lunedì 21 novembre 2016

Bisogna essere sempre in due nel servizio per il Signore?



BISOGNA ESSERE SEMPRE IN DUE NEL SERVIZIO PER IL SIGNORE?
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1.  LE QUESTIONI: Un lettore mi ha posto le seguenti questioni. Ciao, fratello Nicola, pace. Nell’Evangelo di Matteo il mandato, dato agli apostoli, è di andare due a due per il mondo a evangelizzare. Oggi questo mandato lo dovremo attuare anche noi e, se è sì, perché non tutti lo fanno? Grazie.
            Qualcuno dice che Filippo è andato da solo, mandato da Dio a parlare della Parola all’Etiope. Ma in un altro versetto viene evidenziato che andare a due a due serve anche per il fatto che chi inciampa, viene sorretto e aiutato dall’altro fratello. {Giancarlo Picchio; 11-11-2016}
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2.  IL VANTAGGIO DI ESSERE IN DUE: Nella Scrittura viene evidenziato il vantaggio di essere almeno in due nella vita, nelle imprese umane e nell’opera del Signore. Salomone elenca alcuni di tali vantaggi [...] (Ec 4,9-12). Partendo da questo brano bisognerebbe rispondere di sì alla domanda iniziale.
     Ora, però, questo quadro positivo dell’umano consorzio va bene là, dove ci siano le seguenti premesse fra due persone: accordo, rispetto e lealtà. Perciò, quello presentato da Salomone è un buon ideale, specialmente in situazioni negative della vita o per ottenere maggiori risultati. È fuor di dubbio che due persone insieme producano in simbiosi più di quanto avrebbero mai prodotto separatamente. D’altra parte, una persona competente e dinamica si sente sempre limitata da chi è incompetente, ozioso o petulante, con cui ha fatto società. In certi casi, si ritiene sia meglio separarsi che stare (sempre) a litigare o a questionare (cfr. Gn 13,7ss.11 Abramo e Lot; At 15,39 Paolo e Barnaba). In ogni modo, la domanda è questa: «Due camminano forse insieme, se prima non si sono messi d’accordo?» (Am 3,3). Interessi contrastanti possono mettere fine non solo a imprese comuni, ma anche alle amicizie e ai rapporti umani. [...]
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3.  APPRENDISTATO E GRANDE MANDATO: Ora, bisogna osservare che andare a due a due non esiste come norma nel grande mandato missionario del Messia, dove Egli dice letteralmente solo: «Andando, fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,18ss). Perché non impose una norma numerica qui? Perché le situazioni missionarie sono variegate in tanti sensi; e anche perché non sempre si trova qualcuno disposto ad andare verso la stessa direzione e destinazione.
     È vero che durante l’apprendistato dei Dodici e dei Settanta, Gesù li mandò a due a due (Mc 6,7; Lc 10,1). Qui, però, si trattava di andare solo nella loro patria e fra i loro connazionali. E le premesse e le norme d’ingaggio erano differenti. Infatti, qui tra i loro connazionali potevano sperare nell’ospitalità; per questo il Messia comandò loro di non portarsi nulla per il viaggio, ma di godere l’ospitalità, che avrebbero incontrato (Mc 6,8ss; Lc 10,3.7s). Inoltre tali discepoli, mandati a due a due, dovevano preparare l’arrivo del loro Maestro, che stava per arrivare in tale luogo (Lc 10,1). Andando a eseguire tale incombenza del Messia, non dovevano salutare alcuno per via! (v. 4); questo è impensabile per un missionario oggigiorno. [...]
     Tutto ciò mostra che dobbiamo distinguere fra il tempo, in cui Gesù era tra i suoi discepoli, e l’era della missione cristiana.
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4.  USI VARIEGATI NELLA MISSIONE: [→ Sul sito]
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5.  ASPETTI CONCLUSIVI: Da quanto detto sopra, risulta che non era inusuale che Filippo fosse arrivato da solo presso i Samaritani (At 8,5) e che poi fosse stato usato dal Signore per evangelizzare l’Etiope, che proveniva da Gerusalemme (vv. 26ss). Filippo, comunque, era un evangelista della chiesa di Gerusalemme; ciò significa che non si spostava troppo dalla sua base, ma andava e veniva continuamente da Gerusalemme.
     I missionari, invece, andavano via dalla loro assemblea locale per lunghi periodi, alfine di fondare altrove delle nuove comunità; qui avere un gruppo missionario o almeno un altro collega (cfr. Paolo e Barnaba) era più importante. Ora, sebbene sia auspicabile avere degli altri colleghi nella stessa squadra, nella realtà non è sempre così: ● 1. Non ci sono abbastanza operai nella messe; ● 2. Non sempre si hanno obiettivi coincidenti (zone, strategia, ecc.); ● 3. Non tutti coloro, che vengono mandati in missione, sono adatti per tale compito; ● 4. Non tutti sono capaci di collaborare in un team. [...]
     Se c’è accordo, rispetto e lealtà, ognuno può essere di motivazione e sprono per l’altro; allora quest’ultimo, sebbene non abbia intenzione e voglia di fare qualcosa di particolare al momento, lo fa insieme a lui per amore dell’altro, per solidarietà, per non deluderlo o per non lasciarlo solo. Quando c’è sinergia e lealtà ci si integra e si produce di più che due in posti differenti da soli. Così è anche nel matrimonio.
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] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
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