sabato 14 marzo 2009

Atei, fede operante o religione di regole 15-03-09

ATEI, FEDE OPERANTE O RELIGIONE DI REGOLE


Un lettore, prendendo posizione rispetto al tema di discussione «Ateobus? Parliamone», mi ha scritto, fra alto, quanto segue: Premesso che sono d’accordo con molto di quanto discusso, e in particolare che non è una iniziativa felice, che rappresenta un altro dogma (quello dell’ateismo), che la dicitura in inglese era assai meno aggressiva e che comunque la seconda parte del messaggio (enjoy your life) era positiva, mentre la versione italiana assomiglia più a uno slogan politico. [...] Il punto è che per coloro che sono disponibili ad ascoltare la Parola di Dio, le modifiche che quest’ascolto suggerisce - inizia - attua nella propria vita, sono percepite come positive come verso una vita più piena, senza paure senza fobie, senza limitazioni (scegliere un regalo invece d’un altro non è una limitazione ma una libera scelta). L’aspetto che invece viene portato più a conoscenza della religione, è solo l’applicazione della regola. Sembra quasi che per un cristiano in ogni situazione di «vita vissuta» sia possibile trovare una regola, un comandamento. La vita diviene allora una accettazione di limitazioni, l’applicazione di successive regole di comportamento. Ecco che si discute se in quel tal caso un cristiano è meglio che si comporti così o cosà, e una volta stabilito che «cosà» è meglio, «cosà» diviene una regola. Il problema è che questo comportamento viene applicato anche ad aspetti che dovrebbero riguardare solo il nostro intimo. Per esempio: «Ama il prossimo tuo come te stesso» diviene una regola, ma l’amore che ne consegue, è fittizio, è un amore preteso. Preteso nel senso che non è amore nel senso pieno (accettazione incondizionata dell’altro) ma un suo surrogato che ha uno scopo, quello di fare di me uno che «ama il prossimo», uno che rispetta la regola, uno che andrà in paradiso.

Ecco allora che per aiutare gli altri, non offriamo spontaneamente e senza sforzo il nostro possibile aiuto, non offriamo la nostra amicizia. Sopratutto offriamo il nostro consiglio: la nostra regola di comportamento. E molto spesso quell’offerta diventa un tentativo di convincimento, di costrizione. Ecco che gli altri (gli atei per esempio) possono avvertire, percepire questa falsità, e reagiscono, perché avvertono che la loro libertà è minacciata (forse a ragione). Se venisse veramente offerta loro vicinanza e disponibilità non credo che percepirebbero una minaccia alla loro libertà. [...] [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Atei_fede_regole_Avv.htm] Dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


Inoltre, ecco gli ultimi articoli già messi in rete:

L’ateo e l’evangelico: prove di dialogo: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Ateo_evangelico_dialogo_OiG.htm

■ Regno di Dio, lievito e fede: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Regno_lievito_fede_Esc.htm

■ Dalle visioni all'ubbidienza alla Bibbia: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Visioni_ubbidienza_BB_Car.htm

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