venerdì 23 novembre 2012

Ghehazi colpito da morbo cutaneo



GHEHAZI COLPITO DA MORBO CUTANEO

Tempo fa, in un gruppo, a cui sono stato iscritto, ho trovato le seguenti e interessanti questioni sulla storia di Eliseo e Ghehazi: La storia di Eliseo è in ordine cronologico? Infatti, al servo di Eliseo è stata passata la lebbra di Naaman, ed era bianco come neve, quindi la malattia era a uno stato avanzato (2 Re 5,27). Nel frattempo ci sono stati altri eventi e 7 anni di carestia (2 Re 8). Almeno 7 anni dopo, ma saranno stati di più, troviamo Gehazi al cospetto del re a parlare delle gesta di Eliseo. Si tratta di omonimia? Perché difficilmente avrebbe potuto sopravvivere 7 anni e, comunque, non si sarebbe potuto presentare a un re in quelle condizioni. O sbaglio? {A.M.; 22-04-2011}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue: Per prima cosa bisogna osservare che non si trattata della lebbra moderna, ma di certe malattie cutanee, che attaccavano anche stoffe e pelli. Nella mia traduzione letterale del Levitico ho riprodotto il termine ebraico correttamente con «morbo». Alcune di queste malattie come la rogna e la tigna a quel tempo non erano curabili (Dt 28,27). Anche riguardo a quella che per convenzione viene tradotta come «lebbra», è scritto letteralmente: «…è tigna, è “morbo” del capo o della barba» (Lv 13,30; cfr. vv. 31-37). Ora, come viene spiegato, la tigna è solo una di tali malattie cutanee contagiose (Lv 14,54).
     Secondo la legge mosaica, quando tale morbo cutaneo copriva tutto il corpo di una persona, cosicché appariva completamente bianca, la malattia s’era cronicizzata e la persona era praticamente guarita e non più infettiva! Cito dalla mia traduzione: «E se il “morbo” erompe impetuosamente e il “morbo” copre tutta la pelle di chi ha la piaga, dal suo capo ai suoi piedi, dovunque gli occhi del sacerdote guardino, e [quando] il sacerdote [lo] esaminerà, ed ecco, il “morbo” copre tutto il corpo, dichiarerà come puro [chi ha] la piaga: essendo diventata tutta bianca, è pura» (Lv 13,12s). Non essere più contagiosi per gli altri non significava, però, per forza che l’agente patogeno fosse sparito dal corpo della persona, ma che le sue difese immunitarie lo tenevano sotto controllo (cfr. l’herpes). […]

Sul sito segue il resto dell’articolo.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Ghehazi_morbo_R34.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


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