sabato 31 maggio 2014

Come un limone spremuto



COME UN LIMONE SPREMUTO

A volte, ci si sente spremuto come un limone. Magari ci siamo sovraffaticati tanto di lavoro. Oppure ci troviamo in un periodo di grande stress. Poi, si potrebbe aggiungere una situazione piena di incertezza o di precarietà.
     Qui voglio parlarvi della particolare situazione di chi si trova, oltre a ciò, in viaggio. Egli vede tante cose, incontra tante persone, e ciò è certamente interessante. Tuttavia, saltano gli usuali ritmi, le abitudini salutari e quant’altro. Le cose non stanno al loro usuale posto. Tutto è precario, e le cose più semplici possono essere complicate. E ciò vale specialmente, se si cambia spesso letto, non si riesce a dormire come si vorrebbe: il materasso è troppo duro o troppo soffice, il cuscino è troppo piccolo o troppo grande, la coperta è troppo sottile o troppo spessa; si suda o ci si gela, ci si copre o scopre. E anche di giorno, quando si è in viaggio, ora può essere troppo fresco (o freddo!), e ora troppo caldo. Mangiando ad altri orari e a casa d’altri, si mangia più del solito, non sapendo quando si mangerà di nuovo; e guai a chi non mangia tutto! Per poi non parlare delle regolarità intestinali, che per l’uno si trasformano in un modo e nell’altro nel contrario! E qui la lista potrebbe essere lunga. Inoltre, quando si viaggia e si è ospiti di altri, si cerca di mettersi al loro ritmo (squilibrando il proprio).
     Lo stesso vale per la comunicazione presso le persone, che visiti. Se gli altri vogliono colloquiare, non puoi esimerti quale sia anche il tema da loro proposto… […]
     Questo e altro è successo proprio a noi per circa tre settimane, durante il nostro viaggio missionario, in cui abbiamo incontrato molti fratelli in Cristo e tanti parenti di vario grado. Non siamo stati più di due notti nello stesso letto; l’insonnia era programmata. […]

Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Limon_sprem_S23.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati ad esso.



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sabato 24 maggio 2014

Confessione di fede e schieramento partitico


CONFESSIONE DI FEDE E SCHIERAMENTO PARTITICO

Chi predica l'Evangelo nella sua chiesa dovrebbe schierarsi pubblicamente per un partito politico? La mia risposta è no, poiché ne va della credibilità dell'Evangelo.
-- "La saggezza che viene dall'alto, anzitutto è pura; poi pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, IMPARZIALE, senza ipocrisia" (Giacomo 3,17).
-- "Ti scongiuro, davanti a Dio, a Cristo Gesù e agli angeli eletti, di osservare queste cose senza pregiudizi, e di non fare nulla con PARZIALITÀ" (1 Timoteo 5,21).
-- "Prima di tutto, perché sento dire che quando vi riunite in assemblea vi sono fra voi delle FAZIONI; e in parte lo credo. È necessario infatti che vi siano anche delle FAZIONI tra voi, affinché siano manifestati tra voi quelli che sono approvati" (1 Corinzi 11,18s).

Come cristiani biblici, specialmente se impegnati nelle chiese, NON DOVREMMO SCHIERARCI per uomini politici, tanto meno se sono moralmente o ideologicamente dubbi! Non dovremmo fare pubblicità per partiti politici. Ne va di mezzo la credibilità dell'Evangelo.

Io voto da sempre e so chi votare, ma me lo tengo per me e non faccio proseliti di politica. E' scritto che l'uomo di Dio non si deve schierare; chi si ritiene tale, ubbidisca alla Parola. Poi, faccia le scelte con la sua coscienza. CHI NON VOTA, fa vincere agli altri, quelli magari che faranno leggi anti-scritturali.

A te, caro credente, che nella tua comunità hai un ministero pubblico di qualunque genere, TI CONSIGLIO di predicare "l'Evangelo del regno" (quello che viene), invece di creare dissenso con i partiti di oggi. Infatti, rischi di non essere, poi, credibile neppure quando cercherai di testimoniare l'Evangelo. Il NT ci comanda di essere sottomessi alle autorità, non di fare proseliti per i partiti di nostra simpatia, schierandoci apertamente. Dobbiamo rimanere partiticamente neutrali (di là dalle nostre simpatie politiche), se vogliamo recare l'Evangelo a ogni creatura in ogni tempo. Coloro che avremo scandalizzato o irritato con i partiti, non ci ascolteranno neppure con l'Evangelo!

Partiti e uomini politici passano, IL REGNO DI DIO VIENE. Chi avrà rovinato la sua credibilità come uomo di Dio, schierandosi per politici e partiti, si squalifica come predicatore dell'Evangelo.

VA' A VOTARE! Scegli non per simpatia o ideologia, ma per scelta contenuti morali ed etici. Non renderti colpevole per coloro, che domani porteranno male e distruzione sulla nazione e difficoltà al raduno cristiano e alla predicazione dell'Evangelo. Diffida dagli "sfascisti". Mantenere la stabilità politica del Paese, fa bene al cristianesimo e all'avanzamento dell'Evangelo.

Il RE SUPREMO, che aspettiamo, per creare giustizia e pace, non è di questo mondo. I cristiani biblici non credono nelle rivoluzioni politiche (di qualunque segno), ma nella trasformazione spirituale e morale delle singole persone. La stabilità politica ha per i cristiani il seguente fine: "...condurre una vita tranquilla e quieta in tutta devozione e dignità" (1 Timoteo 2,2). Questo ci deve bastare nell'attesa di Gesù Messia, il nostro Re. 


martedì 20 maggio 2014

Il misticismo quale via verso il romanesimo


IL MISTICISMO QUALE VIA VERSO IL ROMANESIMO

In uno scritto, che porta il titolo «The Gift of Tongues» (Il dono delle lingue), T.W. Cooke scrive quanto segue: «Nel suo libro dal titolo “Catholic Pentecostals” (Pentecostali cattolici) Kevin Ranaghan afferma che “il battesimo dello Spirito porta a un maggiore amore per Maria, a una maggiore devozione al Papa, a una maggiore dedizione alla Chiesa cattolica, a una più intensa regolarità nella frequenza della messa e a una maggiore forza nel testimoniare queste cose”. Questo [già] da solo dovrebbe convincere gli evangelici che c'è più di una fonte di influenza spirituale, perché il sistema ecclesiastico di Roma non può essere da parte del Signore. Ogni manifestazione che lo supporta, dovrebbe essere evitato» [da «Erneuerung in Kirche und Gesellschaft» (Editrice Erneuerung, 1981), n° 10, p. 9].
      Egli aggiunge: «L'esperienza dimostra che molti cristiani, a causa della loro esperienza carismatica, acquisiscono un rapporto più profondo verso i sacramenti, soprattutto verso l'eucaristia» [ibid.]. Faccio presente che ciò significa che tali cristiani vengono attratti dal sacramentalismo, specialmente riguardo all'eucarestia.
      Come si vede, il carismaticismo sta diventando sempre più il viatico verso il romanesimo e, quindi, verso la religione unica, retta dal papa romano. Il collante sono proprio le esperienze mistiche e carismaticiste, che prescindono dalla verità, presenti nelle varie denominazioni. La maggior parte delle false dottrine, che hanno afflitto il cristianesimo per secoli sono nate proprio nell'humus delle esperienze mistiche, gnostiche, esoteriche e carismaticiste. 


venerdì 16 maggio 2014

Cristo non vuole “fan” ma seguaci


CRISTO NON VUOLE “FAN” MA SEGUACI

La grazia di Dio è dono gratuito per il credente, essendo costata a Gesù, il Messia.
La sequela di Cristo, invece, può costare tutto e addirittura, in certi tempi e luoghi, l'intera vita. Non si può avere, comunque, Cristo quale personale Salvatore, senza accettarlo come unico Signore della propria vita! Il Signore non vuole "fan" (o simpatizzanti), ma seguaci al cento percento!
Come fare a sapere se si è un simpatizzante (fan) o un seguace? Chi persiste nel peccato – afferma l'apostolo Giovanni – non ha conosciuto Dio; chi afferma di amare Dio e persiste nel peccato, è bugiardo. Gesù disse ai suoi discepoli: “Se mi amate, osservate i miei comandamenti”. E ancora: “Se uno vuol venire dietro a me, prenda la sua croce e mi segua”.
La grazia di Dio è costata tutto a Gesù. La sequela di Cristo deve avvenire a qualunque costo per il rigenerato. I “fan” prima o poi si scandalizzeranno di Cristo, quando il vento soffierà loro contro, guardando al profitto nell'oggi, al loro comprendonio o ai loro sentimenti. I seguaci seguono il loro Signore, senza se e senza ma, qualunque sia il tempo e le circostanze, sia con la buona o con la cattiva fama, sia con il plauso sia con il biasimo della gente... mirando alla vita eterna e alla gloria presso Dio.
Sei ancora un “fan” o già un seguace? 


sabato 10 maggio 2014

Surrogati per credenti cocciuti

SURROGATI PER CREDENTI COCCIUTI


Sì, i credenti cocciuti, prima o poi, si alimenteranno di surrogati. Che cos'è un «surrogato»? È qualcosa che ha la forma o l'aspetto di un prodotto originale, ma non la sua sostanza (p.es. surrogato di caffè). Similmente esistono «surrogati di cristiani».
Ecco alcuni indizi per riconoscerli. Chi vuol fare la propria volontà, non ha voglia di fare quella del Signore. Chi ha deciso con arbitrio la propria via, tutt’al più chiede a Dio di benedire tale sua decisione. La sua preghiera diventa allora: «Sia fatta la MIA volontà in cielo e in terra»!
Quando si nutrono tali sentimenti, sebbene rivestiti di apparente spiritualità, quel che resta, è fatto di surrogati. Al rapporto personale con Dio, all’interno della comunione viva con la chiesa locale, si sostituisce «l’andare alla messa evangelica», senza impegno alcuno, ma solo per appagare il proprio bisogno religioso o spirituale. Alcuni preferiscono addirittura andare in una comunità, dove nessuno li conosce, senza dare conto e confidenza a nessuno. Altri, per evitare ogni coinvolgimento, fanno continuamente i nomadi da chiesa a chiesa. Chiaramente tali credenti cercheranno poi un'eloquente spiegazione (o scusa) «spirituale» per tutto ciò. Alla pienezza della vita spirituale nell’ubbidienza e nella comunione fraterna essi sostituiscono «sensazioni» (magari mistiche) ed «emozioni» (magari spiritualistiche), quelle della vita ordinaria e quelle religiose. A una vita cristiana normale essi sostituiscono altro, per confermare se stessi: ti parlano dei segni ricevuti da Dio, delle conferme e benedizioni divine, vere o presunte che siano, cercando di convincere se stessi (e gli altri) che sono nel «giusto», che tutto ca bene. Ciò, che resta, è appunto, fatto solo di surrogati!
Nonostante tutte le presunte conferme, consciamente o inconsciamente costruite, alla fine il risveglio sarà purtroppo amaro, quando ci si troverà dinanzi al fallimento. Allora ci si accorgerà che Dio non ascolta più e che da tempo si è ritirato, abbandonando il caparbio e il disubbidiente al proprio arbitrio. Resteranno solo ferite, piaghe aperte e cicatrici. La cosa singolare, dopo aver vissuto una vita cristianamente asociale, lontano da una comunità, è che un tale credente si lamenta che tutti lo hanno lasciato solo, che nessuno lo cerca o si cura di lui. E magari, oltre a ciò, invece di ravvedersi, alzerà il pugno verso Dio, ritenendolo responsabile dei propri mali. Allora, ciò mostrerà che tale cuore è oramai del tutto ottenebrato.
Se si avrà la grazia di tornare in sé e di decidere di tornare al Padre, come fece il «figlio prodigo», Dio avrà certo misericordia. Tuttavia, non ci si dimentichi che costui arrivò al punto più basso delle sua vita, dopo aver sperperato quell’eredità, che nessuno gli avrebbe più dato. Allora si è salvati come attraverso il fuoco (1 Cor 3), ma ogni premio è perduto! Si rimane nobili, ma poveracci nel Regno dei cieli. Si ha la corona della vita, ma la corona della giustizia e della santità è caduta oramai nel fango. Ciò che si meriterà, al cospetto del tribunale di Cristo, è il biasimo del Signore per i talenti sciupati e per il tempo perduto.

 Dio abbia pietà di tali credenti dal collo duro e dia loro di ravvedersi senza se e senza ma. Essi, come la generazione ribelle d’Israele, che era uscita dall’Egitto, potrebbero vivere nella terra promessa, ma preferiscono soggiornare nel deserto, e magari lo chiamano pure «paradiso»!

martedì 6 maggio 2014

Macedonie arbitrarie con i nomi di Dio



MACEDONIE ARBITRARIE CON I NOMI DI DIO

1. ENTRIAMO IN TEMA: Voler spiegare il significato dei nomi di Dio, è sempre una cosa buona. Tuttavia, bisogna avere la competenza linguistica per farlo. Altrimenti, pur volendo accreditarsi come «dottore della legge», si verrà contraddetti da chi la competenza linguistica ce l’ha. Perciò, chi va di là dal campo di sua competenza, non solo confonde gli altri, ma si dimostra la propria incompetenza e, prima o poi, farà una magra figura.
     Questo è il caso di un’immagine, trovata casualmente in rete, in cui qualcuno (che lascio anonimo) si cimenta a interpretare i significati dei nomi ebraici di Dio (e di Gesù). 


2. IL SIGNIFICATO DEI NOMI MENZIONATI: Qual è il significato comune e reale dei nomi menzionati? Faccio notare che se mëlëk è senza articolo, significa semplicemente «re»; al contrario, haššem, avendo l’articolo (ha + šem), significa «il nome».

     Jahwè: Su tale immagine si afferma che «Yahweh» significherebbe «io sono colui, che sono». Ora, però, essendo jahewëh la 3a persona singolare del verbo hāwāh «essere, divenire», non può significare «io sono» (ebr. ’ëhejëh qal impf. 1a sg. di hājāh), né tanto meno «io sono colui, che sono». Inoltre, nel modo verbale che compare, se attivo (qal impf., jahewëh), intende «egli interviene»; se è causativo (hifil impf.), significa «egli suscita, fa avvenire». La forma attiva si accorda meglio in Es 3,7s.16s. Il testo masoretico impone la lettura adônāj «Signore»; perciò la Settanta (AT greco) traduce con Kyrios «Signore». [Per l’approfondimento cfr. Nicola Martella, «Jahwè», Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002; indice: http://puntoacroce.altervista.org/Buch/L-Manuale_AT.html), pp. 200ss.]

     El: Su tale immagine si afferma che «El» significherebbe «divino sovrano». Ora, però, il termine ebraico ’el significa «forza, potente, potere, potenza» ed è usato così anche nel linguaggio normale. Si veda, ad esempio la locuzione «Ora è nel potere della mia mano [ebr. jëš le’el jadî] farvi del male» (Gn 31,29). Quindi «El» non significa né «divino» né «sovrano». [Per l’approfondimento cfr. op. cit., «Potente [’el]», pp. 277s.]
[…]

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: Adonaj; Eloach; Elohim; Je[hô]šùa`; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Nomi_di-Dio_MT_AT.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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lunedì 5 maggio 2014

Innesto, fede e opere



INNESTO, FEDE E OPERE

1. L’innesto fruttuoso
     Prima deve avvenire l’innesto del ramoscello, preso dall’ulivo buono (Cristo), sull’olivastro (uomo peccatore, che si ravvede). Poi, sarà tale nuova vita a produrre i frutti. Non sono le buone opere a produrre la nuova vita, ma è l’innesto (la vita di Cristo nel credente) a produrre i buoni frutti.
     La premessa, perché si possa essere «innestati», è che si smetta di perseverare nella propria incredulità (Rm 11,23). Ciò avviene riconoscendo in Gesù il proprio Signore e Salvatore personale. Infatti, senza fede è impossibile piacere a Dio (Eb 11,6).
     Le buone opere sono una conseguenza della rigenerazione, non la sua premessa. Esse sono anche una prova del nove che si è veramente passati dalla morte alla vita. Infatti, la fede senza le opere è come un embrione abortito, che non ha mai visto la luce.
     Se l’innesto non attecchisce, non ci saranno frutti. Se la vita di Cristo non è innestata nell’uomo peccatore, per grazia mediante la fede, ci saranno solo «credenti» (di nome), mai rigenerati, che avranno solo una parvenza dell’ulivo buono, ma restano un ulivastro.
     Chi invece è stato innestato con la vita del Signore, ossia è stato rigenerato da Dio, ha ricevuto Gesù nella propria vita e, quindi, l’autorità di diventare un figlio di Dio (Gv 1,12s). Chi è rigenerato mediante lo Spirito (Gv 3,3.5), può sperimentare il seguente segreto: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20). A ciò si aggiunga una vita cristocentrica oggi, nell’attesa dell’adempimento finale: «Cristo in voi: la speranza della gloria» (Col 1,27).


Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Innesto_S23.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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sabato 3 maggio 2014

Scrivere in rete senza errata corrige



SCRIVERE IN RETE SENZA ERRATA CORRIGE
 

1. ENTRIAMO IN TEMA
     Un credente, che qui lascio anonimo, senza volerlo, mi ha offerto l’occasione per affrontare questo tema. Ecco la massima esortativa: «Scrivi pubblicamente in modo biblicamente irreprensibile, ossia in modo così confacente alla Scrittura e comprensibile, che nessuno, fraintendendoti, debba farti obiezioni, debba riprenderti o correggerti».
     Ogni giorno, incontro casi in cui ci sarebbe da fare errata corrige con ciò, che leggo in rete. Alcuni reagiscono con gratitudine, essendo essi consci che li voglio aiutare a migliorare il loro «prodotto». Altri reagiscono irritati, come se fare loro alcune osservazioni sui contenuti significasse mettere in forse le loro stesse persone.

2. UN CASO ESEMPLARE
     Riporto il seguente fatto casuale, poiché non rappresenta nulla di grave, ma si presta bene a esprimere il concetto. Inoltre, questo fratello ha reagito bene alle mie osservazioni.
     Errata: Tale credente aveva scritto: «Dio guarda l’uomo in Cristo e il peccato gli è cancellato. Dio guarda Cristo nell’uomo e la morte non lo tocca». {02-05-2014}

     Corrige: Gli scrissi che formulerei tutto ciò come segue: Dio guarda il rigenerato in Cristo, e il peccato è cancellato al credente penitente. Dio guarda Cristo nel rigenerato, e la morte eterna non tocca il credente.

     Spiegazione: Chiaramente, quando questo caro credente scrisse tale testo, dava per scontato, sebbene non specificato, che gli altri capissero ciò, che intendeva dire, specialmente se credenti. Il problema è che in Internet coloro che leggono qualcosa, lo interpretano con il loro vissuto, le loro esperienze, la loro cultura, la loro conoscenza e la loro ideologia; e questo tanto più se scriviamo generalizzazioni e frasi stereotipate. Non è scontato, quindi, che tutti capiscano proprio ciò, che noi intendiamo. Per questo motivo, dobbiamo scrivere in modo tale che tutti comprendano proprio quello, che intendiamo esprimere.
[…]
5. ASPETTI CONCLUSIVI: Scrivere dev’essere come distillare il profumo del profumiere, quindi un’attività lunga ed elaborata. Basta poco e tutto il profumo si rovina. Ben lo sapeva Salomone, quando scriveva: «Le mosche morte fanno puzzare e imputridire l’olio del profumiere; un po’ di follia guasta il pregio della sapienza e della gloria» (Ec 10,1).
     Facciamo sì di produrre il profumo di sapienza anche in ciò, che scriviamo. Solo allora realizzeremo questo: «Grazie siano rese a Dio che sempre ci conduce in trionfo in Cristo, e che per mezzo nostro spande da per tutto il profumo della sua conoscenza. Poiché noi siamo dinanzi a Dio il buon odore di Cristo fra quelli, che sono sulla via della salvezza, e fra quelli, che sono sulla via della perdizione: a questi, un odore di morte, a morte; a quelli, un odore di vita, a vita. E chi è sufficiente a queste cose? Poiché noi non siamo come quei molti, che adulterano la parola di Dio; ma parliamo mossi da sincerità, da parte di Dio, in presenza di Dio, in Cristo» (2 Cor 2,14-17).


Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 3. Approfondimento; 4. Alcune applicazioni derivanti.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Errata_corrige_S23.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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giovedì 1 maggio 2014

Libro gratis per te sul «Salmo 23»



LIBRO GRATIS PER TE SUL «SALMO 23»
 

L’autore e l’editore hanno deciso di fare dono del nuovo libro di Nicola Martella a chiunque lo ordinerà nei prossimi giorni. Per te non ci sono obblighi né spese di spedizione.

Dati bibliografici: Nicola Martella, Salmo 23. Esegesi contestuale sul testo originario (Associazione Soli Deo Gloria, Piacenza 2014), pp. 135.

Leggi di che cosa si tratta: Clicca su questo link per accedere alla pagina descrittiva del libro «Salmo 23» sul sito «Fede controcorrente»: http://puntoacroce.altervista.org/Buch/L-Sal23_S23.html. Leggi qui i seguenti punti: Nuova proposta editoriale; Prefazione all’opera; Indice.

Come avere una copia gratis: Mandare una richiesta per via e-mail all’autore (non all’editore!) solo a questo indirizzo: puntoacroce@gmail.com (non scrivere all’autore per via Facebook!). Ricordarsi di scrivere Nome & Cognome – Via & Numero civico – CAP & Città. S’intende che non si può avere più di una sola copia gratis per persona.

Recensione: Dopo la lettura del libro, all’autore sarà gradita la ricezione una recensione dell’opera o semplicemente una comunicazione scritta, da cui risultano le impressioni personali del lettore.

[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/Buch/L-Sal23_S23.html] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?