giovedì 14 aprile 2011

Grazia di Dio, alibi per stile di vita peccaminoso? Parliamone

GRAZIA DI DIO, ALIBI PER STILE DI VITA PECCAMINOSO? PARLIAMONE

Negli articoli «Grazia di Dio, alibi per stile di vita peccaminoso? 1: I frutti mostrano l’albero» e «Grazia di Dio, alibi per stile di vita peccaminoso? 2: Una devozione cristiana senza un’etica sessuale biblica?» abbiamo visto che l’apostolo Paolo espresse i due aspetti concomitanti della grazia efficace e della fede verace come segue: «Ma pure il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: “Il Signore conosce quelli che sono suoi”; e: “Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome del Signore”» (2 Tim 2, 19).
     Una «grazia a poco prezzo» diventa un alibi per condurre uno stile di vita peccaminoso. Certo, senza la grazia di Dio nessuno potrebbe entrare nel suo nuovo patto e, quindi, nella sua salvezza. La grazia è però costata un alto prezzo a suo Figlio Gesù Cristo. Ora, sebbene la salvezza sia per grazia mediante la fede, chi entra in essa deve sapere benissimo che essa non viene svenduta, né è a buon mercato per chi l’accetta. L’accettazione della grazia salvifica di Dio ha come beneficio la vita eterna, ma implica per il credente nientemeno che la rinuncia a se stesso e l’accettazione della croce di Cristo. «Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso e prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita a causa mia, la troverà”» (Mt 16, 24s; cfr. 10, 37ss; Lc 9, 62).
     Chi si unisce al Signore diventa una stessa cosa con Lui (Rm 6, 5; 1 Cor 6, 17), al pari di come il ferro, che viene messo nel fuoco. Tale realtà fu espressa da Paolo come segue: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale m’ha amato, e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20). Chi è stato immerso nel «corpo di Cristo» mediante lo Spirito Santo (1 Cor 12, 13), ha questa profonda identificazione, ossia «d’essere trovato in lui, avendo non una giustizia mia, derivante dalla legge, ma quella che si ha mediante la fede in Cristo; la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede; in modo che io possa conoscere lui, Cristo, e la potenza della sua risurrezione, e la comunione delle sue sofferenze, essendo reso conforme a lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti» (Fil 3, 9ss). [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Grazia_alibi_pecca_S&A.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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