giovedì 23 giugno 2016

Il marito è incentivo o avvilimento nel servizio della moglie? Parliamone



IL MARITO È INCENTIVO O AVVILIMENTO NEL SERVIZIO DELLA MOGLIE? PARLIAMONE
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Qui di seguito discutiamo l’articolo «Il marito è incentivo o avvilimento nel servizio della moglie».

1. MA ANCHE CERTE MOGLI... [→ Sul sito]
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2. PROBLEMA SPESSO CULTURALE E CARATTERIALE
     Ci sono casi, in cui una moglie è di freno al ministero del marito, e anche casi contrari. Laddove è il marito la causa dell’infelicità personale e ministeriale della moglie, non sempre c’è in lui malanimo, ma c’è spesso un pessimo carattere (irascibilità, arroganza, ecc.) oppure del maschilismo culturale latente (magari ereditato dalla famiglia d’origine o presente nell’ambiente), secondo cui l’uomo è un pascià o un padre-padrone, e le donne bisogna trattarle proprio così, se si vuole essere rispettati dagli altri. Inoltre, non esistono solo «uomini spirituali» nelle famiglie credenti, ma anche «uomini carnali». Se in Efesini 5 Paolo parlò dell’amore e dei doveri dell’uomo verso la propria moglie fino al sacrificio, ciò significa che il problema c’era. La realtà mostra che o ci sono uomini latitanti, che non si prendono le loro responsabilità di «capo», o uomini che fanno il bello e il cattivo tempo in famiglia come piccoli dittatori viscerali. Ci sono uomini, che in famiglia sono stitici di parole e di sentimenti e, quando aprono la bocca, è solo per sbraitare.
     Non so quanta esperienza abbia tale lettore sul campo. Nella mia esperienza personale nella visita di chiese e famiglie, da nord a sud dell’Italia, e nella cura pastorale di tante persone, posso assicurargli che di «padrini», piccoli pascià, padri-padroni e dittatori ne ho incontrati parecchi. L’idea che avevano del ruolo dell’uomo e della donna, l’avventurosa interpretazione che facevano dei vari brani biblici, la cultura ecclesiale risultante che tali uomini creavano, il senso dell’«onore» che si erano costruiti, il loro ruolo nelle comunità dove propagavano tali idee, eccetera, creavano un consenso tale, che legittimava (ai loro occhi) il comportamento maschilista, autoritario e arrogante in famiglia, specialmente verso le loro consorti. Il risultato era costituito da belle preghiere e belle meditazioni pubbliche, per poi trattare subito dopo le loro mogli con durezza e amarezza, non di rado pronunciando cattive parole verso di loro. Ho conosciuto uomini, che avevano appena fatto al loro meditazione personale, e subito dopo si sono rivolti alla loro moglie con male parole e minacce. Magari, subito dopo, parlavano con te della loro fede, della «sana dottrina» e che cosa bisognasse fare per propagare l’Evangelo.
     Come è possibile tutto questo? È possibile. Io l’ho vissuto e sono rimasto in grande imbarazzo. Alcuni hanno l’abilità di far fuoriuscire dalla stessa fonte ora parole dolci, ora parole amare (Gcm 3,9-12). Basandosi sul consenso culturale e sul loro presunto ruolo, si credono legittimati a fare così e, perciò, non sentono neppure sensi di colpa.
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3. ASPETTI CONCLUSIVI [→ Sul sito]
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[CONTINUA LA LETTURA: http://diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Marit_minis_mogl_S&A.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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