martedì 23 febbraio 2016

Un nuovo patto stipulato nell’AT? 4: Il contesto del nuovo patto in Geremia



UN NUOVO PATTO STIPULATO NELL’AT? 4: IL CONTESTO DEL NUOVO PATTO IN GEREMIA
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Questo confronto con Fernando De Angelis si estende per sei parti. Qui di seguito riportiamo la quarta parte.
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1.  LE TESI (Fernando De Angelis): Quando si cita il nuovo patto di Geremia si va al capitolo 31, che però è parte della sezione comprendente i capp. 30-33, i quali si collegano strettamente al cap. 29, dove Geremia rassicura gli esuli a Babilonia che, dopo settant’anni, Dio li avrebbe fatti tornare. I capitoli 30-33, perciò, sono rivolti a quegli stessi esuli, con i quali nel futuro Dio non vuole soltanto ripristinare i vecchi rapporti risultati inefficaci, ma intende stabilire un rapporto più profondo. Tutto ciò è ben chiaro all’inizio della sezione: «Ecco, i giorni vengono in cui io riporterò dall’esilio il mio popolo» (Gr 30,3); è evidente che in tutta la sezione i giorni futuri, ai quali ci si riferisce, sono quelli del ritorno da Babilonia (31,27.31.38; 33,14; cfr. anche 30,7s; 31,1.6.29). Qualunque sia l’applicazione, che se ne fa al NT, anche il primo riferimento di Geremia è al ritorno da Babilonia.
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2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella): [...]
     Che cosa avviene, quando le premesse a una promessa storiche di Dio non vengono onorate da parte del popolo? Allora subentra la «dinamica predizionale», altro termine tecnico da me coniato decenni or sono, per spiegare quanto segue: in tali casi, Dio adempie solo le sue promesse nel senso di una «caparra storica», in vista del pieno adempimento (normalmente escatologico), allorquando le premesse richieste saranno tutte adempiute. Si veda al riguardo in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), l’articolo: «Dinamica predizionale», p. 138.
     L’intento storico di Dio era stato questo: «Io avevo strettamente unita a me tutta la casa d’Israele e tutta la casa di Giuda, dice l’Eterno, perché fossero mio popolo, mia fama, mia lode, mia gloria; ma essi non hanno voluto dare ascolto» (Gr 13,11). Ecco l’accusa che Dio fece ai due regni: «La casa d’Israele e la casa di Giuda hanno rotto il patto, che io avevo ingiunto ai loro padri» (Gr 11,10; cfr. v. 17; 31,32).
     Quindi, dopo il ritorno dall’esilio, fu stipulato un «nuovo patto», che prevedesse anche un nuovo tipo di legislazione? La risposta è negativa. Eccone le motivazioni storiche e teologiche.
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     ■ Dio avrebbe ingiunto tale nuovo patto alla «casa d’Israele» e alla «casa di Giuda». Ciò significa che dovevano esistere due entità politiche e nazionali, ossia due regni distinti, che avessero un proprio territorio e una propria autonomia (cfr. Gr 18,6-11 «casa[to]» = nazione; per la connessione fra «casa[to]» e «regno» cfr. 2 Sm 16,3; 1 Re 12,21; Os 1,4). La «casa d’Israele», per essere tale, deve avere, oltre al territorio e all’autonomia, la sua struttura teocratica: re, capi, sacerdoti e profeti (Gr 2,26). [...]
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     ■ La realizzazione del nuovo patto presupponeva il ritorno in concerto della casa di Giuda e della casa d’Israele nel «paese delizioso», nella più «bella eredità delle nazioni», e del riconoscimento dell’Eterno come «Padre mio!» (Gr 3,18s).
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     ■ La realizzazione del nuovo patto presupponeva il ripopolamento dei territori delle due «case» con uomini e animali (Gr 31,27). Ecco le motivazioni perché ciò non si realizzò: la stragrande maggioranza degli Ebrei non tornò in patria, il regno del nord (Efraim) era occupato da popolazioni pagane, il territorio di Giuda era parte di un impero pagano; inoltre, come ci mostrano i libri di Esdra e Nehemia, gli esuli erano continuamente sotto pressione per mano delle popolazioni pagane circonvicine.
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     ■ Tale «nuovo patto» non era semplicemente un aggiornamento del patto mosaico (Gr 31,32). Quando arrivò Esdra in Giuda, egli fu così titolato: «scriba versato nella legge di Mosè data dall’Eterno, Dio d’Israele» (Esd 7,6; cfr. v. 11 nei comandamenti e nelle leggi; vv. 12.21). [...]
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     Il patto, che Dio intendeva ingiungere all’intera casa d’Israele, prevedeva questo: «Io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore» (Gr 31,33), e ciò avrebbe prodotto in tutti una conoscenza profonda del Signore e della sua volontà (v. 34). Ti tale intervento così radicale del Signore nell’interiore degli Israeliti non c’è traccia nei libri post-esilici. [...]
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     ■ L’attuazione storica di tale promesse di Dio verso la casa d’Israele e la casa di Giuda era connessa all’avvento del nuovo Davide, che germoglierà come germe di giustizia e amministrerà quest’ultima nel paese, recando così pace e sicurezza al paese (Gr 33,14-17).
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