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sabato 2 luglio 2016

I panni sporchi e Internet



I PANNI SPORCHI E INTERNET
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1. L’antica sapienza popolare affermava: «I panni sporchi si lavano in casa»; una variante ha «in famiglia». Tale metafora illustrativa intendeva affermare che ci sono faccende delicate, che non bisogna divulgare fuori delle mura domestiche, ma che bisogna risolverle nella stretta cerchia delle persone interessate. Chi è esterno a certe situazioni, non è in grado di comprenderle pienamente, ma rischia di travisare i fatti e a diffonderli ulteriormente, e cioè in modo sbagliato.
     Tale proverbio non vale soltanto per la casa o al famiglia materiale, ma anche per quella spirituale, ossia l’assemblea locale. Infatti, «l’assemblea del Dio vivente» viene chiamata nella Bibbia la «casa di Dio» (1 Tm 3,15; cfr. 1 Pt 4,17). E i credenti sono chiamati «membri della famiglia di Dio» (Ef 2,19).
     In situazioni, in cui sono stati coinvolte persone esterne, ho notato che esse non sempre hanno approfondito sufficientemente i fatti, per essere in grado di giudicarli correttamente. Alla fine, generalizzando tutto, hanno dichiarato che ognuno è colpevole a modo suo. In tal modo, le vittime sono state punite due volte e i prepotenti si sono sentiti, a loro modo, assolti.
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2. Vedo vari credenti, che si mostrano abbastanza stolti, per il fatto che «mettono a stendere in Internet» faccende, che riguardano casa loro o le loro assemblee. Alcuni, invece di discutere i fatti coniugali o familiari in casa, mettono le loro faccende private in Internet, senza neppure sentire vergogna; così tutti le vengono a sapere e magari s’intromettono. Similmente, anche credenti della stessa assemblea, invece di trovare una soluzione insieme e con persone sagge della stessa comunità, espongono al vento di Internet le loro controversie e i loro fatti sgradevoli.
     Similmente avviene o lettere mandate a un certo numero di chiese, che si conosce o con cui si è affiliati, oppure mediante posta elettronica a un gran numero di indirizzi, per denunciare specifiche persone, particolari fatti accaduti nella propria assemblea o controversie, che si hanno con altri credenti. [...]
     IL RESTO DELLO SCRITTO SEGUE SUL SITO
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[CONTINUA LA LETTURA: http://diakrisis.altervista.org/_Etic/T1-Pann_Internet_UnV.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso. ► Per ricevere e-mail di notifica sulle novità, ISCRIVITI ALLA MAILING LIST: http://groups.google.com/group/fede-controcorrente/subscribe
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mercoledì 28 gennaio 2015

Contrarietà e sofferenze della vita



CONTRARIETÀ E SOFFERENZE DELLA VITA

1. ANDARE CONTROVENTO: Ho letto un vecchio detto tedesco, che illustra la perizia marinara; in italiano essa recita così: «Tutto dipende non da come il vento soffia, ma da come dispongo le vele».
     In qualche modo, essa ha confermato una mia massima, scritta tempo fa sulle contrarietà: «Quando il vento forte soffia in faccia, o si perde tempo a lamentarsene e magari a imprecare contro, o si usa l’occasione per alzare le vele e salpare».
     Le contrarietà della vita sono spesso sorgente d’insofferenza, mal di vita, prove e dolori. Perciò, aggiungo quest’altra mia riflessione sulle sofferenze: «Le sofferenze sono sempre un banco di prova: o ci si auto-commisera, entrando nel labirinto della depressione, o si accetta la sfida e, combattendo, si diventa tenaci e vittoriosi».

2. DOMANDE DI LAVORO (Le seguenti domande di studio servono per stimolare chi vuole approfondire l’argomento e per orientare la discussione):
            ■ Che cosa genera nella mia vita ricorrenti contrarietà?
            ■ Che cosa genera nella mia vita ricorrenti insofferenze, fastidi e mal di vita?
            ■ Quanto «concorso di colpa», quindi responsabilità, ho io perché si generino certe tempeste nella mia vita?
            ■ Come mi pongo dinanzi alle prove della vita? Con rassegnazione? Con autocommiserazione? Elaborando le cause? Come occasione per testare le mie forze? Come occasione per reagire e combattere? Oppure come?
            ■ Quante volte si tratta di «tempeste in un bicchiere d’acqua», ossia costruite dalla mia mente, ma in effetti inesistenti?
            ■ Come mi rapporto con Dio durante le reali tempeste della mia vita?
            ■ Come mi rapporto con i fratelli e la mia chiesa locale, quando mi trovo nella sofferenza e nella prova? Mi isolo? Cerco viepiù la comunione fraterna? Chiedo aiuto concreto a qualche credente in particolare di sostenermi nella mia battaglia?

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali risposte.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://www.diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Contrarieta_Avv.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati ad esso.


giovedì 27 novembre 2014

Mi sono bloccato

MI SONO BLOCCATO

«O Dio, abbia pietà, quando in me non c’è posto per te. Vieni, o Dio, per un momento, e donami una parola, che mi apra e mi porti avanti. Signore, abbi pietà» (Günter Ruddat; tradotto e adattato da Nicola Martella; fonte: «Parola di grazia»).

Chi non lo conosce: un movimento sbagliato, un colpo di freddo, uno strappo muscolare o un «colpo di strega» e ci troviamo bloccati per giorni, senza poterci muovere. Tutti i tentativi per sbloccarci, vanno a vuoto. Similmente accade, a volte, sul piano spirituale. 


     Ci sono momenti, in cui ci si chiude e blocca come un vecchio lucchetto, e tutti i tentativi di sbloccarsi risultano vani. Si è andati in tilt come un vecchio flipper, e bisogna spegnere e riaccendere la macchina. Come per un computer, il sistema si è bloccato e non reagisce più; ci vuole un reset.
     Così ci accade, a volte, anche come credenti. Non sentiamo più Dio presente nella nostra vita, poiché come una specie di nebbia ci impedisce di vedere il sole. Ciò accade perché abbiamo tante occupazioni o tanti problemi, che si pongono come una folta vegetazione dinanzi alla vista. Siamo come quel ciclista, che ha perso il ritmo, e si è staccato lentamente dal gruppo. Siamo come quei motori di un tempo, che quando si ingolfavano, per farli ripartire, bisognava tirare a strappo a una corda avvolta al volano, girare una manovella, calcare un pedale o farli andare a spinta.
     Come detto, ci sentiamo come quella vecchia serratura, che non si lascia più aprire. Ci vuole qualcosa che la disincrosti, la lubrifichi o la faccia funzionare di nuovo. Quando un suono colpisce un diapason alla stessa lunghezza d’onda, esso vibra e risuona. Similmente anche noi necessitiamo di una parola di grazia da parte del Signore, che dalla sacra Scrittura vibri all’unisono nella nostra particolare situazione e ci apra a una nuova relazione con Dio. Una volta avviata, tale nuova melodia nel nostro spirito, essa farà vibrare all’unisono altri versi della Scrittura, con cui sentiremo nuovamente che Dio ci parla, ci esorta, ci ammonisce, ci insegna, ci incoraggia, ci consola. Il lucchetto è di nuovo ben oleato e la chiave lo apre senza difficoltà.

Per l’approfondimento biblico (Il senso di questa lista di versi è di stimolare la riflessione dei lettori, per aiutarli formulare contributi confacenti al tema):
     ■ «Signore… di’ soltanto una parola» (Matteo 8,8).
     ■ «L’anima mia è avvilita nella polvere; ravvivami secondo la tua parola» (Salmo 119,25). […]

Il resto dello scritto si trova sul sito. [CONTINUA LA LETTURA: http://diakrisis.altervista.org/_Cres/T1-Bloccato_GeR.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati ad esso.

sabato 22 marzo 2014

Preoccupazioni



PREOCCUPAZIONI

1. ENTRIAMO IN TEMA
     Preoccupare significa, etimologicamente parlando, occupare qualcosa (p.es. un posto) prima di un altro. In senso riflessivo intende occuparsi antecedentemente di qualcosa, prima che arrivi o di cui si teme l’arrivo. Ciò può portare, secondo i casi, a prevenire tale cosa, a prepararsi per affrontarla adeguatamente oppure a farne una malattia.
     Una preoccupazione significa, in genere, occupare la mente con un certo pensiero (impensierirsi), accompagnandolo con uno stato d’animo negativo (inquietudine, apprensione, ansia, assillo, tormento, angoscia, cruccio, trepidazione) o con una prospettiva negativa (incertezza, timore, dubbio).


2. DOMANDE DI LAVORO (Le seguenti domande di studio servono per stimolare chi vuole approfondire l’argomento e per orientare la discussione):
     ■ Quali sono le cose che più ti preoccupano attualmente?
     ■ Qual è il decorso standard delle tue preoccupazioni?
     ■ Sei il tipo razionale, che si prepara ad affrontare la burrasca? Oppure sei il tipo irrequieto, che per la tanta apprensione rimane immobile a dolersi, che arriva la tempesta?
     ■ Quando sei preoccupato, sei portato a immaginarti scenari apocalittici, senza via d’uscita?
     ■ Come tipo sei più la formica, che provvede a tempo, o come il grillo, che se la gode spensierato?
     ■ Che ruolo ha la tua fede nel Signore riguardo alle tue preoccupazioni?

Il resto dello scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Preoccupa_EnB.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati ad esso.

sabato 11 maggio 2013

Fragilità quale laccio o chance

FRAGILITÀ QUALE LACCIO O CHANCE

1. Entriamo in tema
     Ognuno ha le sue fragilità. Alcune sono continue, altre circostanziate e altre periodiche. Nella mitologia greca c’era il prode Achille, che aveva la sua vulnerabilità nel suo tallone. Alcune fragilità sono evidenti, come chi è balbuziente o zoppica; altre sono ben celate e riguardano un aspetto particolare, come chi ha un tic o una mania o come è ferito nel proprio onore e nell’ombra trama vendetta.




2. Il vasto spettro delle fragilità
     Abbiamo visto che alcuni l’hanno fragilità manifeste, loro malgrado, e ne soffrono, sviluppando spesso dei complessi di inferiorità; ognuno di loro si sente fragile come un vaso d’argilla fra vasi di ferro.
     Altri ostentano le loro fragilità, come fossero delle armi, per impietosire il prossimo, per avere un alibi nella vita o una rivincita verso tutti i «normali».
     Altri ancora sanno ben nascondere le loro fragilità, apparendo di fuori imperturbabili, impenetrabili e ferrei. Quando, poi, un giorno, crollano, mostrano di essere come una bella mela di fuori, ma col verme dentro.
     Poi, ci sono quelli, che hanno una doppia vita: una pubblica, in cui appaiono modelli di morale, e una privata, in cui le loro fragilità vengono alla luce con veemenza. E in alcuni esse diventano vizio e stravizio, a cui essi danno sfogo lontani dai riflettori; allora dottor Jekyll e mister Hyde conducono una singolare convivenza.
     Poi, di là da ciò, ci sono persone, che si studiano di essere irreprensibili e impeccabili, ma sofferenti combattono in privato con le loro fragilità, come fossero giganti o fantasmi. Fanno propositi a se stessi, si studiano di mantenerli e, poi, quando meno se l’aspettano, le loro fragilità fanno loro nuovamente lo sgambetto…

3. Aspetti conclusivi
     Le proprie fragilità possono essere una trappola e condurre nel labirinto o nel gorgo. Oppure esse possono diventare una chance per Dio, se siamo disposti a farci cambiarci e gli permettiamo di mostrarsi potente nelle nostre debolezze.
     Chiaramente chi sa che le proprie fragilità sono facilmente infiammabili, si tenga ben lontano dal fuoco!

     ■ «E perché io non avessi a insuperbire per l’eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne… Tre volte ho pregato il Signore perché l’allontanasse da me; ed egli mi ha detto: “La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza”» (2 Cor 12,7ss; cfr. 1 Cor 1,26ss).
     ■ «Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mt 26,41).

Questa è una sintesi, l’intero scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Fragilita_laccio_S&A.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

sabato 6 aprile 2013

Angoscia e resa a Dio

ANGOSCIA E RESA A DIO

1. Ci sono molte situazioni inquietanti nella vita. […]
 


2. Dietrich Bonhoeffer (1906-1945), teologo evangelico, durante la seconda guerra mondiale, finì per lungo tempo nelle prigioni naziste a causa della sua fede biblica e della sua resistenza al nazismo e fu giustiziato per impiccagione in un campo di concentramento il 9 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra. Durante tale periodo, lontano dalla famiglia e aspettando il peggio, nacque la seguente preghiera, in cui l’angoscia divenne resa a Dio.
     «O Signore Dio, una grande angoscia è venuta su di me. Le mie preoccupazioni vogliono strangolarmi. Non conosco alcuna via d’uscita. O Dio, sii misericordioso e aiuta, da’ la forza per portare ciò, che tu mandi, fa’ che la paura non domini su di me. Provvedi tu paternamente per i miei cari, particolarmente per moglie e figli, proteggili con la tua forte mano da ogni male e da ogni pericolo. Dio misericordioso, perdonami tutto quello, che verso di te e verso gli uomini ho peccato. Io confido nella tua grazia e metto la mia vita completamente nella tua mano. Fa’ tu di me, come ti piace e come è buono per me. Che io viva o muoia, io sono con te e tu sei con me, mio Dio. Signore, io attendo la tua salvezza e il tuo regno. Amen» (Dietrich Bonhoeffer; tradotto e adattato da Nicola Martella).

3. Domande di lavoro (Le seguenti domande di studio servono per stimolare chi vuole approfondire l’argomento e per orientare la discussione):
     Come ti comporti nei momenti, in cui ho perdi la bussola, sei disorientato, ti sembra di sprofondare, senti che ti sale l’acqua alla gola e sei preso dall’angoscia?
     ■ Come ti rapporti con Dio in tali momenti? Lo perdi di vista, concentrandoti sugli eventi, o cerchi ancor di più la sua presenza?
     ■ Vivi il tuo problema cristocentricamente ed escatologicamente, ossia mettendo Cristo al centro e rapportando ogni cosa al tempo della fine?
     ■ Oltre a credere in Dio, hai mai sperimentato una totale resa nelle mani di Dio, cosicché la tua vita sia cambiata completamente di là dalle circostanze e dai fatti contingenti?
     […]
     Questa è una sintesi, l’intero scritto si trova sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Prob/T1-Angoscia_resa_Esc.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/fede-vivente/angoscia-e-resa-a-dio/556428227721749

giovedì 10 gennaio 2013

Forgiati nella fucina del Signore

FORGIATI NELLA FUCINA DEL SIGNORE

1. Entriamo in tema
     Tempo fa, avevo scritto la seguente massima: «Quando siamo forgiati nella fucina del Signore, ciò ci può costare al momento; ma è l’unico modo per essere trasformati in qualcosa di utile e prezioso per Lui, e per essere un sostegno e uno strumento di benedizione anche per gli altri» (fonte: Forgiati dal Signore).

Dopo alcune ore ritrovai una lettera, datata molti mesi prima, che la mia secondogenita aveva mandata ai conduttori della sua chiesa, dopo essere uscita da tanti mesi di grande travaglio e di malessere psicofisico, dopo aver fatto tante analisi, aver consultato tanti medici ed essere alquanto dimagrita. La pubblico qui di seguito col suo consenso, confidando, che potrà essere di conforto e di incoraggiamento anche per altri credenti.

2. La lettera alla chiesa
     In settimana riflettevo sul fatto che mi dispiace veramente molto che mi abbiate conosciuta in questa fase un po’ fragile della mia vita; e mi rendo conto che, mettendo al centro il mio malessere, ho trascurato di dare gloria a Dio.
     Mi preme invece di condividere con voi, quanto il Signore mi è stato accanto in questo periodo difficile e di come ho imparato a conoscerlo meglio.
     Il Salmo 30,6-7 recita così: «Quanto a me, nella mia prosperità, dicevo: “Non sarò mai smosso”. O Signore per la tua benevolenza avevi reso forte il mio monte; tu nascondesti il tuo volto e io rimasi smarrito» È proprio così che inizialmente mi sono sentita: smarrita, nonostante mi sentissi vicina al Signore, e continuavo a chiedermi perché il Signore permettesse che soffrissi così. Continuavo a pregare e a leggere la Parola di Dio e ne traevo un grande conforto, come non mai nella mia vita prima. Ero, a un tratto, pronta ad accettare il male dalle mani di Dio, come avevo sempre accettato il bene, per dirla con le parole di Giobbe. E in tutto ciò le parole di Ebrei 4,15-16 erano come un balsamo per il mio cuore sofferente: «Infatti, non abbiamo un sommo sacerdote, che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno».
     Mentre prima mi chiedevo, quando finalmente Dio mi avrebbe liberato dalla sofferenza fisica e psichica, che mi teneva legata, ho cominciato a capire che mi stava insegnando qualcosa di grande e di importante…

Il resto dello scritto si trova sul sito.
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venerdì 30 novembre 2012

Mi sono bloccato



MI SONO BLOCCATO

«O Dio, abbia pietà, quando in me non c’è posto per te. Vieni, o Dio, per un momento, e donami una parola, che mi apra e mi porti avanti. Signore, abbi pietà» (Günter Ruddat; tradotto e adattato da Nicola Martella; fonte: «Parola di grazia»).

Chi non lo conosce: un movimento sbagliato, un colpo di freddo, uno strappo muscolare, un «colpo di frusta» o un cosiddetto «colpo di strega» e ci troviamo bloccati per giorni, senza poterci muovere. Tutti i tentativi per sbloccarci, vanno a vuoto. Similmente accade, a volte, sul piano spirituale.
     Ci sono momenti, in cui ci si chiude e blocca come un vecchio lucchetto, e tutti i tentativi di sbloccarsi risultano vani. […]
     Quando un suono colpisce un diapason alla stessa lunghezza d’onda, esso vibra e risuona. Similmente anche noi necessitiamo di una parola di grazia da parte del Signore, che dalla sacra Scrittura vibri all’unisono nella nostra particolare situazione e ci apra a una nuova relazione con Dio. Una volta avviata, tale nuova melodia nel nostro spirito, essa farà vibrare all’unisono altri versi della Scrittura, con cui sentiremo nuovamente che Dio ci parla, ci esorta, ci ammonisce, ci insegna, ci incoraggia, ci consola. Il lucchetto è di nuovo ben oleato e la chiave lo apre senza difficoltà. […]

Il resto dello scritto si trova sul sito.
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sabato 25 agosto 2012

Risolvere un passato che pesa



RISOLVERE UN PASSATO CHE PESA

«Non permettere che il tuo passato blocchi il tuo presente e ipotechi il tuo futuro. Se qualcosa è stata colpa tua, ma ti sei sinceramente pentito e l’hai confessata da Dio, realizza tale perdono e molla la zavorra del passato. Se qualcosa non è stata colpa tua, perché ti affliggi, punendoti per gli errori degli altri? Se hai rimpianti per il passato, perché tempestarti anche il tuo presente e porre oscure nuvole sull’orizzonte del tuo futuro? Dopo aver messo le cose a posto, è meglio fare il saldo alla fine di una pagina, scrivere pagato e cominciarne una nuova» (Nicola Martella).

Domande di lavoro (Le seguenti domande di studio servono per stimolare chi vuole approfondire l’argomento e per orientare la discussione):
     ■ Come ti blocca al presente il tuo passato?
     ■ Perché, sebbene hai confessate le tue colpe, non riesci a realizzare il perdono, che Dio ti ha accordato?
     ■ Perché vuoi addossarti tutte le colpe del mondo, ossia anche quelle che oggettivamente non hai?
     ■ In che modo stai ipotecando al presente il tuo futuro?
     ■ Perché ti fai paralizzare dai rimpianti, invece di usare le tue forze per progettare un futuro all’insegna del timore di Dio?
     ■ Ci sono cose da mettere ancora a posto o danni da risarcire? Perché non lo fai semplicemente?
     ■ Sei veramente disposto a cominciarne una nuova pagina nella tua vita?

Sul sito seguono i seguenti punti: Per l’approfondimento biblico; Eventuali contributi dei lettori.
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