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martedì 17 gennaio 2017

Il Tetragramma sulla croce?

IL TETRAGRAMMA SULLA CROCE?
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1. LA RICHIESTA: Ciao, Nicola, un saluto nel Signore. Ho letto e riletto il tuo articolo e i vari commenti sul tema «io sono» e mi pare di aver capito che nel Nuovo Testamento non vi è nulla che collega Gesù Cristo all’«io sono» del Vecchio Testamento.

     A questo tema, vorrei aggiungere una mia domanda: È vero che nell’iscrizione fatta mettere da Pilato sulla croce di Cristo, scritta in tre lingue (ebraico, latino e greco), in ebraico l’acronimo di «Gesù il Nazareno e Re dei Giudei» — Yeshua Hanotsari Wemelek Hayehudim — forma il Tetragramma YHWH, che è «l’io sono» di Esodo 3,14-15?

            Per me è un argomento molto importante. Grazie. {Antonio Milonia; 23-12-2016} [...]

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2. AFFRONTIAMO LE QUESTIONI: Il diritto romano prescriveva che, quando qualcuno venisse crocifisso, fosse esposta la motivazione della condanna, che allora si chiamava «titulus crucis». Perciò, secondo i quattro Evangeli canonici, tale iscrizione fu esibita anche quando fu crocifisso Gesù.

     In vari articoli in rete (cfr. qui, qui), gli autori cercano di spiegare che in Esodo 20,2 Dio avrebbe rivelato il suo nome a Mosè, parlando poi del cosiddetto Tetragramma «JHWH» (leggi Jāhewëh → Jahwè). «Tetragramma» è un termine greco, che significa «[nome di] quattro lettere», quindi niente di particolare. Poi, a seconda dell’autore, si crea una vera e propria ideologia di tale cosiddetto Tetragramma, dimenticando che la vocalizzazione impropria, fatta dai Masoreti, voleva costringere i lettori a ricordarsi di leggere adonāj «Signore», come accadeva già fin dall’esilio in Assiria (722 a.C.) e in Babilonia (586 a.C.).

     Poi, tali autori passano a Giovanni 19,16-22, per chiudere il loro cerchio pregno di ideologia. Da tale testo biblico prendiamo atto della scritta in tre lingue, del testo che vi era scritto, della contestazione dei capi dei sacerdoti e della loro pretesa che si cambiasse l’iscrizione e del rifiuto di Pilato.

     Si afferma, ad esempio: «La ricerca ha permesso di scoprire che è grammaticalmente obbligatorio, in ebraico, scrivere “Gesù il Nazareno e re dei Giudei” che in lettere ebraiche sarebbe “ישוע הנוצרי ומלך היהודים” e che, con lettere equivalenti alle nostre sarebbe “Yshu Hnotsri Wmlk Hyhudim, vocalizzate Yeshua Hanotsari Wemelek Hayehudim”» (qui; grassetto redazionale). No, non è per nulla «grammaticalmente obbligatorio», anzi è proprio sbagliato! Solo gli ideologi fanno credere fischi per fiaschi. In effetti, si tratta soltanto di una ipotesi dello studioso ebreo tedesco Schalom Ben-Chorin (1913-1999), che come tale è discutibile. Traducendo il testo greco, che è accertato, in ebraico o in un’altra lingua, non si mette una congiunzione là, dove non c’è!

     Fatto sta è che la tradizione ci riporta da sempre l’acronimo latino «INRI», mutuata da Giovanni, che sta per «Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum», ossia «Gesù Nazareno, re dei Giudei». Se si traduce letteralmente tale iscrizione in ebraico, bisogna prendere atto che non esiste alcun presunto Tetragramma. Chi vuole a tutti i costi mettercelo, non solo non capisce nulla di grammatica, ma pratica solo ideologia speculativa, vendendo fumo.

     Infatti, ecco come si falsificano i fatti, credendo di ingannare i lettori inesperti (e ingannando se stessi, autoeletti maestri di lingue!): «L’acronimo [INRI, N.d.R.], che sta per il latino «Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum», significa appunto «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei», ma questa scritta era anche in ebraico ed i sacerdoti volevano farla cambiare, ma Pilato si rifiutò e fu come uno schiaffo agli ebrei ed alla loro religione. Le lettere ebraiche scritte sulla croce (sempre leggendo da destra verso sinistra) equivalgono alle nostre «Yshu Hnotsri Wmlk Hyhudim» che vocalizzate diventano «Yeshua Hanotsari Wemelek Hayehudim», ottenendo l’acronimo YHWH, il nome di Dio!» (qui; grassetto redazionale). Tale «maestrino della leggina» non si è neppure accorto che le due espressioni non si equivalgono per nulla! Purtroppo altri imitatori hanno riempito Internet con tali argomentazioni sbagliate, ricopiandole da altri e riproponendole in tutte le salse. Perciò, è inutile citarne altri.

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3. ULTERIORI APPROFONDIMENTI: [→ Sul sito]

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L’ARTICOLO COMPLETO SI TROVA SUL SITO

     [→ CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Tetragr_croc_OiG.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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lunedì 7 novembre 2016

Referendum e scenari apocalittici



REFERENDUM E SCENARI APOCALITTICI
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1.  ENTRIAMO IN TEMA: Si è liberi di avere differenti opinioni rispetto al prossimo referendum sulla Costituzione. Tuttavia, bisogna conservare l’onestà intellettuale nell’avvalorare la propria tesi; e questo specialmente se si è cristiani biblici e si cita la sacra Scrittura. Il mio intento non è tanto quello di sconfessare le convinzioni altrui in merito al referendum (anch’io ho le mie), ma di analizzare i singolari ragionamenti, che ho letto in rete, per avvalorare le proprie opinioni. Non so perché, ma ultimamente diverse persone, che fino a ieri scrivevano al massimo pensieri spirituali in rete, si sono messi a fare i politologi di seconda mano e a cercare di orientare le opinioni altrui nella loro direzione, portando argomentazioni che mostrano scarsa preparazione e poca onestà intellettuale, ma alimentano solo immani paure, come se stesse per accadere un’invasione di alieni. Così facendo, quasi fossero moderni Zeloti, presentano tale prossimo referendum costituzionale in termini quasi apocalittici, come se dovesse accadere un fatto senza precedenti per la storia dell’universo, pari a una delle trombe, a uno dei suggelli o a una delle coppe dell’Apocalisse. All’analisi critica appaierò anche un po’ di satira, che sembra l’unico modo per aprire gli occhi a chi è oramai intronato da siffatta ideologia politico-religiosa.

2.  LE TESI: Ho letto il seguente pensiero in Internet. È solo uno dei tanti, che vengono scritti in modo simile in questi giorni. Lo prendo, perciò, solo come esempio di un atteggiamento, che si sta diffondendo fra i moderni Zeloti apocalittici.
            «Allora gli alberi dissero al fico: “Vieni tu a regnare su di noi”. Ma il fico rispose loro: “E io dovrei rinunciare alla mia dolcezza e al mio frutto squisito per andare ad agitarmi al di sopra degli alberi?” Poi gli alberi dissero alla vite: “Vieni tu a regnare su di noi”. Ma la vite rispose loro: “E io dovrei rinunciare al mio vino, che rallegra Dio e gli uomini, per andare ad agitarmi al di sopra degli alberi?” Allora tutti gli alberi dissero al pruno: “Vieni tu a regnare su di noi”» (Giudici 9,10-14).
            Un esempio poetico ma significativo di come l’uomo (albero) possa scegliere (votare) per un altro albero (uomo) per poter regnare su loro. Il cristiano deve influenzare la politica in modo cristiano con amore verso il prossimo, quindi volere il bene del popolo. Deve avere discernimento se, nel nostro caso del referendum, possa portare benefici per il popolo Italiano. Secondo il mio discernimento in una parte di questo referendum sono nascoste delle direttive che insieme alla legge sulle votazioni «italicum» ex «porcellum» possa portare a cedere interamente la sovranità a qualcun’altro che potrebbe appianare la strada ad un dittatore, e trovandoci negli ultimi tempi perché no all’anticristo. {Federico Borromeo, ps.; 07-11-2016; formattazione redazionale}
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2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Si comincia citando la sacra Scrittura e si finisce per aggiogarla alle proprie opinioni politico-religiose? Non sarebbe meglio lasciare da parte la Scrittura per avvalorare le proprie tesi di parte, per non correre il rischio di diventare colpevole dinanzi a Dio, per aver usato in modo strumentale la sua Parola? Punti discussi: ■ Il sistema di governo... ■ L’Italicum... ■ L’anticristo»... [→ Leggi sul sito]
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3.  ASPETTI CONCLUSIVI: Qualcuno ha fatto presente a Federico Borromeo (ps.): «Se l’anticristo deve venire prima o poi, non sarà il nostro voto a fermarlo». Ecco che cosa ha risposto lui: «Questo è vero che non sarà il nostro voto a fermare l’anticristo, ma ci vuole discernimento tra ciò che è bene per la democrazia del popolo e ciò che è male per la democrazia del popolo». Poi, non si sa per quale motivo, ha aggiunto il seguente brano: «“Voi avete l’usanza che io vi liberi uno per la Pasqua; volete dunque che vi liberi il re dei Giudei?” Allora gridarono di nuovo: “Non costui, ma Barabba!” Ora, Barabba era un ladrone» (Giovanni 18,39-40).
            Tutto ciò conferma quanto detto sopra. [...] Perseguendo tale fine, non ci si fa scrupolo di abusare della Parola di Dio, suggerendo addirittura che Matteo Renzi sia da paragonare a Barabba, l’antagonista di Gesù dinanzi a Pilato! Così si falsa la storia (Pilato era il governatore in carica, non Barabba) e si storce la Scrittura (si suggerisce l’accostamento fra il «ladrone» e un personaggio politico attuale). [...] [→ Leggi sul sito]
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[→ CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Refer_apoc_Avv.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
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mercoledì 19 ottobre 2016

Correttezza verso la sacra Scrittura



CORRETTEZZA VERSO LA SACRA SCRITTURA
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1.  LA QUESTIONE: Gianluca Colucci ha pubblicato uno scritto dal titolo «Falsi cristiani in mezzo a noi». Invece di riportare un testo biblico, per poi commentarlo, ha semplicemente riportato la «parabola delle zizzanie», interpolando il testo con le sue spiegazioni.
     Ecco dapprima il suo testo: «Egli propose loro un’altra parabola, dicendo: il regno dei cieli è simile ad un uomo [Gesù] che ha seminato buona semenza [veri Cristiani] nel suo campo [mondo]. 25 Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico [Satana] e seminò delle zizzanie [falsi Cristiani] in mezzo al grano [veri Cristiani] e se ne andò. 26 E quando l’erba fu nata ed ebbe fatto frutto [veri Cristiani], allora apparvero anche le zizzanie [falsi Cristiani]. 27 E i servitori [gli angeli] del padron di casa vennero a dirgli: Signore [Gesù], non hai tu seminato buona semenza [veri Cristiani] nel tuo campo [mondo]? Come mai, dunque, c’è della zizzania [falsi Cristiani]? 28 Ed egli disse loro: Un nemico [Satana] ha fatto questo. E i servitori [gli angeli] gli dissero: Vuoi tu che l’andiamo a cogliere? 29 Ma egli rispose: No, che talora, cogliendo le zizzanie [falsi Cristiani], non sradichiate insieme con esse il grano [veri Cristiani]. 30 Lasciate che ambedue [falsi e veri Cristiani] crescano assieme fino alla mietitura [fine del mondo]; e al tempo della mietitura [ritorno di Gesù], io dirò ai mietitori [gli angeli]: Cogliete prima le zizzanie [falsi Cristiani], e legatele in fasci per bruciarle [all’inferno]; ma il grano [veri Cristiani], raccoglietelo nel mio granaio [in paradiso]» (Matteo 13,24-30). {12-10-2016; formattazione redazionale}
     Uso l’occasione per suggerire ai cristiani un giusto approccio verso il sacro Testo e una corretta ermeneutica del testo biblico.
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2.  UNA MIA PRIMA RISPOSTA: [→ Sul sito]
3.  LA REPLICA ALTRUI: [→ Sul sito]
4.  MIE OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: [→ Sul sito]
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5.  LA MIA ANALISI NEL MERITO: Passiamo all’analisi del testo biblico interpolato da Gianluca Colucci. La spiegazione della parabola la diede Gesù stesso in Matteo 13,36-43. Qui Gesù non parlò «veri Cristiani», ma di «figli del regno»; e non menzionò i «falsi Cristiani», ma i «figli del maligno» (v. 38). Chiaramente queste due categorie, menzionate da Gesù, non nacquero col cristianesimo (da Pentecoste in poi), ma c’erano già. Infatti, Gesù parlò dei Giudei, che lo rifiutavano come Messia, così: «Voi siete dal padre [vostro], dal diavolo» (Gv 8,44 gr. diábolos «calunniatore»).
            A ciò si aggiunga che, a voler essere corretti, Gesù non parlò del nemico come il «Satana» (ebr. šāān«avversario», gr. satanãs), come fa Gianluca Colucci, ma come il «maligno» (v. 38) e il «calunniatore» (gr. diábolos; v. 39).
     Inoltre, Gesù non parlò della «fine del mondo», che implica già la sua distruzione, ma di syntéleia tũ aiõnos «compimento dell’era» (v. 39), ossia dell’epoca attuale, che precede il regno del Messia e che arriva alla sua conclusione. La Nuova Diodati ha tradotto qui con «mondo» sia kósmos (v. 38) che aiôn (v. 39), fornendo così una traduzione interpretativa, che trae in inganno.
            Infine, Gesù non parlò esplicitamente di un «inferno» (per altro termine inesistente in greco; l’Ades è un’altra cosa), ma della «fornace del fuoco» (v. 42); non parlò di «Paradiso», ossia di un luogo trascendentale, ma del «regno del Padre loro» (cfr. Mt 6,10 «venga il tuo regno»; Mt 26,29 «regno del Padre mio»), ossia del regno messianico (cfr. Mt 20,21 «tuo regno»; Lc 23,42 «venuto nel tuo regno»; Eb 1,8). Gesù ne parlò anche come «mio regno», indicando il suo regno terrestre (Lc 22,29s).
            Durante il «giorno del Signore» si udrà nel cielo questo grido: «Metti mano alla tua falce e mieti; poiché l’ora di mietere è giunta, perché la mèsse della terra è ben matura» (Ap 14,15). Al ritorno di Gesù, ci sarà la risurrezione, allora il Paradiso verrà svuotato, non riempito, come afferma Gianluca Colucci; poi, mentre gli increduli saranno distrutti sulla terra e attenderanno il giudizio universale (Ap 20,11ss), i credenti ancora viventi, usciti dal «giorno del Signore», saranno raccolti da ogni luogo e saranno uniti al Signore e ai risorti nel regno messianico.
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6.  ASPETTI CONCLUSIVI: Tutto ciò mostra che le interpolazioni nel testo biblico, fatte da Gianluca Colucci, non sono solo sbagliate per principio, ma diverse di esse anche nell’interpretazione, che per molti aspetti non corrisponde alla spiegazione di Gesù, ma alle proprie congetture. Tutte queste approssimazioni in un testo così breve meraviglia, visto che in genere Gianluca Colucci vuole apparire come un difensore dell’ortodossia, come uno che pesa pure le virgole al suo prossimo nei suoi dibattiti con gli altri.
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            E poi egli termina molti dei suoi scritti con la massima ripresa da Gesù, ma molto amata da una certa persona, a lui abbastanza cara: «Chi ha orecchi per intendere, intenda». Spero che questa volta intenda anche Gianluca Colucci e cambi metodo e approccio al testo biblico.
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[→ CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Corret_Scritt_UnV.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
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sabato 30 agosto 2014

Eisegesi, ossia proiettare pere su mele



EISEGESI, OSSIA PROIETTARE PERE SU MELE

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Il barese dice a una persona di un’altra zona: «Lei ha capito “mele” (= male) e poi fa come le “pere” (= pare)». Ricordo quel caro e semplice fratello, che nella mia infanzia, si sbagliò a leggere nel brano della presa di Gerico e, predicando, parlò degli enormi «bestioni», invece che dei bastioni. Di là da errori del genere, facilmente correggibili, ce ne sono altri, che minano sottilmente la sostanza scritturale, facendo dire a un brano altri contenuti dottrinali.
     L’esegesi è l’arte di spiegare un brano, per quello che è veramente, all’interno del suo contesto, così come l’autore lo intendeva. L’eisegesi è, invece, la pessima abitudine di proiettare in un brano, isolato dal suo contesto, tutto ciò che il proprio arbitrio detta o che si è accreditato col consenso religioso. Si possono dire, paradossalmente, cose giuste, ma nel posto sbagliato. Oppure si proietta un brano su un altro, snaturando quest’ultimo.
     Alcuni confondono mele con pere o capre con cavoli. Altri confondono, proverbialmente, fischi per fiaschi. Poi, per far tornare i conti, devono necessariamente «aggiustare» le cose con un po’ di allegoria, un pizzico di speculazione, una presa di falso sillogismo e una manciata di indebita versettologia. A ciò si aggiungono, in certi ambienti, anche sedicenti «rivelazioni» private e la cattiva abitudine di parlare, dicendo: «Il Signore mi ha detto (o rivelato)» e cose simili.

2.  UN CASO ESEMPLARE: Ciao, Nicola. Ho sentito in uno studio biblico che Ezechiele 36,26 parla della nuova nascita, riferendosi a quando Gesù parla con Nicodemo in Giovanni 3. Mi sembra che Ezechiele parla al popolo d’Israele e che si tratta di una profezia non ancora realizzata. E corretto interpretarlo con il concetto della nuova nascita? Grazie del tuo aiuto. {Liliane Vitanza Hoffer; 28-08-2014}

3.  LE RISPOSTE: Per capire il contesto storico, letterario e teologico di Ezechiele 36,26, basta andare al verso 22 per rendersi conto che Ezechiele doveva parlare alla «casa d’Israele» nella dispersione, e che gli Ebrei «fra le nazioni» avevano dato una cattiva testimonianza dell’Eterno (vv. 22s). Dio voleva ricondurli in patria come collettività (v. 23) e fare in loro come collettività un’opera di rinnovamento spirituale (v. 24). Anche i versi 26s sono intesi a livello globale dell’intero popolo. Poi, seguirà la dimora sicura in connessione con il patto (v. 28). La purificazione collettiva porterà benedizione, moltiplicazione, abbondanza e riscatto dall’infamia dinanzi a tutte le nazioni (vv. 29s). Tutto ciò avverrà in connessione con un grande ritorno in patria e con la ricostruzione della nazione (vv. 33ss).

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: Continuazione del terzo punto; 4. Aspetti conclusivi
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Eisegesi_MT_AT.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.