martedì 21 febbraio 2017

Vernice fresca sulla vecchia ruggine



VERNICE FRESCA SULLA VECCHIA RUGGINE

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1.  ESSERE E APPARIRE: Il comune aveva incaricato un operaio di ridipingere l’inferriata di un parco, che il tempo e le intemperie avevano danneggiato, portando alla luce la ruggine. L’uomo pigro e menefreghista, sapendo che nessuno lo controllava, se la prese comoda; invece di scartavetrare il metallo e di metterci sopra l’antiruggine, per poi passare a riverniciarlo ad arte, ci stese sopra semplicemente un paio di mani di vernice. Egli pensava: «Tanto, chi vuoi che se ne accorga!». Sopra c’era la bella copia, ma sotto il problema restava.
     Similmente alcuni agiscono con la propria vita! L’importante è ciò, che si vede fuori. Che poi il loro cuore nasconda una latrina, non importa. Questo era proprio ciò, che facevano i religiosi al tempo di Gesù. Cristo li chiamò ipocriti e ciechi, poiché con la loro rituale religiosità di facciata facevano come coloro, che pulivano l’esterno del bicchiere e del piatto, mentre all’interno continuano a essere sozzi o, come disse Gesù, sono pieni di rapina e d’intemperanza (Matteo 23,25). Gesù propose loro una pulizia radicale dall’interno verso l’esterno (v. 26).
     Gesù aumentò la sua enfasi illustrativa, dicendo, senza mezzi termini, a tali religiosi tradizionalisti, formalisti e ipocriti che assomigliavano a sepolcri imbiancati, che alla vista appaiono belli, mentre in realtà sono pieni d’ossa di morti e d’ogni impurità (v. 27). Gesù concluse così tale illustrazione: «Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità» (v. 28).
     In pratica, in giro ci sono molte persone corrose dentro dalla ruggine, ma che fuori appaiono ben verniciate di cristianesimo apparente. Si accontentano che gli altri abbiano una buona reputazione di loro; l’importante è che non si sappia che la ruggine li stia consumando dentro, che la latrina del loro cuore si allarga sempre di più. E poi, semmai succederà qualcosa di tragico, gli altri diranno: «Era una persona così brava e rispettosa! Non avremmo mai immaginato...».
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2.  PER L’APPROFONDIMENTO BIBLICO: [→ Sul sito]
3.  PUNTI DA PONDERARE: [→ Sul sito]
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SUL SITO SEGUONO L’INTERO SCRITTO, GLI EVENTUALI CONTRIBUTI DEI LETTORI E LE MIE OSSERVAZIONI
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lunedì 13 febbraio 2017

Verbi ebraici e proiezioni ideologiche



VERBI EBRAICI E PROIEZIONI IDEOLOGICHE
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1.  LE QUESTIONI: Sere fa, mi telefonò un mio vecchio conoscente avventista, con cui ho avuto contatti telefonici nel passato e che non sentivo da anni. Egli mi espose i suoi ultimi studi, fatti negli USA, riguardo all’ebraico. Mi assicurò che aveva studiato con una delle massime studiose di lingue del mondo. Poi, passò a screditare le traduzioni correnti in italiano e ad accreditare la sua del NT. Mi disse di aver tradotto in italiano questo brano così: «L’Eterno ha detto al mio Signore: “Siedi alla mia destra...”» (Mt 22,44; At 2,34). Gli feci presente che il greco ha qui due volte Kýrios (eĩpen ho Kýrios tõ Kyríō mū) e che correttamente bisogna tradurre due volte con «Signore»! E aggiunsi che qui l’autore citava letteralmente la Settanta (la traduzione greca dell’AT; cfr. Sal 110,1). Non l’avessi mai detto! Si mise a disprezzare tale traduzione, fatta dai Giudei nel 3° sec. a.C., tacciandoli di platonismo, epicureismo e di quant’altro in quel covo di serpi di Alessandria d’Egitto!
     Come esempio mi citò Genesi 1,1: «Nel principio Dio creò i cieli e la terra». Mi disse che sarebbe uno scandalo che il traduttore dissennato, a suo dire seguace di Platone, avesse reso il verbo bārā’, che secondo lui significa «creare dal nulla», con epoíēsen «fece, produsse»! Gli risposi all’incirca così: Premesso che io avrei usato il verbo greco ktízō «creare», come puoi esprimerti così verso un Giudeo del 3° sec. a.C., che aveva come madrelingua l’ebraico e il greco e, quindi, possedeva una sensibilità linguistica maggiore della nostra? Non dovresti essere più umile?
     Gli feci presente che il verbo bārā’ non significa «creare dal nulla», ma semplicemente «creare» e che attribuire a tale verbo il significato «creare dal nulla» sia soltanto ideologia basata sul consenso. Effettivamente bārā’ significa «creare» ed è semplicemente un sinonimo del verbo ebraico śāh «fare, esercitare, praticare, produrre, ecc.», come vari brani mostrano. Ci fu una reazione quasi isterica da parte del mio interlocutore, che aggiunse: «Allora non ci siamo. Siamo completamente in disaccordo, eccetera». Per lui era evidente la mia associazione a Platone e ad altri filosofi greci. Poco mancò che mi trattasse come un apostata. Gli dissi che su tali cose bisogna essere cauti e calmi, e che un onesto confronto e un’onesta ricerca può mostrare la realtà delle cose. Continuò a vantare la sua insegnante di lingue antiche e i suoi strumenti di traduzione. Oramai, era difficile ragionare pacatamente con lui. Allora gli chiesi: «Scusa, vuoi ricordarmi perché mi hai telefonato?». Mi rispose che stava per stampare la sua versione del NT e che cercava persone che lo prenotassero sicuramente. Gli dissi che io consulto regolarmente i testi originali. Gli augurai che la sua traduzione possa servire alla gloria di Dio, arricchendo il panorama insieme alle altre esistenti. Così mi congedai da lui.
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2.  ALCUNI APPROFONDIMENTI: Ho detto sopra che il verbo ebraico bārā’ significa «creare, ecc.» e non «creare dal nulla» e che è semplicemente un sinonimo del verbo ebraico śāh «fare, ecc.». Verifichiamo tale asserzione.

     ■ È scritto letteralmente che «Dio cessò tutta l’opera, che aveva creata, facendola» (Gn 2,3). Quindi, Dio creò, facendo; i due termini sono semplicemente sinonimi.

     ■ È scritto: «Queste sono le discendenze dei cieli e della terra, quando furono creati, nel giorno che l’Eterno Dio fece la terra e i cieli» (Gn 2,4). I due termini si corrispondono.

            ■ È scritto: «Dio creò l’uomo... li creò maschio e femmina» (Gn 1,27; così in Gn 5,1s). Si noti che già il procedimento con Adamo fu «manuale» e non partendo dal nulla (Gn 2,7), e che la donna fu tratta dall’uomo, quindi da ciò, che già esisteva (Gn 2,21s; bānāh «costruì, fece, formò»). [→ Continua sul sito]
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3.  EVIDENZE RISULTANTI: [→ Sul sito]
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4.  UNA DOMANDA COCENTE: Formulo da me tale domanda, anticipando chi me la farà: «Credi tu che, in origine, Dio abbia creato dal nulla?». Sì, ci credo, ma non perché tale significato si debba proiettarlo nel verbo ebraico bārā’ «creare», ma perché la Scrittura lo attesta esplicitamente. Leggiamo letteralmente: «Per fede comprendiamo che i mondi sono stati preparati mediante la parola di Dio, cosicché le cose visibili non sono sorte da cose apparenti» (Eb 11,3). Si noti che l’autore non usò qui neppure il verbo creare. Dio non trasse le cose visibili da altre cose già evidenti, perché già esistenti.
     Questo pare essere l’unico brano esplicito. Infatti, difficilmente qualcuno troverà, nella Bibbia, l’espressione «creare (fare, trarre) dal nulla», visto che la locuzione «dal nulla (niente)» nella Scrittura non ricorre mai. Tuttavia, per la nostra fede tale brano basta. Dio è l’unico che «chiama il non-esistente, come se fosse» (Rm 4,17; cfr. 1 Cor 1,28).
     Perciò guardiamoci dal distorcere addirittura il significato di verbi e termini, per amore di ideologia. Solo la verità ci rende liberi; e per addivenire a essa, bisogna studiare la Scrittura senza tare ideologiche e senza paraocchi.
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5.  ALTRI ASPETTI DEL NT: [→ Sul sito]
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L’ARTICOLO COMPLETO SI TROVA SUL SITO
     [→ CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Verbi_ebraici_Ori.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
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ATTENZIONE! Questo articolo presenta un tema delicato e ha un carattere specialistico, perciò non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver LETTO L’INTERO ARTICOLO SUL SITO (clicca sul link alla fine), ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

martedì 7 febbraio 2017

Perché Signore accade questo proprio a me?

PERCHÉ SIGNORE ACCADE QUESTO PROPRIO A ME?
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1.  L’ESPERIENZA DELLA FUCINA: Il ferro si lamentava di essere estratto dalla montagna, che i suoi cristalli mischiato con la terra e calcare venissero distrutti nel calore del forno, di essere mischiato col carbone, di essere battuto. E ripetutamente fu riscaldato nella fucina, mischiato con la polvere di carbone, battuto, schiacciato in una lastra stretta e lunga. Poi, la barra di ferro fu limata e passata alla mola, fino a diventare bianca e pulita. Alla fine, rovente come il fuoco, avvenne lo shock nell’acqua fredda. Fu ancora lavorata con la mola, fino a che tale spada poté tagliare un foglio di carta. Ottenne un manico, riccamente decorato. Fu riccamente cesellata di fini motivi. Come un bene preziosissimo di puro acciaio, duro come la pietra e molto flessibile, fu custodito in un fodero prezioso. Il maestro aveva il privilegio di provarla, e con un colpo sicuro provò la spada contro ogni tipo d’oggetto: nulla poté starle a fronte e nulla poté incrinare il suo taglio.
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2.  LE PROVE DEL CREDENTE: Anche noi ci lamentiamo spesso delle prove, che Dio ci sta dando. Pensiamo che siano troppo pesanti o che non ce le meritiamo per nulla. Crediamo che ci stiamo perdendo in qualità e quantità e che non sopravvivremo alla prova. Talvolta pensiamo addirittura che Dio non ci ami veramente e che ci sta trattando ingiustamente, visto quello che subiamo e soffriamo. Il Signore ha di mira il risultato, l’opera d’arte finale, di renderci duri e flessibili come l’acciaio, per poter affrontare tutte le sfide future, che verranno.
     Ora, noi vediamo l’oggi e volentieri ci accontenteremmo del risultato raggiunto. Tuttavia, Dio ha in mente di renderci qualcosa di impareggiabile, proprio un’opera d’arte.
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