giovedì 28 febbraio 2013

Candele, giovanili ed ermeneutica

CANDELE, GIOVANILI ED ERMENEUTICA

1. Entriamo in tema
     Sebbene alcuni termini partano dalla stessa radice e, quindi, dalla stessa idea di base, scambiare candele, candeline e candelotti può rendere un’impresa non solo inefficace e fuori luogo (mettere candele di una macchina su una torta, può essere valutato come un’offesa), ma può essere pericoloso (p.es. mettere candele di cera accese in un’automobile), se non addirittura fatale (p.es. maneggiare in modo maldestro i candelotti di dinamite). E che dire della «candelora» (festa mariana, in cui si benedicono i ceri rituali), del candelabro o candeliere, del candelaggio (misura l’intensità luminosa di una lampada in candele)? Il candelotto non è solo una candela corta e grossa, ma esiste quello di esplosivo, quello fumogeno, quello lacrimogeno e così via; poi, in alcune regioni i candelotti sono i cannelloni. Avete già sentito parlare della candelabra o candeliera? (motivo ornamentale a forma di candelabro stilizzato). Che cosa fa il candelaio? (fabbrica o vende candele; usato in gergo anche per l’omosessuale maschio!). Sapete che una «candeletta» non è semplicemente una candela piccola, ma specialmente in farmacia e chirurgia intende qualcosa di specifico? E che sarà mai una «candelizza»? (paranco utilizzato per l’imbarco e lo sbarco di oggetti molto pesanti).
     Tutto ciò mostra la complessità di una lingua viva e come da un termine di base si sviluppi un vasto spettro di significati derivati. Chi si appressa a tradurre o interpretare la Bibbia, deve tener presente che anche nei tempi biblici esistevano termini derivati da altri e che avevano, a secondo del contesto, un significato del tutto diverso dal termine di base. È, quindi, facile scambiare capre con cavoli, se non si è rigorosi e attenti; ed è facile prendere fischi per fiaschi, se non si approfondiscono abbastanza i termini nel contesto, dove ricorrono.

2. Un esempio biblico concreto
     Tradurre in 2 Timoteo 2,22 con «appetiti giovanili» dà l’idea, che si tratti soltanto di appetiti sessuali. In effetti, però, il primo termine è in greco epithymía «desiderio, brama, voglia carnale, concupiscenza, passione». Si tratta, quindi, di qualsiasi desiderio (soldi, potere, prestigio, ecc.). […]

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: Continuazione del 2° punto; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Candel_ermen_Lv.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}



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