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mercoledì 30 marzo 2016

L’orecchio o il corpo? (Sal 40,6; Eb 10,5)



L’ORECCHIO O IL CORPO? (SAL 40,6; EB 10,5)
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UN LETTORE MI HA SCRITTO QUANTO SEGUE: Caro Nicola Martella, ti scrivo per una curiosità. Nella Bibbia, precisamente in Ebrei 10,5, si legge che Dio prepara un corpo al Signore. Questo passo è stato attribuito al Salmo 40, dove si leggerebbe dai testi ebraici: «Tu mi hai forato l’orecchio». Come si può spiegare questa apparente contraddizione? In fede sono certo che riceverò la tua esauriente risposta. Questo è stato e continua a essere oggetto di discussione in un gruppo in Internet. Una risposta ben precisa e completa mi sarebbe di molto aiuto. Dio ti benedica. {Danilo Ristagno; 18-03-2016}
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ATTENZIONE! Questo articolo presenta un tema delicato e ha un carattere specialistico, perciò non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver LETTO L’INTERO ARTICOLO SUL SITO (clicca sul link alla fine), ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!
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AD ASPETTI RILEVANTI DI TALI QUESTIONI RISPONDO COME SEGUE:
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1.  ENTRIAMO IN TEMA: (Umiltà nell’approccio alla Scrittura) [→ Sul sito]
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2.  IL CONFRONTO FRA I TESTI: Effettivamente Salmo 40,6 recita nel testo ebraico (v. 7) della versione masoretica (è scritto con vocali; fu redatta nel Medioevo): «Tu non hai preso piacere in sacrifici né in oblazioni; tu mi hai preparato orecchi». Preparare l’orecchio era il procedimento che faceva il maestro verso il discepolo (cfr. Is 50,4; v. 5 pātach-lî ’ozën «ha aperto a me l’orecchio»). Al tempo, in cui il testo ebraico pre-masoretico fu tradotto in greco (Settanta), esso era scritto ancora senza vocali. Ciò significa che lo stesso gruppo di consonati poteva essere letto in differenti modi, sebbene il contesto della frase limitava l’arbitrio, così anche certe consonanti segnaposto per certe vocali, come pure la tradizione di lettura.
            Il termine «orecchio» è in ebraico ’ozën (’ZN). Nel nostro testo compare il plurale ’āzenajim (’ZNJM). Il testo greco di Ebrei 10,5 recita: sõma dè katērtísō moi «un corpo però preparasti a me». Al contrario, nella Settanta è scritto: ōtía dè katērtísō moi «orecchi però preparasti a me». Quindi, l’autore biblico non citò qui la Settanta.
            Certo rimane un mistero come ōtía «orecchi» sia diventato sõma «corpo». Una possibilità è che il termine ebraico consonantico (’ZN) poteva essere letto diversamente... [...]
            Un altro elemento è la nuova rivelazione. L’evento cristologico dava un nuovo senso alle cose. Si pensi in Michea 5,1 a Betleem, che era «troppo piccola per essere tra le migliaia di Giuda»; a causa della nascita del Messia Matteo rese tale citazione come segue: «non sei affatto la minima fra le [città] principali di Giuda» (Mt 2,6).
            Premettendo l’analisi linguistica sopra esposta, si aggiunge che in Ebrei 10,5 si può trattare di una fenomenologia simile, che induce l’autore ad adattare la citazione alla realtà cristologica riguardo al mistero dell’incarnazione.
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3.  ASPETTI CONCLUSIVI: [...] Gli scrittori biblici non erano sprovveduti. L’autore dell’epistola agli Ebrei scriveva con la consapevolezza, che il suo scritto sarebbe arrivato in mano agli apologeti del giudaismo, che si sarebbero attaccati anche alle virgole, pur di discreditare il suo trattato teologico. Infatti era nata una vasta letteratura giudaica anticristiana. Si noti che dovunque arrivavano i predicatori cristiani, i Giudei «pieni di invidia» iniziavano una controffensiva apologetica, usando tutti i mezzi per screditare i missionari cristiani (At 5,17 misero le mani sopra agli apostoli; 13,45 contraddicevano; 17,5 misero in tumulto la città). [...]
            Quindi, gli scrittori biblici sapevano ciò, che scrivevano, ed erano consapevoli che sarebbero stati attaccati da avversari interni (cfr. Fil 1,17s) ed esterni (At 24,1), che si sarebbero attaccati a ogni iota, pur di screditarli.

L’ARTICOLO COMPLETO SI TROVA SUL SITO
     [→ Continua sul sito: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Orecc_corp_OiG.htm] Dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso. ► Per ricevere e-mail di notifica sulle novità, ISCRIVITI ALLA MAILING LIST: https://groups.google.com/forum/#!forum/fede-controcorrente/join
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giovedì 29 ottobre 2015

Immagini errate di Gesù



IMMAGINI ERRATE DI GESÙ

1.  FALSE IMMAGINI DI GESÙ: Tale immagine viene continuamente posta dai cristiani sulle loro bacheche o nei gruppi di appartenenza in Internet, ma essa disonora il Signore per alcuni motivi.
     1. Così si mostra un Gesù, che non è mai esistito, perché appartenente all’iconografia occidentale. Gesù era un semita del Medio Oriente, non uno scandinavo, dalla carnagione chiara, con gli occhi celesti e i capelli lunghi, secondo i casi con tonalità dal biondo al nero. Neppure aveva un’apparenza femminea o delicata come un filosofo; egli aveva lavorato per 30 anni come falegname o artigiano. Non si differenziava dagli altri per una particolare attrattiva o bellezza fisica; infatti è scritto: «Non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né apparenza, da farcelo desiderare» (Is 53,2).

     2. Così si pone il Creatore (Gesù) e la creatura (Satana) sullo stesso piano. In tal modo si dà troppa importanza al Calunniatore (gr. diábolos).

     3. Così si crea una falsa immagine del Signore. Gesù non fece e non fa a braccio di ferro con nessuno, tanto meno con Satana.

2.  GESÙ E LA TRASCENDENZA OCCULTA: [sul sito]
3.  L’OPERA DI RISCATTO DI GESÙ: [sul sito]

[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Img_erra_Gesu_OiG.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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martedì 8 settembre 2015

Il Logos scese nella carne? (Gv 1,14)



IL LOGOS SCESE NELLA CARNE? (GV 1,14)

 

UN LETTORE MI HA SCRITTO QUANTO SEGUE: Ciao, Nicola. Non so se hai già affrontato la questione, volevo chiederti la gentilezza di darmi una mano sul testo di Giovanni 1,14. Alcuni studiosi di greco (materia in cui sono ignorante purtroppo) mi dicono che l’espressione «il logos divenne carne» potrebbe anche tradursi «il logos scese nella carne». In questo modo, in pratica, si cerca di legare questa discesa a quanto anticamente avveniva nell’Antico Testamento con i profeti. L’unica differenza rispetto a loro sarebbe che il Logos scese in Cristo per tutta la durata della sua vita, mentre invece nei profeti scendeva temporaneamente. Volevo chiederti se potevi aiutarmi a smontare questo concetto dal punto di vista linguistico. {S.S.; 03-09-2015}





 ATTENZIONE! Questo articolo ha un carattere specialistico e non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver letto l’intero articolo sul sito, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

AD ASPETTI RILEVANTI DI TALI QUESTIONI RISPONDO COME SEGUE:

1.  RISPONDIAMO ALLE QUESTIONI: La locuzione greca recita «Καὶ ὁ λόγος σὰρξ ἐγένετο» [Kaì ho lógos sàrx eghéneto]. Il termine lógos intendeva nel greco popolare (Koiné), «il dotto, l’avvocato» nel senso di «l’esperto della parola, l’eloquente, il retore», che si chiamava in giudizio a propria difesa (cfr. At 24,1 rhḗtōr «parlatore» come «oratore forense o avvocato»). Si veda in nel linguaggio popolare italiano l’uso di «dottore» per «medico». Apollo fu chiamato anḕr lóghion «uomo eloquente», oltre a essere definito come ben ferrato nelle Scritture (At 18,24), capace di parlare e insegnare accuratamente (v. 25).
     Il verbo in questione è ghínomai, che significa basilarmente «diventare, divenire», specialmente nel suo uso transitivo (ossia con annesso complemento oggetto). Lo schema di base è qui il seguente: «A divenne B». Perciò nel nostro brano è impossibile che si traduca «Il Logos scese nella carne»
     Inoltre, in Giovanni 1,14 la forma verbale eghéneto «divenne» è aoristo (ind. med. 3a sg.), che indica un evento unico e conclusivo avvenuto nel passato. Si tratta dell’evento dell’incarnazione.
     Altrove si parla di Gesù Cristo come «hòs efanerṓthē en sarkì», ossia «colui, che fu manifestato in carne» (1 Tm 3,16; aor. ind. pass. 3a sg.). Anche qui il Figlio di Dio non scese nella carne, ma fu manifestato in essa. Come e quando? All’incarnazione! «Quando giunse la pienezza dei tempi, Dio mandò suo Figlio, nato da una donna, nato sotto la legge» (Gal 4,4). Gesù non divenne «Figlio di Dio» al momento del battesimo, come suggerisce lo gnosticismo e la dottrina esoterica, ma lo era fin dalla nascita da una donna.

2.  ALCUNI APPROFONDIMENTI: [sul sito]
3.  ATTENZIONE ALLE FALSE DOTTRINE! [sul sito]

[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Logos_carne_OiG.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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martedì 23 dicembre 2014

Tutta la pienezza della Deità abita corporalmente in Cristo



TUTTA LA PIENEZZA DELLA DEITÀ ABITA CORPORALMENTE IN CRISTO

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Ciao, fratello, non riesco a capire il «corporalmente» di Colossesi 2,9. Grazie, a presto {Giuseppe Calù; 13-11-2014}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:
1. LE TESI DELL’ESOTERISMO CRISTIANIZZATO [sul sito]
2. LE TESI RIGUARDO A GESÙ SOLO UOMO [sul sito]

3. LA PRESA DI POSIZIONE DI PAOLO: Tali tesi avevano chiaramente i loro esponenti, che le propagavano nelle chiese. In alcuni casi, per accreditare tali loro concezioni, scrivevano anche false epistole a nome degli apostoli o di altre persone conosciute. Paolo esortò i Tessalonicesi a non credere a coloro, che propagavano una parusia incombente del Signore, affermando: «Vi preghiamo di non lasciarvi così presto travolgere la mente, né turbare sia da ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche epistola data come nostra» (2 Ts 2,1s). In tempi post-apostolici nacquero così molte opere gnostiche falsamente attribuite agli apostoli e ad altri personaggi menzionati nel NT (apocrifi). Altri, che Pietro dichiarò «gli uomini ignoranti e instabili», distorcevano le epistole di Paolo e le altre Scritture, per strumentalizzarle per le proprie tesi (2 Pt 3,15s).
     A ciò si deve la premessa di Paolo, con cui ingiunse quanto segue: «Guardate che non ci sia qualcuno, che vi depredi mediante la filosofia e mediante illusorio inganno, secondo la tradizione degli uomini, gli elementi del mondo, e non secondo Cristo» (Col 2,8). Poi segue la motivazione (v. 9), che è l’oggetto della domanda.
     Per tale motivo, Paolo parlò di «Cristo» (che per lui era Gesù), aggiungendo: «Infatti, in lui abita corporalmente [sōmatikõs] tutta la pienezza della Deità» (Col 2,9). Per noi sembra un’aggiunta singolare, ma allora era un cardine dottrinale importante. Ciò significa che Gesù era storicamente il Messia e che già nella sua vita terrena (quindi, fisicamente) era pienamente Dio. D’altro canto, il presente continuo di katoikéō «abitare, dimorare, stabilirsi, risiedere» indica l’attualità: Cristo resuscitò col suo corpo personale (Lc 14,39s), con esso ascese al cielo (At 1,9) ed è in esso che risiede attualmente «tutta la pienezza della Deità». Si noti come Paolo abbinò apposta l’avverbio «corporalmente» a Cristo e non a Gesù! Proprio quello che gli spiritualisti chiamavano «Cristo glorioso (o trascendentale)», per distinguerlo dal presunto «Gesù umano», ha attualmente un corpo, in cui abita la Deità al cento percento!

4. ALCUNI APPROFONDIMENTI [sul sito]

IL RESTO DELLO SCRITTO SEGUE SUL SITO [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Deita_corporal_OiG.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.


lunedì 14 aprile 2014

«Sono io» fra grammatica e proiezioni (Gv 18,5.7)



«SONO IO» FRA GRAMMATICA E PROIEZIONI (Gv 18,5.7)

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Caro fratello, ti chiedo riguardo all’«io sono», che ricorre in Giovanni 18, quando arrestano Gesù. In una giusta traduzione a che cosa riferisce quell’«io sono»: «io sono qua» in senso eccomi, o all’«io sono» di Esodo 3? Se puoi aiutarmi, grazie. {R. R.; 18-03-2014}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

1. GIOVANNI 18: Esodo 3 fu scritto in ebraico (1400 a.C. circa). Giovanni 18 fu scritto in greco (1° sec. d.C.). A Gerusalemme e in Giudea la gente comune parlava aramaico. Gesù in croce «gridò con gran voce: “Elì, Elì, lamà sabactanì?”; cioè: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”» (Mt 27,46). Gli astanti capirono fischi per fiaschi: «Costui chiama Elia» (v. 47; cfr. Sal 22). Questo per farti capire come era difficile già la comprensione di cose usuali in ebraico per chi parlava in aramaico.
     Eccoti alcune riflessioni su Giovanni 18, accompagnate da alcune domande per la riflessione. Nel Getsemani Giuda venne là con la gente armata e ostile, per arrestarlo. E vuoi che Gesù facesse discorsi di teologia sofisticata proprio in tale circostanza di grande stress e pericolo? Fin dalla deportazione in Assiria prima (722 a.C.) e in Babilonia poi (586 a.C.), gli Israeliti non dicevano più «Jahwè» (non significa «io sono», essendo la 3a sg., non 1a sg.), ma «Adonaj» (Signore). E vuoi che lì si sia svegliato improvvisamente il loro amore per l’ebraico?
     All’affermazione che stavano cercando Gesù il Nazareno, quest’ultimo disse loro: «Sono io» (v. 5), ossia sono colui, che cercate. Che cosa doveva rispondere altrimenti, per spiegarlo agli altri? Quando chiese la seconda volta che cosa cercassero ed essi diedero la stessa risposta, Gesù disse: «V’ho detto che sono io; se dunque cercate me, lasciate andare questi» (v. 7).
     La prima volta, tale gente armata cadde all’indietro, non perché eg eimí «io sono [Gesù il Nazareno], son io [quello]» significasse qualcosa di particolare, ma perché conoscevano la sua autorità, avevano visto i suoi prodigi e temevano per la loro vita, ritenendolo un profeta di Dio (cfr. Elia che fece cadere il fuoco dal cielo; 2 Re 1,10.12). La seconda volta non cadde nessuno, sebbene Gesù usasse le stesse parole. Il suo dire «sono io» intendeva mettere al riparo i suoi discepoli (cfr. v. 9). […]

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. Approfondimenti; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Sono-io_gramm_OiG.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.
 


mercoledì 12 marzo 2014

Sedicenti lettere di Gesù? Parliamone



SEDICENTI LETTERE DI GESÙ? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Sedicenti lettere di Gesù». Già ai tempi di Paolo e dei suoi contemporanei, c’erano cattivi maestri, che mandavano in giro false epistole a loro nome, per accreditare le loro deleterie dottrine (2 Ts 2,2). Altri, definiti da Pietro «uomini ignoranti e instabili», travisavano gli scritti di Paolo, «come anche le altre Scritture, a loro propria perdizione» (2 Pt 315s).
     Le uniche lettere autentiche di Gesù, che Egli scrisse sono contenute in Apocalisse 2-3 e furono indirizzate a sette conduttori di chiese nella provincia romana Asia. In tutti i secoli sono sorti mistici, santoni e religiosi, che hanno preteso di ricevere nuove lettere da Gesù per i loro tempi. Non di rado, a tali lettere celesti furono attribuite anche virtù miracolose, alimentando così la superstizione religiosa. Tali presunte epistole di Cristo sono spesso piene di errori dottrinali, accreditano false dottrine ed errate pratiche devozionali.
     Anche oggigiorno circolano in rete varie presunte lettere di Gesù. Alcune di loro pretendono di essere state veramente scritte dal Signore. Altre rappresentano solo un artificio letterario, per accreditare le proprie credenze. Noi dissentiamo da ambedue le forme e prendiamo distanza da esse.

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Letter_Gesu_Esc.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.


lunedì 3 febbraio 2014

Il Logos era un Dio? (Giovanni 1,1s)



IL LOGOS ERA UN DIO? (Giovanni 1,1s)
 


1. ENTRIAMO IN TEMA: È sempre la stessa storia: quando non si cerca la verità nella Scrittura, costi quel che costi, s’introdurranno solo argomenti a favore della propria tesi e si metteranno sotto il tappeto tutti gli altri. Questo è un tipico approccio dogmatico, che piega la realtà alle esigenze di parte, per motivi ideologici. L’approccio esegetico, invece, appura la verità che c’è e si adegua a essa.
     Un conduttore di chiesa mi ha inviato la seguente lettera, rivolta a lui da una credente della sua comunità, in cui ella chiedeva quanto segue: «…ti ho inoltrato questa e-mail, per chiederti per favore qualche piccolo aiuto sulla grammatica greca. Io posso rispondere a questo signore mostrandogli tutti i passi della Bibbia, dove si parla della divinità di Cristo, ma per quanto riguarda le cose da lui scritte relativamente all’omissione dell’articolo determinativo, non so confutarlo, perché non ho studiato il greco. Appena ti è possibile, dimmi qualcosa al riguardo». {Nunzia Caione; 24-06-2013} Tale conduttore, oltre a comunicarmi la questione, l’impossibilità di rispondere al momento per i suoi impegni ed il fatto che «le domande, che fa quest’amico T.d.G., sono in merito alla Tri-unità di Dio», aggiungeva: «Vorresti rispondere a questa persona direttamente?». Poi, ricevetti, tempo dopo anche una telefonata di Nunzia, che mi sollecitava a rispondere.

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. Le tesi del seguace della torre di guardia; 3. Osservazioni e obiezioni: 3.1. Una lista senza prove esegetiche; 3.2. Analisi esegetica comparativa; 4. Aspetti conclusivi.
     → Leggi lo scritto sul sito e, poi, commentalo qui…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Logos_un-Dio_MT_AT.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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*** Discuti questo tema qui o sulla mia pagina di "Facebook": Parliamone: https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/il-logos-era-un-dio-giovanni-11s/10152270358867990

lunedì 2 dicembre 2013

Sintassi e Deità di Cristo



SINTASSI E DEITÀ DI CRISTO

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Vedo in rete falsi maestri che affermano che Gesù Cristo non è Dio, ma solo il figlio di Davide oppure una creatura celeste, che si è incarnata. Alcuni affermano pure che si possa essere salvati, senza credere che Gesù sia Dio. È proprio così dal punto di vista biblico? Coloro, che affermano tali cose, sono in genere antitrinitari di varia ideologia: ariani, giudaizzanti, seguaci della torre di guardia, alcuni avventisti, alcuni carismaticisti, branhamiti, modalisti, seguaci del teismo unipersonale, ecc. Visto che a me non interessano gli approcci dottrinali, ma solo quelli esegetici, né estenuanti ping-pong dialettici, preferisco analizzare i brani biblici nel loro contesto, partendo dalla grammatica, dalla sintassi e dal significato dei termini nelle lingue originali della Bibbia.
     Il titolo di questo articolo è «La sintassi e la Deità di Cristo». La sintassi riguarda l’ordine e il significato, che prendono i singoli lemmi di una proposizione secondo la disposizione e l’interconnessione organica, in cui compaiono e si condizionano reciprocamente. In vari brani biblici proprio la sintassi è rivelatrice delle convinzioni delle chiese al tempo del NT, ossia che Gesù è Dio, completamente Dio insieme al Padre.
     Facendo degli studi sulla lettera agli Efesini, mi sono imbattuto in una preziosa perla cristologica, che ha dato il via a questa articolata ricerca. Essa è un bel masso indigeribile per gli antitrinitari e per gli avversari della Deità di Cristo.

     Per far capire di che cosa si tratta, voglio riportare alcune citazioni, ripescate in Internet. «Alla fine dei lontani anni Cinquanta… un libro dello scienziato e romanziere inglese P.C. Snow aprì il dibattito sulle due culture…» (qui); l’autore di questa frase, mettendo una sola preposizione articolata, ha inteso affermare che P.C. Snow, che ha scritto un libro, è sia scienziato sia romanziere. Similmente ciò vale per le seguenti asserzioni, scelte a caso. «Verrà presentato… il libro dello scienziato e divulgatore televisivo Mario Tozzi intitolato Catastrofi» (qui). «Massimo Piattelli Palmarini... ha commentato… un libro dello scienziato e linguista americano Steven Pinker» (qui). In ogni citazione in quanti hanno scritto il relativo libro? […]



2.  EFESINI 5,5: Abbiamo visto sopra vari esempi di una struttura sintattica ricorrente nell’antichità e oggigiorno, che sintetizziamo in questo esempio: «il “Creatore del mondo” e “Giudice di tutti”»; Qui ricorrono i seguenti elementi: unico articolo determinativo + titolo 1 + congiunzione + titolo 2. Ambedue i titoli, essendo uniti da un solo articolo determinativo, si riferiscono alla stessa persona, che è parimenti e contemporaneamente ambedue!
     In Efesini 5,5 ricorre proprio una cosa simile nella locuzione basileía tũ Christũ kaì Theũ. Il fatto che Paolo usò in greco un solo articolo (gen. sg.) per ambedue i sostantivi, mostra che egli intendeva la stessa persona! Per questo bisogna tradurre non «regno dell’Unto e di Dio» (come se fossero qui due distinte persone), ma «regno dell’Unto e Dio», intendendo con ambedue i termini solo Gesù. Paolo, usando un solo articolo determinativo, esprimeva che Gesù era per lui sia ho Christós «l’Unto a Re» (Messia, Cristo), sia ho Theós «il Dio».

Qui abbiamo riportato solo alcuni brani dello scritto, il resto segue sul sito: 3. 1 Timoteo 2,5; 4. Tito 2,13; 5. 2 Pietro 1,1; 6. 1 Giovanni 5,20; 7. Aspetti conclusivi.
            [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Sintassi_Cristo-Dio_OiG.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.
 



ATTENZIONE! Questo articolo ha un carattere specialistico e non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver letto l’intero articolo sul sito, ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

domenica 18 agosto 2013

Gesù è lo stesso Cristo



GESÙ È LO STESSO CRISTO

Ebrei 13,8 viene citato continuamente per avvalorare le tesi che stanno più a cuore. Lo si toglie dal suo contesto e lo si riempie del significato, che si vuole. Esistono anche gruppi, che rimandano a tale verso nel titolo e che hanno come intento quello di presentare un miracolo dopo l’altro. Tale verso, decontestualizzato, viene usato come una prova per tutto ciò e per altro. Certamente, noi crediamo nel Dio dei miracoli, ma l’autore scrisse tale verso per avvalorare una «teologia dei miracoli»? Ci sono anche «taumaturghi cristianizzati» che fanno proprio appello a tale verso, per convincere che ciò, che fanno loro, sia legittimo e provenga dal Signore; facciamo bene sempre a «provare gli spiriti» (1 Gv 4,1).
     Che cosa voleva esprimere veramente l’autore nel contesto della sua epistola? Molti degli Ebrei, a cui egli scrisse, erano stati illuminati, avevano appetita la grazia (il dono celeste, la Parola di Dio, le potenze del mondo a venire), erano stati, in qualche modo, toccati dallo Spirito Santo (Eb 6,4) e si erano identificati in qualche modo con i membri del nuovo patto (Eb 10,32ss). Alcuni di loro si erano decisi al cento percento per Gesù quale Unto-Re; molti dei loro nomi sono ricordati nel libro degli Atti. Eppure tanti di quegli Ebrei erano rimasti sempre sulla soglia, indecisi e traballanti tra la cultura giudaica (dove avevano anche i loro interessi primari) e il desiderio di appartenere al popolo del nuovo patto. C’erano motivi socio-religiosi (i discepoli di Gesù erano espulsi dalle sinagoghe; cfr. Gv 9,22; 12,42) e, perciò, economici (i seguaci di Gesù erano boicottati dagli altri Giudei) e di prestigio (non erano eletti dagli altri Giudei nell’amministrazione civile). A ciò si devono tutti gli appelli dell’autore a non gettare via la loro libertà (Eb 10,35), a fare la volontà di Dio (ossia a credere al 100% che Gesù era il Messia promesso, v. 36) e a non tirarsi indietro dal cammino di fede intrapreso (v. 39). Tutti gli esempi di fede dell’AT (Eb 11) servivano a indurli a imitare tali testimoni della fede, facendo sul serio con Gesù quale Messia.
     Faccio presente che Ebrei 13,8 bisogna tradurlo efficacemente così: «Gesù è lo stesso Cristo: ieri, oggi e nei secoli». L’autore era tutto intento a dimostrare ai suoi interlocutori ebraici che Gesù di Nazareth era proprio «l’Unto a Re», il Messia promesso. […]
     Gesù non è venuto meno nel suo compito di «Unto a Re» né al suo diritto di regnare personalmente e fisicamente su questo mondo; perciò è lo «stesso Messia» fin dall’inizio del suo ministero (ieri), lo è al presente e lo sarà, al suo ritorno, per i secoli dei secoli. […]

Il resto dello scritto si trova sul sito.
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