venerdì 24 ottobre 2014

Come risponde Dio al credente?

COME RISPONDE DIO AL CREDENTE?

1. DOMANDE E RISPOSTE
     Ognuno di noi ha tante domande. Alcune sono quelle classiche: «Chi sono? Da dove vengo? Perché vivo? Dove andrò? Che sarà di me?». Altre domande sono specifiche alla nostra condizione del momento, alla nostra natura e alla contingenza. 



Abbiamo un Dio che risponde. Il Dio vivente risponde specialmente mediante la sua Parola. Egli risponde mediante la sua Parola a coloro, che lo cercano in verità e in sincerità. 
 
2. QUANDO COMPRENDERE DIO È UN PROBLEMA
     Perché allora non capiamo delle volte ciò, che Dio ci dice mediante le sacre Scritture? A volte il peccato o l’incredulità crea come un velo, che ci impedisce di vedere ciò, che Dio vuole dirci. Paolo, parlando dei figli d’Israele, affermò: «Le loro menti furono rese ottuse; infatti, sino al giorno d’oggi, quando leggono l’antico patto, lo stesso velo rimane, senza essere rimosso, perché è in Cristo che esso è abolito. Ma fino a oggi, quando si legge Mosè, un velo rimane steso sul loro cuore; però quando si saranno convertiti al Signore, il velo sarà rimosso» (2 Corinzi 3,14ss).
     Un altro motivo, perché non capiamo le Scritture, è dovuto al filtro ideologico delle tradizioni e delle convenzioni culturali, con cui ci si accosta ad esse. Gesù, rispondendo ai Sadducei, membri della fazione sacerdotale e liberista, che non credevano alla risurrezione, disse loro: «Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio» (Matteo 22,29). Anche ai Farisei, membri della fazione massimalista, che era molto attaccata alle tradizioni, Gesù disse: «E avete annullato la parola di Dio a motivo della vostra tradizione. Ipocriti!» (Matteo 15,5s; cfr. vv. 8s; Mc 7,13).
     Un altro motivo, perché non capiamo Dio mediante le Scritture, è dato dal fatto che non siamo disposti a metterla in pratica. «Siate esecutori della Parola e non soltanto uditori, illudendo voi stessi. Perché, se uno è uditore della Parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è guardato, se ne va, e subito dimentica com’era» (Gcm 1,22ss; cfr. vv. 25s; cfr. Mt 7,24-27 casa sulla roccia e casa sulla sabbia).

Sul sito si trovano anche i seguenti punti: 3. Domande di lavoro; 4. Per l’approfondimento biblico.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Dio_risponde_S23.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati ad esso.

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martedì 21 ottobre 2014

Matteo 10 fra interpretazione e applicazioni

MATTEO 10 FRA INTERPRETAZIONE E APPLICAZIONI

Un lettore mi ha scritto quanto segue, dopo aver letto lo scritto «Evangelizzare con fantasia». «Il mio dubbio è il seguente: Come è indicato, credo negli Atti degli apostoli, cito liberamente a memoria, lo Spirito Santo non dovrebbe suggerirci le opportune parole da dire, in ogni momento di “difficoltà”? Oppure questa sua prerogativa, diciamo, era legata unicamente a quando voi “verrete portati dinanzi ai tribunali”, ecc.?». {K. C.; 06-04-2014}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue: Quelle citate, sono parole di Gesù ai suoi dodici apostoli, riportate non nel libro degli Atti, ma negli Evangeli (Mt 10,1ss).

     Il testo: Per sapere, che cosa Gesù intendesse, citiamo le esatte parole del Signore: «Guardatevi dagli uomini; perché vi metteranno in mano ai sinedri e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per servire di testimonianza davanti a loro e ai pagani. Ma quando vi metteranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come parlerete o di quello che dovrete dire; perché in quel momento stesso vi sarà dato ciò che dovrete dire. Poiché non siete voi che parlate, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,17-20). Si noti che i sinedri erano i tribunali giudaici per questioni religiose; i Giudei abusavano del loro potere addirittura nelle sinagoghe, i loro luoghi di culto

     Il contesto: Per sapere l’esatto valore di tali parole, andiamo al contesto. Si trattava, quindi di uomini specifici (vv. 2-4), i dodici apostoli. Le istruzioni erano particolari e riguardavano una prima fase del loro apprendistato: non dovevano recarsi tra i pagani né entrate in nessuna città samaritana, ma dovevano andare solo alle «pecore perdute della casa d’Israele» (vv. 5s), ossia solo da Giudei, Galilei e da altri Ebrei presenti nella zona siro-palestinese. Chiaramente ciò era propedeutico all’ultima fase del loro apprendistato, quando ricevettero il grande mandato, secondo cui dovevano recarsi a tutti i popoli (Mt 28,19s).
[…]

     Conclusioni: Come si vede, il contesto non solo era intergiudaico, ma riguardava una fase storica specifica, ossia quella in cui gli apostoli dovevano rivolgersi alle sole «pecore perdute della casa d’Israele» (Mt 10,6) e non ai pagani e ai Samaritani (v. 5). In seguito però, i Samaritani furono raggiunti dall’Evangelo (At 8,25s). Avevano gli apostoli disubbidito al comandamento di Gesù? No, era cambiata la fase storica; come abbiamo visto, intanto il Signore aveva dato il grande mandato (Mt 28,19s).
     Quindi, quando si analizzano i brani degli Evangeli, bisogna distinguere l’interpretazione letterale e circostanziata da eventuali applicazioni di tali brani per l’oggi. Se non si sta attenti, citando a vanvera e fuori contesto, si creano situazioni paradossali, oltre a eventuali pericolose dottrine; basterà allora analizzare tale testo nel contesto (esegesi), per smentire i falsi maestri.
     Io mi sono limitato all’interpretazione letteraria del brano, secondo il suo contesto (letterario, storico, culturale, religioso). Le eventuali applicazioni legittime, che si possono trarre da esso, le lascio ai lettori.

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: Le circostanze; Tornando al testo; Altri aspetti.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Mt10_interpret_Mt.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.


sabato 18 ottobre 2014

False promesse di gloria! Parliamone

FALSE PROMESSE DI GLORIA! PARLIAMONE
 


Qui di seguito discutiamo l’articolo «False promesse di gloria».
     Il cosiddetto «Ministero Saron» di Palermo ha invitato a una conferenza con le seguenti parole: «“È Iniziato il Tempo della Gloria”. Conferenza Internazionale della Chiesa Ministero Saron. Sii parte del movimento che Dio sta attuando in questo Tempo per Palermo! Pastori di diverse nazioni del mondo si riuniranno per dichiarare insieme a noi un Tempo di cambiamento per le nostre vite! Non perdere l’opportunità di essere trasformato attraverso la Sua Gloria! Passa al prossimo Livello della tua VITA - MINISTERO – LAVORO» (p.es. qui; grassetto nostro).
     Come si vede, c’è chi chiede un anticipo sul TFR e chi pretende di averlo sulla gloria. Abbiamo visto che il linguaggio è simile a quello del marketing e delle televendite. Conosciamo le offerte speciali dei supermercati: «Prendi tre e paghi due»; «Fuori tutto a prezzi stracciati»; «Avrai un bonus del 50% sui prossimi acquisti». Similmente, nel campo delle ideologie spiritualiste s’invita con slogan del genere: «Vieni a prendere il tuo miracolo!»; «C’è un’unzione speciale per te!»; «È iniziato il tempo della gloria: non mancare la tua opportunità!»; «Vieni a ricevere una benedizione particolare!»; e così via.
     Inoltre, si parla qui di «gloria» come se fosse un fluido magnetico, che si possa ricevere. Ciò unito alla locuzione «prossimo livello» fa apparire tale linguaggio del tutto simile a quello gnostico, esoterico, massonico e occultistico, secondo cui gli iniziati assolvono un livello spiritualista dopo l’altro, fino a raggiungere «l’illuminazione».

Sul sito seguono l’intero scritto e i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Falsa_gloria_MeG.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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giovedì 16 ottobre 2014

Semina bene oggi!



SEMINA BENE OGGI!

Nel campo agricolo non basta seminare, per poter mietere bene. Bisogna piantare la semenza giusta al tempo giusto, nel luogo giusto e nel modo giusto. Tutto ciò significa che anche in campo spirituale e morale, non solo bisogna sapere che cosa seminare per mietere, ma come farlo e a quale tempo. Inoltre, per poter arrivare a un buon raccolto, bisogna curare tale campo spirituale e morale e bisogna agire anche con fede e timor di Dio.

Domande di lavoro (Le seguenti domande di studio servono per stimolare chi vuole approfondire l’argomento e per orientare la discussione):
     1. Sul piano spirituale e morale stai seminando nel luogo giusto? Qual è lo stato del tuo cuore? (terra battuta, pietre, spine, buona terra).
     2. Stai seminando la semenza giusta in senso spirituale e morale? Le tue opere sono fatte secondo la carne (zizzanie) o secondo lo Spirito (buon seme)?
     3. Stai seminando nel modo giusto? Stai seminando il seme giusto, spiritualmente e moralmente parlando, nel luogo giusto, ma nel tempo sbagliato e nella maniera sbagliata?
     4. Seminando, hai tenuto presente gli eventuali fattori della contingenza (siccità, fuoco, intemperie, ecc.), che possono mettere a rischio il seme piantato o le piante in crescita?
     5. Che cosa fai per proteggere il seme piantato o le piante risultanti da parassiti, malattie, erbacce e altri elementi avversi?
     6. Hai fatto proprio tutto ciò, che c’era da fare, per arrivare a un buon raccolto?
 


Sul sito si trovano anche i seguenti punti: 1. Bisogna seminare per raccogliere; 2. I fattori esterni.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Semina_oggi_Mds.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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lunedì 6 ottobre 2014

Andiamo a sfondare le porte dell’Ades?



ANDIAMO A SFONDARE LE PORTE DELL’ADES?

1.  LE QUESTIONI

1.1.  ADES ABBORDABILE DAI CRISTIANI?: Casualmente vidi sulla bacheca di un mio contatto su Facebook la proposta di un video dal titolo «Andiamo a sfondare le porte dell’Ades». Rimasi alquanto perplesso per tali slogan messi in musica e pieni di leggerezze ideologiche. Verificando, però, chi fosse l’autore (Corrado Salmè), non mi meravigliai più di tanto, poiché dalla sua bocca ho sentito già tante e variegate approssimazioni dottrinali.
     Andai ad ascoltare il testo, il cui ritornello cominciava così: «Andiamo a sfondare le porte dell’Ades (bis) / Andiamo a strappare persone dal fuoco».
     Dove sta il mandato biblico ad andare a sfondare le porte dell’Ades? La promessa di Cristo è proprio al contrario di ciò che afferma il carismaticista Corrado Salmè: «E le porte dell’Ades non la potranno vincere [l’assemblea]» (Mt 16,18). Chi è arrivato personalmente nell’Ades, non può più esserne strappato, essendo condannato per sempre, come ci mostra la rivelazione di Gesù sul ricco, che vi andò (Lc 16,19ss). La «grande voragine» (separazione spaziale) non sta solo tra il Paradiso (o seno d’Abramo) e l’Ades (v. 26), ma anche fra l’aldilà e l’aldiquà (vv. 27ss), fra trascendenza e immanenza.

1.2.  SI PUÒ CONFINARE IL DIAVOLO?: Un’altra asserzione poco scritturale è il seguente slogan: «Buttiamo il nemico fuori dalla nostra nazione». Questa asserzione si nutre dell’ideologia carismaticista della cosiddetta «guerra territoriale», secondo cui i cristiani sarebbero in grado di bandire definitivamente il diavolo da una casa, da un palazzo, da una città, da una zona, da una nazione e così via. È una falsa dottrina nata dalla fantasia carismaticista, senza alcuna base biblica.
     L’immagine, che la Bibbia dà del diavolo, è totalmente differente da quella carismaticista. Ecco alcuni indizi. Nel libro di Giobbe l’Eterno chiese a Satana, che si presentò in Cielo (!), da dove provenisse (Gb 1,6s). L’Avversario gli rispose: «[Vengo] dal percorrere la terra e dall’andare in giro per essa» (v. 7). Aveva pure ben studiato il caso di Giobbe, per cercare di istigare Dio negli eventuali punti deboli di quest’uomo, che Dio presentò come «integro, retto, che teme Dio e fugge il male» (vv. 8ss). In Giobbe 2,1ss si trova la seconda puntata.
     Nel NT non è cambiato nulla di tale quadro. Fino a un certo punto del «giorno del Signore», il diavolo avrà accesso al Cielo, presso Dio, per essere «l’accusatore dei nostri fratelli, che li accusava dinanzi al Dio nostro, giorno e notte» (Ap 12,10). Solo allora il «seduttore di tutto il mondo» sarà gettato giù, unitamente ai suoi angeli (v. 9). Se Satana ha accesso al Cielo, come si può pretendere ideologicamente di cacciarlo definitivamente da una casa, da una città o da una nazione? Il diavolo portò Gesù (!) nella santa città e addirittura sul pinnacolo del tempio (Mt 4,5). Gesù disse quanto segue: «Ora, quando lo spirito immondo è uscito da un uomo, va attorno per luoghi aridi, cercando riposo e non lo trova. Allora dice: “Ritornerò nella mia casa, da dove sono uscito”. E giuntovi, la trova vuota, spazzata e adorna. Allora va e prende seco altri sette spiriti peggiori di lui, i quali, entrati, prendono qui dimora» (Mt 12,43ss). Se uno spirito può tornare a prendere dimora in un uomo, quanto più vale per una casa, una zona, una città e una nazione, se si abbassa la guardia?
     Chi ha il «radar spirituale», per verificare che in una dato luogo non ci sono più spiriti impuri? Se il diavolo tenta i credenti (1 Cor 7,5), come si può dire che sia stato cacciato da un luogo? Non è scritto che «l’avversario, il diavolo, va attorno come di leone ruggente, cercando chi possa divorare»? (1 Pt 5,8). Pietro non ingiunse la seguente soluzione: «Cacciatelo dalla vostra zona!», ma soltanto: «Resistetegli, stando fermi nella fede!» (v. 9). Riguardo a come si resiste al diavolo, Giacomo risponde che bisogna sottomettersi a Dio, nettarsi e purificarsi e avvicinarsi a Dio (Gcm 4,7s). Allora succede che il diavolo fugge via dai credenti (v. 7), ma non da una zona o da una nazione! Tale suo fuggire via non è assoluta e per sempre; anche riguardo a Gesù leggiamo: «Allora il diavolo, finita che ebbe ogni specie di tentazione, si partì da lui fino ad altra occasione» (Lc 4,13).
     Si parla addirittura di credenti, che hanno fatto posto al diavolo (At 5,3; Ef 4,27). Paolo parlò del fatto che Satana aveva impedito a lui e alla sua squadra missionaria, più di una volta, di recarsi a Tessalonica (1 Ts 2,18); aveva Paolo troppa poca fede? Gesù disse al conduttore di Pergamo: «Io conosco dove tu abiti, cioè là dov’è il trono di Satana… dove abita Satana» (Ap 2,13); il Signore non lo rimproverò per non aver cacciato Satana da tale città, ma per essere stato tollerate con i falsi apostoli esoteristi e fraudolenti (vv. 14s dottrina di Balaam e dottrina dei Nicolaiti; cfr. 2 Cor 11,3ss.13ss).
     L’ideologia carismaticista della cosiddetta «guerra territoriale» è una falsa dottrina. Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella, Carismosofia (Punto°A°Croce, Roma 1995), l’articolo «La strategia di una «guerriglia» spirituale», pp. 220-224.

1.3.  APPROSSIMAZIONI: In tale canto cose vere, presunte e false sono mischiate insieme, dando l’impressione che le cose stiano così. Tuttavia, mezze verità, spropositi dottrinali e approssimazioni sono più perniciosi delle chiare menzogne, poiché creano surrogati di ideologia dogmatica, che sembrano verosimili e vengono spacciati per veri, specialmente se sono il ritornello di una canzone. Tutto ciò mostra ancora una volta che cantautori, che poco conoscono la corretta interpretazione della Bibbia, ma si atteggiano a «profeti», rimarranno sempre operai confusi che, non sapendo tagliare rettamente la Parola della verità (2 Tm 2,15), confondono anche gli altri con le loro approssimazioni dottrinali.

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. La discussione: 2.1. Le tesi; 2.2. Osservazioni e obiezioni.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Sfonda_Ades_Esc.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.


venerdì 3 ottobre 2014

Amare i fratelli per realizzare gli obiettivi del Signore



AMARE I FRATELLI PER REALIZZARE GLI OBIETTIVI DEL SIGNORE

1. LE QUESTIONI: Purtroppo, anche i cristiani biblici isolano il comandamento dell’amore reciproco fra i credenti, staccandolo dagli obiettivi, che il Signore prevedeva, quando lo ingiunse. Da un comandamento propositivo in vista del raggiungimento dei traguardi di Dio, lo si rende una filosofia umanistica, tinteggiata di cristianesimo, in cui il presupposto (amarsi reciprocamente) diventa altresì l’unico obiettivo. Ciò sta in contrasto non solo con la vera intenzione del Signore Gesù, quando diede il comandamento dell’amore reciproco fra i suoi seguaci, ma anche con il suo insegnamento generale (cfr. Mt 5,46s). Allora l’amore reciproco, invece di essere una forza dinamica verso l’esterno, per raggiungere gli obiettivi di Dio, porta a un’implosione interna in senso sentimentalista e, a volte, misticheggiante.

2. IL COMANDAMENTO DI GESÙ AI SUOI STRETTI COLLABORATORI: Il Signore Gesù diede ai suoi apostoli (= emissari) vari comandamenti che regolavano il loro rapporto con gli altri e il mondo. Tale intimità fra Gesù e i suoi stretti collaboratori era caratterizzata da un’atmosfera fatta di saluti finali, di ultime raccomandazioni e di testamento. Qui Egli diede loro un «nuovo comandamento», che avrebbe rappresentato il punto di forza di tale piccola truppa dinanzi al compito immane di portare la «Buona Notizia» fino alle estremità della terra, di fare discepoli e di fondare dappertutto assemblee messianiche (cfr. Matteo 28,19s).
     Quindi, il Signore disse ai suoi intimi collaboratori: «Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri» (Giovanni 13,34; 15,12.17). Il Messia non proponeva qui una filosofia del «vogliamoci bene». Amare significa cercare il bene dell’altro, senza un interesse personale, ma investendo nella vita altrui a fondo perduto, mentre si persegue insieme un obiettivo più grande. Gesù aveva mostrato ai suoi apostoli nella pratica come si poteva amare in tale modo, perseguendo tale meta maggiore, che il Padre gli aveva comandato. Ora, chiedeva ai suoi emissari la stessa coerenza nel cercare fra di loro il bene comune, per poter così adempiere al «grande mandato».

Sul sito si trovano anche i seguenti punti: 3. L’estensione del comandamento; 4. Aspetti conclusivi; 5. Per l’approfondimento biblico.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://diakrisis.altervista.org/_Disc/A1-Ama_obiet_S23.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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mercoledì 1 ottobre 2014

Ebrei 10,25 e l’abbandono dell’assemblea



EBREI 10,25 E L’ABBANDONO DELL’ASSEMBLEA

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Ciao fratello Nicola, stavo rileggendo un tuo articolo dal titolo «Cambiare comunità», dove c’è un lungo elenco di motivi, giustificabili o meno, per i quali un credente può lasciare la comune adunanza.
     Il mio dubbio non riguarda però questa lunga lista di motivi, perché se qualcuno non dovesse trovarsi bene all’interno di una comunità, secondo il mio personalissimo parere, può cambiare testimonianza. Il problema sorge se chi va via, quando si vuole screditare il buon nome di quella testimonianza, per «uscirne pulito», ma è un altro argomento.
     Io volevo chiederti però delucidazioni sul passo di Ebrei 10,25 che sto già meditando e approfondendo e spesso viene utilizzato per impedire ai credenti di cambiare assemblea, ma da quello che ho potuto notare si rivolge a quei credenti che abbandonano la fede in Cristo, piuttosto che l’assemblea.
     Tu che ne pensi? Mi è sorto questo dubbio, dopo che ho letto una tua risposta a una sorella. Lei scriveva «Non è possibile cambiare comunità. La Bibbia dice di non abbandonare la comune adunanza! (Ebrei [10,25, N.d.R.]). Ciò può avvenire, solo se una persona ha un dono come missionario. Comunque siamo un unico Corpo in Cristo!». Tu rispondevi: «Qui discutere Ebrei 10,25 ci porterebbe troppo fuori tema. In ogni modo, esiste il caso normale e le sue eccezioni…».
     Visto che in quel contesto si andava fuori tema, perché non affrontarne un altro con al centro questo inflazionato versetto? Grazie e che Dio ti benedica. {Alessio Guida; 19-09-2014}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Qui di seguito andiamo nel dettaglio esegetico; quindi, non è uno scritto indirizzato a tutti, ma solo a coloro che hanno abbastanza discernimento, maturità e competenza specifica. Ho tratto questa esegesi da un mio commentario esegetico, non ancora pubblicato, sulla lettera agli Ebrei; adatto il testo all’esigenza del caso.
     Partiamo da una traduzione letterale di Ebrei 10,24s, poiché il v. 25 è una proposizione secondaria del v. 24: «E teniamo in considerazione gli uni gli altri per l’incitamento d’amore e di buone opere, [25] non abbandonando la propria assemblea, com’è abitudine per alcuni, ma esortando; e tanto più quanto vedete che si avvicina il giorno».
     Come si vede, Ebrei 10,25 è un inciso del verso precedente e, come tale, mostra la premessa o la circostanza per realizzare l’asserzione principale (v. 24). L’autore esortò gli altri Giudei a non trascurare il comune raduno cristiano.

2.  ANALISI TERMINOLOGICA: Qui analizziamo solo il v. 25 nei suoi termini principali. Si tenga presente che, qui di seguito, i brani senza alcun altro riferimento si riferiscono alla lettera agli Ebrei. […]

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: Continuazione del secondo punto; 3. Excursus su episynagōghé.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Ebrei10_25_UnV.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.
     ATTENZIONE! Questo articolo ha un carattere specialistico e non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver letto l’intero articolo sul sito, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!