tempo e l’hanno proiettata nella traduzione. A ciò si aggiunga che non tutte le traduzioni correnti sono state fatte di sana pianta dai testi nelle lingue originali, ma si sono appoggiate alla Vulgata e alla traduzioni derivate. Ci sono così traduzioni, che ricalcano altre, in primis quella di Lutero e la King James. I revisori, ossia coloro che hanno rivisto le Bibbie nostrane, spesso hanno ricalcato in tempi recenti proprio tali traduzioni antiche fatte sul «testo ricevuto» (Textus Receptus), ossia sul testo valido intorno al tempo della Riforma, che non tiene conto della scoperta dei nuovi manoscritti. Tali revisori si sono occupati più dell’aggiornare il linguaggio in italiano che di verificare le traduzioni sul testo originario. In tal modo, ad esempio abbiamo la Bibbia della CEI, che rispecchia la Vulgata; la «Diodati» rispecchia in gran parte la traduzione di Lutero. La «Nuova Diodati» rispecchia quella di Lutero (tedesco) e la King James (inglese).
     Tutto ciò è abbastanza evidente in questo tema, che riguarda i luoghi trascendentali. Le scelte fatte da tali traduttori e revisori hanno prevaricato perciò la comprensione dell’escatologia. Altri dettagli li aggiungerò durante il confronto.
     Facciamo un po’ di storia. Quando l’AT e il NT vennero tradotti in latino, il termine inferus (infero) «inferiore, disotto, sottostante» cercava di corrispondere al termine ebraico še’ol e a quello greco hades, che traduceva il primo, i quali intendevano sia la tomba, sia l’oltretomba, ossia un generico «luogo dei morti», ambedue collocati sottoterra. Il problema è che «infero» (spesso anche al plurale «inferi»)venne usato anche per il luogo finale e definitivo, che la Bibbia chiama «Geenna», «fuoco eterno» o «Stagno di fuoco». Così si venne a tradurre con «infero/i» sia l’Ades temporaneo, sia lo «Stagno di fuoco» definitivo, creando molta confusione dottrinale.
     Col tempo «infero» venne a significare anche «Inferno», ossia il luogo della pena eterna, che attende le anime dei peccatori impenitenti e dei malvagi. Non è un caso che Dante nella sua «Commedia» non consideri l’Ades, ma l’Inferno, collocando in esso vari suoi contemporanei. Tuttavia, biblicamente parlando, mentre l’Ades oggi è pieno, l’Inferno (= Stagno di fuoco) è completamente vuoto; infatti, i primi due inquilini di quest’ultimo saranno il dittatore escatologico (Bestia) e il falso profeta (Ap 19,20); poi seguirà per terzo il diavolo (Ap 20,10).

2. IL CONFRONTO: Quanto segue è un confronto con Edoardo Piacentini su tali questioni. Tale suo scritto intendeva essere un contributo all’articolo «Per Branham l’inferno non è eterno». Esso era per un tema di discussione troppo specifico; il confronto, che si è generato, mi ha indotto a metterlo qui, per dargli una risposta adeguata. Già nel passato ne abbiamo parlato insieme su tale questione. Ora mi è diventato (nuovamente) chiaro da dove provenga una concezione escatologica leggermente differente (ossia nei dettagli). Per quanto ho capito dal confronto, le traduzioni da lui usate, hanno esercitato su di lui un convincimento dottrinale, che poi egli rispecchia nei suoi scritti e, perciò, nelle sue predicazioni. Come detto, si tratta di dettagli. Questo confronto serve per mettere a fuoco una terminologia comune e un linguaggio comune sull’escatologia. […]

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: Continuazione del secondo punto: 2.1. Edoardo Piacentini; 2.2. Martella Nicola…; 3. Analisi e comparazione di alcune traduzioni (Martella Nicola).
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Ultraterr_traduz_Esc.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


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domenica 3 febbraio 2013

Per Branham l’inferno non è eterno? Parliamone



PER BRANHAM L’INFERNO NON È ETERNO? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Per Branham l’inferno non è eterno». A elencare le tesi di costui, ci ha pensato Mariano Guagliardo, che in rete compare, tra altri, con lo pseudonimo di «Angelo Liberato». Egli nega di essere lo stesso personaggio, ma gli stessi membri del brahamanismo (tra cui è molto discusso) attestano tale corrispondenza.
     La cosa singolare (e triste) è che egli, intervenendo, non ha risposto con nessun argomento alle mie obiezioni, ma in modo tipico è passato alle ingiurie e a ripetere quanto già detto. Costui è diventato così maleducato e impertinente, che l’ho dovuto escludere dalla discussione.
     Poi, c'è anche qualche lettore che, invece di leggere l'intero articolo e rispondere nel merito, ripete acriticamente le tesi di Mariano Guagliardo e fa di tutto per intrattenerci a suo piacimento.

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
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