martedì 28 aprile 2015

Lo stress e i suoi rimedi 3: Vie di fuga



LO STRESS E I SUOI RIMEDI 3: VIE DI FUGA

Nel primo articolo abbiamo mostrato i problema dello stress e alcuni suoi effetti. Nel secondo articolo abbiamo trattato le cause e gli effetti dello stress. Qui di seguito mostriamo alcune vie di fuga dallo stress. Un motto che potremmo mettere all’inizio della trattazione è il seguente: «È tempo di rallentare!».

     Dio ha stabilito momenti di riposo: La chiesa (nuovo patto) non è una nazione teocratica e quindi non si può applicare a essa la legge d’Israele (antico patto).[1] Nel Decalogo, la Costituzione di Israele, fu scritto: «Ricordati del giorno della cessazione [ebr. šabbat], per tenerlo speciale [lett. santo]. Sei giorni lavora e fa’ ogni opera tua; ma il settimo giorno è cessazione [ebr. šabbat] per l’Eterno, il Dio tuo. Non fare [in esso] lavoro alcuno, tu e tuo figlio e tua figlia, il tuo servo e la tua serva e il tuo bestiame e il forestiero presso di te, che [abita] dentro alle tue porte» (Esodo 20,8ss traduzione di Nicola Martella; cfr. Levitico 23,3.32). Poi seguì la motivazione, basata sull’analogia creazionale: «Infatti in sei giorni l’Eterno fece i cieli e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, ed egli cessò nel settimo giorno; perciò l’Eterno benedì il giorno della cessazione [ebr. šabbat] e lo rese speciale [lett. santificò]» (Esodo 20,11 traduzione di Nicola Martella; ciò non si trova più nella seconda versione del Decalogo; Dt 5,15 si riallaccia alla storia e al patto). [Per l’approfondimento si veda: «Il tempo dello šabbāt?»; «Il tempo dello šabbāt? Parliamone».]
     Al tempo della chiesa del primo secolo, invece, c’erano i cristiani giudei che si attenevano al sabato, mentre i cristiani gentili non seguivano un giorno particolare: «L’uno stima un giorno più d’un altro; l’altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente» (Rm 14,5).
     Nell’istituire i «tempi di cessazione» o sabati (quindi non solo quello settimanale), Dio aveva in mente il popolo del patto, Israele, che era allo stesso tempo popolo, nazione e compagine religiosa. Così facendo, Dio intendeva regolare i rapporti all’interno alla teocrazia che l’israelita aveva con il suo prossimo, la sua famiglia, i servi, gli stranieri e addirittura il suo bestiame. Data la pesante lotta per la sopravvivenza, Dio ingiunse all’israelita un ritmo settimanale, perché si riposasse (e permettesse il riposo) da tutte le preoccupazioni quotidiane, avesse tregua (e la permettesse agli altri) e curasse altri aspetti, che la pressione lavorativa impediva di curare (famiglia, devozione, amicizie, recupero psicofisico).
     Nonostante tale differenze fra l’antico e il nuovo patto (p.es. la chiesa non è una teocrazia né una nazione), dai comandamenti di Dio, dati a Israele mediante Mosè, possiamo attingere dei principi. Fin dai tempi remoti, Dio ha tracciato per coloro, che lo temono, una linea di condotta perché godano pienamente della vita, con momenti per lavorare e momenti per riposare. Oggigiorno c’è gente, che fa turni di lavoro sempre mutevoli, altra che lavora solo di notte, altra che lavora a cottimo o a fasi stagionali e così via. L’importante è che a tempi di pressione, seguano altri di rigenerazione psicofisica. Ogni cristiano è chiamato a consacrare del tempo al Signore, non per obbligo religioso ma per devozione personale, con gioia, per adorare il suo Dio e per riposarsi alla sua presenza. È evidente che i modi e le maniere sono differenti tra persona e persona e nelle diverse culture del mondo.

     Il bene globale: Per essere felici, il bene materiale (benessere) doveva accompagnarsi per gli antichi con il bene esistenziale (il ben essere). Questo è un bene olistico, ossia globale. Giobbe faceva notare ai suoi interlocutori quanto segue: «L’uno muore in mezzo al suo benessere, quando è pienamente tranquillo e felice, ha i secchi pieni di latte, e fresco il midollo dell’ossa. L’altro muore con l’amarezza nell’anima, senza aver mai gustato il bene» (Giobbe 21,23ss). Chi ama l’anima sua (= la sua vita, se stesso), acquista senno (Proverbi 19,8), sapienza (Pr 24,14), gratitudine verso Dio (Ecclesiaste 2,24ss).
     Il contrario è l’affanno e il tormento, dovuti spesso a un rapporto falsato verso la realtà (se stessi, Dio, il mondo, i beni materiali, le persone). Non a caso lo stesso Giobbe confessò in un momento di grande prova esistenziale: «Non trovo posa, né requie, né pace, il tormento è continuo!» (Giobbe 3,26). Inoltre alcuni passano la vita a raccogliere e ad accumulare ricchezze, per lasciar poi tutto improvvisamente e magari a eredi, che non saranno neppure saggi né grati (cfr. Ec 2,19.21.26). Geremia diceva: «Chi acquista ricchezze, ma non con giustizia, è come la pernice che cova uova che non ha fatte; nel bel mezzo dei suoi giorni egli deve lasciarle, e quando arriva la sua fine, non è che uno stolto» (Ger 17,11). La sapienza d’Israele affermava: «Ciò che fa ricchi è la benedizione dell’Eterno, e il tormento che uno si dà non le aggiunge nulla» (Pr 10,22).

     Abbiamo tutti bisogno d’equilibrio: Ben scriveva Salomone: «Per tutto c’è il suo tempo, c’è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: un tempo per [questo]… e un tempo per [quello]... Ho riconosciuto che non c’è nulla di meglio per loro del rallegrarsi e del procurarsi del benessere durante la loro vita; ma che se uno mangia, beve e gode del benessere in mezzo a tutto il suo lavoro, è un dono di Dio» (Ecclesiaste 3,1s.12s). […]

IL RESTO DELLO SCRITTO SEGUE SUL SITO
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Stress_rimedi3_EnB.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.




      [1].       Per l’approfondimento cfr. in Nicola Martella, Šabbât (Punto°A°Croce, Roma 1999), gli articoli: «Il sabato nel Nuovo Testamento», pp. 36-45; «Questioni intorno al sabato ebraico», pp. 46-50; «La questione della legge», pp. 51-56; «La questione della domenica», pp. 57-69.

Nessun commento:

Posta un commento