mercoledì 25 marzo 2015

Israele, eletto ma perduto



ISRAELE, ELETTO MA PERDUTO

1. ISRAELE, IL POPOLO ELETTO: «Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a me; e colui che viene a me, non lo caccerò fuori» (Gv 6,37).
     Questo verso viene spesso tolto dal suo contesto storico, letterario e culturale, per strumentalizzarlo in senso ideologico nella filosofia dogmatica della doppia elezione o predestinazione.
     Gesù disse tali parole ai Giudei, che erano il popolo eletto, il popolo del patto! Israele è un «popolo che gli appartiene» (Dt 4,20; 26,18), il «popolo suo» (1 Sm 12,22; Es 3,7.10 mio), «il suo tesoro particolare fra tutti i popoli» (Dt 7,6), il «mio popolo, il mio eletto, il popolo che mi sono formato» (Is 43,20s) e così via. Infatti, in ogni modo, agli Israeliti «appartengono l’adozione e la gloria e i patti e la legislazione e il culto e le promesse» (Rm 9,4).
     Tuttavia, il Logos (il Figlio di Dio prima della sua incarnazione) era venuto in «casa sua» (Israele, il popolo eletto), ma «i suoi» non l’avevano ricevuto come Messia (Gv 1,11). Si può appartenere al popolo eletto, ma essere perduti! Infatti, Gesù disse ai Giudei: «Se non credete che sono io [l’Unto], morirete nei vostri peccati» (Gv 8,24).
     Con l’avvento di Gesù, il giudaismo si divise in varie categorie:
     ■ I membri del popolo eletto, ma empi lontano da Dio. Per il NT essi sono perduti.
     ■ I membri del popolo eletto, che non riconoscevano Gesù come Messia. Per il NT essi sono perduti. Questo è il giudaismo storico.
     ■ I membri del popolo eletto, che riconoscevano Gesù come Messia. Per il NT essi sono salvati. Questo è chiamato «l’Israele di Dio» (Gal 6,16).
 


2.  RISPOSTE A OBIEZIONI [sul sito]
Qui partecipano alla discussione: Mario Della Botte, Daniele Bocchetti, Samuele Maodda e Aldo Benincasa.

[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Israele_eletto_Avv.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.

ATTENZIONE! Questo articolo presenta un tema delicato e ha un carattere specialistico, perciò non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver LETTO L’INTERO ARTICOLO SUL SITO (clicca sul link alla fine), ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

*** Discuti questo tema qui o sulla mia pagina di "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/israele-eletto-ma-perduto/10153243583287990

sabato 21 marzo 2015

Danilo Valla e gli astri



DANILO VALLA E GLI ASTRI
La bufala dell’Evangelo scritto nelle stelle

Un credente mi ha segnalato un filmato di Danilo Valla, pubblicato da evan.tv («Gesù Cristo è una bufala?»; 24 ottobre 2008). In esso quest’ultimo risponde a tono all’autore di un filmato allucinante, in cui si asserisce che la storia di Cristo riprodurrebbe il mito di Horus, il dio Sole egiziano; per questo, secondo lui, Cristo sarebbe un mito pagano. Danilo Valla inizia a confutare abbastanza bene tali cose; poi si occupa d’altro e, per trovare qualche vero punto di confutazione, si dovrà aspettare specialmente la fine del filmato.
     Il link del seguente articolo è stato da me mandato a Danilo Valla in anteprima, perché potesse fare osservazioni e obiezioni ma lui, rispondendo al mio invito, ha preferito sottrarsi elegantemente al confronto. Ogni legittima libertà implica sempre responsabilità.
     Sullo stesso genere si veda pure questo altro filmato di Danilo Valla, anch’esso pubblicato da evan.tv («Luna, sole e numeri ebraici»; 26 gennaio 2009); rimandiamo sotto per il commento a esso.



1. UNA CONFUTAZIONE CON MOLTE OMBRE E POCHE LUCI: Tutto era iniziato bene e prometteva d’essere interessante. Poi però, per mia meraviglia, Danilo Valla cambia del tutto il discorso e va a riscaldare una vecchia e curiosa ipotesi, che andava di moda molti decenni or sono e che ebbi modo di leggere e confrontarmi al tempo, in cui ero studente di teologia. Secondo tali teorie mitologiche cristianizzate, riprese da Danilo Valla, nelle stelle ci sarebbe scritto nientemeno che l’Evangelo! Egli usa un po’ di fantasia, un pizzico d’ebraico nulla dicente (p.es. ’ot «segno»; ṣëmach «rampollo», non «spiga», come falsamente afferma lui), alcune affermazioni azzardate e tirate per i capelli (il segno della vergine proiettata su Maria; il segno del Leone proiettato su Gesù) e quant’altro e arriva ad affermare che nelle costellazioni è scritta tutta la storia di Gesù!
     Lì per lì, mi è venuto da pensare: Danilo Valla non doveva confutare la teorie di Horus? Risponde, però, a una mitologia cristianizzata (quella di Horus) con un’altra gnosi cristianizzata, quella secondo cui nelle costellazioni sarebbe scritto tutto l’Evangelo? Tutto ciò è degno di un guru orientale o di un santone gnostico cristianizzato, non di un esegeta!
     Poi Danilo Valla mostra un’immagine astrale, tratta da un tempio pagano, per esemplificare la tesi da lui riscaldata per l’occasione. Dovrebbe proprio essa diventare fonte di conoscenza biblica? E allora perché Dio diede l’ordine di distruggere i templi pagani (Es 34,13; v. 15 «si prostituiranno ai loro dèi»), se erano fonte di siffatta saggezza universale? Se i seguaci del Dio vivente dovevano andare a scuola dai seguaci di Ba`al, allora la Torà ed Elia si erano sbagliati? (cfr. 2 Cor 6,15; Beliar è Ba`al). Tutti avrebbero veramente potuto conoscere la storia di Gesù, migliaia di anni prima della sua nascita, studiando le stelle? Allora gli astrologi di Babilonia e d’Egitto sarebbero stati i migliori evangelisti! Gli apostoli si erano sbagliati a parlare del «mistero di Cristo» (Ef 3,4; Col 4,3), «mistero che fu tenuto occulto fin dai tempi più remoti» (Rm 16,25) e che fu rivelato fra i Gentili specialmente mediante il ministero di Paolo (Col 1,27; 4,3). La Chiesa del Dio vivente non è l’unica «colonna e base della verità»? (1 Tm 3,15). Per non essere un «operaio confuso», non basta tagliare «rettamente la parola della verità» (2 Tm 2,15), ossia fare un’esegesi contestuale corretta, ma bisogna diventare astrologi o, almeno, astronomi? [...]

2. ALCUNI APPROFONDIMENTI: [sul sito]

3. ALCUNI ELEMENTI CONCLUSIVI: [...] Chi vuole un altro esempio di falso sillogismo applicato all’eclisse solare e ai numeri ebraici, si veda il seguente filmato di evan.tv: «Luna, sole e numeri ebraici» (10 novembre 2008). Dov’è scritto che la lettera ebraica «ת» (Tau) significhi «segno»? (segno in ebraico è אות «’ôt»). Inoltre, se la Luna e il Sole sono «segni» (Gn 1,14s) e avrebbero tale rapporto 1/400 fra di loro e con la Terra, che ne è delle stelle, visto che anch’esse sono pure «segni» (Gn 1,16)? Quale cabala bisogna inventarsi per far tornare i conti con le proporzioni delle distanze, con la lettera ebraica Tau e col suo valore numerico di 400? Col falso sillogismo si può cercare di dare più gloria a Dio (ma non credo che la voglia da «quasi verità» addomesticate), ma tali ragionamenti hanno i piedi d’argilla, sono facilmente smontabili e per di più danno occasione agli avversari dell’Evangelo di gettare solo fango su di esso. Inoltre l’uso di «segno» per i corpi celesti è abbastanza limitato nella Bibbia. In uno di tali pochi brani viene ingiunto, come già mostrato, a non avere «paura dei segni del cielo» (probabilmente eclissi, comete, ecc.; cfr. Gb 3,5), essendo ciò che condiziona i pagani (Ger 10,2). In un altro vengono ricordati coloro che «offrivano profumi... ai segni dello zodiaco e a tutto l’esercito del cielo» (2 Re 23,5). Praticamente in tutta la Bibbia, se si fa eccezione di Genesi 1, la Luna e il Sole non vengono mai chiamati «segni» (del cielo); tutt’al più, come preannuncia Gesù, «vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle» (Lc 21,25). Conviene trarre tutta questa teoria astrale e numerologica da brani così esigui, da proiezioni indebite e da un ragionamento basato sul falso sillogismo? Penso proprio di no. [...]

     Qui abbiamo riportato solo alcuni brani dello scritto, il resto segue sul sito: [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Danilo-Valla_astri_Ori.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.

ATTENZIONE! Questo articolo presenta un tema delicato e ha un carattere specialistico, perciò non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver LETTO L’INTERO ARTICOLO SUL SITO (clicca sul link alla fine), ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

*** Discuti questo tema qui o sulla mia pagina di "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/danilo-valla-e-gli-astri/10153233789482990

mercoledì 18 marzo 2015

Chi cita Martin Luther King, lo conosce veramente?



CHI CITA MARTIN LUTHER KING, LO CONOSCE VERAMENTE?

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Nessuno vuol privare Martin Luther King (1929-1968) dei suoi meriti storici di pastore battista statunitense, che si è battuto come politico, attivista e leader dei diritti civili (cfr. qui).
     Sulla bacheca di un contatto mi è venuta sotto gli occhi la seguente citazione di King: «Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli». Non vogliamo mettere in discussione il fatto che tale affermazione sia suggestiva e contenga elementi di veridicità; certo, bisognerebbe sapere, come approfondiremo, che cosa King intendesse per «fratelli»: membri dell’umanità o membri del corpo di Cristo. Dando uno sguardo alle sue dottrine, non si può rimanere molto entusiasti.

 2.  DOTTRINA E MORALE DEFICITARIE
     Piano dottrinale: Martin Luther King non credeva, ad esempio, alle seguenti dottrine: all’ispirazione della Scrittura, alla Deità di Cristo, alla nascita da una donna vergine, alla morte sostitutiva di Gesù in croce, al ritorno visibile di Cristo, alla risurrezione dei morti e al giudizio finale. Inoltre, per lui i seguenti fatti narrati erano dei miti: il giardino dell’Eden e i fatti lì avvenuti (p.es. il serpente, che sedusse Eva) e il fuoco dell’Inferno. Tutto sarebbe provenuto dal paganesimo e sarebbe stato adattato alla religione della Bibbia.

     Piano morale: Come pastore doveva sapere che cosa fosse la fornicazione e l’adulterio. Il migliore amico di King, Ralph Abernathy, scrive quanto segue nel suo libro «And The Walls Came Tumbling Down» [E le mura sono crollate] (Harper & Row, New York 1989): la notte prima di essere ucciso, ebbe degli incontri sessuali con due donne. Tale condotta era usuale per lui: di giorno arringava le folle, spesso riempiendosi la bocca con brani biblici, e di notte si portava a letto le sue ammiratrici.
 
3.  LUCI E OMBRE [sul sito]
4.  ASPETTI CONCLUSIVI [sul sito]

[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-MLKing_cita_EdF.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.

lunedì 16 marzo 2015

Il cuore di Dio e del credente



IL CUORE DI DIO E DEL CREDENTE

1. IL CUORE DI DIO E IL NOSTRO POLSO: Per sentire se e come il cuore di qualcuno batte, si può tastare il suo polso. Ci sono alcuni che, per sapere come stanno, tastano continuamente il proprio polso.
     Ho trovato la seguente massima, che ho tradotto e adattato dal tedesco e che esprime un pensiero interessante. «Quando ci rendiamo conto che il cuore di Dio batte per noi uomini, allora siamo liberati dal fatto di tastare continuamente il nostro proprio polso» (Hans-Joachim Eckstein).

1.1. IL CUORE DI DIO: Nelle lingue bibliche il termine «cuore» intende, in senso metaforico, secondo i casi, la mente, la sede dei pensieri, dei desideri (Nu 15,39), della decisione (1 Re 8,17; 2 Cr 24,4), dell’atteggiamento psichico (2 Cr 26,16; 32,25), l’interiore e la coscienza (Sal 26,2; Gr 12,3). A volte, è quindi sinonimo di spirito (Sal 34,18; 51,10.17; 77,6; Is 57,15); altre volte, corrisponde alla nostra mente quale sede dell’intelletto, dell’intelligenza, della sapienza e del discernimento (1 Re 3,9.12; Esd 7,10; Pr 2,2; 8,5; 14,33; 15,14; 16,21; Ef 4,18).
     In tal senso, anche Dio parla del suo proprio cuore, per intendere la sede della sua volontà, del suo volere e desiderio, del suo proponimento (disegni Sal 33,11; Gr 23,20; 30,24), della sua decisione (Is 63,4) e così via. Nella sua essenza Dio è amore (Gv 3,16; 1 Gv 4,8.16) e lo mostra verso i suoi figli (Rm 3,39; Ef 2,4; 1 Gv 3,1).
     Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), gli articoli: «Antropologia 4: funzioni principali», pp. 90ss; «Cuore», pp. 131ss.

1.2. IL NOSTRO POLSO: Il polso sta in senso metaforico per la forza fisica e morale, per l’autorità, la fermezza di carattere e la risolutezza. Si decide o si tiene la disciplina con «polso fermo». C’è chi non ha «abbastanza polso», per farsi rispettare o per decidere. Far tremare le vene e i polsi a qualcuno, significa tenerlo in ansia e preoccupazione. 

     La locuzione, che qui maggiormente vi interessa, è la seguente: «Tastare il polso a qualcuno», che significa cercare di capire le intenzioni o la disponibilità di una persona. Significa pure indagare rapidamente e sommariamente riguardo a una certa situazione.
     Normalmente ci si tasta il polso per vedere come funziona il cuore e la pressione sanguinea. In senso traslato «tastare il proprio polso» significa verificare come si sta, per trovare in ciò la certezza che tutto è a posto; ciò significa anche dipendere dai propri sentimenti e umori.
     Sentendoci amati da Dio, siamo liberati dal voler dipendere dai nostri propri umori e sentimenti. Ad esempio, l’amore scaccia quel senso di apprensione verso Dio, poiché «l’amore perfetto caccia via la paura» (1 Gv 4,18; cfr. 2 Tm 1,7). Inoltre, è scritto: «Se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Amati, se il nostro cuore non ci condanna, abbiamo franchezza davanti a Dio» (1 Gv 3,20s).

2.  DIO È ALL’OPERA PER I NOSTRI CUORI: [sul sito]

[CONTINUA LA LETTURA: http://diakrisis.altervista.org/_Cres/A1-Cuore_Dio_noi_MT_AT.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.

*** Discuti questo tema qui o sulla mia pagina di "Facebook": https://www.facebook.com/notes/fede-vivente/il-cuore-di-dio-e-del-credente/941535752544326

sabato 14 marzo 2015

La grazia della seconda chiamata? Parliamone



LA GRAZIA DELLA SECONDA CHIAMATA? PARLIAMONE

Qui discutiamo l’articolo «La grazia della seconda chiamata». Sembra che l’articolo sia arrivato per alcuni al momento giusto. Un credente già impegnato con il ministero in Italia, accennando al suo desiderio di andare in missione in un Paese lontano, mi ha scritto una lettera, che comincia così: «Guarda, Nicola, non potevi toccare argomento, che mi riguarda così da vicino da alcuni mesi». Essendo una lettera privata, lo lascio nell’anonimato. Anche una credente mi ha comunicato privatamente quanto segue: «Grazie, fratello, per l’articolo sul tema “La grazia della seconda chiamata”, che ho ricevuto come una risposta diretta dal nostro Signore». 


Nell’articolo ho fatto diversi esempi di una seconda chiamata. Mi preme aggiungerne qualche altro qui.

     Elia: Dopo la sua lotta con i 400 sacerdoti di Baal (1 Re 18) e le minacce di morte di Izebel, promotrice del baalismo in Israele, questo proclamatore dell’Eterno era letteralmente esaurito e desiderava solo morire (1 Re 19,1-4). Credeva si essere rimasto solo lui come fedele al Signore. Aveva bisogno di convalescenza dalla sua depressione. Dio lo fece mangiare e dormire, poi lo fece camminare lungamente (vv. 5-8). Infine, quando si ristabilì, Dio gli diede una nuova visione personale di sé (vv. 9-14). Poi, gli diede un nuovo incarico: ungere Hazael come re di Siria, Jehu come re d’Israele ed Eliseo come suo successore (vv. 15s). Così avvennero le cose, ma nella sequenza contraria (vv. 19ss Eliseo; 2 Re 8,11ss Hazael; 2 Re 9,1 Jehu).

     Pietro: Dopo aver rinnegato tre volte Gesù e aver pianto amaramente per questo (Mt 26,75) ed essersi leccato le ferite, ricompattò il gruppo dei discepoli. Infine, quando il Risorto comparve loro, ebbe un dialogo privato con Pietro, in cui lo riabilitò e gli affidò nuovamente la cura del gregge (Gv 21,15ss). Anche lui sperimentò la grazia della seconda chiamata.

     Giona: Non voglio mancare di riportare anche un esempio negativo: Giona. Dopo aver sperimentato sulla sua pelle le conseguenze di una fuga dalle sue responsabilità di proclamatore di Dio (Gna 1-2), ricevette un secondo incarico, che affrontò a malincuore (Gna 3,1ss). Invece della gratitudine, il suo cuore era pieno di grettezza e di risentimenti verso Dio, il mondo e la vita (Gna 4,1ss.8ss). Aveva sperimentato la pietà per sé, ma era rimasto spietato verso coloro, a cui Dio intendeva fare misericordia (i Niniviti). Questo è un pessimo esempio, assolutamente da non imitare.

Forse anche a te vengono in mente altri personaggi biblici, che avevano sperimentato una nuova vocazione, dopo essere passati per una valle oscura. O forse tu stesso sei passato per la grazia di una nuova vocazione.

     Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Chiamata_2a_MeG.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.

giovedì 12 marzo 2015

La grazia della seconda chiamata



LA GRAZIA DELLA SECONDA CHIAMATA

1.  L’ESPERIENZA DI GEREMIA: […] Pressoché tutti gli uomini di Dio, i proclamatori dell’antico e del nuovo patto, hanno avuto bisogno di una seconda chiamata, dopo che il loro ministero si era arenato o dopo che essi erano arrivati in fondo al pozzo, umanamente parlando, a causa di una crisi esistenziale e ministeriale. Questo è molto evidente nella vita di Geremia (cfr. anche Mosè, Giona, Isaia, ecc.). […] Il Signore gli ripeté all’incirca quanto gli aveva detto alla prima chiamata: «Ecco, oggi io ti stabilisco come una città fortificata, come una colonna di ferro e come un muro di rame contro tutto il paese, contro i re di Giuda, contro i suoi principi, contro i suoi sacerdoti e contro il popolo del paese. Essi ti faranno la guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per liberarti, dice l’Eterno» (Gr 1,18s). Similmente gli disse alla seconda chiamata (Gr 15,19s). 


2.  CRISI, OSSIA SEPARARE GRANO E PAGLIA: Gesù, essendo seguito da persone che credevano che Egli fosse il Messia, e da altre che lo seguivano per opportunismo o convenienza, creò le basi per una crisi fra i suoi seguaci, tenendo discorsi per loro sconcertanti, ma con cui intendeva separare il grano dalla paglia (Gv 6,51-56). […] L’effetto fu che molti dei suoi discepoli rimasero scandalizzati (vv. 60s), non comprendendo il significato spirituale delle sue parole (v. 63), e «si tirarono indietro e non andavano più con lui» (v. 66). Anche per i Dodici fu una crisi e uno shock. Gesù provocò anche loro, chiedendo se anch’essi non volessero andarsene (v. 67). Pietro, parlando per tutti loro, confessò Gesù come il «Santo di Dio», ossia il Messia, Colui che intendevano seguire (vv. 68s). Anche per loro fu, per certi versi, una seconda chiamata.

3.  LA SECONDA CHIAMATA OGGI: E che dire della mia esperienza? Nella mia vita spirituale e nel mio servizio per il Signore mi sono trovato più di una volta a fare un nuovo inizio, per la grazia di Dio. […] La nave della mia vita s’era incagliata e si trovava oramai a secco. […] Necessitavo di una nuova chiamata, di una nuova conferma del tipo: «Ritorna a seguimi. Ti ho manifestato la mia clemenza, abbi fiducia in me. Io sarò con te e ti proteggerò. Va’ e sii il mio servitore. Io ti benedico, inizia daccapo e sii di benedizione». Conosco, quindi, la grazia della seconda chiamata, e non solo quella.
     Forse anche tu ti sei arenato. Probabilmente anche tu ti trovi in una crisi profonda. Forse anche tu ti trovi a un bivio. Probabilmente anche tu necessiti di una seconda chiamata da parte del Signore. Sintonizzati su Dio, fatti accordare dallo Spirito Santo e rettificati su Gesù.

Qui ci sono solo alcuni brani dello scritto, il resto segue sul sito
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Chiamata_2a_UnV.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.

*** Discuti questo tema qui o sulla mia pagina di "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/la-grazia-della-seconda-chiamata/10153210727542990

martedì 10 marzo 2015

La dipendenza da gioco: un male trascurato



LA DIPENDENZA DA GIOCO: UN MALE TRASCURATO

La vita è considerata da alcuni una roulette. Essi amano l’azzardo nel gioco, anche se può costare caro. Affermano che giocano per «ammazzare» il tempo, perché s’annoiano ormai di tutto. Assicurano però che possono smettere quando vogliono (così dicono anche coloro che sono colpiti da altre dipendenze). Quando nel gioco la dipendenza prende il sopravvento, tutto ruota intorno ad esso, esso diventa il senso della vita e tutto viene sacrificato sul suo altare... proprio come quando si è dipendenti da droghe chimiche. Alcuni hanno perso in una sera i risparmi di una vita (ricordo la disperazione di una nostra conoscente nelle Marche un paio di decenni fa, il cui marito aveva dilapidato il patrimonio familiare in una serata!). Pensando di rifarsi col prossimo gioco, si sono indebitati fino al collo, perdendo anche gli altri beni e la casa. Hanno chiesto soldi in prestito dagli amici: hanno perso anche quelli. Spesso il loro matrimonio e la loro famiglia si sono sfasciati di conseguenza. Alcuni sono finiti in mano agli usurai. Sono entrati in un labirinto, da cui non sanno come uscire. Allora si pensa anche di farla pagare cara a qualcuno o di farla finita...
     Ecco una delle lettere, che mi arrivano su tale argomento: «Ti volevo chiedere, se hai affrontato un argomento oggi molto attuale e, a volte, in uso tra credenti, cioè il gioco del lotto, del superenalotto, delle lotterie, del Bingo e, soprattutto, delle macchinette per il poker, delle slot machine o come le si voglia chiamare, presenti presso vari esercizi commerciali». {Gianpietro Nardella; 09-03-2015} Al riguardo rimandiamo, per l’approfondimento, all’articolo «La vincita che ti cambia la vita» {Vincenzo Russillo - Nicola Martella}

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Dipendenza_gioco_EnB.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.


venerdì 6 marzo 2015

Alcuni luoghi comuni sulla preghiera



ALCUNI LUOGHI COMUNI SULLA PREGHIERA

1. ENTRIAMO IN TEMA: Qui non trattiamo, in primo luogo, il tema delle preghiere sbagliate, perché intrinsecamente errate, perché fatte con animo doppio e con una condotta instabile (Gcm 1,7s), perché rivolte al soddisfacimento della carne (Gcm 4,3) o rivolte non al Signore, ma a una figura religiosa biblicamente illegittima (Is 44,15ss; Ap 19,10; 22,8).
     Qui ci limitiamo ad affrontare alcuni luoghi comuni, che hanno alcune categorie di credenti, che non conoscono sufficientemente la Scrittura e che biblicizzano volentieri le loro opinioni devozionali o le convenzioni religiose diffuse nella nostra cultura. 

2. OBIEZIONI A LUOGHI COMUNI
            ■ Secondo alcuni, il Signore ascolta tutte le preghiere, che gli sono rivolte. Le cose non stanno così. Al tempo d’Isaia, Dio disse dei Giudei impenitenti quanto segue: «Quando stendete le mani, distolgo gli occhi da voi; anche quando moltiplicate le preghiere, io non ascolto; le vostre mani sono piene di sangue» (Is 1,15).
     Anche al tempo buio di Geremia, Dio si espresse così verso i ribelli: «Ecco, io faccio venire su loro una calamità, alla quale non potranno sfuggire. Essi grideranno a me, ma io non li ascolterò. Non ascolterò quando m’invocheranno nel tempo della loro sventura» (Gr 11,11.14b). «Se digiunano, non ascolterò il loro grido» (Gr 14,12). In Israele si sapeva che «Dio non ascolta i peccatori» (Gv 9,31).
     Ciò vale anche per le intercessioni. Dio disse a Geremia: «Non pregare per il bene di questo popolo» (Gr 14,12). «E tu non intercedere per questo popolo, non innalzare per essi suppliche o preghiere, e non insistere presso di me, perché non ti ascolterò» (Gr 7,16; 11,14a).

     ■ Secondo alcuni, tutte le preghiere raggiungono Dio, senza alcun impedimento. Le preghiere sono impedite dal comportamento errato: «Voi, mariti, allo stesso modo abitare insieme a loro con riguardo, come con a un vaso più delicato, quello femminile, dando loro onore, come a coloro che sono anche eredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite» (1 Pt 3,7).

     ■ Secondo alcuni, prima o poi il Signore esaudisce tutte le preghiere. Ciò non è vero. Mosè voleva vedere la Terra Promessa, entrando in essa. «Ma l’Eterno si adirò contro di me, per causa vostra; e non mi esaudì. E l’Eterno mi disse: “Basta così; non mi parlare più di questa cosa”» (Dt 3,25s); gli concesse di vederla solo da lontano (vv. 27s). Paolo supplicò Dio a più riprese, ma si sentì dire: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza» (2 Cor 12,8s).

[CONTINUA LA LETTURA: http://diakrisis.altervista.org/_Disc/T1-Preghiera_LC_Mds.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati ad esso.
  
~~> Discuti questo tema qui o sulla mia pagina di "Facebook": https://www.facebook.com/notes/fede-vivente/alcuni-luoghi-comuni-sulla-preghiera/935732126458022

lunedì 2 marzo 2015

Laminina e croce di Cristo



LAMININA E CROCE DI CRISTO

1. L’INTERESSANTE CONFRONTO: Un lettore mi ha inviato una piccola immagine, su cui si vedeva appena qualcosa di una similitudine fra la struttura della Laminina (una sostanza del corpo) e il simbolo della croce. Ecco qui di seguito il confronto spontaneo.

Ezio Terravecchia: Qualche giorno fa parlavamo della Trinità. Spero tu possa aprire questo file contenente un’immagine, in cui è dimostrato che Dio ha inserito nel nostro sangue un collante a forma di croce, quasi a farci comprendere il significati profondo, di come Egli ci ha creati a sua immagine e somiglianza. {28-01-2015}

Nicola Martella: La «croce», come la concepiamo noi in occidente (ossia quella cosiddetta «latina»), è il prodotto dello sviluppo della cultura umana e della religiosità. Quando i Romani crocifiggevano qualcuno, non andavano per il sottile: sconficcavano l’architrave della porta di casa del reo, gliela mettevano sulle spalle, lo legavano a essa e poi con essa lo appiccavano a qualunque cosa: un palo erto, un albero, due pali incrociati, e così via. La «croce» come simbolo di morte per i malfattori non ha nulla a che vedere col fatto che Dio abbia creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Che nel nostro sangue ci sia un collante a forma di croce, non significa proprio nulla, visto che i Romani avevano differenti tipi di croce, come sopra descritto. Se uno cerca analogie con qualcosa, le cerca con ciò, che conosce (p.es. la croce stilizzata in occidente) e prima o poi le trova; ma ciò non significa che tale cosa e le analogie attribuite siano connesse insieme o abbiano a che fare l’uno con le altre. Più che seguire tali romantiche ricerche, preferisco la chiara esegesi contestuale della Parola, la quale non inganna.

Ezio Terravecchia: Ogni forma di creazione porta l’impronta di Dio. Se lo desideri, cerca la parola Laminina, e potrai così ampliare la conoscenza di Dio riguardo al suo modo di operare. {28-01-2015}

Nicola Martella: Che ogni opera di Dio porti la sua impronta, è vero. Ma ciò non significa che le analogie arbitrarie dell’uomo siano sempre verità. Esistono analogie legittime, come ad esempio la Parola paragonata a un «seme» vegetale (Lc 8,11) o umano (1 Pt 1,23); e la rigenerazione paragonata a un lavaggio (Tt 3,5; cfr. Ef 5,26). Poi, esistono le analogie speculative, che oggettivamente non sono evidenti, ma si basano su falsi presupposti; in questo caso abbiamo a che fare con il «falso sillogismo».
     Nel caso della Lamina a forma di «croce», la falsa analogia si basa su ciò, che oggi s’intende per «croce» qui da noi, ossia la cosiddetta «croce latina» (), che è più recente rispetto alle altre. Esistono innumerevoli tipi di croce, ad esempio: la croce semplice (), la croce a «V» rovesciata (), la croce a forma di «Tau» (T), la cosiddetta croce di sant’Andrea (), la croce greca (), la croce latina doppia (), la croce ortodossa (), e così via (, , ). Come c’insegnano però gli studiosi, la «croce» originaria (quella romana) poteva essere «semplice» (praticamente un palo) o a forma di «T» (vedi il simbolo «Tau» dei francescani). Stando così le cose, l’analogia con la Laminina perde di ogni fondamento, come pure tutte le cose, che si vogliono trarre da tale accostamento.

2. GLI APPROFONDIMENTI (2.1. La Laminina; 2.2. Un caso concreto; 2.3. La croce) [sul sito]
3. ASPETTI CONCLUSIVI [sul sito]

[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Laminina_croce_OiG.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.


*** Discuti questo tema qui o sulla mia pagina di "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/laminina-e-croce-di-cristo/10153185314792990