lunedì 19 settembre 2011

A Pentecoste, gli altri Ebrei come riconobbero i Galilei?


A PENTECOSTE, GLI ALTRI EBREI COME RICONOBBERO I GALILEI?

Questo confronto è, in qualche modo, un efflusso dell’articolo «A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli». Abbiamo asserito altrove che a Pentecoste lo Spirito venne solo sui dodici apostoli, visto che vennero tutti indicati come «Galilei» (At 2,6; v. 14 Pietro e gli altri undici). Non torneremo su questo aspetto e non considereremo ciò, che vi fa riferimento.

1.  PENTECOSTE E I SOLO GALILEI

1.1.  QUESTIONE: […] La frase «tutti questi che parlano, non sono Galilei?», non è un espressione di Luca, ma riporta quello che la folla disse in quel momento e con riferimento alla maggioranza dei credenti presenti, che erano originari della Galilea. «Le frasi attribuite alla folla e riportate nei versi 7-11 sono assai evidentemente un semplice riassunto delle cose dette, raccolte per ragioni letterarie in un’unica affermazione corale; è quindi lecito supporre che solamente alcuni elementi della folla erano in grado di riconoscere nei discepoli dei galilei» [I. Howard Marshall, Atti degli Apostoli (ed. G.B.U.)]. {Antonio Capasso; 17-09-2011}

1.2.  RISPOSTA: […]

1.1.1. UN’OPINIONE NON È UNA PROVA: Quanto a ciò che afferma I. Howard Marshall, quella è la sua legittima opinione, ma non è una prova esegetica, visto che non ha fatto nulla per dimostrare la sua tesi. Una dichiarazione aprioristica, non è una prova, ma solo una convinzione personale. Egli a circa due millenni di distanza si arroga il diritto di sapere ciò, che gli Ebrei erano in grado di riconoscere dei loro propri dialetti.
     Coloro che furono investiti dallo Spirito e parlarono in lingue a Pentecoste, erano tutti «Galilei» (At 2,7); ciò escludeva che si trattasse dei «circa centoventi» credenti maschi, che non potevano essere tutti Galilei. Gli Evangeli menzionano diversi credenti maschi provenienti dalla Giudea (p.es. Giuseppe di Arimatea, Mt 27,57; Gv 19,38; i due discepoli di Emmaus, Lc 24,13; Zaccheo di Gerico, Lc 19; un simpatizzante di Gesù in Betfage, Mt 21,1) e da Gerusalemme (p.es. Nicodemo, Gv 19,39s). Senza contare le varie donne giudee o gerosolimitane (cfr. Marta e Maria, Gv 11,1.19). Inoltre, a Gerusalemme c’erano molte persone che avevano creduto in Gesù quale Messia: «Mentre egli era in Gerusalemme alla festa di Pasqua, molti credettero nel suo nome» (Gv 2,23; cfr. 7,31; 8,30; 10,42). «Molti dei Giudei, che erano venuti da Maria e avevano veduto le cose fatte da Gesù, credettero in lui» (Gv 11,45 Betania; 12,11). «Molti, anche fra i capi, credettero in lui» (Gv 12,42).
     Tutti questi non li si poteva certo chiamare «Galilei». I. Howard Marshall, essendo partito dall’assunto che si sarebbe trattato dei «quasi centoventi», è stato troppo superficiale e frettoloso nelle sue conclusioni, avendo fatto dichiarazioni, senza sostenerle con delle prove esegetiche. La sua è un’opinione non condivisibile e fuorviante.
     Altri punti dell’articolo: 1.1.2. I Galilei erano riconoscibili, 2. Segnali rivelatori dei Galilei; 3. Coloro, che ascoltarono i Galilei… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Galilei_Pentecoste_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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