domenica 26 gennaio 2014

Confronto con Ofli Filippo sul rhema



CONFRONTO CON OFLI FILIPPO SUL RHEMA



1. ENTRIAMO IN TEMA: Ho risposto alle affermazioni di colui, che si nasconde dietro allo pseudonimo di «Ofli Filippo», «Filippo Filippo» e simili, oscuro personaggio di Cesena. Leggendo quanto segue, si potrà notare che egli, invece di rispondere nel merito delle cose da me chieste, ripete le sue tesi continuamente come uno slogan (o un disco rotto), credendo così di essere credibile. In pratica, egli non sa proprio nulla dell'origine del termine greco rhẽma, del suo uso nella Bibbia e dell’uso ideologico nato in tempi recenti, specialmente per mano di Kenneth Haghin. Per motivi di convincimento ideologico, egli usa il termine rhema per tutto ciò, che nella Bibbia si chiama diversamente, a seconda dei tempi, della lingua e della cultura delle persone.
     La discussione è avvenuta dopo la pubblicazione del mio articolo «Il rhema secondo Ofli Filippo».

2. PRIMA TORNATA DI DISCUSSIONE
Ofli Filippo: Nicola, si vede che la tua ignoranza galoppa a mille.

Nicola Martella: Grazie di avermi attribuito il «dono» dell’ignoranza. Sempre quando i superbi non sanno che rispondere, tacciano il prossimo d’ignoranza. Come recita il proverbio: «Il bue ha detto cornuto all’asino». Solo di argomentazioni storiche e bibliche non ne ho viste per nulla.

Ofli Filippo: I rhema sono sempre esistiti; non c’entra la persona che tu dici [N.d.R.: Kenneth Haghin].

Nicola Martella: «I rhema sono sempre esistiti»? Vista la mia ignoranza, indicami nella letteratura degli ultimi 2.000 anni le fonti letterarie precise di chi mai ha usato tale termine e chi, prima di Kenneth Hagin, lo ha usato come termine tecnico per designare ideologicamente tali rivelazioni trascendentali.

Ofli Filippo: La Bibbia è una trascrizione di rhema. Quando Dio parlò a Noè, come lo chiami? La visione dell’Apocalisse di Giovanni come la chiami, fantasie? Si chiama rhema. Tu ti credi uno studioso, ma sei solo un buffone. Tu e Zuvie Moeller vi dovete solo vergognare: uno che prende in giro i rhema (lui) e l’altro (te) che non ci crede, dicendo che sono favole.

Nicola Martella: Nell’AT non esiste il termine rhema, per il semplice fatto che è scritto in ebraico, mentre rhema è greco. Quindi dove sta tale termine in Genesi, ad esempio a proposito di Noè? E dove ricorre nell’Apocalisse tale termine per indicare precisamente le rivelazioni, che Giovanni ricevette? In tutta l’Apocalisse non esiste il termine greco rhẽma! Quindi, secondo te io sarei un «buffone»; e come si dovrebbe qualificare uno che s’inventa cose inesistenti sia nella Bibbia, sia nella storia?

Ofli Filippo: Nicola Martella, io non uso etichette, io uso un anagramma (se sai cosa è un anagramma). Io uso sempre il mio nome; non è un’etichetta. Io non sono un profeta, ma uno che crede nei rhema, che Dio dà ad alcune persone. Le parole dell’Apocalisse [N.d.R.: Ap 22,18s], che tu hai messo, non c’entrano nulla con i rhema, visto che i rhema sono parola di Dio. Se tu non ci credi è un problema tuo, non mio.

Nicola Martella: Chi si crede «veggente» o un «canale celeste» non nasconde il proprio cognome, né la propria identità.
            Tutto ciò, che aggiungi alla rivelazione della Bibbia con i tuoi rhema, mettendo in bocca a Dio parole, che Egli non ha detto, ti rende colpevole. La regola biblica è la seguente: «Parlino due o tre proclamatori [gr. profetai], e gli altri giudichino» (1 Cor 14,29); quindi noi siamo in obbligo di giudicare le tue parole, molte delle quali troviamo mendaci, in contrasto con la Parola di Dio e frutto della tua fantasia.

Ofli Filippo: Nicola, il verso [N.d.R.: Ap 22,18s] dice di non aggiungere niente alla Bibbia, ma non parla del fatto che se uno riceve un messaggio da Dio. In quel caso non è aggiungere, perché non è nella Bibbia. Fai molta confusione.

Nicola Martella: Apocalisse 22,18s non parla di aggiungere o togliere materialmente dal testo della Bibbia, ma di aggiungere o togliere dottrine rispetto alla Bibbia mediante altre presunte rivelazioni. Quando ciò accade, si ha un altro spirito e si predica un altro cristo e un altro evangelo (Gal 1,6ss; 2 Cor 11,3s).

Ofli Filippo: Nicola Martella, Satana è un adoratore di Satana. Quindi, se pensi di essere cristiano, solo perché vai in una chiesa evangelica, sei cascato male e sei anche gay. Neanche di questo sai, informati, prima di dire che i rhema sono falsi.

Nicola Martella: Vedo che di spropositi non ne risparmi: prima ignorante e buffone, e ora «gay»; si faranno delle risate tutti i miei amici. Io non sono cristiano solo perché vado in una chiesa evangelica, Dio mi ha chiamato, salvato e mi ha usato per fondarle e guidarle le chiese. Stai accumulando sul tuo capo colpa sopra colpa, come Simone il Mago, a cui Pietro disse: «Ti vedo in fiele amaro e in legami d’iniquità» (At 8,23).

Ofli Filippo: Nicola Martella, pensi che sia una fantasia il fatto che Obama sarà ucciso dal Vaticano? E chi ha ucciso Kennedy? Se non lo sai, te lo dico io: il Vaticano.

Nicola Martella: Se non è «una fantasia il fatto che Obama sarà ucciso dal Vaticano», o veggente, dicci il giorno e l’ora, quando ciò accadrà! Dove Dio afferma veramente qualcosa, dà anche il tempo preciso, ad esempio a Abramo: «Tornerò certamente da te fra un anno; ed ecco, Sara tua moglie avrà un figlio» (Gn 18,10). E ancora: «Fra un anno, contato come quello di un operaio, tutta la gloria di Chedar sarà svanita» (Is 21,16; cfr. 32,10). O in termini ravvicinati, Eliseo disse al popolo assediato e affamato che il giorno dopo ci sarebbe stata abbondanza: «Domani, a quest’ora, alla porta di Samaria, la misura di fior di farina si avrà per un siclo, e le due misure d’orzo si avranno per un siclo» (2 Re 7,1). Quindi, o «veggente Ofli Filo», in che giorno e in che ora Obama sarà fatto fuori?
            E quali sono le «prove celesti» che il cattolico Kennedy sia stato ucciso dai servizi segreti del Vaticano, o dobbiamo crederti sulla parola, tu che di parole ne fai tante? È facile fare affermazioni, che nessuno può verificare.

Ofli Filippo: Nicola, in America di cristiani veri ce ne sono pochissimi, molti sono nelle false chiese. {23-08-2012}

Nicola Martella: In America di cristiani ce ne sarebbero pochissimi e tutte le chiese sarebbero false? E dovremmo pure crederti? La maggior parte dei missionari nel mondo sono mandati dalle chiese americane, essi annunciano l’Evangelo e fondano chiese. Io ne ho conosciuti parecchi di loro e ho avuto il privilegio di averli come colleghi.

Il resto dello scritto segue sul sito
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Rhema_cfr-Ofli_Oc.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.

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venerdì 24 gennaio 2014

Problematica e conseguenze dell’alcolismo



PROBLEMATICA E CONSEGUENZE DELL’ALCOLISMO

Alcuni bevono sostanze alcoliche con l’intento di affogare i problemi; purtroppo, non sanno che essi sanno ben nuotare. L’alcool fa molte più vittime di tante guerre, e cioè in tempo di pace.

1. Massime e riflessioni sul tema:
     ■ «Disgrazia e osteria — fanno la stessa via» (proverbio popolare).
     «Affogano più nel bicchiere che nel mare» (proverbio tedesco).
     «Nella brocca muoiono più che nella guerra» (proverbio tedesco).
     «Si è padrone solo di negarsi il primo bicchiere, non il secondo» (Ludwig Börne).
     «Al primo bicchiere l’uomo beve il vino; al secondo, il vino beve il vino; al terzo il vino beve l’uomo» (proverbio giapponese).

2. Per l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare la riflessione dei lettori, per aiutarli formulare contributi confacenti al tema):
            ■ «Il vino è schernitore, la bevanda alcolica è turbolenta, chiunque se ne lascia sopraffare non è saggio» (Proverbi 20,1).
            ■ «Guai a quelli che la mattina si alzano presto per correre dietro alle bevande alcoliche e fanno tardi la sera, finché il vino li infiammi! La cetra, il salterio, il tamburello, il flauto e il vino rallegrano i loro banchetti! Ma non pongono mente a ciò che fa l’Eterno, e non considerano l’opera delle sue mani» (Isaia 5,11s).
     ■ «E non v’inebriate di vino; esso porta alla dissolutezza; ma siate ripieni dello Spirito» (Efesini 5,18). […]

Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Etic/A1-Alcolismo_EnB.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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martedì 21 gennaio 2014

Un cattolico fra Scrittura e tradizione



UN CATTOLICO FRA SCRITTURA E TRADIZIONE

Il seguente colloquio avviene con Fabrizio Martin. Egli è quello, che definirei un «cattolico risvegliato». Ha preso contatto con me da parecchio tempo, ha letto i miei libri ed è stracolmo di domande sulla giusta interpretazione della Scrittura. Essendo impegnato nella chiesa cattolica, sta nel guado fra Scrittura e tradizione. Essendo illuminato dalla Bibbia, egli stesso intuisce che non tutte le tradizioni romane hanno le radici nel cristianesimo apostolico, ma sono «incrostazioni» religiose provenienti da altre religioni, che si sono accumulate nei secoli nella prassi delle chiese e che sono state cristianizzate dalla religiosità popolare e tollerate e poi approvate dalla nomenclatura religiosa.
     Il seguente colloquio è nato spontaneamente, poiché Fabrizio Martin è intervenuto a più riprese nel tema «L’ignoranza che falsifica». Essendo lì i suoi interventi fuori tema, li ho messi qui, così come si sono succeduti. L’intento è che anche altri, leggendoli, possano trarne profitto per la propria conoscenza e riflessione.

1. Interpretazione della Bibbia
     Fabrizio Martin: Parlo da cattolico. I sacramenti della chiesa cattolica trovano nella sacra Scrittura la loro origine oppure sono frutto di errata interpretazione della Scrittura stessa? E naturale che da cattolico capisco anche l’importanza della tradizione, e sono consapevole che voi la vedete in modo diverso. Quello che a me interessa, è capire ciò che dice la Bibbia al riguardo. Consapevole della necessità d’indagare a fondo su ciò che credo, resto comunque perplesso che sui testi sacri ci siano cosi tante interpretazioni che, alla fine, risulta difficile capire chi abbia ragione. {17-01-2014}

Nicola Martella: ■ Le cose importanti alla fede e, quindi, alla salvezza sono evidenti (p.es. salvezza per grazia mediante la fede quale dono di Dio e, quindi, senza le opere della legge; Ef 2,8s).
     ■ La Scrittura si spiega con la Scrittura, secondo il principio dell’analogia. Le verità importanti sono subito evidenti; ciò che non è chiaro ed evidente, non è importante ai fini della dottrina.
     ■ Le tradizioni umane e le convenzioni religiose (di chiunque e di qualunque genere), se si trovano in contrasto con la Scrittura, sono un pericoloso filtro, che inficerà la corretta interpretazione della volontà di Dio, un muro che impedisce di accedere alla grazia e una trappola per le anime, di cui però si dovrà rendere conto a Dio.
     ■ Chiunque sia, che filtra la Parola di Dio con tradizioni religiose e decisioni ecclesiali, snaturandola, questi di là dalle sue buone intenzioni, sta in pericolo di diventare un «cieco guida di ciechi» (Mt 15,14) e di rendere i proseliti «figli della Geenna» (Mt 23,15), quindi eternamente perduti.

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. L’eucarestia; 3. Il purgatorio; 4. Messa per i defunti; 5. Le sacre Scritture; 6. Pregare i morti; 7. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-BB-tradiz_EdF.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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venerdì 17 gennaio 2014

L’ignoranza che falsifica



L’IGNORANZA CHE FALSIFICA

1. Il cognome di Dante
     Come recita un proverbio, spesso «il diavolo sta nel dettaljo»! Il sommo poeta italiano, Dante Alighieri, se tornasse in vita sarebbe certamente contento che gli abbiano dedicato delle vie, ma gli prenderebbe subito un infarto a vedere spesso così storpiato il suo cognome in «Allighieri», come realmente è successo in varie parti d’Italia, ad esempio a Verona. Cercate «via Dante Allighieri» con un motore di ricerca (meglio tra le immagini) e vi accorgerete come viene storpiato il nome dello scrittore della «(Divina) Commedia», spesso proprio dalle agenzie immobiliari o dalle piattaforme di annunci. Lo stesso avviene anche in libri sul poeta fiorentino, ad esempio anche su una versione della «Commedia» illustrata nientemeno da Ugo Foscolo o in un «Dizionario dantesco» di Giacomo Poletto. […]

2. Peggio è l’ignoranza scritturale
     Attenzione all’ignoranza nei confronti della Scrittura! Essa fa snaturare la verità e fa falsificare la realtà e la Parola di Dio. Ecco qui di seguito alcuni avvertimenti e alcune considerazioni.
     ■ La mancanza di conoscenza biblica fa errare nell’interpretazione biblica e nella pratica morale. «Gesù, rispondendo, disse loro: “Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio”» (Mt 22,29).
[…]
     ■ Il comportamento morale contorto, fa allontanare dalla verità e, ingannando, tende a snaturare ciò, che Dio afferma nella sua Parola. Non così è per i rigenerati, che tengono «alta la Parola della vita» (Fil 2,15). «Abbiamo rinunciato alle cose nascoste della vergogna, non camminando con astuzia, né falsificando la parola di Dio, ma mediante la manifestazione della verità, raccomandando noi stessi alla coscienza di ogni uomo davanti a Dio» (2 Cor 4,2).
[…]

3. Aspetti conclusivi
     Sbagliarsi col nome di una via, è errato. Sbagliarsi con l’interpretazione della Scrittura è tragico e deleterio. […] Chi smarrisce la bussola spirituale, poi perde anche l’uso della livella morale. […]

Questi sono alcuni stralci, l’intero scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Ignor_falsif_Sh.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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martedì 14 gennaio 2014

Proiezioni nella Bibbia: Il fuso orario



PROIEZIONI NELLA BIBBIA: IL FUSO ORARIO

Che Gesù avesse conosciuto gli attuali «fusi orari» e l’ora legale, come sostiene qualcuno, è senz’altro un’idea affascinante e allettante. Egli scomoda brani degli Evangeli al riguardo (Mt 24,27; Lc 17,34ss); ma saranno essi veramente probanti o sono accostamenti fantasiosi, improbabili e tirati per la giacca? Alla fine si tratta di una dimostrazione scritturale o di una proiezione speculativa nei testi biblici?

1. LE TESI: Davide Forte ha esordito con uno scritto dal titolo: «Gesù sapeva del nostro “fuso orario”, ne parla nei Vangeli. Lo sapevate?». […; leggi le tesi sul sito]

2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI

2.1.  ANALISI DELLO SCRITTO: Già la definizione di «fuso orario» o «ora solare» è deficitaria; tali due locuzioni non si corrispondono. Ecco la definizione, che il «Dizionario della Lingua Italiana» di Aldo Gabrielli dà del fuso orario: «Fuso orario, ognuna delle 24 porzioni longitudinali in cui è suddivisa la superficie della terra, in ciascuna delle quali, per convenzione, tutti i paesi adottano l’ora solare del meridiano centrale del fuso stesso». Quindi, essendoci 24 fusi orari, l’ora solare non può essere uguale per tutto il globo terrestre! Tralascio al questione della «ora legale».
     La tesi che ci interessa è che Gesù negli Evangeli avrebbe parlato del fuso orario! Per asserire ciò, l’autore strapazza alquanto vari brani biblici.
     Matteo 24,27: Gesù attestò che la sua venuta sarebbe stata rapida come un fulmine. Come un fulmine solca il cielo da est a ovest, così rapidamente verrà il Figlio dell’uomo. Ma ciò non ha nulla a che vedere con il fuso orario, ma ha solo a che fare con l’osservazione del cielo.

     Luca 17,34ss: È vero che gente, che sarà sorpresa nella notte, ma tali persone non si troveranno in due luoghi differenti del globo, ma «in un letto»; la locuzione greca dýo epì klínēs miãs (v. 34) intende «due su un letto unico» (uno di numero). Si tratta, quindi, dello stesso letto nel medesimo luogo; questo è, ad esempio, il caso di coniugi.
     Così anche nei versi, che seguono: le due persone sono nello stesso luogo a fare la medesima azione. Perciò, la logica richiede che anche le due donne siano a macinare nello stesso luogo (v. 35 epì tò autó «nel medesimo [luogo]») o i due uomini a lavorare nello stesso campo (v. 36). Gesù parlava ai discepoli (v. 22) e fece riferimento a quella specifica razza (v. 25 gheneá «discendenza, famiglia, razza, stirpe, nazione, generazione, epoca, ecc.») e alle case tipiche del luogo (v. 31 terrazza); quindi, Egli si riferiva a Israele e non a diversi fusi orari.

Il resto dello scritto segue sul sito
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Fuso_orario_Mt.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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sabato 11 gennaio 2014

Il bisogno dell’acqua



IL BISOGNO DELL’ACQUA



{Fonte della citazione sull’immagine: al lemma «Acqua di morte e di vita»}


1. Entriamo in tema
     In una salina non cresce alcuna vita. Nel Medio Oriente, mentre il mare di Gennezaret (o di Galilea) è un lago ricco di vita, il mar Morto porta a ragione tale nome: è sterile. Eppure sono alimentati ambedue dallo stesso fiume Giordano! Tuttavia, la concentrazione di sale nel mar Morto non solo ne rende imbevibili le acque, ma uccide pressoché ogni forma di vita. Il sale è così concentrato in tali acque, che è pressoché impossibile affondare! Ma guai a bere un sorso di tale acqua!
     Le saline possono apparire incantevoli a causa dei colori e delle formazioni saline, che si generano. Eppure sono sterili. Non sono adatte alla vita e le loro acque non cancellano la sete, ma l’aumentano.

2. Sete materiale e sete spirituale
     Si può sopportare a lungo la fame, ma non la sete. Chi ha conosciuto la vita nel deserto o in un luogo arido, sa che cosa sia avere sete. Gente, che dai Paesi meridionali dell’Africa si recano al nord, con l’intento di approdare in Europa, sono costrette ad attraversare deserti, che possono costare loro la vita, se hanno preso poca acqua con sé. In effetti, tante persone soccombono, e la sabbia diventa la loro tomba.
     Al tempo dell’esodo, Israele dovette vivere circa quarant’anni nel deserto; se Dio non avesse provveduto per loro l’acqua necessaria, nessun Israelita sarebbe sopravvissuto.
     L’arsura del suolo e la sete fisica dell’uomo divennero, da antica data, una metafora della sete spirituale, che il credente aveva di Dio e della sua benefica presenza.
     Riguardo al regno escatologico, i proclamatori del vecchio patto annunciarono da parte di Dio la trasformazione del Paese deserto in un luogo ricco d’acque. Ciò avrebbe portato la benedizione nella terra promessa. Tutto ciò divenne anche metafora della benedizione spirituale, che Dio avrebbe portato col suo Spirito e col Messia.
     A ciò si deve l’appello del Messia a venire alle acque già nei testi dell’AT. Gesù stesso presentò la vita eterna come una fonte d’acqua, a cui chi intendeva credere in Lui quale Messia promesso, poteva dissetare la sua sete spirituale di salvezza.

Il resto dello scritto si trova sul sito.
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