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venerdì 20 luglio 2012

Libertà religiosa e pluralismo dell’informazione? Parliamone



LIBERTÀ RELIGIOSA E PLURALISMO DELL’INFORMAZIONE? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Libertà religiosa e pluralismo dell’informazione». Le reazioni a questo scritto sono variegate. Il tutto ruota intorno al fatto se i cristiani biblici possano anche avere una coscienza civile in uno Stato democratico e chiedere che ciò, che la Costituzione proclama in tema di diritti civili e religiosi, venga anche attuato nella pratica senza discriminazioni. Dal tempo del fascismo in poi, quando il cattolicesimo romano fu dichiarato religione di Stato e tutti gli altri culti furono relegati allo stato di «culti ammessi», l’evangelismo italiano non si è ancora scrollato di dosso una certa sindrome di «resto fedele durante la gran tribolazione» (tanto più che esso crede in genere che sarà il residuo d’Israele a passare per tale «giorno del Signore»!). Come vedremo, reclamare diritti costituzionali è per alcuni già un sintomo inquietante di compromesso col «mondo», di ecumenismo, di sincretismo o di apostasia; oppure paventano che si possa diventare come la chiesa romana.
     Essi non pensano lontanamente che vedere realizzati i propri diritti civili e religiosi, significa una grande chance per le chiese locali e per la testimonianza, senza subire discriminazioni e angherie burocratiche. Eppure magari le stesse persone fanno vertenze sindacali, quando sono scavalcati i propri diritti sul posto di lavoro; oppure fanno esposti alle competenti autorità, quando altri, perché raccomandati, vengono preferiti a loro, che hanno il punteggio migliore. La lista potrebbe continuare.
     Ci chiediamo se gli apostoli abbiano mai fatto uso dei loro diritti civili, per preservare la loro incolumità e a causa dell’opera del Signore.
     Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Liberta_pluralismo_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}



mercoledì 18 luglio 2012

Libertà religiosa e pluralismo dell’informazione


LIBERTÀ RELIGIOSA E PLURALISMO DELL’INFORMAZIONE

Una lettrice mi ha scritto quanto segue: Caro fratello Nicola, avrei una domanda da farti. Mi sto chiedendo se partecipare o meno alla «Marcia per la libertà religiosa e il pluralismo dell’informazione», promossa dalla Alleanza Evangelica.
     Probabilmente non potrò andarci per altri motivi, ma vorrei farmi un’idea sulla questione e vorrei sapere cosa tu ne pensi. Io non saprei....
     Grazie mille, Dio ti benedica. {D. D., ps.}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

1. LA MIA RISPOSTA: Non sono un uomo fatto per le marce; nella mia vita ne ho fatto solo una di «marcia per Gesù» e per me, che preferisco fare lo studioso, mi basta. Per altro a tale data sarò fuori per il ministero. Non che sia inutile farle, ma ognuno ha la sua vocazione; io personalmente ho molto da fare in altri settori e non mi tiro certo indietro nel fare la mia parte.
     Devo però ammettere che in qualunque modo legittimo prendiamo posizione a favore della libertà religiosa e per il pluralismo dell’informazione, ciò è una cosa buona. Non viviamo fuori della società e non possiamo disinteressarci dei fenomeni che la coinvolgono. I cristiani biblici devono sostenere con le forze più sane della società e opporsi a male in essa.
     Se pensiamo che tanto le restrizioni della libertà riguardano gli altri, siamo irrealistici, poiché dopo potrebbe arrivare una dittatura e con essa, quindi, anche il nostro turno. Così fu in Germania al tempo, in cui i nazionalsocialisti crearono un consenso perverso contro i Giudei, dando loro la colpa per tutti i mali del paese. Poi le leggi razziali vennero anche in Italia. Anche altri gruppi vennero discriminati o addirittura proibiti.
     I possibili dittatori di domani sono abili oggi a discreditare singoli gruppi nella società, proiettando in loro il male assoluto, per poi accreditare se stessi come gli «uomini della provvidenza» o «salvatori della patria». Una delle manovre, che portano avanti, è proprio limitare la libertà di tali gruppi e richiedere il controllo dell’informazione mediante leggi speciali. Screditare la magistratura e i giornalisti, per poi limitarne la libertà e prenderne possibilmente il controllo, non è avvenuto soltanto nel nazismo e nel fascismo, ma è presente nel manifesto programmatico del massone Lucio Gelli, gran maestro della «P2» (Propaganda Due), che alcuni suoi seguaci vorrebbero veder realizzato in Italia e che stanno lavorando in tal senso.
     Tenere alta la guardia anche come credenti, è sensato. Di là dai propri gusti (e tempo a disposizione), ossia se marciare o meno, difendere oggi i valori di libertà e di pluralismo per tutti, significa impedire che un giorno essi vengano negati a ognuno di noi. Nel mondo c’è gente che viene condannata e imprigionata (se non peggio) soltanto per aver espresso la propria opinione. Certo io preferisco più scrivere che marciare, ma le due cose non sono in contrasto fra loro.
     Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: 2. Stralci del documento dell’AEI; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Liberta_pluralismo_UnV.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}