mercoledì 26 febbraio 2014

Bisogna obbedire ai conduttori? Parliamone



BISOGNA OBBEDIRE AI CONDUTTORI? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Bisogna obbedire ai conduttori?». Sebbene il verbo peíthō al passivo, che ricorre in Ebrei 13,17, intenda in tutto il NT «essere persuasi, farsi o lasciarsi persuadere, dare retta», qui i traduttori — succubi della Vulgata — hanno tradotto singolarmente con «ubbidire». Il greco, però, ha un proprio termine specifico per «ubbidire», ossia hypakúō. Come si vede, il consenso è più forte del dizionario, della grammatica e della sintassi. Sono andato a studiare pressoché tutti i brani del NT, in cui compare peíthō al passivo, e tale analisi ha confermato la traduzione suggerita: «Dare retta ai vostri conduttori e siate arrendevoli!».
     La discussione, che si è sviluppata con (e tra) i lettori è interessante e mi ha dato modo di spiegare meglio le cose; rimando perciò direttamente a essa.

     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Obbed_condut_UnV.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.

  

lunedì 24 febbraio 2014

Vedere e guardare



VEDERE E GUARDARE

1.  STAI SOLO VEDENDO O GIÀ GUARDANDO?: Chi pensa che guardare e vedere sia la stessa cosa, si sbaglia. Vedere è generico, e guardare è specifico, tanto più se si vuole scrutare e contemplare. Si può vedere un quadro o un’immagine, senza guardare l’essenziale né trarre considerazioni. Vedere significa percepire con la vista, prendere cognizione della realtà esterna attraverso il senso della vista. Guardare significa, oltre a volgere lo sguardo per vedere qualcuno o qualcosa, esaminare o osservare attentamente. Ad esempio si vede un microscopio, ma si guarda un vetrino al microscopio. Si può vedere un ammalato (bambino, anziano, ecc.), ma altra cosa è guardarlo, ossia assisterlo, accudirlo. Una cosa è vedere un prigioniero, altra cosa è guardarlo, ossia vigilarlo, sorvegliarlo. E la lista potrebbe continuare.
     Guardare significa anche contemplare, ossia esaminare a lungo, anche con l’intento di meditare e riflettere profondamente sui suoi particolari (cfr. Sal 119,18.37; Is 33,7), per trarre poi delle considerazioni (cfr. Nu 23,9). Guardare significa anche scrutare, per intendere o esaminare attentamente, ad esempio per capire (Pr 20,27; 25,27; Lam 3,40). 

  

2.  RIACQUISTARE LA SENSIBILITÀ: Gli idoli morti non hanno sensibilità, quindi «hanno occhi e non vedono» (Sal 115,5; 135,16). Similmente, quando si vive nel peccato, si diventa insensibile a esso, come se si fosse spiritualmente morti. Dio disse a Israele: «Ascoltate ora questo, o popolo stolto e senza cuore, che ha occhi e non vede, che ha orecchi e non ode» (Gr 5,21). […] L’apostolo Paolo disse nell’areopago di Atene che Dio agisce in certi modi nella storia, affinché i pagani «cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi» (At 17,27). […]
     Se non ci vedi chiaro nelle cose di Dio, chiedi a Lui di farti recuperare la vista spirituale e di illuminarti con la sua luce; ciò vale anche per i credenti. Al conduttore della chiesa di Laodicea, che il Signore Gesù considerava cieco, Egli mandò a dire tra altre cose, quanto segue: «Io ti consiglio di comprare da me… del collirio per ungertene gli occhi, affinché tu veda» (Ap 3,18).

Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Ved_guard_EnB.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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venerdì 21 febbraio 2014

Bisogna obbedire ai conduttori?



BISOGNA OBBEDIRE AI CONDUTTORI?



Un lettore mi ha scritto quanto segue: Ciao Nicola, rileggendo i commenti nel tema di discussione «Sottomissione ai conduttori e loro disciplina? Parliamone» (un po’ in ritardo, me ne rendo conto), mi accorgo che viene usata, sia nell’articolo che nell’intervento di Gianpirro Venturini (e forse sottintesa anche da Andrea Belli, Davide Incardona, Luisa Lauretta e Antonio Perrella) il concetto di «ubbidienza» agli anziani.
     L’ubbidienza quindi, mi sembra venga considerata in genere come condizione che regola il rapporto fra conduttori e credenti.
     Io sono pastore, parlo quindi da fratello, che magari gradirebbe trovare «ubbidienza», ma vedo chiaramente che questa parola, riferita ai conduttori, non appare in nessuna delle versioni che conosciamo, neppure nella CEI. L’unico brano che può far pensare alla necessità di «obbedire» ai conduttori, mi sembra sia 1 Timoteo 3,4s: «..uno che governi bene la propria famiglia e tenga i figli in sottomissione con ogni decoro; (ma se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?)». E come dice la Parola, la sottomissione dei figli ai genitori comprende l’ubbidienza: «Figli, ubbidite nel Signore ai vostri genitori, perché ciò è giusto» (Ef 6,1). Sembrerebbe quindi di vedere un parallelo fra i figli che devono obbedienza ai genitori e i credenti che devono obbedienza agli anziani. Dobbiamo notare però che il figlio deve ubbidienza ai genitori, fintantoché è bambino, non quando è adulto. Così, ad esempio, Gesù stesso visse la sua infanzia sottomesso ai genitori, ai quali sicuramente obbediva, ma una volta che da adulto iniziò il suo ministero, fu libero di non obbedire loro (cfr. Mt 12,46-50). Il figlio adulto infatti, è chiamato a onorare i genitori, non a obbedire loro.
     Nella Scrittura quindi non si legge la parola «ubbidienza» riferita agli anziani, ma «sottomissione», un sinonimo che però non credo abbia lo stesso significato, altrimenti la frase che in quell’articolo è stata ricordata da diversi fratelli «siate sottomessi gli uni agli altri» diventerebbe semplicemente impraticabile se venisse tradotta «ubbidite gli uni agli altri».
     Quindi, il rapporto fra conduttori e credenti mi sembra debba essere di reciproco amore e profondo rispetto («Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi»); e, nel caso debba essere preso un provvedimento disciplinare, dovrà essere sufficientemente motivato e mai autoritario, cioè imposto senza fornire spiegazioni verificabili e rifiutando addirittura richieste di chiarimenti, come nell’esempio proposto nell’articolo.
     Comprendo però che a volte il non conoscere i termini esatti, usati nei testi antichi, può portarci a convinzioni imprecise o sbagliate, mi farebbe piacere perciò sapere cosa ne pensi tu Nicola, riguardo al termine «obbedienza». {C. N.; 17-02-2014}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo sul sito nei seguenti punti: 1. Analisi dello scritto; 2. Obbedire e conduttori; 3. Sottomissione e obbedienza; 4. Aspetti conclusivi.

     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Obbed_condut_Avv.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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lunedì 17 febbraio 2014

Fidarsi del proprio cuore?



FIDARSI DEL PROPRIO CUORE?

1. La tesi sentimentale
     Tempo fa ho letto il seguente scritto di qualcuno, che rispecchia una tendenza diffusa, che riporto con alcune correzioni secondarie e con il grassetto: «Nella vita fidati sempre del tuo cuore, in qualunque situazione, in qualunque prospettiva tu ascoltalo e seguilo sempre e comunque. Solo lui è in grado di mostrarti la verità. Solo lui è nella condizione giusta per mostrarti la strada da seguire. Seguilo perché ti condurrà dove hai sempre desiderato andare, dove ti aspetta qualcuno di speciale, non dubitare mai!» {Raffy; 23 luglio 2012}

2. Breve analisi
     Ciò che l’autore intende con «cuore» è vario: istinto, intuito, sentimento, intimo, coscienza e cose simili. Si attribuisce al proprio «cuore» una certa capacità di essere un «saggio interiore», come fosse un maestro di vita, una guida spirituale e morale.
     Di là dal romanticismo, espresso da tale autore, il proprio «cuore» può veramente fare cose del genere? Può esso dare discernimento, lumi, guida, ammaestramento e così via? Dubitiamo proprio di no.

3. L’analisi biblica del cuore umano
     Che cosa afferma la sacra Scrittura sul «cuore» e sulle sue capacità?
     ■ «Il cuore è ingannevole più d’ogni altra cosa, ed è corrotto. Chi lo conoscerà? Io, l’Eterno, che investigo il cuore, che metto alla prova le reni, per retribuire ciascuno secondo le sue vie, secondo il frutto delle sue azioni» (Geremia 17,9s). Il cuore era per gli Ebrei la sede dei pensieri, mentre le reni rappresentavano la sede della coscienza. Essendo il cuore estremamente ingannevole e corrotto, non può essere un’istanza morale. […]
     ■ Anche il saggio Salomone dovette ammettere per studio ed esperienza personale: «Il cuore dei figli degli uomini è pieno di malvagità e hanno la follia nel cuore, mentre vivono» (Ecclesiaste 9,3). Come fidarsi di un’istanza folle e farsi guidare da essa? Sarebbe come se un cieco volesse essere guida di altri ciechi! […]

4. La cura biblica per il cuore umano
     ■ La via biblica è quella del ravvedimento dalla malvagità del proprio cuore, per ottenere il perdono divino (cfr. At 8,22). Allora lo Spirito Santo creerà nel peccatore penitente la rigenerazione dell’essere. A quel punto, non sarà il proprio cuore a guidare il credente, ma il Signore con il Suo Spirito e la sua Parola. Coloro, che invece vorranno coltivare il loro «malvagio cuore incredulo», ritirandosi dal Dio vivente (Ebrei 3,12), saranno ingannati da se stessi e finiranno con un fiasco esistenziale. […]

     Il resto dello scritto segue sul sito
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Dot/A1-Fida_cuor_Ori.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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venerdì 14 febbraio 2014

Gli angeli possono peccare?



GLI ANGELI POSSONO PECCARE?

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Nicola, pace. Dimmi, gli angeli possono peccare? {M. D. F.; 12-02-2014}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

1. Le creature non sono perfette
     Tutte le creature possono potenzialmente peccare, possedendo un certo arbitrio, quindi anche gli esseri celesti, che noi chiamiamo «angeli» (o inviati, messaggeri). Secondo Elifaz «Dio non si fida dei suoi servi, e trova difetti nei suoi angeli» (Gb 4,18).

2. Alcuni angeli hanno peccato nella storia
     Secondo Giuda, Dio «ha pure custodito nelle tenebre e in catene eterne, per il gran giorno del giudizio, gli angeli che non conservarono la loro dignità e abbandonarono la loro dimora» (Gd 1,6; cfr. Gn 6,2ss). Per gli esseri celesti non c’è riscatto, ma solo attesa di giudizio. Infatti, Pietro afferma come Giuda: «Dio non risparmiò gli angeli, che avevano peccato, ma li inabissò, confinandoli in antri tenebrosi per esservi custoditi per il giudizio» (2 Pt 2,4). Chiaramente qui non si tratta di Satana e dei demoni, visto che l’uno e gli altri sono ancora liberi di muoversi fra cielo e terra (cfr. Gb 1-2; Ef 2,2; Ap 12,9s).
     In ogni modo, la Scrittura non ci parla dell’eventualità che gli angeli abbiano peccato dall’avvento di Cristo in poi o che lo possano ancora fare o che lo faranno; quindi non possiamo dire al riguardo nulla di certo. Probabilmente la punizione esemplare dei loro colleghi infedeli, in attesa di un giudizio eterno, è bastata loro come deterrente, perché conservino
     Il resto dello scritto segue sul sito
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Angel_pecca_MT_AT.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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mercoledì 12 febbraio 2014

Decidersi al bivio



DECIDERSI AL BIVIO



No, un cartello stradale, che indichi contemporaneamente verso i paesi di Ovada e di Ovenga, è uno scherzo! Ovada si trova realmente in provincia di Alessandria (Piemonte), presso Aqui Terme. Tuttavia, un bivio simile esiste, ma invece di aver scritto «Ovenga» sul cartello, indica in direzione di «Genova», di cui Ovenga è l’anagramma! Si tratta quindi dello scherzo di un buontempone munito di un programma di photo editing, per la manipolazione delle immagini.
     Di là dall’aspetto esilarante, la questione resta: bisogna decidersi, quando si arriva ai bivi della vita! Rimanere in stallo può costare soldi, tempo, forze, carriera, matrimonio, felicità e quant’altro.

Qui di seguito mi limito a dare alcune indicazioni per una scelta spirituale; si tratta di brani tratti dalla Bibbia Il lettore può rifletterci sopra e trovare ispirazione per la propria vita. […]
     ■ «Così parla l’Eterno: “Ecco, io pongo dinanzi a voi la via della vita e la via della morte» (Geremia 21,8).
     ■ «Chi crede nel Figlio [= Gesù Cristo] ha vita eterna; chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui» (Giovanni 3,36; cfr. 1 Giovanni 5,12).
     ■ «In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui, che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita» (Giovanni 5,24). […]

Come si vede, si tratta di una questione di vita e di morte, che riguarda la tua anima e il tuo destino eterno. Che deciderai?

Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Decidersi_OiG.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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domenica 9 febbraio 2014

I giorni settimanali e gli dèi



I GIORNI SETTIMANALI E GLI DÈI

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Ciao, Nicola. Vorrei chiederti: chiamare i giorni della settimana con nomi derivanti da divinità pagane, non è un’accettazione, quindi un compromesso con antiche usanze idolatre? {A. P.; 08-02-2014}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

1. La settimana
     In origine, i popoli diversi da quello ebraico non conoscevano la settimana, fatta quindi di sette giorni ciclici. Questa fu appunto un’importazione dai Giudei, che erano presenti in tutto l’impero romano. Nel giudaismo i giorni erano chiamati con un numero, in corrispondenza alla settimana creazionale (Gn 1,5ss), e solo l’ultimo aveva un nome (solo dall’esodo in poi; cfr. Gn 2,2): in ebraico šabbāt (da smettere [di lavorare]), grecizzato in sábbaton, da cui, passando per il latino, il termine italiano «sabato»; Israele non lo conosceva, ma fu introdotto con la legislazione mosaica (Es 16,23ss). Il giorno precedente al sabato era chiamato era chiamato anche «vigilia» o «preparazione» (Mc 15,42). I cristiani, al tempo delle prime chiese, recepirono la settimana giudaica e chiamarono anch’essi i giorni con un numero; nel NT sono menzionati solo il primo giorno della settimana (cfr. Mt 28,1; At 20,7; 1 Cor 16,2) e il settimo (Eb 4,4).
     La settimana è quindi un’eredità culturale, che il giudaismo trasmise al mondo occidentale. Tuttavia, a introdurre la settimana nell’impero romano contribuirono anche fattori astrologici.

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. La nomenclatura dei giorni della settimana; 3. Aspetti conclusivi.
     → Leggi lo scritto sul sito e, poi, commentalo qui…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Giorni_dei_Sh.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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venerdì 7 febbraio 2014

Internauti sgrammaticati



INTERNAUTI SGRAMMATICATI



1. Entriamo in tema
     Internet è il luogo, dove ognuno può mettere a fuoco il proprio genio e prodursi come autore, per trasmettere le proprie convinzioni. Questo è certamente positivo. Lo è anche per quei cristiani biblici, che vogliono trasmettere l’Evangelo, insegnamenti conformi alla dottrina biblica e incoraggiamenti spirituali.

2. Gli improvvisati scrittori
     Purtroppo non tutti sono in grado di scrivere così da trasmettere le loro convinzioni in modo lineare, con una sintassi coerente e in modo grammaticalmente corretto. A ciò si aggiungano i pensieri attaccati l’uno all’altro, senza un minimo di organizzazione, senza mai andare a capo, senza qualche titoletto intermedio, senza uno sviluppo, senza capo e ne coda. Peggio ancora è quando scrivono tutto in maiuscole o alternano maiuscole e minuscole. E se non bastasse, alcuni usano una punteggiatura insufficiente; altri fanno uso di un’indistinta sequenza di puntini sospensivi, che dividono frasi, locuzioni e addirittura parole, pressoché senza alcuna logica. Non parliamo poi degli errori di dizione e di ortografia e dell’uso di termini, che non esistono in alcun dizionario!

3. Non siate in molti a fare da maestri (Gcm 3,1)
     Pur essendo alcuni sgrammaticati, poveri di contenuti e scarsi di dottrina, essi si credono scrittori provetti e mettono i loro «pensieri» in decine di gruppi, sperando che qualcuno li legga e li commenti. […]

Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Etic/T1-Internaut_sgram_Esc.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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lunedì 3 febbraio 2014

Il Logos era un Dio? (Giovanni 1,1s)



IL LOGOS ERA UN DIO? (Giovanni 1,1s)
 


1. ENTRIAMO IN TEMA: È sempre la stessa storia: quando non si cerca la verità nella Scrittura, costi quel che costi, s’introdurranno solo argomenti a favore della propria tesi e si metteranno sotto il tappeto tutti gli altri. Questo è un tipico approccio dogmatico, che piega la realtà alle esigenze di parte, per motivi ideologici. L’approccio esegetico, invece, appura la verità che c’è e si adegua a essa.
     Un conduttore di chiesa mi ha inviato la seguente lettera, rivolta a lui da una credente della sua comunità, in cui ella chiedeva quanto segue: «…ti ho inoltrato questa e-mail, per chiederti per favore qualche piccolo aiuto sulla grammatica greca. Io posso rispondere a questo signore mostrandogli tutti i passi della Bibbia, dove si parla della divinità di Cristo, ma per quanto riguarda le cose da lui scritte relativamente all’omissione dell’articolo determinativo, non so confutarlo, perché non ho studiato il greco. Appena ti è possibile, dimmi qualcosa al riguardo». {Nunzia Caione; 24-06-2013} Tale conduttore, oltre a comunicarmi la questione, l’impossibilità di rispondere al momento per i suoi impegni ed il fatto che «le domande, che fa quest’amico T.d.G., sono in merito alla Tri-unità di Dio», aggiungeva: «Vorresti rispondere a questa persona direttamente?». Poi, ricevetti, tempo dopo anche una telefonata di Nunzia, che mi sollecitava a rispondere.

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. Le tesi del seguace della torre di guardia; 3. Osservazioni e obiezioni: 3.1. Una lista senza prove esegetiche; 3.2. Analisi esegetica comparativa; 4. Aspetti conclusivi.
     → Leggi lo scritto sul sito e, poi, commentalo qui…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Logos_un-Dio_MT_AT.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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ATTENZIONE! Questo articolo ha un carattere specialistico e non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver letto l’intero articolo sul sito, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

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