domenica 20 gennaio 2013

Uomo nuovo e linguaggio vecchio?

UOMO NUOVO E LINGUAGGIO VECCHIO?

«Vedo anche fra i credenti che, quando vogliono esprimere il loro disappunto o la loro irritazione su qualcosa, cominciano a “pepare” le loro espressioni in senso urogenitale. Il cambiamento comincia con una mente rinnovata e coinvolge subito un linguaggio rinnovato. La circoncisione del cuore si palesa in quella delle labbra. In ciò alcuni hanno ancora molto da lavorare, poiché mettono il vin nuovo in otri vecchi» (Nicola Martella; fonte: Linguaggio nuovo).

1. Entriamo in tema
     Mi è saltato all’occhio (e alle orecchie) come alcuni credenti, che parlano con me o con altri oppure che scrivono in rete, quando esprimono qualcosa con molta enfasi o irritazione, condiscono le loro parole con la coprolalia (copro- dal gr. «feci»), ossia il parlare turpe, fecale, osceno e dintorni. Ciò avviene anche nella narrazione, che fanno di cose dette a terzi. Rimango sempre meravigliato di quei credenti, che portano l’Evangelo agli altri e belle meditazioni ai credenti, quando poi usano il turpiloquio e un linguaggio scurrile e sgangherato, quando essi stessi escono dai gangheri e perdono le staffe.
     Eppure la Scrittura afferma: «Nessuna cattiva parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete qualcuna buona, che edifichi secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l’ascolta» (Ef 4,29). Di Diotrefe, che aveva arroccato a sé la conduzione monocratica della chiesa locale, rifiutando di ricevere l’apostolo Giovanni e quelli con lui, fu scritto: «Se vengo, io ricorderò le opere che fa, blaterando contro di noi con cattive parole; e non contento di questo, non solo non riceve egli stesso i fratelli, ma a quelli che vorrebbero riceverli impedisce di farlo, e li caccia fuori della chiesa» (3 Gv 1,9s). Come dev’essere incattivito nel peccato un tale cuore!
     Infatti, il linguaggio palesa ciò, che c’è veramente nel cuore. Secondo Gesù, i frutti (anche delle labbra) mostrano l’albero (Mt 7,17s). È dall’abbondanza del cuore che la bocca parla (Mt 12,34). L’uomo dabbene e l’uomo malvagio sono così classificati da ciò, che tirano fuori (v. 35). Infatti, le parole sono quelle, che giustificano o condannano una persona (v. 37) dinanzi agli altri.

Sul sito seguono i seguenti punti: 2. Approfondimento; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Linguaggio_vecchio_Mt.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


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