giovedì 24 luglio 2014

Chi è a posto con la sua coscienza, non pecca?



CHI È A POSTO CON LA SUA COSCIENZA, NON PECCA?

La questione è la seguente: A chi pecca per ignoranza o per errore, non si può imputare una colpa? Chi si sente a posto con la propria coscienza, significa che non ha peccato? Partiamo da ciò, che mi ha scritto un lettore. Poi, faremo seguire le nostre analisi.

 
1.  LE QUESTIONI: Ciao Nicola, di recente è venuto fuori questo argomento, parlando con un fratello, che ha sicuramente una preparazione biblica migliore della mia. È una persona stimata da molti, fuori e dentro l’assemblea, spesso attiva nella predicazione o nella guida di studi. Stavo quindi cercando di ritrovare sulla Parola quali fossero i versi, che parlano del peccato per ignoranza, e stavo riflettendo sulla cosa e sulle conseguenze, a cui può portare questo pensiero. Proprio valutando le conseguenze, mi è venuta in mente «Fede controcorrente» e ho pensato sarebbe buono sviscerare pubblicamente il problema, perché anche altri si potranno trovare davanti a questo pensiero.
            Venendo all’argomento, faccio una breve premessa: stavo parlando con questo fratello e cercavo di fargli notare un suo comportamento di maldicenza, a mio avviso molto grave, che ha avuto nei confronti di un altro fratello. Non entro oltre nel merito del nostro discorso, né m’interessa ora valutare, se io avessi ragione o torto sul suo comportamento, basta sapere questo. La sua risposta è stata la seguente: «Io sono a posto in coscienza mia. Se io ho agito, rimanendo a posto con la mia coscienza, allora non ho peccato». Ha poi spiegato la sua posizione dicendo che: «Ad esempio, chi è nel cattolicesimo e venera Maria, non sta peccando, perché lo fa per ignoranza, ma fa la cosa giusta in coscienza sua».
            Le affermazioni mi hanno lasciato, sul momento, veramente allibito. E ho risposto alla prima affermazione, dicendogli che il peccato lo commettiamo contro Dio, non contro la nostra coscienza. È una mancanza che abbiamo nei confronti di Dio, non possiamo basarci sulla nostra coscienza, che è corruttibile e ignorabile. Poi, al suo esempio ho risposto che si tratta di «idolatria», che è chiaramente peccato. Purtroppo l’argomento si è chiuso velocemente e non abbiamo potuto proseguire.
            Riflettendo sul discorso, ho poi capito che, se uno giudica il peccato in questo modo, rischia di crearsi una sua propria legge, una sua realtà; e gli verrà quasi impossibile ammettere errori, se questi coincidono con le leggi della sua coscienza. Tanto più mi chiedo come questo si possa conciliare con il piegare le proprie ginocchia davanti a Dio, riconoscendosi mancanti nei suoi confronti, non nei nostri. Mi sembra una relativizzazione del concetto di peccato, e quindi di errore, che non è più assoluto, perché commesso nei confronti di Dio (o di una legge esterna), ma relativo, perché deve rispondere soltanto alla propria coscienza. Io credo che tutto questo possa portare realmente a conseguenze pericolose.
            Per sdrammatizzare e semplificare un po’, mi chiedo cosa succederebbe, se una persona facesse questo ragionamento a un vigile: «Lei ha tenuto una velocità di 90km/h in questo centro abitato, le devo ritirare la patente». «Ma, davvero, io non lo sapevo che fosse un centro abitato; ero tranquillo in coscienza mia, quindi la patente me la tengo».
            Nicola, cosa ne pensi, sto per caso sbagliando qualcosa io nel mio giudizio? Come potrei rispondere con efficacia? E quali conseguenze pensi potrebbero risultare da questo pensiero?
            Ho pensato che questo argomento potesse essere utile alla discussione collettiva. Spero che possa essere di tuo interesse e possa portare beneficio anche ad altri eventuali lettori. {D. N.; 26-01-2011}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo sul sito
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Coscienz_pecc_EnB.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.

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domenica 20 luglio 2014

Compunti dalla verità



COMPUNTI DALLA VERITÀ



1. Entriamo in tema
     L’immagine e l’aforisma su di essa parlano già da soli. Alcune volte, le punture sono inevitabili e necessarie, per prevenire un male imminente, per impedire un male maggiore o per debellare un male già esistente. I pastori si servono del «pungolo», un bastone appuntito, per indurre l’animale a eseguire gli ordini. Similmente è anche la disciplina del Signore per i credenti. Ricordo qui un detto, che ho fatto mio da tempo e che ricordo spesso ai credenti della nostra comunità: «Chi non vuol sentire con le orecchie, dovrà sentire nella carne».

2. Domande di lavoro
     ■ Come reagisci, quando sei compunto dal Signore, dalla Parola, da una predicazione, da un fratello o da una circostanza?
     ■ La tristezza, che segue al compungimento, ti porta alla collera o al ravvedimento?
     ■ Come gestisci le tue «spine nella carne», che il Signore o la vita ti mette?

Sul sito si trovano anche il seguente punto: 3. Per l’approfondimento biblico.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Compunti_S23.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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giovedì 17 luglio 2014

«Giudicate voi…»



Responsabilità apologetica d’un osservatorio religioso

Mi arrivano, in modo ricorrente, lettere piene di rimprovero, se non addirittura astio, che hanno le seguenti caratteristiche: ▪ 1. Rimproverano chi scrive su «Fede controcorrente» di qualcosa di generico, senza fare nomi o portare argomenti. ▪ 2. Accusano gli scrittori di calunniare o fare maldicenza, ma senza portare un caso concreto. ▪ 3. Occasionalmente si fa appello al pentimento, senza spiegare un caso specifico di evidente peccato; ▪ 4. Si fanno minacce piamente velate o palesi, affermando che, così facendo, si diventa oggetto dell’ira di Dio e del suo giudizio. ▪ 5. Alcuni inoltre mettono fuori uso il «frutto dello Spirito» e scrivono cose con tutta la loro carnalità; ▪ 6. A ciò si aggiungano i sospetti: chi afferma che ci manca lo Spirito Santo, chi dice che abbiamo fatto il peccato imperdonabile o la bestemmia contro lo Spirito Santo e chi asserisce addirittura che siamo semplicemente indemoniati.
     Nulla di nuovo. Già Gesù e gli apostoli vissero cose del genere. Negli ultimi due millenni tutti gli apologeti hanno sperimentato tali cose. Qui di seguito riportiamo alcune di tali critiche che ci vengono rivolte. Come «figli di luce» non abbiamo nulla da nascondere e accettiamo volentieri ogni correzione, dove è vera e sensata. Qui di seguito ci atteniamo a poche questioni, visto che abbiamo già affrontato altrove gli aspetti biblici, teologici e razionali del problema.

Per apologeti biblici intendiamo coloro che si basano su una rigorosa esegesi contestuale del testo biblico, per difendere le verità evidenti della «sana dottrina». Poi ci sono gli ideologi, che usano (o saccheggiano) la Scrittura per le loro proprie opinioni dogmatiche, religiose o politiche; sebbene essi possano fregiarsi del titolo di «apologeta», in effetti non lo sono veramente.

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Giudicate_voi_UnV.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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ATTENZIONE! Questo articolo ha un carattere specialistico e non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver letto l’intero articolo sul sito, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

lunedì 14 luglio 2014

Come vincere il dubbio



COME VINCERE IL DUBBIO

Forse non avresti mai pensato che una strategia per vincere il dubbio lancinante (o altri simili problemi) abbia a che fare con l’ostrica!? Leggendo l’intero scritto, lo saprai.

1. Il problema
     Chi non ha mai avuto, mangiando, una spina o scheggia in bocca, che ha ferito la mucosa? I batteri hanno infettato la micro-lesione, e da essa è diventata una piaga dolorosa. Il dubbio fa similmente nella mente del credente e penetra sempre più in profondità.

2. La strategia dell’ostrica!
     L’ostrica non ha mani e piedi. Per così dire, consiste in una grande bocca, all’interno di una superficie coperta di madreperla, in cui si trovano tutti gli organi vitali. Un qualsiasi oggetto, che si annida nelle mucose, può provocare infezioni, che possono condurre a gravi malattie e anche alla morte. L’ostrica, non avendo estremità e non potendo quindi estrarre tale corpo estraneo, ha sviluppato una strategia particolare contro tale problema. Ricopre di madreperla l’oggetto pericoloso! Il risultato di tale procedimento è la perla! 


3. Fa’ come l’ostrica!
     Permettetemi un’allegoria. Se l’ostrica è la «fede» e la scheggia è il «dubbio»… […]

Sul sito si trovano anche i seguenti punti: 3. Fa’ come l’ostrica!; 4. Domande di lavoro; 5. Per l’approfondimento biblico.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Vince_dubbio_S23.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati ad esso.

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venerdì 11 luglio 2014

Pregare per lo spirito di un ragazzo morto?



PREGARE PER LO SPIRITO DI UN RAGAZZO MORTO?

A Trinitapoli, il 5 luglio 2014 un ragazzo di 15 anni è stato investito da un’auto. Mauro Riontino ha scritto quanto segue in un gruppo, che gestisco e in almeno altri 16 gruppi. Lascio il suo scritto così com’era; ho soltanto aggiustato grammatica e dizione; il grassetto è redazionale. 

 
1. LE TESI (Mauro Riontino): Carissimi fratelli e sorelle, oggi vorrei fare una piccola eccezione perché ho pregato tanto per questa cosa, e lo Spirito Santo mi consiglia di condividerlo con voi. Preghiamo il Signore per lo spirito di questo ragazzo, di appena 14 anni, che non ha avuto il tempo di conoscere la verità. La sua vita si e spezzata per un auto che lo ha travolto, mentre andava con la bici al mare. Possa il Signore Gesù essere da Avvocato per questo ragazzo e vivere in eterno, glorificando il suo santo nome. Nessuna vendetta per chi lo ha ucciso involontariamente, perché non era neanche lucido, ma ubriaco Solo il Signore è Padrone assoluto di giudicare le colpe per le nostre azioni; anzi, preghiamo anche per quell’uomo, affinché si ravveda e chieda perdono a Dio per i suoi peccati. A Lui sia la lode in eterno, amen. {07-07-2014}

2. OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella): Leggo esterrefatto: «Preghiamo il Signore per lo spirito di questo ragazzo», che è morto; e ancora: «...possa il Signore Gesù essere da Avvocato per questo ragazzo e vivere in eterno».
     Dovremmo pregare il Signore per un morto? Ci sarebbe salvezza anche dopo la morte? Mi pare sia questa la logica, che Mauro Riontino intende qui diffondere. È chiaro che, se così fosse, si sarebbe del tutto fuori dottrina. Infatti, è scritto: «È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio» (Eb 9,27).
     Quindi, è falso affermare che «lo Spirito Santo mi consiglia di condividerlo con voi», ossia i pensieri espressi. Lo Spirito di Dio non consiglia tali falsità tipiche del romanesimo.
     Mauro Riontino si fa qui «profeta» di falsità? Allora valga la seguente parola: «E l’Eterno mi disse: “Quei profeti profetizzano menzogne nel mio nome; io non li ho andati, non ho dato loro nessun ordine, e non ho parlato loro; le profezie che vi fanno sono visioni menzognere, divinazione, vanità, imposture del proprio cuore”» (Gr 14,14).

3. ASPETTI CONCLUSIVI (Nicola Martella): Invece di accettare la mia esortazione e mutare pensiero, Mauro Riontino è passato al contrattacco. Ha negato di aver incitato a pregare per il ragazzo morto. Ha affermato che in tutti i gruppi, gli altri gli hanno dato amorevole plauso su tale suo scritto. Poi, ha calcato il solito tasto che non bisognerebbe giudicare, citando i soliti brani (Lc 6,37.42; Gv 8,15; 1 Cor 4,5).
     Vista la sua ostinazione, gli ho risposto come segue: Sulle cose dottrinali dobbiamo giudicare e come, così fecero Gesù e gli apostoli; ti risparmio la lista dei versi. I versi, che tu hai citato, si trovano sul piano personale, non sul piano dottrinale. Quando si scrive pubblicamente, non è più un fatto privato. Alle menzogne pubbliche bisogna rispondere pubblicamente. ► Apologetica e giudizio (http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Apologetica_giudizio_UnV.htm).
     Tu hai chiesto di pregare per lo «spirito di questo ragazzo», che è morto; questa è falsa dottrina. Che cosa intendevi, se non quanto hai scritto? Spiegamelo.
     Se gli altri non se ne sono accorti o se non conoscono sufficientemente la Scrittura, non è affar mio; mostra soltanto la superficialità, con cui la gente legge i contributi e il basso livello d’istruzione biblica di chi interviene. Vedrai, se pubblico io le tue tesi e la mia risposta, come molti fratelli, più addentati nella Scrittura, non prendano posizione su quanto affermi!
     Il mio consiglio, vai a cancellare tale obbrobrio in tutti i gruppi, in cui hai postato. Così discrediti te stesso. Se non lo farai, dovrò prendere posizione pubblicamente.

Purtroppo, Mauro Riontino lungi dall’accettare il mio consiglio, ha continuato con la stessa linea di difesa e di contrattacco. L’unica cosa, che non ha fatto, è spiegare che cosa intendeva. Anzi, per lui dovrei essere io a ravvedermi e chiedere perdono a Dio. Quindi, non mi resta che rimettere il tutto all’analisi, al discernimento e al giudizio dei credenti maturi nella fede.

sabato 5 luglio 2014

Salvati mediante penitenza e preghiera?



SALVATI MEDIANTE PENITENZA E PREGHIERA?

     LA TESI: «Le anime si salvano con la penitenza e con la preghiera» (Madre Speranza). Tale monaca portava il nome di «Madre Speranza di Gesù»; in effetti, si chiamava María Josefa Alhama Valera (1893-1983). Ella era una religiosa e mistica spagnola; aveva fondato le «Congregazioni delle Ancelle dell'Amore Misericordioso e dei Figli dell'Amore Misericordioso». Nel 2002 è stata dichiarata «venerabile» e nel 2013 è stata dichiarata «beata» dalla chiesa di Roma. 




     OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Se le anime si salvassero con penitenza e preghiera, il Figlio di Dio poteva starsene in Cielo. Infatti, il giudaismo era esperto di penitenze e preghiere!
     Il fariseo nel empio si vantava dinanzi a Dio: «O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, adulteri; né pure come quel pubblicano. Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quel che posseggo» (Luca 18,11s). Quindi, il fariseo era esperto di penitenze e preghiere. Eppure era perduto.

Dio ha un solo mezzo di salvezza: per grazia mediante la fede nel sacrifico e nei meriti di Gesù Cristo. «Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall’ira» (Romani 5,8s). «In lui [= Cristo] abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia» (Efesini 1,7). «È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti» (Efesini 2,8s). Cristo «è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna» (Ebrei 9,12).

La via della religione corrente è la via delle proprie opere meritorie, quindi la via dell’auto-redenzione. Perciò, è una via ingannevole, che porta dritto all’inferno.
     Così rimproverava Gesù i capi religiosi del suo tempo: «Ma guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli dinanzi alla gente, poiché né vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare. Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché scorrete mare e terra per fare un proselito; e fatto che sia, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi» (Matteo 23,13.15). Tali parole sono oggi attuali più che mai.

È proprio l’ironia della sorte che tale monaca abbia scelto il nome di «Madre Speranza» e proponga una via, che porterà le anime alla disperazione eterna.

venerdì 4 luglio 2014

«Pace!» è il saluto cristiano? Parliamone



«PACE!» È IL SALUTO CRISTIANO? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «“Pace!” è il saluto cristiano?». In esso abbiamo visto che nel NT ci sono svariati modi di salutare e che «pace!» è soltanto uno dei tanti. Abbiamo visto che «pace!» da solo era inusuale, ma ricorreva «pace a te!» (solo in 3 Gv 1,15) e «pace a voi [tutti]!», sebbene meno di quanto ci si aspetti. Nei saluti scritti ricorre «Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo» (qui la grazia ha priorità e la pace ne è l’efflusso), ma difficilmente tale formula era usata nella vita quotidiana, quando ci si salutava.
     Nell’articolo abbiamo constatato che nel NT il saluto «pace (a te, a voi)!» è statisticamente bassissimo. Il saluto «grazia a voi e pace…» è quello più ricorrente; tuttavia, oggigiorno, sfido a trovare un solo credente, che sia abituato a usare formula di saluto, incontrando qualcuno
     Abbiamo visto che nel NT è abbastanza ricorrente la formula «salute!», usata dall’angelo, da Gesù, da Giuda, dalle guardia, dagli apostoli e dalla chiesa di Gerusalemme, dal procuratore Felice, da Giacomo e da Giovanni.
     I modi di salutare nella Bibbia sono vari e dipendono dal tempo, dal luogo, dalla cultura e dalle circostanze. Qui di seguito aggiungo qualche nota sulle formule di saluto nell’AT.
     Ad esempio è scritto: «Mosè uscì a incontrare il suo suocero, s’inchinò, e lo baciò; s’informarono reciprocamente della loro salute, ed entrarono nella tenda» (Es 18,7). All’incontro, chiedere della salute degli altri (Gdc 18,5), significa appunto salutare.
     Davide mandò a Nabal, tramite terzi, il seguente saluto: «Salute! E pace a te, pace alla tua casa, e pace a tutto quello che ti appartiene!» (1 Sm 25,6; lett. lëchāj «alla vita» o «vivi o «vivi o possa tu vivere [a lungo]»).
     Uno dei saluti menzionato nell’AT è jechî le`olām «viva egli per sempre (o possa egli vivere in perpetuo» (cfr. 1 Re 1,31); oppure nella versione aramaica troviamo le`olemîn chë «vivi per sempre (o possa tu vivere in perpetuo» (Dn 2,4; 3,9; 5,10; 6,6[7].21[22]). Come si vede, ogni tempo aveva il suo modo di salutare.
     Si noti che lo stesso saluto šelām! (aram.), che letteralmente intendeva «prosperità, pace», era inteso nel senso di «salute!», come viene tradotto (Esd 4,17). Così la locuzione šelāmā’ kollā’! (aram.), che letteralmente significa «con ogni prosperità o pace», è tradotta con «salute perfetta!» (Esd 5,7); noi diremmo oggi «[ti auguro] ogni bene!».
     Concludo affermando che nella Bibbia non esiste un «saluto cristiano» per eccellenza, ma che nel NT sono riportati diversi tipi di saluto. Non esiste neppure un comandamento, che imponga un certo «saluto biblico». Quindi, ogni cristiano rigenerato può salutare così, com’è più confacente per la sua coscienza, la sua cultura d’appartenenza, la sua indole, il suo paese d’origine e quant’altro (libertà, scelta, ambiente, ecc.).
     Ognuno può salutarmi nei modi leciti, che vuole. Basta che non voglia impormi la sua formula di saluto e non pretenda che essa sia il «saluto biblico»! Chi mi saluta con «pace!», gli risponderà «pace a te!» o «šalôm [lekah]!». A chi mi saluta con «possa tu vivere in perpetuo!», magari gli risponderò con «possa prosperare l’anima tua!». A chi mi saluta con «salute!», gli risponderà «salve!». Mi sta bene anche un «buon giorno!» (o buona sera!) o un «ciao!».

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Pace_saluto_Avv.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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mercoledì 2 luglio 2014

«Pace!» è il saluto cristiano?



«PACE!» È IL SALUTO CRISTIANO?

1. ENTRIAMO IN TEMA: Non ho nulla contro chi saluta il prossimo con «pace!», né tento meno contro chi lo fa con me. Augurare del bene al prossimo, è sempre positivo. Ho qualche problema con chi afferma che «pace!» sarebbe il saluto biblico, e cioè l’unico veramente valido, e che, quindi, bisognerebbe usarlo assolutamente. Chi non lo usa, sarebbe in qualche modo poco biblico, se non addirittura fuori dottrina.
     Perciò, non è mia intenzione polemizzare qui con chi usa il saluto «pace!». Per me ognuno può usare il saluto, che più ritiene opportuno nel suo ambiente, secondo la sua indole e la sua provenienza culturale e fideistica, basta che rientri nel canone delle cose onorevoli (Fil 4,8). Chi saluta con «pace!», non ha di più degli altri; chi non lo usa, non ha di meno.
     Nella seguente analisi ci limitiamo al NT, essendo che ci interessa sapere soltanto se «pace!» sia il saluto cristiano. Nell’AT troviamo una realtà molto articolata e variegata, a seconda dei tempi, dei luoghi e delle circostanze. Per una corretta analisi bisogna soltanto limitarsi al saluto «pace (a te, a voi)!».

2. AUGURARE PACE E DINTORNI: Chiaramente nel NT esiste il saluto «pace!», molto usuale nel giudaismo, ma meno di quanto ci si possa aspettare nel NT. Troviamo eirḗnē soi «pace a te!» (solo in 3 Gv 1,15) ed eirḗnē hymĩn «pace a voi!». È solo di questi imperativi, usati per il saluto, che si può fare conto per una corretta analisi; sarebbe qui fuorviante usare altri brani, in cui si parla di pace (p.es. Gv 14,27; Ef 2,17).
     Gli Evangeli non ci riportano nessun caso, in cui Gesù avesse usato il saluto «pace (a te, a voi)!», mentre era in vita. Egli lo usò solo dopo la sua risurrezione e lo rivolse ai suoi apostoli in una specifica situazione, in cui essi erano nel lutto e nella costernazione (Lc 24,36; Gv 20,19s.26). Inoltre, Pietro, scrivendo ai Giudei cristiani augurò loro quanto segue: «Pace a voi tutti, che siete in Cristo» (1 Pt 5,14).
     Nelle lettere troviamo altri tipi di saluti, ad esempio: «Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo» (Rm 1,7; 1 Cor 1,3; 2 Cor 1,2; Gal 1,3; Ef 1,2; Fil 1,2; Col 1,2; 1 Ts 1,1; 2 Ts 1,2; Flm 1,3; cfr. Ap 1,4). Come si vede, l’enfasi maggiore sta sulla grazia (accentuazione per posizione), il cui efflusso è la pace. Questa priorità si trova anche qui: «Grazia e pace vi siano moltiplicate» (1 Pt 1,2); e qui: «Grazia e pace vi siano moltiplicate nella conoscenza di Dio e di Gesù, il nostro Signore» (2 Pt 1,2). Leggiamo pure: «Misericordia, pace e amore vi siano moltiplicati!» (Gd 1,2).
     Come si vede, il saluto «pace (a te, a voi)!» è statisticamente bassissimo. Il saluto «grazia a voi e pace…» è quello più ricorrente. Onestamente, oggigiorno, chi è abituato a usare un tale saluto così o nella sua formula completa?

Come vedremo nel resto dell’articolo, il saluto «salve!» o «salute!» era molto diffuso al tempo di Gesù e degli apostoli e molto ricorrente nel NT.

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 3. Salve o salute; 4. Approfondimenti; 5. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Pace_saluto_UnV.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.
 


*** Discuti questo tema qui o sulla mia pagina di "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/pace-%C3%A8-il-saluto-cristiano/10152595305737990