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martedì 24 maggio 2016

Vita abbondante



VITA ABBONDANTE
di Marielena Martella

Qualcuno ha scritto: «Alcune persone aspettano per tutta la settimana il venerdì, per tutto l’anno l’estate, per tutta la vita la felicità» (autore sconosciuto; tradotto e adattato dall’inglese).

1. Vivere per il «giorno X»
     Qualche giorno fa, parlavo con una conoscente che mi confessava la fatica che fa durante la settimana tra lavoro, faccende domestiche, figli da portare alle attività pomeridiane, la spesa da fare, i compiti da seguire...; e poi ha concluso il suo discorso con questa frase: «Ma per fortuna poi arriva il venerdì sera!».
     Quello nostro è, in realtà, un triste modo di vivere: sopravvivere 5 giorni, per poi viverne 2. Se ci facciamo un calcolo approssimativo e prendiamo una vita di media di 80 anni di 365 giorni, quindi ben 29.200 giorni che passiamo su questa terra, possiamo dire che, se viviamo solo nel weekend, vuol dire che viviamo realmente solo 8342 giorni... che spreco!!!
     Succede a tutti che, a volte, viviamo solo aspettando un evento futuro, come se il tragitto verso questo evento sia irrilevante, come se si possa sorvolare sulle emozioni che sentiamo e sulle cose che ci capitano lungo la strada, perché quello che conta è solo l’arrivo, il giorno X, il venerdì, le vacanze, la tale festa, il tale anniversario.

2. La via verso il cambiamento
     Mentre scrivo, mi rendo conto che è ora di parlarvi di un altro passo da fare, per avere una vita felice già ora. Nei miei scritti precedenti ero partita dal fatto che, per migliorare la mia vita, non mi voglio più lamentare; sono arrivata poi a dire che non solo non mi voglio più lamentare, ma che in più voglio contare tutte le benedizioni (grandi e piccole), che il Signore mi dà. E ora segue l’ultimo passo: voglio vivere appieno ogni giorno, che il Signore mi concede di passare su questa terra.
     Se ci pensiamo bene, ogni giorno di vita è un grande dono. Non vivere appieno tutti i nostri giorni, è un po’ come se il nostro amato ci regalasse un mazzo di rose, e noi ne gettassimo via la metà. Ora, come si fa a vivere appieno la propria vita? Qual è il segreto per non essere sopraffatti dalla quotidianità, dai pesi, dagli imprevisti? Io, come al solito, la risposta l’ho trovata nella Bibbia. Per me il versetto chiave, per rispondere a questo quesito, sta in Giovanni 10,10; qui è, infatti, proprio Gesù che parla e che dice: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

3. Il segreto del cambiamento [→ Continua sul sito]
4. Aspetti conclusivi [→ Continua sul sito]

[CONTINUA LA LETTURA: http://diakrisis.altervista.org/_Prob/A2-Vita_abbond_Avv.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso. ► Per ricevere e-mail di notifica sulle novità, ISCRIVITI ALLA MAILING LIST: http://groups.google.com/group/fede-controcorrente/subscribe

mercoledì 18 dicembre 2013

Ricorda di essere felice: una dottrina biblica?



RICORDA DI ESSERE FELICE: UNA DOTTRINA BIBLICA?

1. La questione
     Non bastava l’ingiunzione umanistica cristianizzata del tipo «Ama te stesso!». Ora, si fanno strada anche le raccomandazioni umanistiche cristianizzate del tipo «Ricordati di essere felice». In tale romanticismo religioso apparentemente saggio c’è la radice di un falso evangelo, che sposta l’attenzione dalla realizzazione in Cristo in vista della vita eterna all’autorealizzazione in questo mondo.
     Eppure nella sacra Scrittura non si trova nulla del genere. È solo lievito filosofico della sapienza, che viene dal basso, ossia «terrena, psichica, diabolica» (Gcm 3,15). Eppure essa si fa strada nelle menti dei cristiani, come fosse dettata dal Signore, e la felicità fosse un diritto, che Dio garantirebbe a ognuno. Alcuni cristiani pensano che cose del genere siano veramente bibliche, ossia si trovino realmente nella sacra Scrittura. La psicologia cristianizzata («Ama te stesso!») e la cosiddetta «teologia della prosperità» («Dio vuole la tua felicità e prosperità in questo mondo!») lo fanno credere, ma tali proposte sono una falsità, solo un surrogato del vero Evangelo, un pericoloso lievito dottrinale.

2. La via biblica
     L’obiettivo di Dio per i suoi figli non è la felicità in questo mondo, ma la vita eterna. Il fine dell’esistenza del credente non è l’autorealizzazione su questa terra, ma di realizzare Cristo nella propria vita e gli obiettivi di Dio in questo mondo: l’annuncio dell’Evangelo del regno.
     Nella sacra Scrittura esistono vari brani, in cui sono contenute raccomandazioni del tipo «Ricorda di essere ubbidiente!». La felicità è tutt’al più un efflusso dell’ubbidienza, non l’obiettivo primario del comando. […]

Qui abbiamo riportato solo alcuni brani dello scritto, il resto segue sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Ricorda_felice_Mds.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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sabato 8 giugno 2013

Felicità, intraprendenza e responsabilità

FELICITÀ, INTRAPRENDENZA E RESPONSABILITÀ

«Quando la felicità arriverà a casa tua e suonerà, abbi almeno la bontà di alzarti e di aprirle la porta, prima che se ne vada e per sempre» (Nicola Martella; fonte: http://puntoacroce.altervista.org/+Umor/Umor_F_Mds.htm, al lemma «Felicità per pigri»).
 


1. Apatia esistenziale
     C’è una fascia sociale nostrana composta di ragazzi e giovani adulti, i quali hanno avuto tutto dai genitori e che sono più fortunati di milioni di altri ragazzi, che in tutto il mondo non hanno ciò, che possiedono loro. Eppure tali giovani hanno rinunciato da noi a ogni prospettiva, non cercandone una e vivendo ogni giorno così come viene.
     Vorrebbero una soluzione dall’alto, ma che non li impegnino molto. Essi pensano che tutto è dovuto loro; e, non avendo ciò, che desiderano, rinunciano a cercare. Come recita un proverbio, vorrebbero «il letto fatto e la gelosia d’amore»; oppure «la botte piena e la moglie ubriaca». In tal modo, abituati all’apatia, all’edonismo e al «dolce far niente», diventano un costo sociale per la collettività del presente e del futuro.

2. Alcuni rischi
     Uno dei rischi è che tali giovani, abituati a far nulla e a non cercare prospettive, non saranno in grado di venire a capo della loro vita. Invece di prendersi le responsabilità, cercheranno le vie più facili, se non addirittura la cultura dello sballo continuo. In tal modo, essi rischiano di cadere nella totale indigenza e di diventare un serio problema per le loro famiglie e per la società.
     Un altro dei rischi è che seguano quel demagogo di turno, che prometterà di dare loro ciò, che desiderano. Essi abbracceranno ideologie forti, pensando di diventare qualcuno. Tale ideologo sfrutterà i loro aneliti e i loro bisogni, per accreditarsi, per costruire il suo potere e per aggiogare prima loro e poi gli altri. È così che nascono le dittature, le dipendenze, le nuove schiavitù e la militanza in gruppi politici e religiosi dalle ideologie estreme e sanguinarie.
     Infine, c’è anche il rischio di cercare vie facili, per avere ciò che si vuole, ossia quelle della delinquenza, del crimine e del sopruso a spese degli altri.

Sul sito seguono i seguenti punti: 3. Cercare la propria via; 4. Alcuni insegnamenti biblici.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Prob/A1-Felic_respons_Sh.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

lunedì 1 aprile 2013

Libero per essere felice?

LIBERO PER ESSERE FELICE?

1. CHE SIGNIFICA ESSERE «LIBERO» E «FELICE»?: […]

2. CHI È VERAMENTE FELICE?: Solo chi è veramente libero in sé e da tutto, può essere veramente felice. Solo chi ha in sé la fonte d’energia, lo scopo e il fine, e non dipende da nulla e da nessuno, può essere veramente libero e felice. Chi non dipende in alcun modo da cose o da persone, può altresì liberare e rendere felici. Egli solo può diventare per altri «via» (strumento, tramite, viatico, mediatore), «verità» (paradigma, modello) e «vita» (fonte d’energia).
            Chi trova come guida una persona veramente libera e felice, può aspirare alla liberazione e all’appagamento, e diventarne strumento. Solo chi è veramente libero, può volontariamente fare grande rinunce per un fine più grande.

3. LA TRASCENDENZA E LA FELICITÀ: Quant’è libero e felice Dio? Quanto può liberare e rendere felici Cristo?
            ■ Dio Padre viene chiamato «il felice e unico Sovrano, il Re dei re e Signor dei signori, il quale solo possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile» (1 Timoteo 6,15s).
            ■ Gesù venne chiamato «Principe della vita» (Atti 3,15). Egli disse: «Io depongo la mia vita, per ripigliarla poi. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me. Io ho potestà di deporla e ho potestà di ripigliarla» (Giovanni 10,17s).
            ■ Gesù disse: «Se dunque il Figlio [di Dio] vi farà liberi, sarete veramente liberi» (Giovanni 8,36). E anche: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» (Giovanni 14,6).
            ■ Altri brani: Giovanni 1,4; Filippesi 2,6; Apocalisse 1,18; 21,5.

Quindi, solo Gesù, essendo veramente libero, ha potuto volontariamente rinunciare al suo diritto, per realizzare la liberazione di chiunque crede in Lui come Messia, ossia come suo personale Signore e Salvatore.

4. ASPETTI CONCLUSIVI: […]

Qui ci sono solo alcuni brani dello scritto, il resto segue sul sito
            [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Libero_felice_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}