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mercoledì 26 ottobre 2016

È questa un’allegoria verace della chiesa?



È QUESTA UN’ALLEGORIA VERACE DELLA CHIESA?
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1.  ENTRIAMO IN TEMA: Questa è una recensione critica del filmato «Dispersi in mare» (Lost at sea; https://youtu.be/D2DRdb4cHbg) di Reinhard Bonnke, che alcuni credenti hanno doppiato in italiano (edizione italiana a cura de «Il vero senso della vita»).
     Michele Cesare, che lo ha pubblicato, introduce il filmato così: «La chiesa è paragonabile ad una scialuppa di salvataggio o ad una nave da crociera? Un cortometraggio di Reinhard Bonnke che mette enfasi sul vero scopo della chiesa di Cristo» (formattazione redazionale).
     Dato che ho visto in giro in Internet tanti plausi automatici degli «amenologi» (gli «amen» messi in calce a tale filmato nei social network), ma poca riflessione e poco ragionamento sulla base della Scrittura, l’intenzione di questa recensione critica è quello di dare occasione di discutere tale filmato e di riflettere a nuovo sul vero scopo della chiesa di Cristo.
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2.  IL PRIMO IMPATTO: Questo filmato è, senz’altro, ben fatto; e certamente evangelizzare è importante. Tuttavia, in esso vedo due visioni estremiste e riduttive, che non condivido. L’una polarizza la chiesa alla sola evangelizzazione, l’altra alle sole riunioni di chiesa. Coloro, che non evangelizzano (non vanno a salvare i dispersi in mare), vengono qui presentati in modo caricaturale come una lobby religiosa snob, gretta d’animo e ipocrita, che è per di più in ferie e ha come solo scopo quello di proteggere se stessa e i suoi riti. Si vede che l’evangelista Reinhard Bonnke aveva in mente le chiese protestanti del suo paese, specialmente quelle sulla via del declino. L’assemblea di Cristo è molto di più e non si può ridurre a queste due visioni contrastanti e rappresentate qui in modo un po’ semplicistico e stereotipato.
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3.  APPROFONDIAMO IL TEMA: Le funzioni ministeriali del NT non si riducono alla sola attività dell’araldo di buone notizie (evangelista), ma comprendono pure quella del pioniere (missionario fondatore di chiese, gr. apóstolos), del proclamatore che edifica spontaneamente (gr. profḗtēs), e del curatore d’anime (pastore, gr. poimḗn) e insegnante (gr. didáskalos). In Efesini 4,11 l’evangelista sta al terzo posto.
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4.  ASPETTI CONCLUSIVI: [...] È una caricatura accattivante, ma che presenta una falsa immagine della chiesa: una sparuta minoranza di fedeli evangelisti dinanzi a una massa insensibile di cristiani, che stanno perennemente in ferie, si concentrano sull’abituale ritualità e non si curano delle sorti dei loro simili. [...]
     Nel grande mandato il fine presentato dal Signore ai suoi apostoli, non era solo evangelizzare le nazioni, ma specialmente renderli discepoli di Gesù Messia, insegnando loro a osservare tutto ciò, che il Messia aveva comandato (Mt 28,18ss). Ciò mostra che sono necessarie tutte le funzioni ministeriali. Infatti, anche i discepoli devono diventare credenti maturi e utili per gli altri. Paolo insegnava al suo collaboratore Timoteo quanto segue: «Le cose, che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, i quali siano capaci d’insegnarle anche ad altri» (2 Tm 2,2).
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L’ARTICOLO COMPLETO SI TROVA SUL SITO
     [→ CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Allegor_chies_UnV.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso. ► Per ricevere e-mail di notifica sulle novità, ISCRIVITI ALLA MAILING LIST: https://groups.google.com/forum/#!forum/fede-controcorrente/join
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lunedì 1 dicembre 2014

È sbagliato dire: «Accetta Gesù come tuo Salvatore»?


È SBAGLIATO DIRE: «ACCETTA GESÙ COME TUO SALVATORE»?

1. LE QUESTIONI: Ammetto che non finisco mai di meravigliarmi di coloro, che per partito preso, per difendere la propria corrente dogmatica, per far tornare i conti della propria corrente dottrinale, fanno asserzioni categoriche e non si fermano neppure dinanzi alle evidenze scritturali contrarie alla loro ideologia religiosa.
     Mi è tornata proprio nuova l’opinione, secondo cui esortare qualcuno ad accettare Gesù come suo personale Salvatore e Signore, non sarebbe una dottrina apostolica!
     Quanto segue qui, è nato da un contributo ricevuto per il dibattito su «Evangelichese e comunicazione efficace», che lì ho omesso perché fuori tema. Un lettore ha scritto: «Essendo io riformato, noto che alcuni errori di comunicazione, durante l’evangelizzazione dei non-credenti, è dire loro: “Dio ti ama, ha un piano per te, accetta (verbo assolutamente non apostolico) Gesù come tuo personale Signore e Salvatore”. L’esposizione dell’Evangelo è chiaro, diretto e non amorevole, anche se esso è un messaggio di amore! I vari MacArthur e Washer, ma in passato Spurgeon, Edwards e Whitefield hanno predicato l’ira di Dio e la sua sovrana salvezza, annunciando la conversione e il ravvedimento, senza strumentalizzare l’annuncio, facendolo diventare un trattato filantropico da quattro soldi! Io sono diretto, quando annuncio, facendo una domanda chiara: “Se tu dovessi morire adesso, dove andresti?”. Così aggiro tutto le snervanti frasi inutili; da quella risposta nasce il vero Evangelo di Gesù Cristo, che ha come fine la realizzazione di Romani 5,9». {Aldo Benincasa; 15-09-2014}

Ammetto di essere rimasto sbalordito, per non dire altro. Questo interlocutore afferma alcune cose giuste, ma per paura di cadere da una parte del cavallo, cade dall’altra, estremizzando i suoi argomenti, e avversa l’altra parte della medaglia. Riassumendo, per i riformati (o almeno per questo soltanto, si spera), quando si evangelizzano i non-credenti, si commetterebbero i seguenti errori:
     ■ Sarebbe sbagliato dire: «Dio ti ama».
     ■ Sarebbe sbagliato dire: «Dio ha un piano per te».
     ■ Sarebbe sbagliato dire: «Accetta Gesù come tuo personale Signore e Salvatore».
     Secondo lui, usare tali asserzioni significherebbe «strumentalizzare l’annuncio, facendolo diventare un trattato filantropico da quattro soldi»; si tratterebbe di «snervanti frasi inutili». Inoltre, bisognerebbe esporre l’Evangelo in modo «non amorevole». Bisognerebbe predicare «l’ira di Dio». E dalla risposta a quell’unica domanda nascerebbe «il vero Evangelo di Gesù Cristo». Sarebbe questa la «quadratura del cerchio» secondo l’opinione dei riformati?
     Dopo aver letto tutto ciò, ho potuto solo sperare che non tutti i riformati la pensino così e scrivano cose del genere e in tale modo. Ciò farebbe dell’Evangelo quale «Buona Notizia» un annuncio di terrore religioso, mettendo in cattiva luce il messaggio di salvezza, e darebbe del Dio della Bibbia l’immagine unilaterale di una Persona fredda e spietata, senza alcun barlume di misericordia, distante dal Dio d’amore, che ha riconciliato il mondo con sé.

SUL SITO LEGGI ANCORA I SEGUENTI PUNTI:

2. Osservazioni e obiezioni
3. Aspetti conclusivi
4. Alcune applicazioni

[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Accetta_Gesu_Avv.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.


giovedì 4 settembre 2014

Evangelichese e comunicazione efficace



EVANGELICHESE E COMUNICAZIONE EFFICACE

1. UNO ZELANTE EVANGELISTA
     Nella nostra comunità abbiamo un giovane fratello in fede, che chiamiamo qui «Federico». Egli ha un grande amore per le anime, che non conoscono ancora Gesù quale Signore e Salvatore, e un grande zelo evangelistico. […]

2. SE IO TACCIO, PARLINO ALMENO I GRANELLI DI SABBIA
     Quando i discepoli osannavano Gesù come Mesia-Re, alcuni farisei gli dissero: «Maestro, sgrida i tuoi discepoli!» (Lc 19,39). Al che il Signore rispose: «Io vi dico che, se costoro tacciono, le pietre grideranno» (v. 40). Federico, trovandosi in ferie, pensò bene di far parlare la sabbia!
     Infatti, ultimamente, qualcuno ha messo in rete delle foto col titolo «Prendere il sole o portare luce?». In pratica, Federico rifletteva come essere di testimonianza su quella spiaggia; infine, coinvolse un altro credente, che lo aveva visitato, e insieme avevano scritto sulla sabbia con grandi caratteri: «Gesù è morto per te, e tu?». Dal nostro colloquio telematico e goliardico mi è nata l’idea di scriver questa nota sulla «comunicazione efficace».
     Scherzosamente scrissi sotto tale foto con la scritta un po’ ambigua: Non ti meravigliare se, dopo tale «e tu?» finale sulla sabbia, qualcuno aggiunga sotto: «Grazie, io sono ancora vivo!». Comunque, feci i miei complimenti al bravo «evangelista da spiaggia». Poi, aggiunsi riguardo a Federico: Bisogna fargli un corso di comunicazione efficace, per evitare i fraintendimenti!
     Egli cercò di spiegarmi che, sebbene i passanti fossero pochi, quasi tutti sostarono davanti al nome di Gesù.
[…]

5. DOMANDE DI LAVORO (Le seguenti domande di studio servono per stimolare chi vuole approfondire l’argomento e per orientare la discussione):
     1. Secondo te, quali sono alcuni errori, che fanno i cristiani biblici nella testimonianza dell’Evangelo?
     2. Conosci alcuni esempi specifici di errori, che vengono fatti nella comunicazione della verità?
     3. Secondo te, quali sono alcuni criteri importanti di una comunicazione efficace della «buona notizia» di Gesù?
     4. Quali lezioni hai imparato personalmente dalla riflessione su questo tema? Che cosa dovresti cambiare nel tuo approccio personale e nel tuo modo di comunicare col tuo prossimo?

Sul sito si trovano anche i seguenti punti: 3. Comunicazione più o meno efficace; 4. Reazioni imprevedibili.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://www.diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Evangelichese_Mds.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati ad esso.


sabato 5 aprile 2014

Evangelizzare con fantasia



EVANGELIZZARE CON FANTASIA

Sognava a occhi aperti, ma gli sembrava vero. Era lì a qual tavolo, aspettando che qualcuno venisse a sedersi di fronte. La scritta era chiara: «Parlo con chiunque di qualunque cosa»; e cioè gratis. Un coro di voci s’affollava nella sua mente: «È così che ti vorremmo»… ossia disponibile per tutti e capace di dare una risposta a chiunque.
     Direte: «Strano modo di portare il messaggio di salvezza alla gente!». Pesate sia proprio così? Non dovremmo metterci al livello di percezione culturale del nostro prossimo, per mostrargli dal suo punto di vista la via verso la salvezza? Spesso annunciamo la salvezza, partendo dalla nostra percezione culturale, e l’altro non ci comprende!
     La cosa migliore è mettere il nostro prossimo nella condizione e nella necessità di chiederci chi siamo, che stiamo facendo, che vogliamo esprimere con quel, che stiamo facendo, perché lo facciamo e così via. Poiché da sempre c’è stata una sovrabbondanza di offerte culturali, dobbiamo usare fantasia per portare il messaggio di Dio, però senza metterlo in ridicolo o portare scandalo.
     I proclamatori dell’antico patto usavano spesso azioni simboliche, che attiravano l’attenzione e la curiosità degli astanti, che volevano sapere che cosa significasse ciò; allora era arrivato il momento ideale, per comunicare il messaggio del Signore. Specialmente Ezechiele usò tale metodo, ma anche Geremia. Ezechiele usò, ad esempio, un mattone ed altri oggetti, il rasoio, il bagaglio da esule, due legni incastrati insieme e addirittura la morte della moglie, durante il lutto per la quale non pianse. Geremia usò, ad esempio, la cintura di lino interrata, la brocca rotta, due cesti di fichi, un giogo, l’acquisto di un campo e addirittura l’ingiunzione divina a non sposarsi.
     Gesù usò le parabole… […]
     Qual era la strategia missionaria di Paolo? […]

La domanda, a cui vorrei che rispondessimo, è la seguente: Qual è il metodo migliore, che tu hai mai usato per evangelizzare con fantasia?

Il resto dello scritto segue sul sito
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Evangel_fantas_OiG.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.
 


*** Discuti questo tema qui o sulla mia pagina di "Facebook": https://www.facebook.com/notes/fede-vivente/evangelizzare-con-fantasia/748037158560854

martedì 30 luglio 2013

Prima entusiasti dall’Evangelo, poi irreperibili


PRIMA ENTUSIASTI DALL’EVANGELO, POI IRREPERIBILI

Chi non ha fatto l’esperienza di persone, che improvvisamente mostrano un grande interesse per Dio, l’Evangelo, la fede e la sana dottrina? Ci ascoltano volentieri, restano toccati e sembra che la luce sia penetrata nei loro cuori. Poi, quando hanno capito che bisogna riconoscere Gesù quale personale e unico Salvatore e Signore, per essere salvati, improvvisamente chiudono i battenti e diventano irreperibili. Vorrebbero la salvezza, ma senza troppi impegni, anzi senza prendere la propria croce e seguire Gesù, il Signore. Gesù invece disse: «Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me» (Mt 10,38; cfr. 16,24).
     «Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti», disse Gesù (Mt 22,14). A molti piace ascoltare parole belle, che consolano e incoraggiano, ma confrontarsi con Dio, con la propria coscienza e cambiare... questo proprio non lo vogliono.
     ■ Alcuni fanno come Felice, che «mandò a chiamare Paolo, e l’ascoltò circa la fede in Cristo Gesù. Ma ragionando Paolo di giustizia, di autocontrollo e del giudizio a venire, Felice, tutto spaventato, replicò: “Per ora, vattene; e quando ne troverò l’opportunità, ti manderò a chiamare”» (At 24,24s).
     ■ Altri, che prima quasi ci assillavano con i loro problemi e per ricevere un consiglio, spariscono dalla circolazione e si rendono irreperibili, per non esporsi alla luce e per non dover confrontarsi con lo stato pietoso della propria vita. «E il giudizio è questo: che la luce è venuta nel mondo, e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Poiché chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, perché le sue opere non siano riprovate; ma chi mette in pratica la verità viene alla luce, affinché le opere sue siano manifestate, perché sono fatte in Dio» (Gv 3,19ss).

Come non pensare alla parabola del seminatore? (Mt 13,4ss). […]
     Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Entusiasti_irreperibili_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}



lunedì 10 dicembre 2012

Essere e dare testimonianza



ESSERE E DARE TESTIMONIANZA

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Caro Nicola, vorrei porti una questione: spesso mi capita di non sapere quale sia il modo migliore per dire ai miei amici non credenti che sono cristiano e quale sia il modo migliore per farlo. Ovvero ad alcuni ho detto, senza che mi chiedessero niente: «Sai ho iniziato a leggere la Bibbia… mi ha cambiato la vita, adesso sono cristiano». Con alcuni ho rapporti, con altri no. È bene dirlo prima? O è meglio farlo, quando si pongono delle situazioni lampanti, ad esempio: «Stasera andiamo a bere alcolici e a un night club, vieni pure tu?». Infine, quale è il modo migliore per dirlo e come fare testimonianza al meglio? (V. R.).

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Non esiste un «modo migliore» per dire ai propri amici non credenti di essere cristiano. Bisogna essere sensibili a Dio e usare le occasioni che si presentano per dare magari piccole pillole di verità o, se c’è interesse, l’intera via della salvezza. Al riguardo bisogna evitare di fare due errori.
     1. Seppellire il proprio talento, pur di stare nel «giro» di tali amici, agendo così come se la presentazione dell’Evangelo non ci riguardasse (per non aggiungere il fatto di tacere quando qualcuno bestemmia il nome di Dio); ciò sarebbe una disubbidienza al grande mandato e ci renderebbe colpevoli. ●→ Dio pone ogni seguace di Cristo come una sentinella nel suo ambiente (cfr. Ez 3,17ss; 33,2ss). Stai facendo il tuo dovere?

     2. Mettere le perle dinanzi ai porci (Mt 7,6): In tal modo si dà occasione che l’Evangelo venga deriso; anche ciò ci renderebbe colpevoli, se torniamo a insistere, invece di scrollarsi di dosso la polvere e andare altrove (Mt 10,14). ●→ Sei così insistente e litigioso da dare occasione che il buon nome di Cristo venga bestemmiato? (cfr. Rm 2,24).

2.  ASPETTI DI UNA TESTIMONIANZA EFFICACE: Ecco qui di seguito alcune pillole di riflessione, che possono aiutarci a mettere a fuoco la nostra responsabilità di figli di Dio nel mondo, specialmente in vista di una testimonianza efficace.
     ■ La piena identificazione con Cristo
     ■ Esercitare la coerenza morale
     ■ Avere una vita esemplare e trasparente
     ■ Vivere come segno e presagio dinanzi gli altri
     ■ Praticare una buona condotta
     ■ Non associarsi al male
     ■ Usare le occasioni, così come vengono

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: Approfondimento del secondo punto; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Essere_dare_testimonia_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/essere-e-dare-testimonianza/10151375336667990

sabato 7 aprile 2012

Dobbiamo suscitare negli altri la fame per l’Evangelo?



DOBBIAMO SUSCITARE NEGLI ALTRI LA FAME PER L’EVANGELO?

A tale domanda si può rispondere in modi diversi (sì, no, sì e no, ecc.), a seconda di ciò che intendiamo dire e da quale punto di vista. Qui di seguito mi limito a una questione specifica, a cui invito alla discussione.

1. La questione
     Un amico cristiano ha riportato la seguente citazione, presa da uno dei libri di Watchman Nee: «Amici miei, non possiamo produrre negli altri la sensazione di Dio, non possiamo trasmettere il senso della presenza di Dio, se ogni cosa non è stata rotta, anche ciò che è più prezioso, ai piedi del Signore Gesù. Il Signore non ci vuole qui tanto per predicare o per fare qualche altro lavoro per Lui, ma per creare negli altri la fame. Nessuna opera autentica potrà iniziare senza un sentimento di bisogno. Non possiamo iniettarlo nella gente, non possiamo condurre la gente ad avere fame di Dio. Una fame del genere può essere creata solo da quelli, che trasmettono un’impressione vitale di Lui» (grassetto nostro).

2. Sputi per la discussione
     È certamente un discorso interessante, ma un po’ contorto e contraddittorio, specialmente perché ci manca il contesto, l’obiettivo e le cose che Watchman (= Guardiano) Nee intendeva allora contrastare…
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Dot/T1-Suscita_fame_Evang_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
{Nicola Martella}


sabato 2 aprile 2011

Tu sei il miglior metodo di evangelizzazione! Parliamone


TU SEI IL MIGLIOR METODO DI EVANGELIZZAZIONE! PARLIAMONE

Un insetto vola da fiore a fiore, senza danneggiarlo, portando il polline da uno all’altro. Essere strumento d’impollinazione, è un’immagine suggestiva, se applicata al seme dell’Evangelo.
     I fiori impollinati creano, a loro volta, dei semi. Ogni pianta ha la sua strategia per diffondere i suoi semi lontano. Suggestiva è l’immagine del soffione.
     Ogni seme, benché minuscolo, quando produce nuova vita, non rimane inosservato. Un discepolo, che ha in sé la vita eterna, non rimane nascosto, poiché la sua vita si trasforma e trasforma tutto ciò che sta intorno a sé.
     Le api, una volta trovata la fonte d’approvvigionamento, tornano all’alveare e hanno l’impellente bisogno di comunicare a tutte le altre le precise coordinate. Comunicare agli altri dove trovare la fonte della vita, è alla base dell’evangelizzazione spontanea.
     Qui di seguito discutiamo l’articolo «Tu sei il miglior metodo di evangelizzazione». Qui abbiamo visto, tra altre cose, che il metodo migliore di evangelizzazione è il credente stesso, specialmente con la sua spontaneità. Abbiano pure constatato che chi vuol predicare bene agli altri, deve mostrare coerenza nella propria vita. Abbiamo altresì considerato il valore della comunione fraterna, quale fonte di ricarica, per chi vuole annunciare la buona Novella. Infine, abbiamo visto come sia importante la capacità di sviluppare l’empatia per raggiungere i cuori duri. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Tu_metodo_evang_OiG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

venerdì 1 aprile 2011

Tu sei il miglior metodo di evangelizzazione


TU SEI IL MIGLIOR METODO DI EVANGELIZZAZIONE

1.  IL MODO SPONTANEO: Una certa sorella in Cristo, ancora giovane nella fede, che sta sperimentando nel cammino della fede alcuni combattimenti e alcune prove spirituali, mi ha scritto quanto segue: « Stamattina leggevo che è fondamentale divulgare la Buona Novella ed evangelizzare. In questo periodo non mi sembra che sto dando proprio una buona testimonianza, per via delle emozioni negative, che nutro e che cerco di tenere a bada. Come faccio in tale stato a parlare dell’Evangelo?».
            Le ho risposto all’incirca come segue. Comunica la «Buona Novella», spontaneamente, con tutta te stessa, in parole e in opere. C’è chi usa il «metodo della goccia» minuta, che cade continuamente e che col tempo spacca la roccia. C’è chi usa il «metodo del secchio» e annaffia abbondantemente chi incontra. Poi, ci sono certamente altri metodi. Non so quale sia migliore per te, dipende dal carattere della persona, che evangelizza, oltre a coloro che ricevono il messaggio. Il migliore metodo di evangelizzazione è, comunque, il credente stesso con la sua vita. Deve comunque rimanere una Buona Notizia, visto che vogliamo comunicare ciò, che riteniamo essere la cosa migliore che c’è per la salvezza e il benessere della gente.
     Negli Evangeli leggiamo quanto segue: Andrea «trovò il proprio fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia — che, tradotto, è: Cristo”; e lo portò a Gesù. […] Il giorno seguente, Gesù… trovò Filippo, e gli disse: “Seguimi”. […] Filippo trovò Natanaele, e gli disse: “Abbiamo trovato colui, del quale hanno scritto Mosè nella legge e nei profeti: Gesù figlio di Giuseppe, da Nazareth» (Giovanni 1,41.43.45). Questo è un modo spontaneo di parlare di Gesù, alle persone che uno conosce e di cui egli si sa che sono alla ricerca del Signore.
     Seguono i seguenti punti: 2. Predicar bene e razzolar meglio; 3. Il valore della comunione; 4. Cuore duro ed empatia [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Tu_metodo_evang_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}