mercoledì 30 marzo 2011

Fine vita e Testamento biologico? Parliamone


FINE VITA E TESTAMENTO BIOLOGICO? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Fine vita e testamento biologico», a cui ho cercato di dare un taglio esclusivamente scritturale.
     Siamo partiti dalla distinzione dei termini eutanasia (oggigiorno si distingue in attiva e passiva), «fine vita» e «testamento biologico». Curiosa è sempre la formazione dei termini tecnici, come ad esempio «testamento biologico». Quando ne ho parlato con mia moglie, che è tedesca, lei non capiva il senso di «testamento biologico». Glielo tradussi in tedesco, non letteralmente ma dinamicamente, con il termine tecnico tedesco «Disposizione del paziente» (Patientenverfügung), allora capì subito. Tuttavia, mi ha detto: «Non capisco che cosa abbia di “biologico” un “testamento”, tanto più che esso ha a che fare con il periodo prossimo alla morte di una persona e non col dopo». Certo siamo abituati a considerare il «testamento» una disposizione di volontà ultima, in genere riguardo a ciò, che succede del corpo e dei beni di una persona dopo la sua morte (lascito, eredità). In ogni modo per «testamento biologico» s’intende l’attestazione della propria volontà di paziente riguardo agli interventi clinici da effettuare nello stato di fine vita, nel caso si perda la potestà d’intendere e di volere.
     Preferisco perciò un altro termine tecnico molto più chiaro per tutti: «Dichiarazione anticipata di trattamento». È interessante il termine inglese «Living will» (volontà [da] vivente). Esistono anche altre designazioni come «volontà previe di trattamento», «testamento di vita» e «direttive anticipate». Qualunque sia il termine, la sostanza non cambia, intendendo «l’espressione della volontà da parte di una persona (testatore), fornita in condizioni di lucidità mentale, in merito alle terapie che intende o non intende accettare nell’eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione d’incapacità di esprimere il proprio diritto di acconsentire o non acconsentire alle cure proposte (consenso informato) per malattie o lesioni traumatiche cerebrali irreversibili o invalidanti, malattie che costringano a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione» (Wikipedia; rimando a questo articolo per i dettagli, sebbene sia troppo cattolico-centrico).
     L’esegeta, essendo minatore della sacra Scrittura, sa quando è il caso di dire: «Non lo posso sapere dal punto di vista esegetico, poiché la Scrittura non ne parla». Detto questo, per trovare una risposta compatibile con la parola di Dio, riguardo a una certa tematica in esame cercherà di tracciare un orizzonte biblico molto ampio, in cui poi porre tale questione particolare. Nel nostro caso abbiamo parlato del valore della vita e del senso della morte nell’AT e nel NT. Inoltre, si servirà dell’analogia biblica; ad esempio, poiché non si parla di dipendenza da droga nella Bibbia, attingerà per analogia dalla dipendenza da un’altra sostanza: l’alcool. Nel caso specifico abbiamo rimandato alle riflessioni e alla discussione riguardo al tema «Suicidio di un cristiano».
     Gli altri aspetti e altri punti di vista confacenti al tema saranno certamente un arricchimento. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Testamento_biologico_Esc.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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