lunedì 29 giugno 2015

Il ricco, Lazzaro e i generi letterari



IL RICCO, LAZZARO E I GENERI LETTERARI

1. ENTRIAMO IN TEMA: In questo articolo mostreremo come la falsa interpretazione di un genere letterario abbia importanti conseguenze dottrinali. A ciò si aggiunga che il falso sillogismo, accompagnato dall’uso dell’allegoria, faccia prendere fischi per fiaschi nell’escatologia personale e riguardo al cosiddetto «stato intermedio» (fase fra morte e risurrezione).
     Un lettore mi ha scritto: «Shalom, Nicola, sono di nuovo da te per sottoporti questo post, che non mi convince in qualcosa». {Adriano Carmelo Bartolomeo; 09-06-2015}
     Ho ritrovato lo scritto originale a firma di Paolo Palmieri. Sebbene le sue dottrine siano sorprendenti, mi limiterò qui soltanto a tale suo scritto. Non riporterò qui l’intero articolo, che si può leggere cliccando sul link (fintantoché resterà online), ma citerò da esso, evidenziando le tesi. La dottrina di tale autore è tipica del vetero-avventismo, da cui sono nati gli attuali avventisti e i seguaci della Torre di guardia. [Per l’approfondimento cfr. in Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), il seguente articolo: «Dall’avventismo al geovismo», pp. 108-113; cfr. anche quelli che seguono.] Oggigiorno, tali tesi sono recepite anche da personaggi, che si muovono in una zona grigia fra l’avventismo e il carismaticismo.

2. L’ANALISI DELLO SCRITTO: Si legga Luca 16,19-31 e lo scritto di Paolo Palmieri (05-06-2015). Chiaramente egli non crede a quella che chiama «immortalità dell’anima», che definisce una «dottrina pagana». Infatti, egli un distruzionista: alla morte la persona sarebbe interamente distrutta, per essere ricreata alla risurrezione.

2.1. GENERI LETTERARI: La prosa si distingue dalla poesia. Una narrazione, presa dai libri storici dell’AT (p.es. Gn; Es; 1-2 Sm; 1-2 Re; 1-2 Cr) o del NT (p.es. Mt-Gv; At), è qualcosa di diverso da un libro sapienziale (p.es. Pr; Ec), da un testo allegorico (p.es. l’allegoria di Jotham sugli alberi Gdc 9,7ss; sapienza e follia personificate Pr 9,1ss.13ss) o da una similitudine (p.es. seminatore Mt 13,4ss).

     Le tesi: Non solo Paolo Palmieri designa falsamente la narrazione del ricco e Lazzaro come «allegoria», ma parla della «parabola di Jotham (Giudici 9,8-15)», mentre proprio essa è una «allegoria». Quindi notiamo una certa confusione riguardo ai generi letterari.
     All’inizio dello scritto Paolo Palmieri parla di Luca 16,19-31 come di «allegoria»; alla fine lo caratterizza come «parabola» e «racconto allegorico con una morale». Egli ha una grande confusione riguardo ai generi letterari. Quindi, tutta l’erronea interpretazione deriva proprio dalla falsa attribuzione letteraria del testo biblico.

     Osservazioni e obiezioni: In una parabola i fatti sono reali (Lc 19,12ss investitura; Lc 5,4ss pesca miracolosa) o verosimili, perché legati alla consuetudine (Mt 13,43 rete da pesca; Mc 4,2ss seminatore; Gv 10,1ss pastore); tali fatti sono poi presi a similitudine per un discorso spirituale o morale. In una metafora i fatti non sono reali (cfr. Is 55,12 in realtà monti e colli non danno in grida di gioia né gli alberi battono le mani), ma servono per creare un’impressione mentale delle cose affermate. Nella favola allegorica di Jotham la storia inverosimile è usata per illustrare fatti reali: gli alberi sono i figli di Gedeone, a cui si chiese di diventare re; proprio il più scarso volle assurgere a re dei Sichemiti. In un’allegoria i fatti possono essere irreali o verosimili, ma sono usati direttamente come una metafora prolungata, che gli uditori subito intendono. Tale linguaggio allegorico si trova, ad esempio, nei discorsi di Gesù, che iniziano con la formula «Io sono...» (Gv 6,35.41.48ss pane; 8,12 luce [= 9,5; 12,46]; 10,7ss porta; 10,11ss pastore; 15,1ss.5 vite); qui è evidente che chi parla non può essere materialmente ciò, che afferma di essere (cfr. 1 Cor 10,4 la roccia spirituale era Cristo; Gal 4,24s Sara e Agar).
     L’episodio del ricco e Lazzaro non è una «parabola», ma una rivelazione del Signore. Infatti, mancano tutte le caratteristiche di una «similitudine» (cfr. «Il regno dei cieli è simile a...» Mt 13, 24-52; 18, 23; 20, 1; 22, 2; 25, 1). E qui sta l’ignoranza (o la malafede ideologica) di chi lo indica come parabola o allegoria morale. Nella parabola del seminatore (Mt 13,4ss) tutti gli elementi di primo piano (seminatore, seme, tipi di terreno, ecc.) non erano importanti, ma erano solo la similitudine per altro, che il Signore poi ben spiegò ai discepoli confusi: «Voi dunque ascoltate che cosa significhi la parabola del seminatore...» (Mt 13,18ss). Nell’episodio del ricco e di Lazzaro i fatti erano concreti e importanti di per sé, senza che avessero un altro significato, che il Signore dovesse poi spiegare, per renderlo accessibile. Una parabola restava un testo criptico, per chi non ne aveva l’accesso mediante un «codice segreto» (Mt 13,10ss), ossia che Gesù era il Messia promesso. Una narrazione storica immanente (p.es. vita di Gesù) o trascendente (appunto rivelazione sul ricco e Lazzaro) non necessitavano di una particolare chiave interpretativa, poiché si basava sul consenso storico, religioso, culturale e predizionale, insito già nel giudaismo.
     Per l’approfondimento si vedano i seguenti scritti:
La parabola delle zizzanie (Mt 13) {Nicola Martella} (D)
La parabola del seminatore: fonte d’interrogativi {Nicola Martella} (D) [Lc 8,4-15]

SUL SITO LEGGI ANCORA I SEGUENTI PUNTI:
2.2. LUOGHI TRASCENDENTALI
2.3. LO SPIRITO NELLA TRASCENDENZA
2.4. CORPO MATERIALE, ALDILÀ E ALDIQUÀ
2.5. LUOGHI MOMENTANEI E IL PREMIO FINALE
2.6. IL RIDUZIONISMO TOMBALE

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giovedì 25 giugno 2015

Risonanze dei propri atti



RISONANZE DEI PROPRI ATTI




1. L’ECO DI CIÒ CHE ESPRIMI
     La risonanza è l’amplificazione dei suoni. È un effetto dell’eco, il rimbombo. Si può sentire la risonanza, ad esempio, nella tromba delle scale, in una stanza vuota o, come eco, in una zona dove il suono viene riflesso, rimbalzato più volte e ripetuto in modo sempre più attenuato.
     Lo stesso avviene nel campo morale e spirituale per i rapporti verso il prossimo. Come parliamo al nostro coniuge, egli ci parlerà a sua volta. Il linguaggio, che usiamo verso i figli, essi lo useranno verso di noi e gli altri. L’eco delle nostre parole e dei nostri comportamenti, prima o poi, ci ritornerà.
     Qui di seguito mi limito a pochi esempi significativi.

2. RACCOGLI DA CIÒ CHE SEMINI
     «Non v’ingannate; non ci si può beffare di Dio; poiché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Perché chi semina per la propria carne, mieterà dalla carne corruzione; ma chi semina per lo Spirito, mieterà dallo Spirito vita eterna» (Galati 6,7s). [→ continua sul sito]

3. IL RIFLUSSO DEL BENE
     «Signore, insegnaci a essere altruisti, disinteressati e sinceri. Infatti, in quanto diamo agli altri, ci viene dato di nuovo. In quanto rendiamo felici gli altri, la gioia viene nei nostri cuori. In quanto amiamo, veniamo amati. Dacci il coraggio di amare!» (Adalbert Ludwig Balling; tradotto e adattato dal tedesco da Nicola Martella). [→ continua sul sito]

4. IL MALE DI RITORNO
     Il malvagio «ha scavato una fossa e l’ha resa profonda, ma è caduto nella fossa che ha fatta. La sua malizia gli ritornerà sul capo, e la sua violenza gli scenderà sulla testa» (Salmo 7,15s). [→ continua sul sito]

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lunedì 22 giugno 2015

Ex occultisti e loro pericoli



EX OCCULTISTI E LORO PERICOLI 

1.  IL PERICOLO DELLE VECCHIE DIPENDENZE: Quando un occultista accetta Gesù Cristo come Salvatore, non significa che sia del tutto consapevole che lo deve accettare anche come Signore della propria vita. Il diavolo conosce molto bene i meccanismi mentali, di cui si è usato, come pure i canali fisici, di cui si serviva. Perciò, di là dalle buone intenzioni dell’ex esoterista, le lusinghe del diavolo (gr. diábolos «calunniatore») attraggono come il miele. Ci vuole tempo, insegnamento, impegno e preghiera per rendersene conto e per sviluppare strategie per resistere efficacemente all’avversario.
     Le lusinghe di Satana per un ex occultista sono paragonabili alle lusinghe della donna di malaffare per chi praticava il libertinaggio sessuale (cfr. Pr 6,24s; 7,21ss), e alle provocazioni dell’alcool per l’ex alcolizzato (cfr. Pr 20,1; 23,29ss). Similmente si può parlare al riguardo anche di tutte le altre dipendenze (droga, gioco, pornografia, ecc.).
     Perciò, anche a distanza di anni dalla conversione, gli spiriti evocati nel passato torneranno lusingare l’ex medium e a suggerirgli l’uso dell’antico potere. Guai allora se l’ex occultista facesse posto al Calunniatore (o diavolo; Ef 4,27) e si facesse attrarre dalle sue sirene! È come se un ex alcolista facesse posto all’alcool, e un ex drogato si facesse vincere dalla droga. Allora per il dipendente si realizza questo proverbio: «Lo stolto che ricade nella sua follia, è come il cane che torna al suo vomito» (Pr 26,11; 2 Pt 2,22).

2.  ATTENZIONE AI VECCHI CANALI APERTI [sul sito]

3.  CONSEGUENZE DELLE RICADUTE: Quando c’è una ricaduta in tutti i casi di dipendenza, il periodo di disintossicazione è lungo, e risalire la china non è facile; inoltre, bisogna mettere fuori uso gli antichi meccanismi e chiudere tutti i canali e tutte le falle.
     Rimane sempre una vulnerabilità di fondo. Bisogna essere consapevole che è possibile la prossima ricaduta. Bisogna evitare gli stati alterati di coscienza. Bisogna tenersi costantemente stretto al Signore e alla sua Parola, praticando ininterrottamente la preghiera, la santificazione, la comunione fraterna e il servizio per il Signore. Dove si hanno nuovamente lusinghe dal nemico e stati alterati di coscienza, si fa bene a cercare altri credenti maturi, con cui sostenere la battaglia spirituale.

4.  TRASFORMAZIONI PERICOLOSE [sul sito]

IL RESTO DELLO SCRITTO SEGUE SUL SITO
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ATTENZIONE! Questo articolo presenta un tema delicato e ha un carattere specialistico, perciò non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver LETTO L’INTERO ARTICOLO SUL SITO (clicca sul link alla fine), ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

lunedì 15 giugno 2015

Sei progettato e voluto da Dio



SEI PROGETTATO E VOLUTO DA DIO
«Facciamo l’uomo...»

di Immanuel Martella

1. LA SINFONIA «DAL NUOVO MONDO»: Sommessi e inappariscenti iniziano gli archi a suonare la loro dolce melodia, sostenuta dal delicato suono dei flauti e dei clarinetti. Improvvisamente la melodia viene del tutto sopraffatta. Potenti colpi di tamburo accompagnano un nuovo e inaspettato attacco musicale, che sorprende l’ascoltatore e lo incuriosisce riguardo a quanto segue. Sempre più strumenti dell’orchestra riprendono il motivo di base, lo variano, e ripetutamente segue un nuovo attacco con colpi di tamburo. Così comincia il primo movimento della potente sinfonia n. 9 «Dal Nuovo Mondo» di Antonín Dvořák (N.d.R.: 1. Adagio - Allegro molto). Ogni volta che la sento, mi chiedo: Dvořák aveva in mente Genesi 1, quando compose questa sinfonia?
     Infatti, una sinfonia letteraria ancora più potente accompagna la narrazione della creazione del nostro nuovo mondo in Genesi 1. La sua dolce melodia trascina con sé il lettore attento. Vari motivi attraversano il testo, che mediante movimenti ripetuti e accentuati introduce gli atti creativi di Dio: Un colpo di tamburo — e Dio disse! Un colpo di tamburo — e così fu! E sullo sfondo, l’orchestra suona innumerevoli variazioni della melodia di base e ci racconta come Dio ha creato tutto.

2. VOLUTO E ATTESO! [sul sito]

3. IL «PROGETTO UOMO»: Fino a questo punto, Dio aveva molteplicemente parlato e creato. Ecco che, arrivato all’apice della sua creazione, Egli presenta il «Progetto Uomo» a tutta la sua corte celeste.
     Il testo evidenzia in particolar modo che, dietro a questo atto creazionale, c’è una decisione voluta e ben pianificata di Dio. Dio vuole crearci! Egli stesso ci mette mano (cfr. Gn 2,7) e determina esattamente come dovrebbe essere l’uomo (1,27). E Dio attua il progetto, crea l’uomo (1,27), arrivando alla conclusione: «Molto buono»! (1,31).
     Si tratta di un progetto molto speciale, perché quest’uomo dev’essere creato a somiglianza di Dio. L’uomo quale immagine di Dio viene particolarmente evidenziato e collocato in una posizione molto speciale nella creazione (1,28-31).
     Dio non determina solo in linea di principio, se l’uomo deve essere creato o meno — e lascia il resto poi a una selezione naturale. La narrazione creazionale, arrivata a questo apice, ci mostra che l’uomo è il risultato dell’attiva creatività di Dio e non l’effetto di processi evolutivi casuali.
     L’uomo è voluto da Dio, preventivamente pianificato e creato in modo meraviglioso mediante la sua decisione e la sua attuazione. Questo non vale solo per l’umanità nel suo insieme, ma per ogni singola persona in modo individuale. Questa era, per esempio, la convinzione di Davide (Salmo 139,13-16) e di Giobbe (Gb 10,9-12). Io sono voluto da Dio — ciò significa: la scelta di Dio riguarda me! Come recita un famoso canto spirituale tedesco: «Tu sei voluto, non sei un figlio del caso, non uno scherzo della natura, indipendentemente dal fatto se canti la canzone della tua vita con una tonalità minore o maggiore».

4. LA DIFFERENZA [sul sito]
5. IL VALORE DI UN UOMO [sul sito]
6. OBIETTIVI E COMPITI [sul sito]

IL RESTO DELLO SCRITTO SEGUE SUL SITO
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sabato 13 giugno 2015

Diffidenza coniugale



DIFFIDENZA CONIUGALE

1. Al settimo cielo
     Abitualmente si parla di una «coppia affiatata», di coniugi, di compagni, della «stessa carne» (Gn 2,23s), di consorti, di sposi. [→ sul sito]

2. L’inferno nella coppia
     Ci sono poi tempi di crisi, sia per gravi circostanze esterne, sia per problemi interni. Allora subentra ostilità, sospetto, diffidenza. Uno dei due coniugi diventa infedele, sleale, perfido e fedifrago (ossia rompe la fede comune). Qui di seguito voglio evidenziare soltanto due aspetti.
     Diffidenza: In tempi duri, può succedere che un coniuge tanto delicato e sensibile cominci a guardare di mal occhio l’altro consorte che riposa sul suo seno (Dt 28,54.56).
     Perfidia: La perfidia è una «fede» (= fiducia) malata, che si perverte e che è pronta a tradire i patti. Al tempo di Malachia, i Giudei ripudiavano le mogli ebree, senza giusta causa, per sposarsi con donne pagane più giovani (Mal 2,11). Ecco il rimprovero di Dio: «L’Eterno è stato testimone fra te e la donna della tua giovinezza, verso la quale ti sei condotto perfidamente, benché ella sia la tua compagna e la donna del tuo patto» (v. 14; cfr. vv. 15s).

Lascio ai lettori di trovare altri aspetti, che minano la vita di coppia e la rendono un inferno in terra.

LO SCRITTO COMPLETO SI TROVA SUL SITO…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Diffid_coniug_GeR.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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mercoledì 10 giugno 2015

Di chi un Dio sbagliato?



DI CHI UN DIO SBAGLIATO?

1. LE TESI: Mi ha sorpreso di leggere in rete le tesi di Luca Adamo. Sono scritte in modo lapidario e senza alcuna prova scritturale. Riporto dapprima lo scritto:
            «UN DIO SBAGLIATO: Se pensi che Dio non voglia oggi guarirti, se pensi che Gesù abbia voluto tenere l’apostolo Paolo malato, se pensi che Dio non ti voglia [far] prosperare e benedire, e se pensi che Egli mandi su di te le prove e le tentazioni (o anche che le permetta), allora voglio dirti una cosa molto semplice: tu non stai credendo semplicemente in cose sbagliate, ma stai credendo addirittura in un DIO sbagliato. Cioè, se queste sono le cose che credi, allora il tuo Dio non è il Dio dei vangeli, né quello che Gesù ci ha presentato. È qualcos’altro...» {Pastore Luca Adamo; 29-05-2015}




2. OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Come si vede, varie asserzioni, non provate con la Scrittura, vengono semplicemente messe una dopo l’altra, come le perle di una collana in un filo ipotetico: «Se pensi che Dio non...». Poi si giunge a una conclusione inappellabile, come il lucchetto che chiude la catena: «tu non stai credendo semplicemente in cose sbagliate, ma stai credendo addirittura in un DIO sbagliato». Egli non sarebbe il Dio della Bibbia, ma tutt’altro. Questo modo di ragionare si chiama «falso sillogismo». E Luca Adamo non fa nulla per dimostrare le sue tesi con la Bibbia alla mano. Questo è tipico dei guru, che non devono dimostrare i loro apriorismi.
     Qui di seguito non risponderò a tutto ciò, che ha affermato Luca Adamo, ma solo ad alcuni punti, anche perché ho ampiamente trattato altrove tale materia.
     Il Signore ha guarito l’apostolo Paolo, quand’era malato?: Sebbene Paolo avesse pregato il Signore insistentemente e almeno tre volte di essere liberato dalla «scheggia nella carne», Egli gli rispose: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza» (2 Cor 12,7ss). Paolo non continuò a pregare per la sua guarigione, ma cominciò a gloriarsi delle sue debolezze, affinché la potenza di Cristo riposasse su di lui.

     Il Signore guariva tutti al tempo di Paolo?: [...] Paolo consigliò a Timoteo, suo compagno d’armi, che per la sua infermità era costretto a bere solo acqua: «Prendi un poco di vino a motivo del tuo stomaco e delle tue frequenti infermità» (1 Tm 5,23). Aveva Paolo poca fede? Credeva semplicemente in cose sbagliate?
     L’apostolo gli scrisse anche riguardo ad altri suoi collaboratori: «Trofimo l’ho lasciato infermo a Mileto» (2 Tm 4,20). Non poteva fare una riunione di preghiera e guarirlo? [...]

     Al tempo di Paolo tutti i credenti prosperavano?: [...] A quel tempo ci fu una grande carestia in Medio Oriente e i credenti della Giudea erano in grande sofferenza (At 11,28). Avevano essi poca fede? Oppure tali santi vivevano nel peccato? [...] Paolo spiegava che «la Macedonia e l’Acaia si sono compiaciute di raccogliere una contribuzione a favore dei poveri fra i santi, che sono in Gerusalemme» (Rm 15,26). [...] Tali credenti gentili, che mostrarono così tanta generosità, non erano ricconi prosperanti, ma vivevano in «profonda povertà» (2 Cor 8,2). [...]

     Dio permette prove e tentazioni sui credenti o, addirittura, le manda?: Gesù fu provato dal diavolo. Gesù insegnò a pregare Dio, chiedendogli letteralmente: «E che tu non ci porti nella [non ci conduci dentro la] tentazione [o prova]» (Mt 6,13). [...] [Tentazione e prova secondo Matteo 6,13] Credeva Gesù semplicemente in cose sbagliate? Aveva un Dio sbagliato? [...] Dio dà ai suoi figli delle prove controllate, ma essi non sono esenti da prove, come non lo sono dalla sua disciplina (Eb 12,5-11).

3. ASPETTI CONCLUSIVI: [...] Dopo tale trattazione, bisogna veramente addivenire alla seguente conclusione riguardo al Dio, che si è costruito Luca Adamo: «È qualcos’altro...» rispetto a quello della sacra Scrittura. Crede Luca Adamo semplicemente in cose sbagliate? Ha Luca Adamo un Dio sbagliato? Lascio la conclusione ai lettori.

IL RESTO DELLO SCRITTO SEGUE SUL SITO
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martedì 9 giugno 2015

Donne e domande



DONNE E DOMANDE

1. ENTRIAMO IN TEMA: Chiaramente il seguente è un tema semiserio. Tuttavia, Pulcinella, scherzando, scherzando, diceva la verità. Ci sono donne, che non pongono tante domande, ma basta che di danno un’occhiata e sembra che ti abbiano fatto una radiografia, sapendo quindi già tutto di te, ancor prima che tu apra la bocca. Poi, ci sono donne, che sembrano essere una continua sega per i nervi di un uomo. Le cosiddette «domande del giornalista» solo le loro: «Quando?». «Chi?». «Con chi?». «Dove?». «Come?». «Perché?». E così via.

2. LE DOMANDE DELLE DONNE: Fin dalla tenera età un maschio sente domande da parte del gentil sesso. È come se le donne avessero in sé integrato il «gene interrogativo», il «neurone inquisitorio» o il «chip delle domande». Dopo la mamma vengono le sorelle, le nonne, le zie; poi, arriva la fidanzata, la moglie, la suocera, le figlie... [→ sul sito]

3. DONNE CHE NON DOMANDANO PIÙ: Qui ci preme soprattutto chiederci i motivi perché una donna smette di farti domande. Sull’immagine ho suggerito alcune varianti. Eccone ancora un paio:
     ■ Lei pensa che Wikipedia abbia risposte migliori delle tue e per di più nessuno gli fa pesare che abbia delle domande.
     ■ Lei si è iscritta a un forum, dove può chiedere tutto ciò che vuole e molti sconosciuti le rispondono, senza colpevolizzarla.
     ■ Da quando sta su Whatsapp non ha più tempo per porti domande.
     ■ Dopo tutte le domande, che ha posto a te e ad altri, oramai si sente abbastanza saggia ed esperta.
     ■ Finalmente ha capito che comprendi soltanto il linguaggio dei segni e lei è troppo pigra per impararlo.
     ■ Domande? Mia moglie si è oramai piantata dinanzi alla TV e durante la pubblicità consulta il telefonino. Con l’encefalogramma piatto che si ritrova, che domande vuoi che mi ponga? A casa mia, mica le donne si parlano, si mandano messaggini!

Forse anche tu hai delle varianti, che magari riguardano la tua vita e casa tua.

LO SCRITTO COMPLETO SI TROVA SUL SITO…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://diakrisis.altervista.org/_Cult/T1-Donne_domande_GeR.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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venerdì 5 giugno 2015

Il segreto pastorale? Parliamone



IL SEGRETO PASTORALE? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Il segreto pastorale».
     Dalla mia consulenza sono passate così tante persone vicine e lontane, che nel mio archivio conservo centinaia di resoconti degli incontri avuti. Si sono accumulati nel tempo, senza che io avessi mai il tempo di studiare nuovamente tali carte, per trarne insegnamenti generali per casi simili; infatti, intanto, arrivava il prossimo «caso pastorale», che m’impegnava a nuovo. A ciò si aggiungano le centinaia di lettere, che negli anni mi sono state mandate in forma cartacea ed elettronica da credenti distanti da me, che cercavano un consiglio pastorale per la loro vita. Poi, ci sono le consulenze per telefono.
     Alle persone distanti chiedevo per prima cosa: «Perché non ti rivolgi ai conduttori della tua comunità?». A volte, si trattava di persone isolate; altre volte, agivano col consenso dei loro anziani; altre volte, ancora affermavano di rivolgersi a me per una cosa specifica, per la quale i loro conduttori avevano ammesso di non avere la competenza (p.es. occultismo); infine, c’erano coloro, che erano stati delusi dalle guide della loro chiesa, che avevano messo in pubblico ciò, che essi avevano affidato in privato. Questo brano si può applicare anche a conduttori disavveduti: «Chi va sparlando, palesa i segreti; perciò, non t’immischiare con chi apre troppo le labbra» (Pr 20,19; cfr. 11,13).
     Ho seguito alcune persone pastoralmente per settimane, altre per mesi e altre ancora per anni. Che io ricordi, non ho mai rivelato ad alcuno lo specifico «segreto pastorale» di un altro. L’unica eccezione è stata là, dove sono stato chiamato a mediare tra due partiti in lite fra loro (p.es. coniugi, credenti), ma con il consenso di chi è venuto nella consulenza e solo verso la controparte. Laddove la questione affrontata era di particolare rilevanza e interesse, ho chiesto al consultante il permesso di usare tali informazioni in modo stereotipico (senza nomi veri, luoghi e circostanze specifici), per scrivere un articolo di approfondimento, che servisse di giovamento anche ad altri credenti, che si trovavano in tali circostanze. In ogni modo, la narrazione esemplare e stereotipata di problematiche, in cui non vengono fatti nomi di persone né di luoghi, non rappresenta un tradimento di un «segreto pastorale».
     Ciò, che è rimasto dalle centinaia e centinaia di consulenze spirituali, è l’esperienza pastorale, che permette di inquadrare abbastanza in fretta i casi nuovi, che seguono certe problematiche ricorrenti; poi, ci sono le molte variabili, poiché ogni caso ha le sue novità e dinamiche proprie.

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martedì 2 giugno 2015

Il segreto pastorale



IL SEGRETO PASTORALE

1. LE QUESTIONI: Ci sono alcuni, che non capiscono che cosa sia un «segreto pastorale» e usano tale termine tecnico a proprio arbitrio, quindi in modo inappropriato, per ogni cosa che uno dice a un altro. La cosa peggiore è quando qualcuno, che non sa di che parla, accusa un curatore d’anime di aver rivelato o tradito un «segreto pastorale»! In tal modo getta colpevoli sospetti su tale consulente, facendolo a voce, per iscritto e per via telematica. Allo stesso tempo, palesa così la sua lampante ignoranza in materia.

ATTENZIONE! Questo articolo presenta un tema delicato e ha un carattere specialistico, perciò non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver LETTO L’INTERO ARTICOLO SUL SITO (clicca sul link alla fine), ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

2. CHE COS’È UN «SEGRETO PASTORALE»: Per prima cosa è uno specifico «termine tecnico», ossia è una locuzione valida soltanto all’interno di un particolare contesto: la cura pastorale. Ogni altro uso è illecito. [...] Perciò, un «segreto pastorale» è solo ciò, che una persona custodisce di sé nel proprio animo e che dapprima non vuole svelare ad altri, per pudore, timore, riservatezza o altro. Se rivela ciò a un curatore di anime, è perché si aspetta aiuto, consiglio, soluzioni e riservatezza. [sul sito]

3. USI IMPROPRI DELLA LOCUZIONE «SEGRETO PASTORALE»
     ■ Una cosa risaputa non costituisce un segreto pastorale (p.es. un credente che beve alcool o che fuma; un uomo che si comporta con violenza in casa in certe circostanze; chi soffre periodicamente di depressioni).
     ■ Una «confidenza» non è tecnicamente un «segreto pastorale», poiché non è un segreto, che svela direttamente la persona in causa, su cui viene fatta tale confidenza. Infatti, quest’ultima può prescindere dall’ambiente pastorale, ma può rientrare nelle cose, di cui si parla in genere. Una «confidenza» diventa segreto pastorale solo, se coinvolge direttamente la persona, che la fa, per un caso specifico, in cui si chiede espressamente il riserbo. Negli altri casi, tale «confidenza» bisogna trattarla con le pinze, potendosi trattare solo di chiacchiere, di interpretazioni soggettive e arbitrarie, di voci non confermate, di mezze verità, di cose tolte fuori del contesto e presentate in modo esagerato, di cose dette con secondi fini, eccetera.
     ■ Un conduttore, un collaboratore o un credente, che mette un altro conduttore al corrente di ciò, che sta accadendo a un certo credente (p.es. grande crisi, tentativo di suicidio), non costituisce un «segreto pastorale», poiché non si tratta di un «mistero», che la parte in causa ha affidato direttamente al consulente, ma è un’informazione, che circola fra i credenti e che giunge alle orecchie dei conduttori.
     Alcuni pensano che, tale conduttore non dovrebbe intervenire, se non quando la persona, che si trova nel problema, richieda espressamente l’intervento di tale conduttore. Evidentemente tali persone non capiscono nulla di cura pastorale, né del dovere di un conduttore quale «sorvegliante» de gregge. Quando il buon pastore si accorge, che manca una pecora, non aspetta che quest’ultima gli chieda d’intervenire, ma si mette alla sua ricerca, prima che la trovino e la sbranino i lupi famelici.

4. LIMITI DI UN «SEGRETO PASTORALE» [sul sito]

L’ARTICOLO COMPLETO SI TROVA SUL SITO
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