giovedì 26 giugno 2014

L’assicurazione globale



L’ASSICURAZIONE GLOBALE

Quando succede un incidente stradale, una calamità naturale, una fatalità o un fatto tragico, beato chi possiede un’assicurazione, che copre quel tipo di sinistro. L’assicuratore fa da garante in base al contratto stipulato.
            Nel campo della fede avviene qualcosa di simile. Il rapporto fra Dio e il credente è sorretto da un patto, a cui il Signore chiede di aderire. Chi accetta Gesù come proprio Messia, quindi come Signore e Salvatore, Dio gli assicura la vita eterna. Non è solo un fatto formale, ma è sostanziale. Il credente si impegna a ubbidire al Signore, secondo la sua Parola. Dio gli elargisce le sue promesse.
     Inoltre, il Signore si fa Garante per il credente. Già Giobbe affermava: «Già fin da ora, ecco, il mio Testimone è nel cielo, il mio Garante è nei luoghi altissimi» (Gb 16,19). Anche Isaia gridava, dopo tanto soffrire: «O Eterno, mi si fa violenza; sii tu il mio garante» (Is 38,14). Inoltre, si afferma che il nuovo patto, «del quale Gesù è divenuto garante, è di tanto più eccellente del primo il patto», quello mosaico (Eb 7,22). […]
     Nel NT l’assicurazione divina è specialmente di natura spirituale. Il Signore elargisce al credente la sua grazia, il perdono dei peccati, la rigenerazione, accettazione nella sua famiglia, il suggellamento con lo Spirito Santo per assicurarne l’arrivo indenne alla risurrezione, la vita eterna, la gloria e così via.
     Le promesse del Garante celeste sono molteplici. Alcune riguardano la meta, altre già il cammino. Tra le meravigliose promesse del Signore, voglio limitarmi qui a una sola, ossia alla polizza assicurativa «Io sono con voi». Infatti, nel cammino della fede, tale promessa è assolutamente importante. Questa espressione del Signore è la più grande assicurazione sulla vita, che possa mai esistere. Ecco alcuni brani, in cui il Signore ci dà la piena garanzia:
     ■ «E se tu ubbidisci a tutto quello che ti comanderò, e cammini nelle mie vie, e fai ciò che è giusto agli occhi miei, osservando le mie leggi e i miei comandamenti, come fece Davide mio servo, io sarò con te...» (1 Re 11,38).
     ■ «...mettetevi all’opera! poiché io sono con voi, dice l’Eterno degli eserciti» (Ag 2,4; cfr. 1,13).
     ■ «...non lo temete, dice l’Eterno, perché io sono con voi per salvarvi e per liberarvi dalla sua mano» (Gr 42,11).
     ■ «...ammaestrate tutti i popoli... Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente» (Mt 28,19s).
[…]

Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Dot/A1-Assicur_global_EnB.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati ad esso.


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martedì 24 giugno 2014

Differenze di ruolo fra Gesù e Maria



DIFFERENZE DI RUOLO FRA GESÙ E MARIA

1. LA REALTÀ DELLE COSE: Ecco alcuni dati di fatto, che l’esperienza insegna riguardo al titolare di una carica pubblica o legale e la propria madre, che non ha i suoi titoli e la sua idoneità.
     ■ La madre del medico, non avendo studiato medicina, non visita i pazienti di suo figlio, non diagnostica malattie, né le cura.
     ■ La madre del presidente della repubblica (o del primo ministro), non essendo stata eletta, non firma decreti, né promulga leggi.
     ■ La madre del generale, non essendo stata arruolata, non dà ordini all’esercito.
     ■ La madre del pilota, non essendo stata assunta da una compagnia aerea, non guida un aeroplano.
     ■ La madre del re, non essendo stata insediata sul trono, non governa il regno.
     ■ La madre del giudice, non essendo stata nominata, non ha giurisdizione né può promulgare sentenze.
     ■ Nessuno si affida alla madre dell’avvocato, per farsi difendere in giudizio, non avendone lei titolo.
     ■ La madre del boia, non essendo stata assunta a tale ruolo, non può attuare una sentenza di morte.
     ■ La madre del padrone di una ditta, non avendone titolarità, non può incassare crediti a proprio nome.
     ■ La madre della guida alpinista, non avendo l’idoneità, non potrà portare altri a scalare le alte vette dei monti.
     ■ La madre del poliziotto, non avendo la necessaria idoneità, non può fare multe e arrestare qualcuno.
     ■ La madre dell’astronauta, non avendo l’idoneità necessaria, non può volare nello spazio.
     ■ La madre dello speleologo, non avendo la necessaria preparazione, non potrà avventurarsi nelle viscere della terrà
     ■ La madre del professore universitario, non avendo la laurea e le specializzazioni necessarie, non potrà insegnare e far parte della commissione esaminatrice.
     ■ Alla madre del camionista, non avendo la patente adatta per mezzi pesanti, non è concesso guidarli.
     ■ La madre del politico, non essendo stata eletta, non può votare le leggi.
     ■ Nessuno si farebbe operare dalla madre del chirurgo, non avendo lei l’idoneità e la preparazione tecnica.
     ■ Perfino la madre del prete cattolico, non avendo ella preso i voti di sacerdote, non può confessare né dire messa.
     La lista potrebbe continuare

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. L’aneddoto; 3. aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Gesu_Maria_OiG.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.


giovedì 19 giugno 2014

Matteo 28,19 e le traduzioni



MATTEO 28,19 E LE TRADUZIONI

1.  LE QUESTIONI: Ciao, Nicola, volevo chiederti una risposta su Matteo 28,19. Leggendolo in varie traduzioni vediamo una differenza di traduzione.
     ■ CEI ‘74: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (così anche Rv e Diod).
     ■ NR: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (così anche CEI ‘08 e PdS/TILC).
     ■ ND: «Andate, dunque, e fate discepoli di tutte le nazioni, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».

Come vediamo questi modi diversi di tradurre danno anche interpretazioni diverse del comando di Gesù sul «grande mandato»:
     ■ Gesù chiede solo d’insegnare l’Evangelo a ogni popolo e tutte le nazioni devono essere battezzate (così da CEI ‘74, Rv, Diod).
     ■ Gesù chiede che ogni persona d’ogni nazione diventi seguace di Gesù. Questa interpretazione è molto simile alla prima, ma ne differisce, perché dalla prima interpretazione sembra che gli apostoli devono solo far conoscere l’Evangelo, mentre dalla seconda sembra che gli apostoli devono fare in modo che ogni persona d’ogni popolo diventi cristiana (così da CEI ‘08, PdS/TILC).
     ■ Gesù chiede che gli apostoli insegnino l’Evangelo a ogni popolo, ma non è importante se tutto il popolo diventa cristiano o se solo qualche persona scelga di seguire il Messia (così da ND).

Vediamo che da tre traduzioni un po’ diverse scaturiscono interpretazioni simili, ma con qualche differenza. Volevo chiederti cosa tu ne pensi, se puoi tradurre tu il brano di Matteo 28,19 e dirmi come tu comprendi queste parole del Signore Gesù Cristo. {Alessio Rando; 17-03-2014}

2.  LE RISPOSTE: Questo articolo ha un carattere specialistico e non è adatto per ogni lettore, ma solo per quelli maturi e specialmente per quanti capiscono di grammatica e sintassi, sia italiane, sia greche.
     Come sempre si fa bene a tradurre il brano letteralmente dal greco: «Poreuthéntes [mentre andate], ũn [dunque], matheteúsate [ammaestrate] pánta tà étnē [tutte le genti], baptízontes autū̀s [immergendoli] eis tò ónoma [nel nome] tũ Patròs [del Padre] kaì tũ Huiũ [e del Figlio] kaì tũ Haghíū Pneúmatos [e del Santo Spirito], didáskontes autū̀s [istruendoli] tēreĩn [a osservare] pánta hósa [tutto quanto] eneteilámēn hymĩn [vi comandai]» (Mt 28,19-20a).

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: Continuazione del 2° punto (Le risposte): Proposizioni secondarie; La proposizione principale; Massa e singoli; La logica; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Mt28_19-traduz_Mt.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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ATTENZIONE! Questo articolo ha un carattere specialistico e non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver letto l’intero articolo sul sito, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

sabato 14 giugno 2014

La pecora caparbia e il dovere verso le altre



LA PECORA CAPARBIA E IL DOVERE VERSO LE ALTRE

Dovresti continuamente occuparti delle pecore caparbie, che si sono allontanate volontariamente dal gregge e, se trovate, non vogliono tornare, ma occupano lungamente il tuo tempo e le tue energie, senza alcun risultato?

1. IL CASO BIBLICO
     Gesù riportò la seguente similitudine, per illustrare la gioia di Dio salvatore verso chi si converte: «Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e una di queste si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti per andare in cerca di quella smarrita? E se gli riesce di ritrovarla, in verità vi dico che egli si rallegra più per questa che per le novantanove che non si erano smarrite» (Mt 18,12s). Come il pastore non vuole che la sua pecora perisca, così neppure il Padre celeste vuole che si perdano «questi piccoli» (v. 14); questo dev’essere pure il sentimento dei conduttori di chiesa.
     Perdere l’orientamento ha tante cause (disattenzione, distrazione, imperizia, poca cautela, ecc.), ma in genere nessuno si smarrisce di propria volontà. Che fare, però, quando una pecora si allontana volontariamente dal gregge e lo fa magari più di una volta? Dovrà il pastore lasciare le altre pecore da sole, in pericolo, per andare a cercare quella smarrita? Una siffatta pecora la si può legare e, se rimane caparbia, la si può vendere o addirittura ucciderla per mangiarsela. A un certo punto, ogni pastore si rende conto che ha un dovere verso le altre novantanove pecore.
     Le persone non sono come le pecore, hanno un senso di auto-determinazione e di volontà. A volte tali credenti se ne vanno deliberatamente dalla comunità e, quando cercate, non sempre vogliono tornare. Eppure può succede che una tale «pecora» richieda l’investimento di molto tempo e di grandi energie; e a volte succede che dica alle guide della chiesa: «Lasciatemi in pace e non cercatemi più!». Intanto, ha consumato tempo ed energie utili per aiutare le altre 99, che ha spesso trascurato, per assecondare la centesima caparbia. Vi pare saggio?
 

2. ENTRIAMO IN TEMA
     Quale conduttore non conosce il caso di credenti, a cui si è data tanta cura pastorale, ma che alla fine, come delle pecore caparbie e ribelli, hanno voluto continuare a vivere nel peccato, in cui sono incappati, hanno rifiutato ogni ammonizione e, infine, si sono allontanati dal «gregge»? Abbiamo continuato a rincorrere tali credenti, a pregare per loro, a esortarli ad abbandonare il loro peccato e a ritornare all’«ovile», ossia nella comunione fraterna. Tutto ciò non è servito a nulla, se non ad avere notti insonni, tristezza nel cuore e a continuare a occupare tempo in preghiera. La cosa triste è che proprio tali persone snaturano la realtà dei fatti dinanzi ad altri e fanno passare se stesse come i «buoni» (vittime) e proprio coloro, che le hanno curate, come i «cattivi» (carnefici). Purtroppo, spesso contattano i credenti della chiesa, raccontano la loro falsa interpretazione dei fatti e seminano dubbi e sospetti negli altri verso le guide della chiesa. Si spera in un cambiamento e in un ravvedimento, ma col tempo tutto si incancrenisce di più. Tali persone, pur vivendo nel peccato, vogliono un Dio a propria immagine, che le ami e le benedica, pur vivendo esse nella ribellione e nella disubbidienza. Eppure la diagnosi biblica è chiara: chi persiste nel peccato, non ha conosciuto Dio. «Ognuno, che permane in Lui, non sta a peccare; ognuno, che sta a peccare, non l’ha visto né l’ha conosciuto» (1 Gv 3,6).

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 3. Quando manca il pentimento; 4. La dinamica della caparbietà; 5. Il momento di smettere di rincorrere; 6. Attenzione al contagio; 7. Quando si è fatto oltre il dovuto; 8. Badare al resto del gregge.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Pecora_caparbia_S23.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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mercoledì 11 giugno 2014

False speranze



FALSE SPERANZE

«Signore, guardaci dal basare la nostra vita su false speranze. Fa’ sì che ogni speranza verso le cose umane, sia circondata, contornata dalla speranza in te. Guardaci da ciò che gli obiettivi penultimi diventino quelli definitivi. Fa’ sì che speriamo in te» (Paul Toaspern; tradotto e adatto dal tedesco da Nicola Martella).

1. ENTRIAMO IN TEMA
     Le false speranze sono come una lastra troppo sottile di ghiaccio, per reggere il peso di chi si avventura su di essa con leggerezza. Quando meno ce lo si aspetta, essa si spacca e si finisce nel fondo, a rischio della propria vita. 


     Alcuni pongono le loro vane speranze in un personaggio politico, in un partito, in una ideologia religiosa, in una certa professione lavorativa, nella carriera, nelle ricchezze, in una particolare persona, che promette questo o quello, e così via. Poi, il ghiaccio si assottiglia, e rimangono solo delusioni e confusione. La bussola si è rotta, e non si sa più dove andare.
     Anche i cristiani possono smettere di vivere in modo escatologico, in attesa del compimento delle cose, e lentamente si accomodano nel mondo e fanno entrare il mondo in sé. Allora le cose, che passano, diventano esse stesse l’obiettivo, per cui vivere. A quel punto, tali cristiani sviluppano la malsana abilità di spiritualizzare tutte le cose, anche quelle del mondo e della carne. Tuttavia, si illudono che tutto ciò, che fanno, sia normale e in ordine. A ciò segue, poi, immancabilmente, la confusione spirituale e morale. In certi casi, sviluppano addirittura un consenso ideologico o una dottrina addomesticata al loro stile di vita (cfr. la cosiddetta «dottrina della prosperità»), che permetta loro di fare cose biblicamente sbagliate, ma di cui non sentono più la coscienza sporca (cfr. convivenza, rapporti promiscui, affari poco trasparenti, ecc.).

Sul sito si trovano anche i seguenti punti: 2. Vane speranze; 3. Speranze ben riposte.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Fals_speranz_S23.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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sabato 7 giugno 2014

Medagliette miracolose e polisantismo



MEDAGLIETTE MIRACOLOSE E POLISANTISMO

1. L’amico cattolico Fabrizio Martin mi ha mandato un link di un articolo dal titolo «La Medaglietta miracolosa: che senso hanno gli oggetti benedetti?» (18.05.2014), che l’esorcista Gabriele Amorth citava sulla sua bacheca di Facebook. Poi aggiungeva: «Che pensare?». […]


2. La cosa singolare è che tale scritto figura su un blog dal titolo: «Aleteia» (gr. verità) e col sottotitolo «cercatori di verità». La questione è dove l’autore (Stefano Stimamiglio) cerca la verità; dopo aver letto e analizzato l’intero articolo, devo concludere che lui non è un cercatore della verità scritturale, ma di convenzioni religiose. La sua tesi è la seguente: «Le medagliette che raffigurano Maria se portati con fede rappresentano una grande protezione nel cammino della vita». Perché? Chi lo assicura?
     Premesso che nessuno conosce un’immagine autentica di Maria di Nazareth, perché una sua raffigurazione dovrebbe dare una «grande protezione»? Dove c’è la base biblica ed esegetica, per affermare ciò?
     Egli afferma inoltre: «Le immagini di Gesù, della Madonna, dei santi o degli arcangeli e gli oggetti benedetti – come ad esempio i crocifissi, gli scapolari, le medaglie – sono di grande aiuto e protezione contro il Maligno». Chiedo: Dove c’è un solo esempio nel NT, in cui oggetti consacrati nelle chiese a nome delle suddette persone fossero considerati un «grande aiuto e protezione contro il Maligno»? Come fa un oggetto materiale a proteggere contro un essere spirituale?
     L’autore getta le mani avanti, nel presunto intento di segnare un confine fra fede e superstizione: «Sottolineo, quindi, che tutti questi oggetti non devono essere portati come dei talismani o portafortuna. Si cadrebbe, altrimenti, in un atteggiamento magico, che è decisamente contrario alla fede». Chi stabilisce biblicamente ciò, che è un talismano magico e un amuleto religioso? Basta «una preghiera sincera e profonda a Dio e nell’affidamento alla Provvidenza»? Dove sta la verità biblica? Che cosa afferma nel merito la sacra Scrittura?
     Tale meccanismo di transfert di energie trascendentali (magnetismo, fluido, ecc.) su un oggetto è ampiamente documentato all’interno dell’occultismo e nelle cosiddette «medicine esoteriche». […]

4. Si afferma che tali oggetti vanno fatti benedire preventivamente. Stefano Stimamiglio getta subito le mani avanti, spiegando che «il senso della benedizione non è quello di conferire all’oggetto una protezione magica, quasi dei “superpoteri”», ma il sacerdote, recitando la preghiera di benedizione su di essi, chiederebbe «a Dio la grazia di aumentare le virtù nella nostra vita quotidiana e di ottenere la protezione e l’intercessione della persona rappresentata o evocata nell’oggetto». Egli non fa nulla per (di)mostrare ciò con la sacra Scrittura, ma si basa sul consenso religioso. Perché tale «persona rappresentata o evocata nell’oggetto» dovrebbe proteggere solo chi porta tale medaglietta?
     Abbiamo mostrato che i defunti non possono in alcun modo proteggere i viventi né intercedere per loro, trovandosi nel soggiorno dei morti, separati dai viventi e dal Cielo e in attesa del giudizio finale. […]

     Lo scritto completo si trova sul sito
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Medagl_miracol_S23.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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giovedì 5 giugno 2014

Onnipotenza




ONNIPOTENZA

«O Dio, noi ti chiamiamo Onnipotente e al riguardo pensiamo a chissà quali grandi domande, che non comprendiamo o a cui non sappiamo rispondere. Ma tu vuoi mostrare da sempre la tua onnipotenza proprio nel fatto che ti rivolgi al misero e salvi il povero. Quindi, fa’ sì che non usiamo tua onnipotenza come un alibi, per non sperare nulla e per non fare nulla, ma che in essa possiamo riconoscere la chiamata e l’autorità, per vivere sotto il tuo mandato. Per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo» (Klaus von Mering; tradotto e adatto dal tedesco da Nicola Martella).