martedì 17 settembre 2013

Regole morali nelle religioni e nel cristianesimo biblico



REGOLE MORALI NELLE RELIGIONI E NEL CRISTIANESIMO BIBLICO

Un lettore mi ha scritto: Sento dire spesso ed è facile constatare che in ogni religione c’è un fondo di «verità» ovvero delle giuste regole morali. Credo sia scontato dire che anche un ateo possa comportarsi bene, ma anche un musulmano o un buddista. Ognuno sostiene dell’altro che solo la propria religione è portatrice d’una verità assoluta. La mia domanda è questa: in cosa il cristiano di potrebbe dire che si differenzia dagli altri?
     Faccio un esempio prendendo una situazione stereotipata. Si dice che una donna non credente possa tradire con maggiore facilità il proprio partner, mentre una donna timorata di Dio avrebbe più remore nel farlo.
     Anche se tale situazione non è sempre regola, si potrebbe ampliare tale discorso soffermandoci sul fatto che sul comportamento d’una persona incide quanto segue: l’educazione, l’ambiente e l’indole. Quindi ritornando alla questione principale: quale è il tratto distintivo d’un credente o meglio d’un rigenerato? {V. R.}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue: Nella maggior parte delle religioni le regole morali e l’ubbidienza a esse sono la via per ascendere a livelli più alti della consapevolezza (di sé, del divino), della devozione, per auto-innalzarsi, per ricevere una illuminazione mistica, per ascendere al divino (o per scoprirlo in sé, come nelle religioni dell’Estremo Oriente o nella spiritualità mistica e gnostica dell’Occidente) e unirsi a Lui o a Esso (secondo la diversa concezione). In pratica l’ubbidienza alle regole morali esprime nella maggior parte delle religioni un eroismo antropologico, che rende parimenti eroi religiosi venerabili (guru, maestri, yogi, unti, santoni, ecc.), distinti dalla massa. Idee del genere sono state importate anche nella religione popolare dell’Occidente, dove hanno sperimentato una cristianizzazione.
     Nel cristianesimo biblico le regole morali non sono un obiettivo in sé, ma una conseguenza logica di una trasformazione mediante lo Spirito di Dio, chiamata «nascita dall’alto» o «nuova nascita», «rigenerazione», eccetera. L’uomo non può arrivare a Dio né piacergli seguendo regole morali, né esse permettono di per sé di raggiungere un livello di eroismo religioso. Come il nuovo innesto in un albero selvatico permette la produzione di buoni frutti, così è con l’uomo: quando una persona diventa credente, accettando Gesù quale personale Salvatore e Signore, Cristo lo trasforma mediante lo Spirito Santo e produce in lui frutti positivi (buone opere, ubbidienza a Dio) in corrispondenza della nuova vita e della vocazione divina.
     L’anti-eroismo, mostrato dalla morale biblica, è dato dal fatto che la Scrittura afferma che, oltre alla presenza della nuova natura (uomo nuovo) nel credente, in lui resta sempre la vecchia natura (vecchio uomo), che può prendere il sopravvento e produrre le «opere della carne». […]

Il resto dello scritto segue sul sito
            [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Rel/A1-Regole-religioni_cristian_EnB.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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