mercoledì 1 ottobre 2014

Ebrei 10,25 e l’abbandono dell’assemblea



EBREI 10,25 E L’ABBANDONO DELL’ASSEMBLEA

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Ciao fratello Nicola, stavo rileggendo un tuo articolo dal titolo «Cambiare comunità», dove c’è un lungo elenco di motivi, giustificabili o meno, per i quali un credente può lasciare la comune adunanza.
     Il mio dubbio non riguarda però questa lunga lista di motivi, perché se qualcuno non dovesse trovarsi bene all’interno di una comunità, secondo il mio personalissimo parere, può cambiare testimonianza. Il problema sorge se chi va via, quando si vuole screditare il buon nome di quella testimonianza, per «uscirne pulito», ma è un altro argomento.
     Io volevo chiederti però delucidazioni sul passo di Ebrei 10,25 che sto già meditando e approfondendo e spesso viene utilizzato per impedire ai credenti di cambiare assemblea, ma da quello che ho potuto notare si rivolge a quei credenti che abbandonano la fede in Cristo, piuttosto che l’assemblea.
     Tu che ne pensi? Mi è sorto questo dubbio, dopo che ho letto una tua risposta a una sorella. Lei scriveva «Non è possibile cambiare comunità. La Bibbia dice di non abbandonare la comune adunanza! (Ebrei [10,25, N.d.R.]). Ciò può avvenire, solo se una persona ha un dono come missionario. Comunque siamo un unico Corpo in Cristo!». Tu rispondevi: «Qui discutere Ebrei 10,25 ci porterebbe troppo fuori tema. In ogni modo, esiste il caso normale e le sue eccezioni…».
     Visto che in quel contesto si andava fuori tema, perché non affrontarne un altro con al centro questo inflazionato versetto? Grazie e che Dio ti benedica. {Alessio Guida; 19-09-2014}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Qui di seguito andiamo nel dettaglio esegetico; quindi, non è uno scritto indirizzato a tutti, ma solo a coloro che hanno abbastanza discernimento, maturità e competenza specifica. Ho tratto questa esegesi da un mio commentario esegetico, non ancora pubblicato, sulla lettera agli Ebrei; adatto il testo all’esigenza del caso.
     Partiamo da una traduzione letterale di Ebrei 10,24s, poiché il v. 25 è una proposizione secondaria del v. 24: «E teniamo in considerazione gli uni gli altri per l’incitamento d’amore e di buone opere, [25] non abbandonando la propria assemblea, com’è abitudine per alcuni, ma esortando; e tanto più quanto vedete che si avvicina il giorno».
     Come si vede, Ebrei 10,25 è un inciso del verso precedente e, come tale, mostra la premessa o la circostanza per realizzare l’asserzione principale (v. 24). L’autore esortò gli altri Giudei a non trascurare il comune raduno cristiano.

2.  ANALISI TERMINOLOGICA: Qui analizziamo solo il v. 25 nei suoi termini principali. Si tenga presente che, qui di seguito, i brani senza alcun altro riferimento si riferiscono alla lettera agli Ebrei. […]

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: Continuazione del secondo punto; 3. Excursus su episynagōghé.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Ebrei10_25_UnV.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.
     ATTENZIONE! Questo articolo ha un carattere specialistico e non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver letto l’intero articolo sul sito, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!


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