martedì 12 luglio 2016

Figli e generazioni nel libro di Giobbe



FIGLI E GENERAZIONI NEL LIBRO DI GIOBBE
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Perché l’autore del libro di Giobbe ricordò solo i particolari nomi delle sue tre figlie di secondo parto e non i nomi dei figli maschi e di tutti i figli di primo parto? Che cosa significano veramente tali nomi? Come ha fatto Giobbe a vedere i suoi discendenti fino alla quarta generazione? Queste sono alcune domande che scaturiscono confrontando Giobbe 1 col capitolo 42.
     Il seguente non è uno studio facile per tutti i lettori, trattando di ebraico e greco. Tuttavia, può essere un arricchimento per chi arriverà fino alla fine, traendovi ammaestramento. [→ Lettera del lettore sul sito]
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1.  FIGLI E FIGLIE
     Due differenti generazioni: Effettivamente l’autore parlò relativamente a Giobbe e alla sua prima moglie di «sette figli e tre figlie» (Gb 1,2) e affermò che essi erano poi tutti morti a causa di una tromba d’aria (vv. 18s). E Giobbe stesso parlò con nostalgia di loro: «Oh, fossi com’ero ai giorni della mia maturità... quando l’Onnipotente stava ancora con me e avevo i miei figli intorno a me» (29,5).
     Alla fine del libro, dopo che Dio aveva ristabilito Giobbe, egli si prese probabilmente una seconda moglie ed ebbe da lei nuovamente «sette figli e tre figlie» (42,13); infatti, si parla di fratelli, delle sorelle e delle sue conoscenze di prima di Giobbe (v. 11), ma non della prima moglie, che era alquanto empia e che lo fece tanto penare (Gb 2,8s). È scritto: «Ed ebbe quattordicimila pecore, mille paia di buoi e mille asine. Ed ebbe pure sette figli e tre figlie» (Gb 42,12s). Come gli animali non erano gli stessi di prima (i primi erano stati rubati), così vale per i figli (i primi erano morti).
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     Il nome delle figlie: L’autore riportò i nomi delle figlie, che in italiano sono stati tradotti così: Colomba, Cassia e Cornustibia (o Fiala di stibio; v. 14). Oltre a evidenziare la bellezza, l’autore affermò come cosa fuori del comune allora (solo i maschi ereditavano), che esse furono nominate coeredi con i loro fratelli (v. 15). Perché l’autore riportò il nome delle tre figlie (ebr. Jemîmāh, Qeîāh e Kërën-Happûk), derivate dal probabile secondo matrimonio, e non quello dei maschi e neppure quello dei figli oramai morti? Non lo sappiamo con certezza. Forse solo perché i nomi di queste tre figlie erano reputati allora così particolari, erano generalmente conosciuti nelle narrazioni e furono tramandati nel tempo (la storia del tramandamento è alquanto bizzarra!). [→ Vero significato dei nomi sul sito]
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     Ricordati per qualcosa: I nomi di queste tre figlie di Giobbe furono ricordati dall’autore per la loro rara bellezza (Gb 42,15). La singolarità dei nomi, scaturita dalla fantasia dei genitori (v. 14), ha certamente contribuito nel ricordarle. E allora perché i figli maschi no? È difficile che i maschi vengano ricordati per la bellezza... [...]
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2.  GENERAZIONI: Per la scienza e nella Bibbia una generazione è di circa 25 anni, ed essa va dalla nascita di un individuo a quando egli probabilmente procreerà la prossima generazione. Per questo è plausibile che Giobbe, essendo vissuto altri 140 anni dopo il ristabilimento (Gb 42,16), possa aver visto i suoi discendenti fino alla quarta generazione. [...]
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L’ARTICOLO COMPLETO SI TROVA SUL SITO
     [→ CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Figli_Gb_R12.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
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