venerdì 11 luglio 2014

Pregare per lo spirito di un ragazzo morto?



PREGARE PER LO SPIRITO DI UN RAGAZZO MORTO?

A Trinitapoli, il 5 luglio 2014 un ragazzo di 15 anni è stato investito da un’auto. Mauro Riontino ha scritto quanto segue in un gruppo, che gestisco e in almeno altri 16 gruppi. Lascio il suo scritto così com’era; ho soltanto aggiustato grammatica e dizione; il grassetto è redazionale. 

 
1. LE TESI (Mauro Riontino): Carissimi fratelli e sorelle, oggi vorrei fare una piccola eccezione perché ho pregato tanto per questa cosa, e lo Spirito Santo mi consiglia di condividerlo con voi. Preghiamo il Signore per lo spirito di questo ragazzo, di appena 14 anni, che non ha avuto il tempo di conoscere la verità. La sua vita si e spezzata per un auto che lo ha travolto, mentre andava con la bici al mare. Possa il Signore Gesù essere da Avvocato per questo ragazzo e vivere in eterno, glorificando il suo santo nome. Nessuna vendetta per chi lo ha ucciso involontariamente, perché non era neanche lucido, ma ubriaco Solo il Signore è Padrone assoluto di giudicare le colpe per le nostre azioni; anzi, preghiamo anche per quell’uomo, affinché si ravveda e chieda perdono a Dio per i suoi peccati. A Lui sia la lode in eterno, amen. {07-07-2014}

2. OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella): Leggo esterrefatto: «Preghiamo il Signore per lo spirito di questo ragazzo», che è morto; e ancora: «...possa il Signore Gesù essere da Avvocato per questo ragazzo e vivere in eterno».
     Dovremmo pregare il Signore per un morto? Ci sarebbe salvezza anche dopo la morte? Mi pare sia questa la logica, che Mauro Riontino intende qui diffondere. È chiaro che, se così fosse, si sarebbe del tutto fuori dottrina. Infatti, è scritto: «È stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio» (Eb 9,27).
     Quindi, è falso affermare che «lo Spirito Santo mi consiglia di condividerlo con voi», ossia i pensieri espressi. Lo Spirito di Dio non consiglia tali falsità tipiche del romanesimo.
     Mauro Riontino si fa qui «profeta» di falsità? Allora valga la seguente parola: «E l’Eterno mi disse: “Quei profeti profetizzano menzogne nel mio nome; io non li ho andati, non ho dato loro nessun ordine, e non ho parlato loro; le profezie che vi fanno sono visioni menzognere, divinazione, vanità, imposture del proprio cuore”» (Gr 14,14).

3. ASPETTI CONCLUSIVI (Nicola Martella): Invece di accettare la mia esortazione e mutare pensiero, Mauro Riontino è passato al contrattacco. Ha negato di aver incitato a pregare per il ragazzo morto. Ha affermato che in tutti i gruppi, gli altri gli hanno dato amorevole plauso su tale suo scritto. Poi, ha calcato il solito tasto che non bisognerebbe giudicare, citando i soliti brani (Lc 6,37.42; Gv 8,15; 1 Cor 4,5).
     Vista la sua ostinazione, gli ho risposto come segue: Sulle cose dottrinali dobbiamo giudicare e come, così fecero Gesù e gli apostoli; ti risparmio la lista dei versi. I versi, che tu hai citato, si trovano sul piano personale, non sul piano dottrinale. Quando si scrive pubblicamente, non è più un fatto privato. Alle menzogne pubbliche bisogna rispondere pubblicamente. ► Apologetica e giudizio (http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Apologetica_giudizio_UnV.htm).
     Tu hai chiesto di pregare per lo «spirito di questo ragazzo», che è morto; questa è falsa dottrina. Che cosa intendevi, se non quanto hai scritto? Spiegamelo.
     Se gli altri non se ne sono accorti o se non conoscono sufficientemente la Scrittura, non è affar mio; mostra soltanto la superficialità, con cui la gente legge i contributi e il basso livello d’istruzione biblica di chi interviene. Vedrai, se pubblico io le tue tesi e la mia risposta, come molti fratelli, più addentati nella Scrittura, non prendano posizione su quanto affermi!
     Il mio consiglio, vai a cancellare tale obbrobrio in tutti i gruppi, in cui hai postato. Così discrediti te stesso. Se non lo farai, dovrò prendere posizione pubblicamente.

Purtroppo, Mauro Riontino lungi dall’accettare il mio consiglio, ha continuato con la stessa linea di difesa e di contrattacco. L’unica cosa, che non ha fatto, è spiegare che cosa intendeva. Anzi, per lui dovrei essere io a ravvedermi e chiedere perdono a Dio. Quindi, non mi resta che rimettere il tutto all’analisi, al discernimento e al giudizio dei credenti maturi nella fede.

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