sabato 30 maggio 2015

Speculazioni sulla grazia



SPECULAZIONI SULLA GRAZIA

Per sapere che cosa e come piantare in un «campo nuovo» di missione, è bene sapere con chiarezza che cosa sia la «grazia». Questo termine viene riempito da alcuni a proprio arbitrio, cosicché lo usano impropriamente e, quindi, annunciano un «quasi evangelo», se non addirittura un «falso evangelo».

UN LETTORE MI HA SCRITTO QUANTO SEGUE: Caro Nicola, desidero avere un giusto giudizio su ciò, che ti scrivo. Mi è stata fatta questa affermazione: «La grazia non va capita, né compresa, né accettata». Io mi sono opposto, dicendo il contrario, cioè che va capita e accettata, naturalmente con l’intervento dello Spirito Santo. Potresti dirmi che cosa tu avresti risposto? {B. S.; 29-05-2015}

AD ASPETTI RILEVANTI DI TALI QUESTIONI RISPONDO COME SEGUE: A me non piacciono tali affermazioni filosofiche, essendo un esegeta. Tuttavia, ecco alcune mie impressioni.

1. GLI ASPETTI SOCIALI
     Che cos’è la «grazia»?: È l’atto sovrano di un’autorità competente (p.es. re, presidente della repubblica, governatore) verso un condannato a morte, riguardo al quale viene firmato tale decreto.
     La «grazia» può essere capita?: Certo, una tale delibera di un’autorità può essere compresa: un condannato a morte non deve più essere giustiziato! Quando egli riceve tale decreto, può comprenderlo senz’altro.
     La «grazia» dev’essere accettata?: Certo! Ogni provvedimento giuridico di un’autorità, che permette a un condannato a morte di continuare a vivere, se non è accettato, diventa nullo.

2. GLI ASPETTI BIBLICI
     Che cos’è biblicamente la «grazia»?: [→ sul sito]
     La «grazia» di Dio può essere capita o conosciuta?: [→ sul sito]

     La «grazia» di Dio dev’essere accettata o ricevuta?: «È della sua pienezza che noi tutti abbiamo ricevuto grazia sopra grazia» (Gv 1,16; cfr. Rm 1,5). Il verbo greco lambánō, tradotto qui con «ricevere», significa anche «prendere con la mano, cogliere, afferrare, prendere possesso di, impossessarsi di, accettare». Si parla dell’atto sovrano di grazia e di giustificazione da parte di Dio per «quelli, che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia» (Rm 5,17). Paradossalmente Paolo parlò dell’evenienza che i Corinzi avessero «ricevuta la grazia di Dio invano» (2 Cor 6,1). Il verbo greco déchomai, tradotto qui con «ricevere», significa anche «afferrare, prendere, abbracciare, accettare».

Addirittura si può crescere nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo (2 Pt 3,18).
     Suggerisco che si passi da tali speculazioni di filosofia dogmatica all’esegesi contestuale.

LO SCRITTO COMPLETO SI TROVA SUL SITO…
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martedì 26 maggio 2015

Nuova chiamata e campo nuovo



NUOVA CHIAMATA E CAMPO NUOVO

 1. I MALI NELLA MISSIONE E LA LORO CURA
     Il «campo nuovo» di Geremia 4,3 è una nuova ripresa morale e spirituale e altresì una nuova opportunità missionaria. Seminare fra le spine, porterebbe a far soffocare le nuove piantine di frumento (Lc 8,7.14). Per questo, chi vuol iniziare un uovo capitolo esistenziale e missionario, deve prima dissodare il nuovo terreno, liberandolo da tutti gli ostacoli ed erbacce. Per iniziare un «campo nuovo», bisogna lasciare quello vecchio.
     Ora, non tutte le opere missionarie nascono da progettazione, ma a volte dalla risposta a necessità, ad avversità incontrate e alle trame altrui. Eppure, come servitori del Signore, in mezzo alle più grandi prove, a situazioni spinose, in cui sembra che tutto si sia rivoltato contro di noi, facciamo esperienze sorprendenti. Il Signore ci tocca il cuore, ci dà una pace che supera ogni intelligenza (Fil 4,17). Ci dona un intenso spirito di lode. È come se ci portasse al monte della trasfigurazione, dove vediamo la gloria di Gesù Messia. Allora non ci interessa più difenderci dagli altri, ma solo contemplare il Signore e servirlo. [...]

2. ALCUNI EFFETTI IMMEDIATI [...]
     Allora ti interroghi, se i fatti spiacevoli e le prove Dio non li abbia permessi, perché Egli vuole che vai oltre a ciò, che hai acquisito fin qui, che metti nuovamente mano all’aratro per fare solchi dritti di confine intorno a un «campo nuovo» di missione tutto da dissodare. A volte, il Signore non ha altro modo per spingerci verso altri campi bianchi da mietere. [...]

3. DALLA REAZIONE ALL’AZIONE
     Il servo di Dio deve porsi nuovamente dinanzi al suo Signore e dirgli: «Parla, poiché il tuo servo ascolta!» (1 Sm 3,10). Al suo cospetto, dinanzi all’eccellenza della conoscenza del Signore Gesù, scopri che ogni umano vanto è diventato danno e spazzatura (Fil 3,8). Allora, dinanzi alle pretese altrui, non hai posizioni di potere da difendere, una fama da proteggere, una reputazione da tutelare e cose simili (cfr. vv. 5ss); nel Signore hai già tutto. Identificandoti pienamente e in tutti gli aspetti con Cristo (vv. 10s), lasci quello, che sta dietro, e ti protendi verso ciò, che sta davanti (vv. 13s). Molli la morsa dalle cose vecchie, perché il Signore riempia le tue mani di quelle nuove. Vuoi mettere il vino nuovo in otri nuovi (Mt 9,17). Vuoi solo essere una nuova pasta, dopo esserti purificato dal vecchio lievito (1 Cor 5,7). Vuoi smettere di seminare tra le spine e ti metti a dissodare un campo nuovo (Gr 4,3; Os 10,12).
     Questa è la dinamica della nuova chiamata, il segreto di una nuova vocazione. Essa ha un solo fondamento: la grazia bastevole di Dio per servitori deboli, ma capaci di essere forti in Cristo e di essere da Lui resi capaci di passare per ingiurie, necessità, persecuzioni, angustie (2 Cor 12,9s). Essa ha un solo bilancio: «Ora per la grazia di Dio sono quello che sono; e la grazia sua verso di me non è stata vana; ma, ho faticato più di tutti loro; non io però, ma la grazia di Dio che è con me» (1 Cor 15,10).

4. CRISTO È SUFFICIENTE PER TUTTI [...]

L’ARTICOLO COMPLETO SI TROVA SUL SITO
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giovedì 21 maggio 2015

Sapore di sale



SAPORE DI SALE

1. IL BISOGNO DI SALE: Oggigiorno si fa troppo uso di sale, ma al tempo della Bibbia era un bene raro, che non tutti potevano permettersi. Già Giobbe, che era benestante, poté dire: «Si può forse mangiare ciò, che è insipido, senza sale?» (Gb 6,6). Il sale nell’antichità era un bene prezioso (cfr. Est 4,14), che veniva scambiato a gran prezzo (cfr. Esd 7,22).
     Come il credente deve avere la qualità della luce, per illuminare il mondo intorno a sé (Mt 5,14ss), così egli deve dare sapore nel suo ambiente come il sale fa con le pietanze sciape (v. 13).
     Il sale dà gusto, fintantoché non è diluito al massimo. Fintantoché il sale mantiene le sue proprietà, conserva sostanze e alimenti, impedendo la formazione di muffe e di batteri (cfr. Es 30,35 profumo; cfr. Is 30,24).
     Il sale ha anche una forza purificatoria, uccidendo tutti i fattori patogeni. Perciò, «salare» intende anche purificare. Gesù disse: «Ognuno sarà salato con fuoco» (Mc 9,49).
     Il sale rappresenta la forza morale dell’insegnamento biblico, che permette di distinguere il bene dal male. Per questo, la Scrittura è utile non solo a mostrare la via della salvezza, ma «a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia» (2 Tm 3,16). I credenti con il loro comportamento possono mostrare intorno a loro le qualità del sale: dare gusto e conservare i buoni valori. Dove ciò, avviene, le persone vengono attratte dalla verità.

2. INSIPIDITÀ: Come diventano insipidi i credenti? Almeno nei modi, che seguono.
     Il legalismo: [→ sul sito]
     Il liberalismo: [→ sul sito]
     La carnalità: [→ sul sito]
     L’infantilismo: [→ sul sito]

3. APPROFONDIMENTI: [...]
     Gesù disse ai suoi discepoli: «Abbiate del sale in voi stessi e state in pace gli uni con gli altri» (Mc 9,51). Quindi, qui «sale» è sinonimo di sapienza e autocontrollo; chi ce l’ha, è capace di vivere in pace con gli altri. Il sale, perduto il sapore, non è adatto né per il terreno, né come concime, ma lo si butta via come un rifiuto (Lc 14,35).
     Il sale riguarda il modo di parlare avveduto: «Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno» (Col 4,6). [...]

LO SCRITTO COMPLETO SI TROVA SUL SITO…
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lunedì 18 maggio 2015

Consiglio di chiesa 2: Conflitti interni



CONSIGLIO DI CHIESA 2: CONFLITTI INTERNI

Nell’articolo precedente abbiamo approfondito che cosa sia il consiglio di chiesa, quindi la sua natura e le sue dinamiche interne. In questo articolo approfondiamo i possibili conflitti, che possono nascere all’interno del consiglio di chiesa, come valutarli e affrontarli.
     Abbiamo visto che, sebbene il «consiglio di chiesa» sia biblicamente solo un «consiglio di anziani», nella fase missionaria di un’assemblea, i missionari possono coinvolgere in esso anche i collaboratori (diaconi, servitori, ecc.), alfine di prepararli. Come abbiamo potuto constatare, i collaboratori non hanno funzioni decisionali e deliberanti in tale «consiglio», ma solo di interlocuzione e di consiglio rispetto ai missionari, che fungono anche da conduttori in tale fase. Qui di seguito trattiamo per lo più tale situazione e altre simili, in cui sono previsti incontri regolari fra conduttori e collaboratori.


1.  IL DOVERE DEI COLLABORATORI VERSO I CONDUTTORI: Abbiamo visto che i collaboratori sono assistenti, coadiutori ed esecutori rispetto ai conduttori; perciò sono chiamati al secondo posto (Fil 1,1; 1 Tm 3,1.8). Essi dovevano avere certe qualità umane, morali e spirituali (1 Tm 3,8ss.12s); per questo, prima di servire, dovevano essere provati, dimostrando di essere irreprensibili (1 Tm 3,10). Chiaramente devono essere un esempio per gli altri credenti nell’usare «doppio onore» verso i conduttori (1 Tm 5,7), nella sottomissione e nell’ubbidienza alle guide della chiesa (Eb 13,17).
     In caso contrario, essi si squalificano e mostrano di non essere degni di ricoprire tale funzione ministeriale, poiché rappresentano un pericolo per la stabilità e lo sviluppo dell’opera ecclesiale.

2.  L’ABUSO D’UFFICIO: I collaboratori (diaconi, ecc.) abusano della loro posizione, quando si atteggiano a «quasi anziani» e lavorano in contrasto con i conduttori legittimi o ledono la loro fiducia. Abbiamo visto che il loro compito è quello di assistere i conduttori e di consigliarli, quando richiesto, ma mai di decidere e deliberare. Dove ciò avviene, rappresenta un abuso; tale collaboratore si squalifica, è degno di disciplina e, nei casi più gravi, di essere rimosso da tale incarico.
     La cosa singolare è che alcuni collaboratori pensano di poter processare un conduttore (missionario, pastore, ecc.), basandosi arbitrariamente su 1 Timoteo 5,20s! Ecco qualche nota esegetica al riguardo. Se si legge bene il contesto, si prenderà atto che la raccomandazione valeva per il missionario Timoteo verso gli «anziani» della comunità, non al contrario; essa non valeva assolutamente per collaboratori verso i conduttori, né per un conduttore verso un altro suo collega. Il verso 19 recita: «Tu [Timoteo] non ricevere accusa contro un anziano». Il «tu riprendili» si riferisce al missionario Timoteo. Quindi, se proprio si vuole interpretare correttamente il brano, ognuno deve associarsi nell’interpretazione e nell’esecuzione all’ingiunzione dell’apostolo: «Tu [Timoteo] osservi queste cose senza prevenzione, non facendo nulla con parzialità» (v. 21). Questa è l’interpretazione contestuale; le odierne applicazioni non possono esulare dal contesto originario. Qui si tratta, quindi, della fase missionaria di una chiesa, in cui il missionario rappresenta ancora l’autorità superiore nella comunità. Ribadisco che nessun conduttore può trarre da questo brano l’autorizzazione per procedere contro un suo collega, né tanto meno possono farlo i collaboratori contro un conduttore.

3.  ALCUNI CASI CONCRETI: Abbiamo visto che, quando una chiesa è nella fase missionaria, i missionari possono far partecipare i collaboratori al «consiglio di chiesa», alfine di prepararli a come gestire l’assemblea e ai compiti futuri. Tuttavia, laddove scavalcano le loro competenze, si rendono colpevoli. Ecco qui di seguito alcuni casi concreti, quando ciò avviene. [sul sito]

4.  VALUTAZIONE BIBLICA DI TALI CASI [→ sul sito]

L’ARTICOLO COMPLETO SI TROVA SUL SITO
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giovedì 14 maggio 2015

Voltar pagina



VOLTAR PAGINA


1. Di che parliamo?
     Il cristiano, che è stato ingiusto, cattivo e violento col suo prossimo, non può pretendere semplicemente di voltar pagina. Può arrogarsi la libertà di un cambiamento, ma non per questo arriverà la benedizione. Deve prima pentirsi del male fatto, ravvedersi e riparare il torto fatto. Anche a questo punto, Dio darà il perdono, ma Egli non cambierà pagina verso tale persona, se non prima di aver dato la sua giusta sanzione, corrispondente alla gravità del danno arrecato all’altra persona, all’onore e all’opera del Signore. 



2. Alcuni approfondimenti
     Ecco alcuni brani, su cui meditare.
     ■ «Lavatevi, purificatevi, togliete davanti agli occhi miei la malvagità delle vostre azioni; cessate dal fare il male; imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate ragione all’orfano, difendete la causa della vedova! E poi venite, e discutiamo assieme, dice l’Eterno; quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; quand’anche fossero rossi come la porpora, diventeranno come la lana. Se siete disposti ad ubbidire, mangerete i prodotti migliori del paese; ma se rifiutate e siete ribelli, sarete divorati dalla spada; poiché la bocca dellEterno ha parlato» (Is 1,16-20).
     ■ «Fosti per loro un Dio perdonatore, benché tu punissi le loro male azioni» (Sal 99,8).
     ■ «Ma Dio dice all’empio: Perché vai elencando le mie leggi e hai sempre sulle labbra il mio patto, tu che detesti la disciplina e ti getti dietro alle spalle le mie parole? Se vedi un ladro, ti diletti della sua compagnia, e ti fai compagno degli adulteri. Abbandoni la tua bocca al male, e la tua lingua trama inganni. Ti siedi e parli contro tuo fratello, diffami il figlio di tua madre. Hai fatto queste cose, io ho taciuto, e tu hai pensato che io fossi come te; ma io ti riprenderò, e ti metterò tutto davanti agli occhi. Capite questo, voi che dimenticate Dio, perché io non vi laceri e nessuno vi liberi» (Sal 50,16-22).

3. Aspetti conclusivi [→ sul sito]

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lunedì 11 maggio 2015

Consiglio di chiesa 1: Natura e dinamiche



CONSIGLIO DI CHIESA 1: NATURA E DINAMICHE




In questo articolo approfondiamo che cosa sia il consiglio di chiesa, quindi la sua natura e le sue dinamiche interne. Nel prossimo articolo approfondiremo i conflitti interni e la loro valutazione.




ATTENZIONE! Questo articolo presenta un tema delicato e ha un carattere specialistico, perciò non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver LETTO L’INTERO ARTICOLO SUL SITO (clicca sul link alla fine), ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!


1.  ALCUNI TERMINI UTILI [→ sul sito]
2.  LE QUESTIONI NEL NT [→ sul sito]

3.  I DUE TIPI DI MINISTERI NEL NT: Sia in ambiente di missione, sia nelle assemblee locali, sono previste due differenti figure: i titolari e i loro collaboratori.
     Aspetto missionario: [→ sul sito]

     Aspetto ecclesiale: Similmente accadeva nella chiesa locale. Gli apostoli riconobbero dei loro collaboratori, che li coadiuvavano nelle incombenze pratiche, mentre essi stessi potevano dedicarsi maggiormente all’opera spirituale (At 6,2-6). Le due figure previste nella chiesa locale erano le seguenti (1 Tm 3,1-7.8-13; Tt 1,5-9): i conduttori (1 Tm 3,2 epískopos «sorvegliante, ecc.»; 1 Tm 5,17; Tt 1,5 presbýteros «anziano») aveva il compito di episkopḗ «sorveglianza, supervisione, sovrintendenza» (1 Tm 3,1), detenevano la presidenza nella chiesa locale e servivano con la Parola e l’insegnamento (1 Tm 5,17); essi pascevano il gregge (1 Pt 5,1ss) e svolgevano anche la cura pastorale (Gcm 5,14). I collaboratori (1 Tm 3,8.12 diákonoi «servitori; chi esegue i comandi di un altro»; da diṓkō nell’accezione di «seguire qualcuno; correre su commissione») avevano un incarico di natura pratica (cfr. diakonéō «essere un servitore, essere al servizio di, amministrare alle dipendenze di qualcuno e curando gli interessi di quest’ultimo»; 1 Tm 3,10).


4.  UN CONSIGLIO DI CHIESA?: Abbiamo visto che si parla di «anzianato» (gr. presbytérion), intendendo con esso il «consiglio degli anziani». Non è sbagliato parlare di «consiglio di chiesa», se si intende la stessa cosa. Abbiamo visto che in tutti i brani del NT, in cui furono prese decisioni, si riunirono solo i missionari (o emissari; gr. apóstoloi) e gli anziani. Non è mai scritto che altri, che coadiuvavano questi ultimi (collaboratori, servitori, assistenti, diaconi o come si voglia chiamarli), partecipassero a tale consesso e avessero un diritto di voto o di veto.
     Può succedere che, durante la fase missionaria di un’opera, un missionario si raduni con i suoi collaboratori, alfine di insegnare loro il modo come affrontare i problemi, cosicché un giorno, quando alcuni di loro saranno riconosciuti come conduttori, lo potranno affiancare nelle decisioni. In tal modo, un giorno, quando il missionario andrà via, essi potranno anche sostituirlo nella gestione della chiesa. Tuttavia, fintantoché essi sono collaboratori, la loro funzione è solo di interlocuzione e, di supporto e di consiglio, non decisionale né deliberante. In caso contrario, ciò costituirebbe un abuso rispetto alle direttive bibliche.

L’ARTICOLO COMPLETO SI TROVA SUL SITO
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mercoledì 6 maggio 2015

L’incoerenza degli instabili



L’INCOERENZA DEGLI INSTABILI

 1. ENTRIAMO IN TEMA: La poesia, che ho scritto e che si trova sull’immagine, si accorda con quanto scrisse lo scrittore romano Lucio Anneo Seneca (4 a.C.-65 d.C.): «Aliena vitia in oculis habemus, a tergo nostra sunt», che a senso significa: «Abbiamo davanti agli occhi i vizi altrui, mentre i nostri ci stanno dietro». Anche lo scrittore russo Leo Tolstoi scrisse: «Se solo si riuscisse sempre a vedere, a tempo debito, la trave nel proprio occhio, quanto saremmo migliori!» (1828-1910). È un po’ come la storia della due bisacce: ognuno guarda alla propria davanti (propri pregi), dimenticando quella di dietro (i propri difetti), che solo gli altri vedono. Solo chi si guarda lealmente negli occhi, può apprezzare anche i pregi altrui. Tuttavia; questo discorso gli instabili di carattere non lo comprendono; e allora, invece di esercitare la misericordia, che pretendono per sé, diventano spietati proprio con chi li ha spesso aiutati.

2. L’INCOERENZA DEGLI INSTABILI [→ sul sito]
3. VIZI MENTALI DEGLI INSTABILI [→ sul sito]
4. ASPETTI CONCLUSIVI [→ sul sito]

LO SCRITTO COMPLETO SI TROVA SUL SITO…
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lunedì 4 maggio 2015

Quand’ero in distretta, tu mi hai messo al largo



QUAND’ERO IN DISTRETTA, TU MI HAI MESSO AL LARGO

1.  L’ANALISI BIBLICA [sul sito]


2.  UNA MIA PARTICOLARE ESPERIENZA: Negli ultimi mesi, mia moglie e io eravamo stati molto sotto pressione per vari problemi. Sembrava come se il nemico avesse mobilitato molte schiere contro di noi e contro la chiesa locale, specialmente mostrandosi come Calunniatore (gr. diábolos). Abbiamo avuto spesso il cuore pesante, abbiamo pianto dinanzi al Signore. A me sono tornati i frequenti mal di testa e mia moglie si è fatta tante notti in bianco. Eppure siamo stati presenti agli incontri di chiesa e alle cellule bibliche e abbiamo esplicato i nostri doveri ministeriali. […]
     Quella sera, rientrato a casa alle 22 dallo studio biblico, sebbene molto stanco, mi ero rimesso a lavorare. Dopo un po’ sentii la lode salirmi nel cuore, unita a una pace e a una consolazione inaudite, che mi superavano (Fil 4,7). Mi misi ad adorare il Signore e sentivo una gioia nel cuore; esso mi sobbalzava nel petto come vitelli da stalla, che vengono liberati per la prima volta nei prati; si realizzò per me Malachia 4,2: «Per voi che temete il mio nome si leverà il sole della giustizia, e la guarigione sarà nelle sue ali; e voi uscirete e salterete, come vitelli di stalla». Riconobbi nuovamente che in Cristo «sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza» (Col 2,3). Abbiamo tutto pienamente in Lui (Col 2,10). In Lui siamo «benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi sopraccelesti» (Ef 1,3). Dinanzi alla «eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù», tutto diventava una voce debitoria (danno) e tanta spazzatura (Fil 3,8).
     Non so, pur avendo molti problemi personali ed altri intorno a me, che dovevo ancora affrontare, era come se fossi stato immediatamente guarito. Sentivo una gioia e una consolazione, che bruciava tutto in me e che mi faceva vedere le cose dalla prospettiva della croce e del trono di Dio. Mi rimisi a lavorare. Quando poi, tardissimo, andai a letto stanco morto, ricominciò a scoppiarmi dentro la lode, il cuore si rimise a danzare di gioia e di consolazione; per ore e ore non riuscivo a prendere sonno. La mattina dopo, pur essendo annebbiato di mente, mi sentivo ancora guarito, pieno di gioia e di consolazione. Mi ripetevo un canto, che è tratto da Nehemia 8,10: «La gioia dell’Eterno è la vostra forza» (cfr. Fil 3,1 «Rallegratevi nel Signore»; 4,4).
     Ero disposto a fare tutta la volontà di Dio, qualunque cosa avvenisse. Sapevo che il diavolo sarebbe venuto al contrattacco, ma ero consapevole che il Signore mi aveva guarito. Ero disposto ad affrontare tutti i problemi, che si presentassero, permettendo al Signore di agire. Mi ero arreso a Lui. Sapevo che qualsiasi cosa potesse arrivare, nulla mi avrebbe tolto più la sua gioia, la sua pace e la sua consolazione.
     Sebbene il mio cuore fosse triste per la mia pochezza, le mie miserie e i problemi intorno a me, mi bastava guardare al Signore, per sentire nuovamente tale gioia e consolazione. Adorando Dio, volevo che il mio cuore continuasse a sobbalzare d’allegrezza nel Signore e che potessi far trasparire da tutti i pori tale gioia nel Signore.
     Vedendo la mia insufficienza di peccatore e la sufficienza del Signore, volevo dire a ognuno dei fratelli: «Mi scuso con te, se non ti ho manifestato quell’amore, quell’attenzione, quella cura e quella stima, che tu necessitavi. Ti amo nel Signore. Il mio cuore, oggi, salta troppo di gioia e di consolazione, perché esso possa essere sfiorato da altro. Esponiamoci insieme alla luce, che rifugge dal volto di Gesù, adoriamolo insieme ora, intercediamo qui l’uno per l’altro e sperimentiamo insieme la guarigione del Signore!».
     Esposto alla luce di tale guarigione divina, volevo dire ad altri: «Scusami, se ho fallito nei tuoi riguardi. Non sempre sono stato quello, che avrei dovuto essere e voluto essere. Faccio mie le parole di Davide: “Sono stato concepito nel peccato” (Sal 51,5). Mi associo alla confessione di Paolo: “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo” (1 Tm 1,15; cfr. 1 Cor 15,8ss). Vieni, esponiamoci insieme alla grazia del Signore!».

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venerdì 1 maggio 2015

Dio respinge le tue preghiere?



DIO RESPINGE LE TUE PREGHIERE?

È vero che Gesù insegnò ai suoi discepoli quanto segue: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa» (Mt 7,7s). Ma ciò non contiene nessun automatismo. Ad esempio, come insegnò Giacomo, chi chiede senza fede e dubitando, non deve pensare di «ricevere qualcosa dal Signore, perché è un uomo d’animo doppio, instabile in tutte le sue vie» (Gcm 1,5-8). Perciò è scritto che «il Signore è vicino a tutti quelli che lo invocano, a tutti quelli che lo invocano con fermezza [= in verità o fedeltà]» (Sal 145,18).
     I credenti prendono per scontato quando «la loro voce fu esaudita, e la loro preghiera giunse fino al cielo, fino alla santa dimora dell’Eterno» (2 Cr 30,27). Le cose non stanno così, poiché l’ascolto e l’esaudimento delle preghiere è connesso a varie premesse. E quando Dio ascolta ed esaudisce qualcuno, ciò è sempre valutato come una grazia (Gn 30,6).
     Allo stesso Mosè, a cui Dio aveva esaudito altre preghiere (cfr. Dt 10,10), non permise di entrare nella terra promessa; egli confessò alla nuova generazione: «L’Eterno si adirò contro di me, a causa vostra; e non mi esaudì» (Dt 3,26); Dio gli comandò di finirla lì con tale richiesta, a cui non avrebbe prestato attenzione.
     Non era un caso che Davide chiedesse con insistenza e sospiri al suo Re e Dio, perché Egli lo ascoltasse, aspettando una sua risposta (Sal 5,1ss). Mentre faceva le sue richieste, ben sapeva che i malvagi non potevano stare alla sua presenza, né i gradassi, né i bugiardi, né i sanguinari, né gli imbroglioni (vv. 4ss; cfr. v. 9 insinceri, maliziosi, sboccati e lusinghieri). Egli non aveva dubbi di poter stare alla presenza del Signore e, perciò, di essere ascoltato e da Lui guidato (vv. 7s). Similmente si espresse in altre preghiere, chiedendo di essere ascoltato (Sal 84,6; 142,1). [...]
            Concludendo, possiamo affermare che certe preghiere non arrivano neppure in un cosiddetto cestino celeste, né in una celeste cartella per lo spam, sì, esse non arrivano neppure al soffitto. Le preghiere legittime e quelle fatte con un intento compatibile con le direttive morali e spirituali della Scrittura, arrivano a Dio e sono da lui analizzate e valutate in tutte le loro implicazioni e conseguenze; in pratica, il Signore esaudisce solo le preghiere, che perseguono il suo onore e servono all’avanzamento della sua opera e al vero bene dei suoi figli.

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