mercoledì 30 settembre 2015

Prova del nove (Studia ⇆ con me 30-09-2015)



PROVA DEL NOVE
(Studia con me 30-09-2015)

A volte sulla «fede» si fanno tante chiacchiere e teorie. Nella pratica vale il seguente principio: «Dimmi cosa pensi e che cosa fai e ti dirò chi sei e che specie di fede hai».

«Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: “Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è tutto l’uomo» (Ecclesiaste 12,15 [13]).

Anni fa lessi il foglietto di un calendario, che mi lasciò esterrefatto. L’autore scrisse all’incirca così: Povero Salomone, era ancora un credente dell’AT, che pretendeva di essere salvato per opere; egli non conosceva la salvezza per grazia mediante la fede. Mi dissi: Costui ha capito proprio tutto! Come se Dio avesse mai salvato qualcuno per opere, nell’AT o nel NT. Inoltre, tale autore non aveva capito molto dell’Ecclesiaste e del suo intento. Egli parlava a persone, che erano già nel patto del Signore, ma si facevano incantare dalle illusioni di questo mondo e dal materialismo; questo succede anche ai cristiani odierni! Come detto, rimasi molto turbato da tale surrogato di sapienza, che mischiava capre e cavoli.
     Salomone scrisse un intero libro per mostrare la nullità dell’esistenza e delle imprese umane (Ec 1,2s; 12,10 [altri v. 8]) e per togliere così ogni abbaglio agli illusi, che mettevano la loro fiducia in ciò che erano e ciò che avevano. Sebbene avesse già fatto alcuni accenni intermedi alla sostanza (Ec 5,7), alla fine ricondusse gli Israeliti, che avevano fatto con lui tutto quel cammino, all’essenziale dell’esistenza, ossia al patto e alla fede nel Dio vivente (12,15 [altri v. 13]).
     La fede biblica si esprime nel «timor di Dio» (8,12s), di cui sono pieni i libri sapienziali (Sal 111,10; Pr 1,7) e profetici dell’AT (Is 33,6; Gr 2,19). Esso implica che bisogna mettere il Dio vivente al primo posto nella propria vita quotidiana (Es 20,20). Ciò riguardava anche la vita religiosa e devozionale: bisognava temere solo l’Eterno, rifiutando ogni forma di idolatria (Gs 24,14; 2 Re 17,35-39; Ger 10,5ss; neg. 2 Re 17,33.41). La fede biblica, se è genuina, si vede nei frutti. Chi afferma di avere fede in Dio, ma fa ciò che vuole, è ancora perduto. Chi ama Dio, ha per Lui un profondo rispetto e riverenza e ubbidisce di cuore ai suoi comandamenti (Dt 11,13; 30,20; neg. Ne 9,34).
     Purtroppo c’è molta insicurezza fra i traduttori riguardo a ciò, che debba significare la fine del verso: «perché questo per l’uomo è tutto» (CEI), «perché questo spetta a tutti gli uomini» (Lutero), «perché questo è il tutto dell’uomo» (Diodati, Riveduta, N. Diodati), «perché questo è il tutto per l’uomo» (N. Riveduta), «perché questo è tutto l’uomo» (Ebelfelder).
     L’ebraico (kî-zëh kål-hā’ādām) non lascia però dubbi e recita proprio come abbiamo indicato nella nostra traduzione: «perché questo è tutto l’uomo». Per chi è entrato nel patto del Signore ciò significa quanto segue: Temere Dio e osservare i suoi comandamenti è ciò che ridà al credente la sua dignità di «uomo» dinanzi all’Eterno, suo Creatore e Dio del patto; questo è ciò che lo fa essere quello, per cui è stato creato. Questo è anche ciò che, alla fine dei suoi giorni, gli rimane veramente come premio. Tutto il resto sarà nullità. Tali parole sono conformi all’insegnamento di Gesù (Mt 6,19s).

*** Studia con me: https://www.facebook.com/notes/fede-vivente/prova-del-nove-studia-con-me-30-09-2015/1043605022337398

lunedì 28 settembre 2015

Titoli altisonanti e conferimento dello Spirito



TITOLI ALTISONANTI E CONFERIMENTO DELLO SPIRITO


1.  LE QUESTIONI: Essendo stato invitato a una conferenza su Facebook, ho letto il seguente annuncio: «UN INCONTRO CON LO SPIRITO SANTO - Con l’apostolo Edgar Herrera e la profetessa Cinthya Barboza dal ministero Ciudad de Fe International (Costa Rica)». Poi veniva aggiunto: «L’apostolo Edgar Herrera e sua moglie la profetessa Cinthya, direttamente dal Costa Rica, saranno a *** [...] per benedire la tua vita! Il soprannaturale di Dio vuole incontrarti!».
     Anche sulla pagina ufficiale su Facebook si leggono le stesse cose e si aggiunge: «Un incontro soprannaturale sta per arrivare nella tua vita!» e cose simili (qui). È il tipico linguaggio dello spiritualismo sudamericano cristianamente rivisitato.
     La logica è sempre quella del «miracolo prêt-à-porter»: «Hai bisogno di un miracolo. Pregheremo per te stasera nella Città della Fede. Ti benedico dichiarando la copertura sui tuoi progetti e che lo Spirito Santo ti guidi potentemente. Benedizioni» (qui). Quindi, basta andare a prendersi il proprio miracolo; a garantire la «copertura» soprannaturale ci pensa l’apostolo Edgar Herrera! [Vieni a prendere il tuo miracolo!]
     Si parla addirittura del «più grande evento che lo Spirito Santo ha dato al Ministero Betesda di Carmagnola» (qui).
     In stile carismaticista la Chiesa Cristiana Missionaria Betesda è definita nientemeno «la casa di Dio», dove si può «incontrare lo Spirito Santo» (qui).

2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Qui di seguito vorrei analizzare con i lettori alcune delle proposte, che vengono fatte.

2.1. «UN INCONTRO CON LO SPIRITO SANTO»?: Questo è proprio singolare! Visto che, nel momento della rigenerazione, il credente è stato suggellato con lo Spirito Santo (Ef 1,13; 4,30), perché uno dovrebbe andare ancora a incontrarlo? E perché proprio lì a Carmagnola? Dove, in tutto il NT, viene mai proposta l’occasione per avere un incontro con lo Spirito Santo? Lo Spirito Santo ci è stato già dato come caparra nei nostri cuori (2 Cor 1,22); perché quindi bisogna andare a incontrare quello, che già si possiede? E se uno non è ancora rigenerato, non dovrebbe incontrare Cristo? Sì, nel NT al non credente viene proposto di accettare Cristo, non di incontrare lo Spirito Santo. 
     Sinceramente, quando si tratta così lo Spirito Santo, che si pensa di dispensare a proprio arbitrio, la mia mente va a Simone il Mago (At 8,9ss), che dopo essersi ravveduto, dopo aver creduto, dopo che era stato battezzato e dopo che gli furono imposte le mani, fece la seguente richiesta agli apostoli: «Or Simone, vedendo che per l’imposizione delle mani degli apostoli veniva dato lo Spirito Santo, offrì loro del denaro, dicendo: “Date anche a me questo potere, affinché colui sul quale imporrò le mani riceva lo Spirito Santo”» (vv. 18s). Pietro, rimasto scandalizzato, lo rimproverò severamente. Sembra che oggigiorno molti agiscono così, come se Dio avesse cambiato idea e avesse accordato a tanti «Simone» in vendita proprio il potere di dispensare lo Spirito Santo! Che poi questo faccia battere cassa ad alcuni carismaticisti, viene preso come cosa normale! Eppure l’apostolo Paolo parlò dei «super apostoli» giudaici di stampo esoterico, che avevano preso il potere nella chiesa di Corinto, proprio come «falsi emissari, operai truffaldini, che si travestono da emissari di Cristo» (2 Cor 11,13ss; cfr. vv. 3ss).

2.2. «IL SOPRANNATURALE DI DIO VUOLE INCONTRARTI»? [sul sito]
2.3. VOGLIA DI TITOLI ALTISONANTI [sul sito]
2.4. TITOLI USATI INDEBITAMENTE [sul sito]

[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Titol_Spirit_Oc.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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mercoledì 23 settembre 2015

«Non temere!» per fondatori di chiese (Studia ⇆ con me 23-09-2015)



«NON TEMERE!» PER FONDATORI DI CHIESE
(Studia con me 23-09-2015)


     ■ «Ora il Signore parlò a Paolo per mezzo di una visione nella notte: “Non temere, ma parla e non tacere! Infatti, io sono con te; e nessuno ti sopraffarà, per farti del male, poiché io ho un gran popolo in questa città”» (Atti 18,9s).

»<))))°> «Pensieri distillati» da Nicola Martella <°((((>«


Paolo era giunto da Atene a Corinto e si unì ai suoi connazionali Aquila e Priscilla, sia per la fede, sia per il mestiere (At 18,1ss), intanto che aspettava i suoi collaboratori (v. 5). Allora, discorrendo, predicando e testimoniando nella sinagoga e fuori di essa, persuadeva Giudei e Greci che Gesù era il Messia promesso (vv. 4s). Tuttavia, proprio i Giudei contrastarono l’Evangelo e bestemmiarono, cosicché Paolo li abbandonò a se stessi e si rivolse esclusivamente ai Gentili (v. 6). Paolo fu ospite di un uomo gentile, timoroso di Dio, di nome Tizio Giusto, che abitava proprio accanto alla sinagoga (v. 7). La sua predicazione fu efficace visto che Crispo, un importante Giudeo della sinagoga locale, credette e così molti Gentili corinzi (v. 8).

     Dinanzi a tante opposizioni giudaiche, spesso violente, e a tante conversioni di Gentili, Paolo aveva bisogno di assicurazione da parte del Signore, se restare ancora o se partire. Il Signore gli assicurò la sua potente presenza, gli diede via libera e gli promise l’incolumità e una grande riuscita (vv. 9s). Poi si legge: «Ed egli dimorò qui un anno e sei mesi, insegnando fra loro la parola di Dio» (v. 11).

     I Giudei, non potendo vincere Paolo sul piano teologico, cercarono di metterlo fuori uso per via legale, ma il governatore romano Gallione lì gelò tutti, non volendo avere a che fare con questioni legate alla religione (vv. 12-16). Tutto avvenne come predisse il Signore Gesù. E i Giudei delusi e irosi, sfogarono la loro collera su Sostène, il capo della sinagoga, probabilmente ritenendolo inetto a contrastare l’apostolo Paolo (v. 17).

     In Corinto nacque un’assemblea, che è una delle più famose del NT. Essendo stata essa travagliata da falsi maestri giudaici di stampo esoterico (cfr. 2 Cor 11,3ss.13ss), Paolo le dedicò molto tempo e cura e le scrisse varie epistole, di cui possediamo due, per difenderla da tali «operai fraudolenti» e falsi apostoli.



Alcune domande da ponderare: ● 1. Ti trovi ad affrontare anche tu attualmente grande opposizioni per l’opera di Dio? ● 2. I tuoi contraenti sono per caso proprio persone che si fregiano di appartenere al popolo di Dio? ● 3. Che cosa puoi ricavare in senso applicativo da questo studio? Ci sono analogie? ● 4. Come puoi fare tua la promessa, che il Signore fece a Paolo, premesso che tu abbia una buona coscienza dinanzi a Dio? ● 5. Che cosa potresti fare per realizzare praticamente alcune delle cose sopra esposte? Come vorresti farlo? ● 6. Quali sono tue ulteriori considerazioni in merito?





martedì 22 settembre 2015

Tacersi nell’assemblea: chi e quando?



TACERSI NELL’ASSEMBLEA: CHI E QUANDO?

1.  LE QUESTIONI (Nunzio Nicastro): In un mio gruppo in Internet un credente aveva proposto come tema la questione della preghiera della donna e del velo, e ad esso mi aveva coinvolto. Nunzio Nicastro gli ha scritto quanto segue: Secondo 1 Corinzi 14,34-37 la donna deve tacere e non parlare in assemblea. Ti lancio una sfida: trovami scritto nella Bibbia, dove la donna prega o profetizza in assemblea. Non prendermi versi, dove non si parla di assemblea. Solo una donna ha parlato in assemblea, ed ella è falsa: «Ma ho questo contro di te: che tu tolleri Iezabel, quella donna che si dice profetessa e insegna e induce i miei servi a commettere fornicazione, e a mangiare carni sacrificate agli idoli» (Ap 2,20). {Nunzio Nicastro; 21-09-2015}

2.  LE RISPOSTE (Nicola Martella): Tale presa di posizione di Nunzio Nicastro è diventata per me l’occasione per rispondergli in dettaglio come segue.

2.1.  COERENZA CERCASI: [sul sito]

2.2.  1 CORINZI 14: Si noti che anche degli uomini è detto, nello stesso capitolo, che devono tacersi in assemblea! Riguardo alla glossolalia Paolo diede la seguente disposizione: «E se non v’è chi interpreti [le lingue], si tacciano nell’assemblea» (1 Cor 14,28). Riguardo alla «proclamazione» Paolo diede la seguente direttiva: «E se una rivelazione è data a uno di quelli, che stanno seduti, il precedente si taccia» (v. 30). Come si vede, non era un comando a tacersi in assoluto, ma solo relativo a una certa cosa. Chiaramente ambedue queste categorie potevano, ad esempio, pregare in modo normale e intellegibile nell’assemblea.
     I versi precedenti al «si tacciano le donne» (1 Cor 14,34) parlano del «proclamare» in assemblea e del «giudicare» le proclamazioni da parte degli altri (vv. 29-33), trattandosi di una chiesa partecipata. E proprio al riguardo, ossia sul giudicare le «proclamazioni», che Paolo diede il divieto alle donne di parlare (v. 34). Perché lo fece? Perché ciò avrebbe corrisposto a «insegnare» e, quindi, a «usare autorità sull’uomo» (anḗr «uomo»; 1 Tm 2,12). Riguardo alle cose «proclamate» in assemblea dai «proclamatori» le donne avevano una sola possibilità per esprimersi: parlare con i loro mariti a casa propria e non in assemblea (1 Cor 14,35). I due temi connessi in questo capitolo erano «proclamare» e «parlare in lingue» (v. 39) — non la questione femminile, che è solo un dettaglio — e come praticare ciò con «decoro e ordine» (v. 40). In tale «decoro e ordine» rientrava la norma, secondo cui le donne non potevano commentare pubblicamente le «proclamazioni» altrui.

2.3.  ASPETTI CONCLUSIVI: Quando non si fa corretta esegesi, si stravolgono solo i brani, rendendo ciò che relativo assoluto, e viceversa; così si mettono catene ideologiche addosso alle persone, specialmente se donne; e le convenzioni create in merito rendono impossibile togliere tali ceppi dottrinali e analizzare i brani biblici senza paraocchi dottrinali. Così si creano anche contraddizioni nella Scrittura stessa, che altrove afferma che la donna può pregare e «proclamare» (1 Cor 11,4); si proclama solo pubblicamente, come il termine greco profēteúō intende: «parlare davanti [agli altri]». [→ continua sul sito]

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lunedì 21 settembre 2015

Non perdere la bussola! (Medita→ azione 21-09-2015)



NON PERDERE LA BUSSOLA!
Medita→ azione 21-09-2015

     ■ «Venite, giubiliamo all’Eterno, esultiamo alla rocca della nostra salvezza! Veniamogli incontro con lode, esultiamo a lui con salmi! Infatti, un grande Dio è l’Eterno e un grande Re su tutti gli dèi» (Salmo 95,1ss).
     Una bussola è preziosa per orientarsi in una zona sconosciuta. Perché sia utile, l’ago della bussola dev’essere tarata sul nord. In caso contrario, la confusione è programmata e ci si perderà, senza sapere dove si è.
     Così è con la bussola spirituale e morale. Per funzionare correttamente dev’essere tarata sulla giusta immagine di Dio. In caso contrario ci si perderà nel labirinto dell’io, nei meandri della confusione spirituale, nel groviglio di una religione arbitraria e nel ginepraio dell’arbitrio morale.
     Bisogna tarare continuamente la bussola spirituale e morale sul timor di Dio, andando alla sua presenza e facendo lì mente locale chi sia il Signore nell’universo, nella storia mondiale, nella storia della salvezza e nella propria vita (Sal 95,4ss). La migliore teologia è l’adorazione del Dio vivente, la sua celebrazione ed esaltazione! Solo allora abbiamo dinanzi a noi la corretta immagine di Dio; solo allora alla sua luce vedremo la luce (Sal 35,10). Solo allora noi stessi saremo in grado di far «brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio, che rifulge nel volto di Gesù Cristo» (2 Cor 4,6). Con tale bussola spirituale e morale, ben tarata e funzionate, noi siamo anche in grado di capire chi siamo noi stessi, dove ci troviamo, dove andiamo, e così via (Sal 95,7). Se si perde la bussola, ci si smarrirà e indurirà come hanno fatto già altri prima, diventando così provocatori di Dio, sviati di cuore e senza requie e riposo (vv. 8-11). [→ Continua sul sito]
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sabato 19 settembre 2015

Il Dio universale



IL DIO UNIVERSALE

«E Ezechia pregò davanti all’Eterno, dicendo: “O Eterno, Dio d’Israele, che troneggi fra i cherubini, tu solo sei colui, che è il Dio di tutti i regni della terra. Tu hai fatto i cieli e la terra”» (2 Re 19,15).

Ezechia, il re di Giuda aveva ricevuto una lettera da Sennacherib, il re d’Assiria, con cui egli faceva sarcasmo sull’Eterno e su Ezechia e spingeva il re alla resa incondizionata (2 Re 19,14). Secondo Sennacherib l’Eterno stava ingannando Ezechia (v. 10), poiché Egli sarebbe stato uno dei tanti dèi locali, chiamati allora Baali (protettori, patroni). Poi fece un elenco degli dèi delle nazioni, distrutti dai suoi padri, affermando che tali patroni non furono capaci di liberare i loro protetti dagli Assiri (vv. 12s).
     Per Ezechia l’Eterno non era uno dei tanti dèi locali dei pagani, ma era il Dio sovrano, Creatore dei cieli e della terra e Autorità di tutti i regni del mondo (v. 15). Sennacherib non aveva offeso degli idoli morti, ma aveva insultato il Dio vivente! (v. 16). Gli assiri avevano distrutto e gettato nel fuoco gli dèi dei popoli conquistati, «perché quelli non erano dèi, ma opera delle mani di uomo, legno e pietra» (vv. 17s). Ezechia fece dell’angosciante momento storico una questione teologica: «E ora, o Eterno, Dio nostro, orsù salvaci dalle sue mani, affinché tutti i regni della terra sappiano che tu solo, o Eterno, sei Dio!» (v. 19).
     L’Eterno prese tutto ciò a cuore e ne fece una questione d’onore (cfr. vv. 28s.32ss). E avvenne che quella stessa notte l’inviato dell’Eterno fece morire nel campo degli Assiri 185.000 uomini (v. 35). Sennacherib tolse l’accampamento e se ne tornò a Ninive (v. 36), da dove non ripartì più e dove fu in breve assassinato da due dei suoi figli proprio nel tempio del suo dio Nisrok (v. 37). L’Eterno fu capace di proteggere Ezechia e il popolo, il patrono di Sennacherib non fu in grado di proteggerlo! [→ Continua sul sito]
     [CONTINUA LA LETTURA http://diakrisis.altervista.org/_Dot/A1-Dio_univers_MT_AT.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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mercoledì 16 settembre 2015

Idolatria quale contaminazione (Studia ⇆ con me 16-09-2015)



IDOLATRIA QUALE CONTAMINAZIONE
(Studia con me 16-09-2015)

«Amati miei, fuggite via dall’idolatria» (1 Corinzi 10,14).

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Questa ingiunzione è simmetrica ad altri simili comandi (cfr. Zc 2,6; 1 Tm 6,11; 2 Tm 2,22). In particolare essa è speculare a questa ingiunzione, usata da Paolo nella stessa epistola: «Fuggite la fornicazione» (1 Cor 6,18). Anche l’idolatria era considerata una fornicazione, una prostituzione, una contaminazione e un adulterio in campo spirituale (Gdc 8,33; Gr 3,9; Ez 6,9; 16,17ss.36; 20,7.18.30s; 22,3s; 23,7.37.30; 36,18; 37,23). Perciò, riguardo alla «madre delle prostitute e degli abomini» (Ap 17,5) si legge similmente: «Fuggite di mezzo a Babilonia» (Gr 50,8), per porsi in salvo e non dividere con lei lo stesso giudizio (Gr 51,6).
     Per la Bibbia l’idolatria di qualunque genere è associata all’adorazione di demoni (Sal 106,36ss; 1 Cor 10,20s; Ap 9,20). Gli antichi dèi, patroni e protettori erano, in realtà, demoni; si veda come da «Ba`al-Zebûb» (2 Re 1,2) sia derivato «Beelzebub, principe dei demòni», uno dei nomi di Satana (Mt 12,24.27; 10,25; Lc 11,15.18s; il «Ba`al» cananeo corrisponde al «Bel» mesopotamico, Is 46,1; Gr 50,2; 51,44). Gli antichi dèi, ossia i demoni, amano riciclarsi nei nuovi patroni e protettori, secondo le attese degli uomini religiosi, addirittura cristianizzandosi!
     Poiché un «idolo è nulla» di per sé (1 Cor 8,4), la carne ad esso sacrificata non è nulla di particolare (1 Cor 10,19); tali riti, però, rimangono una fonte di contaminazione spirituale. Infatti, «ciò che [i pagani] sacrificano, lo sacrificano ai demoni e non a Dio» (v. 20). Perciò, partecipare ai culti pagani, significava bere il calice dei demoni e partecipare alla loro mensa, cosa che stava in contrasto con il calice del Signore e la sua mensa (v. 21). Ciò vale anche per ogni forma di paganesimo e di idolatria cristianizzati; gli antichi Baali (ebr. Be`ālîm) «padroni», si sono trasformati in nuovi «patroni» cristianizzati!.
     Non vi è alcuna compatibilità fra Cristo e Beliar (= ebr. belîjà`al «cattivo, malvagio, scellerato» quale nome di Satana; cfr. «il maligno» in Mt 13,19.38), come pure non c’è fra i credenti quale tempio del Dio vivente e gli idoli (2 Cor 6,15s). Per essere accolti da Dio, bisogna uscire da tale impuro sistema di cose (vv. 16ss).
     Salta all’occhio che un’epistola come 1 Giovanni, ritenuta così spirituale, termini con la seguente ingiunzione: «Figlioletti, guardatevi dagli idoli» (5,21); ciò era dovuto al fatto che essi sono un vero pericolo per le giovani anime e per i neofiti.

martedì 15 settembre 2015

Bisogna difendere la fede biblica?



BISOGNA DIFENDERE LA FEDE BIBLICA?

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Qualcuno ha chiesto fra il serio e l’ironico, se tra i doni dello Spirito esista anche il dono di difensore della fede; in tal modo questi intendeva mettere in dubbio tale evenienza. Rispondiamo qui di seguito a questa convinzione, anticipando che non condividiamo tale dubbio.
     Inoltre, questo tipo di credenti pensa che confutare le convinzioni erronee di falsi maestri sia solo polemico e infruttuoso. Da quanto in qua, avvertire i credenti riguardo al pericolo di falsi maestri è attività inutile? Secondo tale logica, dovremmo lasciare che la «zizzania dottrinale» dei falsi maestri continuai a infestare le menti dei credenti, specialmente se giovani. Dovremmo permettere ai «pifferai magici» di continuare a incantare i «topolini» sprovveduti? Coloro, che sono trascinatori specialmente di giovani, sono elementi molto pericolosi per la stabilità delle chiese. Un po’ di lievito fa lievitare tutta la massa.
     Altri usano un’altra tattica contro l’apologetica. Essi suggeriscono addirittura che chi scrive articoli di confutazione contro falsi maestri e le loro dottrine, in tal modo voglia sentirsi «più a posto» degli altri; si rimane perplessi.
     A ciò si aggiunga che siccome non dovremmo combattere contro carne e sangue, si afferma che non dovremmo denunciare i cattivi maestri, sebbene essi scrivano pubblicamente. Che cosa pensano che le potenze spirituali della malvagità non si servano di uomini, per propagare le loro convinzioni e portare avanti i loro piani? Che succede laddove credenti fanno posto al diavolo? (Ef 4,27). Che succede laddove alcuni permettono che Satana riempia così il loro cuore, da farli mentire allo Spirito Santo? (At 5,3). [...]
     Singolare è pure che tali credenti non vedano alcuna differenza fra apologetica e edificazione e affermano che le Scritture non farebbero una tale distinzione. Possibile che non conoscano la differenza fra un «proclamatore» (gr. profḗtēs) e un «insegnante» (gr. didáskalos)? Se non ci fosse alcuna differenza, perché il medesimo Spirito avrebbe dato carismi differenti? (1 Cor 12,4ss). È evidente che il linguaggio e il modo di presentare i contenuti del «proclamatore» (1 Cor 14,3) e dell’«insegnante» (Tt 1,9; cfr. 2 Tm 2,15.24ss) sono completamente diversi, come pure i loro obiettivi.
     La cosa preoccupante è che mettono l’apologeta e i falsi maestri sullo stesso livello. Invece di essere grati per il ministero di apologetica, presente in tutti i secoli, che denuncia i diabolici imbrogli di coloro, che vogliono intorbidire «l’insegnamento risanante» del NT e confondere le menti dei credenti, si accaniscono contro tali insegnanti. Addirittura, fanno intendere che chi difende la verità dai falsi maestri, che pubblicamente spandono il loro «lievito», siano una specie di calunniatori! Ciò è incredibile e mostra il poco discernimento spirituale e morale, che si possiede. Anche Gesù e gli apostoli misero in guardia dai falsi maestri, loro avversari, senza andare troppo per il sottile (Mt 7,15ss; 16,11; 23,13-36; Mc 12,38; Fil 3,2; 2 Tm 4,14). Pietro affrontò di petto Simone il Mago in Samaria (At 8,20-23); Paolo fece similmente con il mago giudaico Elima, che si spacciava per «Bar-Gesù» (= figlio di Gesù; At 13,6-11). Avevano sbagliato pure loro? [...]

2.  GLI APPROFONDIMENTI BIBLICI: [sul sito]
3.  ASPETTI CONCLUSIVI: [sul sito]

L’ARTICOLO COMPLETO SI TROVA SUL SITO
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Difend_fede_UnV.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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lunedì 14 settembre 2015

Pensa alla risurrezione (Studia ⇆ con me 14-09-2015)



PENSA ALLA RISURREZIONE
Studia con me 14-09-2015

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     ■ «Anche la mia carne riposerà al sicuro. Infatti, tu non abbandonerai l’anima mia al sepolcro, né permetterai che il tuo devoto veda la fossa» (Salmo 16,9s).
     Si potrebbe pensare che non è chiaro se Davide intendesse che Dio lo avrebbe preservato dalla morte, magari guarendolo da una malattia, oppure se intendeva che non sarebbe stato abbandonato per sempre al regno dei morti. Infatti, ambedue i termini qui ricorrenti (še’ôl e šaat), indicano un luogo situato nel profondo e sono usati nell’AT sia in senso fisico che metafisico. Leggendo il salmo, però, si prende atto che Davide non parlava di una malattia, ma del sentiero della vita, della beata presenza di Dio e delle delizie, che si possono gustare in eterno presso di Lui (v. 11).
            I figli di Kore ben sapevano che nessuno può dare a Dio il riscatto per la propria o altrui anima, per far sì che viva per sempre e non veda la fossa (ebr. šaat), essendo che tutti muoiono, sapienti e stolti (Sal 49,7-10). A differenza di ciò, che accadrà agli empi (v. 14), il devoto affermava: «Ma Dio riscatterà l’anima mia dal potere della še’ôl, perché mi prenderà con sé» (v. 15).

     ■ Il giorno della Pentecoste, Pietro citò proprio il Salmo 16 e lo applicò a Gesù (At 2,25-28). Egli affermò, rivolgendosi ai Giudei: «Voi, per mano d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste; ma Dio lo risuscitò, avendo sciolto gli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa ritenuto» (vv. 23s). Poiché Davide «morì e fu sepolto» (v. 29), «sapendo... che sul suo trono avrebbe fatto sedere uno dei suoi discendenti, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò dicendo che non sarebbe stato lasciato nell’Ades, e che la sua carne non avrebbe subito la decomposizione» (vv. 30s).

     ■ Senza la «tensione escatologica» i credenti rischiano di impantanarsi nel presente; e ciò ha molte conseguenze in tanti settori della vita, della comunione cristiana, della devozione, dell’etica e dell’opera di Dio. In tutti i problemi della vita pensa alla risurrezione, ed essa trasfigurerà il tuo presente. Pensare alla risurrezione, alimenta l’attesa cosciente (At 23,6), consola in tempi di prove e di persecuzioni (cfr. 2 Ts 1,4s con 1 Ts 4,18; 5,9ss) e trasfigura altresì l’oggi del credente, riguardo sia alla coscienza, sia all’etica (At 24,15s; 2 Pt 3,13s).

sabato 12 settembre 2015

Dio non smetterà mai di ascoltare? (Studia ⇆ con me 12-09-2015)

DIO NON SMETTERÀ MAI DI ASCOLTARE?
(Studia con me 12-09-2015)

«Eppure il mio popolo mi ha dimenticato, offre profumi agli idoli vani... Nel giorno della loro calamità, io mostrerò loro le spalle e non la faccia» (Geremia 18,15.17).
■ «Anche voi, mariti, vivete insieme alle vostre mogli con il riguardo dovuto alla donna, come a un vaso più delicato. Onoratele, poiché anch’esse sono eredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite» (1 Pietro 3,7).

»<))))°> «Pensieri distillati» da Nicola Martella <°((((>«

 
Qualcuno ha scritto su un’immagine il seguente testo: «Non smettete mai di pregare, perché Dio non smetterà mai di ascoltare». Chiaramente tale frase vuole incoraggiare a pregare in ogni tempo e in ogni circostanza. Ciò è certamente buono. Tuttavia, di là dalle buone intenzioni, scrivere che «Dio non smetterà mai di ascoltare», è un luogo comune abbastanza diffuso, ma non è sempre vero.
     Il Signore ascolta solo coloro, che lo invocano a modo suo, ad esempio, Egli è vicino a chi ha un cuor rotto e uno spirito contrito (Sal 34,18; cfr. 51,17; 147,3) e lo invoca «con un cuore puro» (2 Tm 2,22). «L’Eterno è lontano dagli empi, ma ascolta la preghiera dei giusti» (Pr 15,29). Quindi, l’ascolto di Dio è condizionato dai canoni morali e spirituali a Lui graditi e deve accadere nei limiti temporali da Lui fissati. «Badate, fratelli, che non ci sia in nessuno di voi un cuore malvagio e incredulo, che vi allontani dal Dio vivente; ma esortatevi a vicenda ogni giorno, fintantoché si possa dire: “Oggi”, perché nessuno di voi s’indurisca per la seduzione del peccato» (Eb 3,12s).
     Ci sono molti brani, in cui Dio afferma che non ascolterà più determinate persone, a causa della loro ribellione o perché li ha abbandonati al giudizio. È scritto: «Perciò, così parla l’Eterno: “Ecco, io faccio venire su loro una calamità, alla quale non potranno sfuggire. Essi grideranno a me, ma io non li ascolterò» (Gr 11,11; cfr. Is 1,12-15; Gr 2,27s; 14,12; 18,17; 1 Pt 3,7).
     È pure scritto: «Cercate l’Eterno, mentre lo si può trovare, invocatelo mentre è vicino» (Is 55,6). L’uomo non può gestire Dio a suo piacimento. Dio rimane sovrano, sia nell’ascoltare o meno preghiere, sia nel rispondere o meno.

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martedì 8 settembre 2015

Il Logos scese nella carne? (Gv 1,14)



IL LOGOS SCESE NELLA CARNE? (GV 1,14)

 

UN LETTORE MI HA SCRITTO QUANTO SEGUE: Ciao, Nicola. Non so se hai già affrontato la questione, volevo chiederti la gentilezza di darmi una mano sul testo di Giovanni 1,14. Alcuni studiosi di greco (materia in cui sono ignorante purtroppo) mi dicono che l’espressione «il logos divenne carne» potrebbe anche tradursi «il logos scese nella carne». In questo modo, in pratica, si cerca di legare questa discesa a quanto anticamente avveniva nell’Antico Testamento con i profeti. L’unica differenza rispetto a loro sarebbe che il Logos scese in Cristo per tutta la durata della sua vita, mentre invece nei profeti scendeva temporaneamente. Volevo chiederti se potevi aiutarmi a smontare questo concetto dal punto di vista linguistico. {S.S.; 03-09-2015}





 ATTENZIONE! Questo articolo ha un carattere specialistico e non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver letto l’intero articolo sul sito, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

AD ASPETTI RILEVANTI DI TALI QUESTIONI RISPONDO COME SEGUE:

1.  RISPONDIAMO ALLE QUESTIONI: La locuzione greca recita «Καὶ ὁ λόγος σὰρξ ἐγένετο» [Kaì ho lógos sàrx eghéneto]. Il termine lógos intendeva nel greco popolare (Koiné), «il dotto, l’avvocato» nel senso di «l’esperto della parola, l’eloquente, il retore», che si chiamava in giudizio a propria difesa (cfr. At 24,1 rhḗtōr «parlatore» come «oratore forense o avvocato»). Si veda in nel linguaggio popolare italiano l’uso di «dottore» per «medico». Apollo fu chiamato anḕr lóghion «uomo eloquente», oltre a essere definito come ben ferrato nelle Scritture (At 18,24), capace di parlare e insegnare accuratamente (v. 25).
     Il verbo in questione è ghínomai, che significa basilarmente «diventare, divenire», specialmente nel suo uso transitivo (ossia con annesso complemento oggetto). Lo schema di base è qui il seguente: «A divenne B». Perciò nel nostro brano è impossibile che si traduca «Il Logos scese nella carne»
     Inoltre, in Giovanni 1,14 la forma verbale eghéneto «divenne» è aoristo (ind. med. 3a sg.), che indica un evento unico e conclusivo avvenuto nel passato. Si tratta dell’evento dell’incarnazione.
     Altrove si parla di Gesù Cristo come «hòs efanerṓthē en sarkì», ossia «colui, che fu manifestato in carne» (1 Tm 3,16; aor. ind. pass. 3a sg.). Anche qui il Figlio di Dio non scese nella carne, ma fu manifestato in essa. Come e quando? All’incarnazione! «Quando giunse la pienezza dei tempi, Dio mandò suo Figlio, nato da una donna, nato sotto la legge» (Gal 4,4). Gesù non divenne «Figlio di Dio» al momento del battesimo, come suggerisce lo gnosticismo e la dottrina esoterica, ma lo era fin dalla nascita da una donna.

2.  ALCUNI APPROFONDIMENTI: [sul sito]
3.  ATTENZIONE ALLE FALSE DOTTRINE! [sul sito]

[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Logos_carne_OiG.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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