sabato 22 novembre 2014

Il rapporto dei conduttori con i soldi? Parliamone



IL RAPPORTO DEI CONDUTTORI CON I SOLDI? PARLIAMONE

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Qui di seguito discutiamo l’articolo «Il rapporto dei conduttori con i soldi». È necessario specificare alcuni ambiti importanti, risultanti dalla situazione descritta nell’articolo.
     Poiché tutto ciò, che scriviamo, può essere strumentalizzato da alcuni, confidiamo nella maturità e nella lealtà dei lettori in genere e di quanti hanno partecipato a questa discussione. Affermo qui che non prendo le parti per nessuno, ma affronto qui soltanto una questione, volutamente stereotipata, dal punto di vista biblico. […]

2.  IL RAPPORTO FRA CONDUZIONE E ASSEMBLEA: Al tempo del NT le chiese locali partecipavano attivamente alle decisioni delle loro conduzioni. Ad esempio, in Gerusalemme furono i credenti a scegliere i collaboratori degli apostoli (i futuri anziani), «sette uomini, dei quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito e di sapienza» (At 6,3), e a presentarli agli apostoli (v. 6), perché ottenessero il ministero e li affiancassero. Lo stesso accadde addirittura nel Concilio di Gerusalemme, dove furono la chiesa, gli apostoli e gli anziani ad accogliere i convenuti (At 15,4). La decisione presa «parve bene agli apostoli e agli anziani con tutta la chiesa» (v. 22). Lo stesso Pietro, che era una delle guide della chiesa di Gerusalemme, dopo essere stato a casa di Cornelio, tornato alla base, dovette giustificarsi dinanzi ai credenti (At 11,1ss). Egli non fece valere una sua presunta autorità, ma spiegò per filo e per segno che cosa era realmente avvenuto, affidandosi al giudizio degli astanti (vv. 4ss). Tale narrazione sincera e verace portò i credenti ad acquetarsi e a glorificare Dio, avendo capito che aveva dato il ravvedimento a salvezza anche ai Gentili (v. 18).
     Anche a Corinto la questione riguardo all’uomo, che si teneva la moglie del padre, non fu decisa soltanto fra i dirigenti della chiesa, ma parlò di un «voi», intendendo i credenti della chiesa (cfr. 1 Cor 5,1s). Erano i credenti riassunti in tale «voi» a doversi adunare per giudicare il caso (v. 4). Egli ricordò loro l’epistola, che aveva scritto (vv. 9.11), e ingiunse loro ad agire secondo le istruzioni, che essi tutti avevano ricevute (vv. 11ss). […] Da tutto ciò si evince che la massima autorità locale non era il «consiglio di chiesa», ossia i conduttori, ma l’assemblea dei membri stessa. Perciò, Paolo ingiunse al missionario Timoteo riguardo ai conduttori, che peccano: «Riprendili in presenza di tutti, affinché anche gli altri abbiano timore» (1 Tm 5,20).

3.  QUANDO UN CONDUTTORE SI SQUALIFICA: Alcune altre trappole morali, in cui i conduttori possono cadere, sono costituite dall’abuso sessuale o dalla fornicazione, dalla sete di prestigio e di potere (cfr. 3 Gv 1,9s Diotrefe) e dall’amore per il denaro e dal desiderio di arricchirsi (1 Tm 6,9s). A ciò si aggiungano varie dipendenze, magari esercitate in segreto (cfr. 1 Cor 6,12ss). […]
     Un conduttore, che mostra una dipendenza da gioco (o un’altra) e che ha abusato delle finanze dell’assemblea, può essere certo perdonato […]. Tuttavia, bisogna reintegrarlo nella conduzione della chiesa locale, visto che il prerequisito per svolgere tale ministero, è che il candidato sia irreprensibile? (1 Tm 3,2; Tt 1,6s; cfr. 1 Tm 6,14). […] Tutto questo dipende sempre dall’entità della cosa accaduta, dalla reiterazione o meno del capo d’imputazione e dai delicati equilibri esistenti nella compagine ecclesiale. In ogni cosa ci vuole saggezza, discernimento ed equilibrio, poiché un’opera ecclesiale preziosa può essere distrutta sia per estrema rigidità sia per lassismo e falsa tolleranza.

4.  ASPETTI CONCLUSIVI: […] Chi ha una dipendenza qualsiasi, non è in grado di esplicare un ministero, in cui è richiesta l’irreprensibilità, e di pasturare il gregge come il Signore richiede; a ciò si aggiunga che dovrebbe trovare lui stesso chi possa aiutarlo a uscire dal suo labirinto mediante una cura d’anime specifica.
     Essendo l’assemblea dei membri battezzati l’ultima istanza nella stessa chiesa locale, come abbiamo visto, in situazioni del genere in cui uno dei conduttori si è macchiato di una pecca morale rilevante e il «consiglio di chiesa» lo ha coperto, l’intero gruppo che dirige la comunità fa bene a rendere conto del loro comportamento dinanzi all’assemblea dei membri. […]
     In momenti del genere, bisogna evitare ogni «clima da resa dei conti», ma bisogna agire come dinanzi al Signore, in fede e timor di Dio, in amore e verità, in misericordia e giustizia. Infatti, bisogna rialzare chi è caduto con uno spirito di mansuetudine, sapendo che nessuno è assicurato contro le tentazioni (Gal 6,1) e che chiunque oggi sta in piedi, fa bene a guardare di non cadere egli stesso (1 Cor 10,12).

Il resto dello scritto segue sul sito unitamente ai contributi dei lettori e alle mie eventuali osservazioni. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Condutt_soldi_Avv.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.



Nessun commento:

Posta un commento