lunedì 29 giugno 2015

Il ricco, Lazzaro e i generi letterari



IL RICCO, LAZZARO E I GENERI LETTERARI

1. ENTRIAMO IN TEMA: In questo articolo mostreremo come la falsa interpretazione di un genere letterario abbia importanti conseguenze dottrinali. A ciò si aggiunga che il falso sillogismo, accompagnato dall’uso dell’allegoria, faccia prendere fischi per fiaschi nell’escatologia personale e riguardo al cosiddetto «stato intermedio» (fase fra morte e risurrezione).
     Un lettore mi ha scritto: «Shalom, Nicola, sono di nuovo da te per sottoporti questo post, che non mi convince in qualcosa». {Adriano Carmelo Bartolomeo; 09-06-2015}
     Ho ritrovato lo scritto originale a firma di Paolo Palmieri. Sebbene le sue dottrine siano sorprendenti, mi limiterò qui soltanto a tale suo scritto. Non riporterò qui l’intero articolo, che si può leggere cliccando sul link (fintantoché resterà online), ma citerò da esso, evidenziando le tesi. La dottrina di tale autore è tipica del vetero-avventismo, da cui sono nati gli attuali avventisti e i seguaci della Torre di guardia. [Per l’approfondimento cfr. in Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), il seguente articolo: «Dall’avventismo al geovismo», pp. 108-113; cfr. anche quelli che seguono.] Oggigiorno, tali tesi sono recepite anche da personaggi, che si muovono in una zona grigia fra l’avventismo e il carismaticismo.

2. L’ANALISI DELLO SCRITTO: Si legga Luca 16,19-31 e lo scritto di Paolo Palmieri (05-06-2015). Chiaramente egli non crede a quella che chiama «immortalità dell’anima», che definisce una «dottrina pagana». Infatti, egli un distruzionista: alla morte la persona sarebbe interamente distrutta, per essere ricreata alla risurrezione.

2.1. GENERI LETTERARI: La prosa si distingue dalla poesia. Una narrazione, presa dai libri storici dell’AT (p.es. Gn; Es; 1-2 Sm; 1-2 Re; 1-2 Cr) o del NT (p.es. Mt-Gv; At), è qualcosa di diverso da un libro sapienziale (p.es. Pr; Ec), da un testo allegorico (p.es. l’allegoria di Jotham sugli alberi Gdc 9,7ss; sapienza e follia personificate Pr 9,1ss.13ss) o da una similitudine (p.es. seminatore Mt 13,4ss).

     Le tesi: Non solo Paolo Palmieri designa falsamente la narrazione del ricco e Lazzaro come «allegoria», ma parla della «parabola di Jotham (Giudici 9,8-15)», mentre proprio essa è una «allegoria». Quindi notiamo una certa confusione riguardo ai generi letterari.
     All’inizio dello scritto Paolo Palmieri parla di Luca 16,19-31 come di «allegoria»; alla fine lo caratterizza come «parabola» e «racconto allegorico con una morale». Egli ha una grande confusione riguardo ai generi letterari. Quindi, tutta l’erronea interpretazione deriva proprio dalla falsa attribuzione letteraria del testo biblico.

     Osservazioni e obiezioni: In una parabola i fatti sono reali (Lc 19,12ss investitura; Lc 5,4ss pesca miracolosa) o verosimili, perché legati alla consuetudine (Mt 13,43 rete da pesca; Mc 4,2ss seminatore; Gv 10,1ss pastore); tali fatti sono poi presi a similitudine per un discorso spirituale o morale. In una metafora i fatti non sono reali (cfr. Is 55,12 in realtà monti e colli non danno in grida di gioia né gli alberi battono le mani), ma servono per creare un’impressione mentale delle cose affermate. Nella favola allegorica di Jotham la storia inverosimile è usata per illustrare fatti reali: gli alberi sono i figli di Gedeone, a cui si chiese di diventare re; proprio il più scarso volle assurgere a re dei Sichemiti. In un’allegoria i fatti possono essere irreali o verosimili, ma sono usati direttamente come una metafora prolungata, che gli uditori subito intendono. Tale linguaggio allegorico si trova, ad esempio, nei discorsi di Gesù, che iniziano con la formula «Io sono...» (Gv 6,35.41.48ss pane; 8,12 luce [= 9,5; 12,46]; 10,7ss porta; 10,11ss pastore; 15,1ss.5 vite); qui è evidente che chi parla non può essere materialmente ciò, che afferma di essere (cfr. 1 Cor 10,4 la roccia spirituale era Cristo; Gal 4,24s Sara e Agar).
     L’episodio del ricco e Lazzaro non è una «parabola», ma una rivelazione del Signore. Infatti, mancano tutte le caratteristiche di una «similitudine» (cfr. «Il regno dei cieli è simile a...» Mt 13, 24-52; 18, 23; 20, 1; 22, 2; 25, 1). E qui sta l’ignoranza (o la malafede ideologica) di chi lo indica come parabola o allegoria morale. Nella parabola del seminatore (Mt 13,4ss) tutti gli elementi di primo piano (seminatore, seme, tipi di terreno, ecc.) non erano importanti, ma erano solo la similitudine per altro, che il Signore poi ben spiegò ai discepoli confusi: «Voi dunque ascoltate che cosa significhi la parabola del seminatore...» (Mt 13,18ss). Nell’episodio del ricco e di Lazzaro i fatti erano concreti e importanti di per sé, senza che avessero un altro significato, che il Signore dovesse poi spiegare, per renderlo accessibile. Una parabola restava un testo criptico, per chi non ne aveva l’accesso mediante un «codice segreto» (Mt 13,10ss), ossia che Gesù era il Messia promesso. Una narrazione storica immanente (p.es. vita di Gesù) o trascendente (appunto rivelazione sul ricco e Lazzaro) non necessitavano di una particolare chiave interpretativa, poiché si basava sul consenso storico, religioso, culturale e predizionale, insito già nel giudaismo.
     Per l’approfondimento si vedano i seguenti scritti:
La parabola delle zizzanie (Mt 13) {Nicola Martella} (D)
La parabola del seminatore: fonte d’interrogativi {Nicola Martella} (D) [Lc 8,4-15]

SUL SITO LEGGI ANCORA I SEGUENTI PUNTI:
2.2. LUOGHI TRASCENDENTALI
2.3. LO SPIRITO NELLA TRASCENDENZA
2.4. CORPO MATERIALE, ALDILÀ E ALDIQUÀ
2.5. LUOGHI MOMENTANEI E IL PREMIO FINALE
2.6. IL RIDUZIONISMO TOMBALE

[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Ric_Laz_Esc.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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