lunedì 29 aprile 2013

Oltre i propri limiti


OLTRE I PROPRI LIMITI



«Tempo addietro pensavo che, ancor prima d’iniziare a cantare lodi a te, dovevo lamentarmi di tutta la mia miseria. Ora, ti ho contemplato, e sono del tutto trasformato, perché tu mi hai portato ben oltre i limiti di me stesso» (Matilde di Magdeburgo, 1207-1282; Fonte: «Limiti [Oltre i ~]»).



Ammetto di non avere molte simpatie per i mistici. Tuttavia, quando ho letto, tempo fa, la preghiera di questa mistica tedesca del Medioevo, ho dovuto pensare al rapporto fra uno sportivo e il suo allenatore, da cui aveva ricevuto finora istruzioni solo per telefono. Ogni volta che lui gli chiedeva come vanno gli allenamenti, era tutto un lamento sulle molteplici cose, che non andavano. Un giorno, l’istruttore venne lui stesso, gli fece vedere come bisogna fare, mostrandogli esempi concreti; ciò fu per l’allievo una vera trasformazione. L’addestratore lo fece provare, fece superare allo sportivo i limiti di se stesso, aumentò gradualmente la sua efficienza e portò l’allievo al massimo delle sue prestazioni. Tale atleta poté diventare un campione della sua categoria.



Similmente avviene nella vita di fede col nostro rapporto col Signore. Possiamo lamentarci con Lui di mille cose che non vanno nella nostra vita, negli altri, nelle circostanze, nel nostro servizio, e così via. Così creiamo una cortina fumogena, che ci impedisce di vedere, con gli occhi della fede, ciò che il Signore è e che cosa vuole da noi. Quando ci mettiamo a contemplare il Signore, mediante la meditazione della sua Parola, la lode personale e comunitaria, allora vediamo la sua grandezza e ci disponiamo a essere da Lui trasformati, allenati e portati molto di là dai nostri limiti. Allora la nostra vita di fede, le nostre giornate, il nostro servizio, i nostri rapporti con l’ambiente e con gli altri non saranno più gli stessi. Ci terremo sempre allenati, contemplando il nostro Allenatore e mettendo in pratica le sue istruzioni, e potremo essere vittoriosi




     ■ «Non sapete voi che coloro i quali corrono nello stadio, corrono bensì tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l'atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, una incorruttibile. Io quindi corro, ma non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, che talora, dopo aver predicato agli altri, io stesso non sia squalificato» (1 Corinzi 9,24-27).

     ■ «Non che io abbia già ottenuto il premio o che sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il corso, se mai io possa afferrare il premio; poiché anch'io sono stato afferrato da Cristo Gesù. Fratelli, io non reputo d'avere ancora ottenuto il premio; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno dinanzi, proseguo il corso verso la mèta, per ottenere il premio della suprema vocazione di Dio in Cristo Gesù» (Filippesi 3,12ss).



Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?



Il resto dello scritto si trova sul sito.

     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Oltre_limiti_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}



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