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sabato 8 ottobre 2011

Senza traduttore parli a sé e a Dio


SENZA TRADUTTORE PARLI A SÉ E A DIO

Questo articolo è un ulteriore approfondimento di un articolo precedente, dal titolo: «Senza traduttore si tacciano nell’assemblea». Si legga prima quest’ultimo per capire meglio il seguente scritto.

1. LA TRADUZIONE: In 1 Corinzi 12, Paolo aveva messo la proclamazione ispirata (profēteía) tra i doni maggiori, mentre il parlare in lingua (glōssa, glossolalia) faceva da fanalino di coda; al riguardo evidenziò pure che, come non tutti erano in grado di «profetare», non tutti erano altresì capaci di parlare in lingue (1 Cor 12,29-31; cfr. Ef 4,11ss dove la glossolalia non compare per nulla).
     In 1 Corinzi 14 Paolo mostrò lungamente la superiorità della proclamazione sul parlare in lingua, per il carattere edificatorio della prima rispetto alla seconda (v. 5). Poi, passò a regolamentare l’uso delle lingue nella pubblica assemblea, ingiungendo quanto segue: «Se c’è chi parla in lingua, [lo facciano] in due o al massimo in tre e uno dopo l’altro; e uno traduca [gr. diermēneuō]. E se non c’è il traduttore [diermēneutēs], si taccia nell’assemblea, a sé poi parli e a Dio» (1 Cor 14,27s).
     La parte, che qui ci interessa, è quella finale del verso 28, che in greco recita: «ἑαυτῷ δὲ λαλείτω καὶ τῷ θεῷ» (heautō dè laleítō kaì tō Theō), e che letteralmente recita: «a sé poi parli e a Dio». Le varie traduzioni recitano più o meno anche così. […]

2. L’INTERPRETAZIONE: Qui riportiamo solo le citazioni di commentari esegetici, tralasciando quelli popolari e quelli confessionali. Ho tradotto in italiano le citazioni, che in origine sono in lingua straniera; ho indicato in grassetto la parte, in cui gli autori interpretano tale verso in esame.

2.1. ORDINAMENTO IN ASSENZA DI UNA TRADUTTORE: Gli esegeti si occupano dell’ordinamento apostolico relativo al numero dei glossolali e all’evenienza, in cui non ci fosse un traduttore….
     Altri punti dell’articolo: 2.2. Solo nella devozione privata; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-No-tradutt_parli-a-se_Car.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


È un tema per esperti. Non intervenire, se non hai letto l’intero articolo sul sito o se non comprendi del tutto l’argomento...

sabato 1 ottobre 2011

Non le chiese, ma la chiesa?


NON LE CHIESE, MA LA CHIESA?

1. Le questioni
     Ogni tanto incrocio i contributi della pagina «La Chiesa come Corpo di Cristo. “Non le Chiese ma la Chiesa”».
     Ammetto che ogni volta mi sento irritato da asserzioni del genere, che sono addirittura diventate titolo. Perché mai dovrebbe esserci una contraddizione fra l’assemblea e le assemblee del Messia? La «chiesa di Dio» (At 20,28; 1 Cor 1,2; 10,32…) non è essa formata dalle «chiese di Dio» (1 Cor 11,16; 1 Ts 2,14; 2 Ts 1,4)? Non sono le singole «chiese di Cristo» (Rm 16,16; cfr. 2 Cor 8,23) a formare la «chiesa di Cristo»? (per altro proprio questa locuzione non compare mai nel NT!). La chiesa quale corpo di Cristo (Ef 5,23; Col 1,18.24) non è essa formata da varie e molte membra (Rm 12,4; 1 Cor 12,12.14.20)? Quindi, tale distinzione programmatica è solo un’errata ideologia dottrinaria, che non trova riscontro nel NT.

2. Un po’ di ricerca
     Per quanto ho capito, l’autore è «Cosimo Lo Nardo» di Fano (Pesaro), visto che è lui a farne pubblicità nel Web e ad averla sulla sua pagina personale. Egli si definisce «cristiano»; per quello che capisco, è di orientamento pentecostale, sebbene le immagini lo collocherebbero più fra i carismaticisti con legami col mondo latino-americano e con simpatie con alcune forme giudaiche.

3. Idolatria addomesticata?
     Mi ha meravigliato l’uso delle tante immagini di Gesù. E altresì mi ha lasciato di stucco la risposta di un suo compagno di via a chi contestava l’uso di immagini di Cristo: «…noi cristiani stiamo un po’ più avanti nella rivelazione biblica»! (qui). Come «più avanti»? Hanno rivelazioni speciali, che fanno mettere la sacra Scrittura in soffitta e la fanno considerare come oramai superata? Vuoi vedere che è arrivata la «perfezione» (1 Cor 13,10) e non ce ne siamo accorti?...
     Altro punto dell’articolo: 4. La chiesa sì, ma le chiese no?
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Non_le_chiese_UnV.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

venerdì 23 settembre 2011

Senza traduttore si tacciano nell’assemblea


 SENZA TRADUTTORE SI TACCIANO NELL’ASSEMBLEA

1 Corinzi 14,28 è un verso che suscita spesso falsi alibi ideologici ai fautori della glossolalia, specialmente a coloro che fanno parlare in lingue tutti insieme o permettono che lo si faccia senza tradurre. Si afferma che, se non c’è chi traduce, chi parla in altra lingua rispetto alla propria, può continuare a farlo in assemblea, parlando a bassa voce. Era questo che intendeva Paolo? Facciamo quindi bene a considerare tutto ciò più da vicino nel suo contesto.
     «…e se non c’è il traduttore, si tacciano nell’assemblea e parlino a sé e a Dio». Così traducono varie traduzioni italiane. Ad esempio, la traduzioni tedesca Elberferder traduce, invece: «parlino per sé e per Dio», ossia riservatamente; ma la sostanza non cambia, vista la proibizione assoluta di parlare in lingue nell’assemblea, quando manca un traduttore.
     Si noti che diermeneutes è il «traduttore, l'interprete (di lingue)»; si trattava quindi di lingue vere. Le lingue servono per comunicare con i propri simili e con Dio. Quando una lingua viene tradotta, può essere compresa, comunica un messaggio e, quindi, può edificare.
     La locuzione «si tacciano nell’assemblea» proibisce un loro intervento pubblico in altra lingua. Lo stesso verbo nella forma dell’imperativo compare nel v. 30 e intende che il proclamatore (gr. profetes), che parla senza ispirazione, deve tacersi e far posto a chi possiede una rivelazione sulla base della Scrittura. Nel v. 34 questo verbo è usato a proposito del lalein (parlare) delle donne in pubblico, e si riferisce con molta probabilità al giudicare il proclamare (gr. profetein) altrui in assemblea (vv. 29-33), essendo un’attività, che implica insegnamento...  
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Senza_traduttore_taci_Mt.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

~~> Discuti questo tema qui o su «Punto°A°Croce»: https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/senza-traduttore-si-tacciano-nellassemblea/10150380905207990

mercoledì 21 settembre 2011

Esistono quadri profetici?


ESISTONO QUADRI PROFETICI?

1. LA QUESTIONE: Un credente pentecostale, che è un conduttore di chiesa ed è attivo in tutta l’Italia col suo ministero, con molto turbamento e preoccupazione mi ha scritto quanto segue.
     Fratello Martella, vedi questa cosa a questo link. Io la trovo aberrante. Questo è un predicatore di quelli moderni... Da dove esce mai fuori questa dottrina? Si legge: «Keith ministrerà sullo stage, mentre dipingerà un quadro profetico... Keith ha da poco terminato un opera chiamata “the light of the World” (La Luce del Mondo), un dipinto di 11 metri di lunghezza e 4 metri di altezza».

2. OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Danza profetica, dipingere profetico, suonare profetico (p.es. del corno o shofar), mimi profetici, eccetera. Sembra che basta aggiungere l’aggettivo «profetico» a una qualsiasi attività umana, perché possa essere usata sui podi delle chiese.
     Quanto detto qui di seguito, riguarda specialmente il fenomeno in sé e non tanto le persone menzionate. Infatti, le stesse cose possono essere usate in un modo o nell’altro. Qui ci interessa soprattutto la questione perché un quadro di Keith Goodson dovrebbe essere «profetico», se confrontato con le opere di Dürer, di Michelangelo, di Raffaello, Signorelli e di tanti altri pittori del passato, che non hanno mai reclamato per le proprie opere il predicato di «profetico».
     Oggigiorno, ci sembra che basta affibbiare a un prodotto religioso il predicato «profetico», perché si venda meglio. Aspettiamo che a tali quadri venga presto dato anche l’etichetta di «miracoloso», affinché anche i carismaticisti abbiano i loro luoghi di pellegrinaggio. Tanto ci sono già rinomati carismaticisti (p.es. Benny Hinn), che vendono di tutto (p.es. olio del Monte degli ulivi, bigiotteria, simboli «cristiani», terra d’Israele, acqua del Giordano) col predicato «benedetto».

2.1. IPOTESI PER INTERPRETARE TALE FENOMENO: La mia esperienza in campo pastorale e i miei studi di fenomeni psichici e di quelli medianici mi portano a formulare alcune differenti ipotesi manipolatorie, con cui interpretare tale fenomeno artistico.
     La passività psichica: In effetti tale dipingere «profetico», come altre attività simili, serve per creare uno stato di passività negli astanti, tenendo il loro subconscio occupato, mentre seguono il movimento dei pennelli e dei colori. In tal modo si forma una specie di «trans lucida» (o semi-ipnosi in stato di coscienza) in loro, che permette all’oratore di manipolarli e d’indottrinarli come vuole.
     Altri punti dell’articolo: La passività medianica; Provare gli spiriti; 2.2. Quadri profetici o la «Parola profetica»?... [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Quadri_profetici_MeG.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

lunedì 19 settembre 2011

A Pentecoste, gli altri Ebrei come riconobbero i Galilei?


A PENTECOSTE, GLI ALTRI EBREI COME RICONOBBERO I GALILEI?

Questo confronto è, in qualche modo, un efflusso dell’articolo «A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli». Abbiamo asserito altrove che a Pentecoste lo Spirito venne solo sui dodici apostoli, visto che vennero tutti indicati come «Galilei» (At 2,6; v. 14 Pietro e gli altri undici). Non torneremo su questo aspetto e non considereremo ciò, che vi fa riferimento.

1.  PENTECOSTE E I SOLO GALILEI

1.1.  QUESTIONE: […] La frase «tutti questi che parlano, non sono Galilei?», non è un espressione di Luca, ma riporta quello che la folla disse in quel momento e con riferimento alla maggioranza dei credenti presenti, che erano originari della Galilea. «Le frasi attribuite alla folla e riportate nei versi 7-11 sono assai evidentemente un semplice riassunto delle cose dette, raccolte per ragioni letterarie in un’unica affermazione corale; è quindi lecito supporre che solamente alcuni elementi della folla erano in grado di riconoscere nei discepoli dei galilei» [I. Howard Marshall, Atti degli Apostoli (ed. G.B.U.)]. {Antonio Capasso; 17-09-2011}

1.2.  RISPOSTA: […]

1.1.1. UN’OPINIONE NON È UNA PROVA: Quanto a ciò che afferma I. Howard Marshall, quella è la sua legittima opinione, ma non è una prova esegetica, visto che non ha fatto nulla per dimostrare la sua tesi. Una dichiarazione aprioristica, non è una prova, ma solo una convinzione personale. Egli a circa due millenni di distanza si arroga il diritto di sapere ciò, che gli Ebrei erano in grado di riconoscere dei loro propri dialetti.
     Coloro che furono investiti dallo Spirito e parlarono in lingue a Pentecoste, erano tutti «Galilei» (At 2,7); ciò escludeva che si trattasse dei «circa centoventi» credenti maschi, che non potevano essere tutti Galilei. Gli Evangeli menzionano diversi credenti maschi provenienti dalla Giudea (p.es. Giuseppe di Arimatea, Mt 27,57; Gv 19,38; i due discepoli di Emmaus, Lc 24,13; Zaccheo di Gerico, Lc 19; un simpatizzante di Gesù in Betfage, Mt 21,1) e da Gerusalemme (p.es. Nicodemo, Gv 19,39s). Senza contare le varie donne giudee o gerosolimitane (cfr. Marta e Maria, Gv 11,1.19). Inoltre, a Gerusalemme c’erano molte persone che avevano creduto in Gesù quale Messia: «Mentre egli era in Gerusalemme alla festa di Pasqua, molti credettero nel suo nome» (Gv 2,23; cfr. 7,31; 8,30; 10,42). «Molti dei Giudei, che erano venuti da Maria e avevano veduto le cose fatte da Gesù, credettero in lui» (Gv 11,45 Betania; 12,11). «Molti, anche fra i capi, credettero in lui» (Gv 12,42).
     Tutti questi non li si poteva certo chiamare «Galilei». I. Howard Marshall, essendo partito dall’assunto che si sarebbe trattato dei «quasi centoventi», è stato troppo superficiale e frettoloso nelle sue conclusioni, avendo fatto dichiarazioni, senza sostenerle con delle prove esegetiche. La sua è un’opinione non condivisibile e fuorviante.
     Altri punti dell’articolo: 1.1.2. I Galilei erano riconoscibili, 2. Segnali rivelatori dei Galilei; 3. Coloro, che ascoltarono i Galilei… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Galilei_Pentecoste_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

giovedì 15 settembre 2011

Giacinto Butindaro strumentalizza René Pache sui quasi centoventi


GIACINTO BUTINDARO STRUMENTALIZZA RENÉ PACHE SUI QUASI CENTOVENTI

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Diversi credenti mi hanno messo al corrente che Giacinto Butindaro ha usato René Pache (1904-1979) con il sedicente intento di confutare quanto da me affermato nell’articolo «A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli». È singolare vedere un carismaticista che strumentalizza un antipentecostale morto da decenni!
     Giacinto Butindaro: Non avevo nessuna intenzione di rispondere a Giacinto Butindaro. Tali credenti mi hanno fatto talmente pressione che, infine, ho deciso di intervenire. Nel passato ho cercato di stabile un dialogo serio con lui, ma tutti i miei tentativi sono stati inutili, poiché diventa subito aggressivo e passa subito alle illazioni personali; in rete ho letto anche di altri che hanno fatto la stessa esperienza.
     Egli non distingue cose importanti da quelle meno importanti all’interno della dottrina, cose centrali da quelle periferiche; perciò, dove lui non è d’accordo con qualcuno, parte con una delle sue crociate denigratorie, senza che all’altro gli venga dato il diritto di obiettare e di replicare sui suoi blog. Giacinto Butindaro ritiene le sue opinioni siano già verità di per sé; perciò non si ferma alle osservazioni nel merito, ma copre subito coloro, che lui si è scelto come avversari, di cattiverie e cattive parole. Sarebbe lungo l’elenco delle illazioni, di cui mi ha fatto oggetto negli ultimi anni. Ad esempio, nell’articolo in esame: «René Pache contro Nicola Martella sul numero di coloro che parlarono in lingue il giorno della Pentecoste», mi attribuisce quanto segue: «ennesima menzogna», «le assurdità di Martella». Alle obiezioni dei suoi lettori, egli continua con lo sproloquio: «menzogna», «Martella mente contro la verità». Non ha avuto neppure ritegno a prendere una mia foto e a scriverci sopra in caratteri cubitali: «No alle tue menzogne»; e questo è accaduto, sebbene sulla foto è indicato il copyright e sebbene, in tal modo, egli contravviene alle leggi sulla proprietà intellettuale. Certamente Giacinto Butindaro non ha la qualità principale dell’uomo di Dio e del servitore del Signore, che è essere «irreprensibile» (1 Tm 3,2; 6,14; Tt 1,6s; 2,7s).
     Che significa «confutare»?: Chiaramente questa è l’illusione di Giacinto Butindaro riguardo a quanto scrive: «Ho confutato abbondantemente quello che ha detto Martella e l’ho fatto mediante le Scritture». No, le cose non stanno così; nei suoi articoli Giacinto Butindaro ha espresso solo la sua opinione; al «confutazione» è ben altra cosa. Anche in questo scritto in esame egli probabilmente non comprende che cosa sia una vera confutazione, visto che usa delle citazioni di un autore, deceduto da vari decenni, e pretende così di aver confutato qualcosa! Se egli veramente crede questo, ciò sarebbe veramente una roba da dilettanti, visto che ognuno può cercare e trovare citazioni di un qualsiasi autore da mettere a contrasto con qualcun altro e pretendere che ciò sia una confutazione! Chi crede veramente a una cosa del genere, si fa solo irridere da ogni vero studioso.
     È proprio singolare il fatto di usare René Pache, uno studioso e anti-pentecostale dichiarato, morto oramai da tanto tempo, con la pretesa che uno studioso morto possa confutare l’articolo di una persona vivente! Per poter confutare qualcosa, una persona deve essere vivente, deve avere l’occasione di leggere un certo scritto e deve avere la volontà di fare osservazioni e obiezioni nel merito, rispondendo con argomenti validi punto per punto. Queste premesse non si adempiono nel caso di René Pache, né è possibile interpellarlo nel merito, visto che è morto da tempo. Forse c’è qualcuno che, oltre a proporsi come infallibile giustiziere, ha anche occulte capacità taumaturgiche di interpellare i morti mediante una specie di spiritismo cristianizzato!? Quindi si tratta solo di una scaltra strumentalizzazione a danno di questo studioso svizzero.
     Altri punti dell’articolo: 2. Le affermazioni di René Pache; 3. Alcuni approfondimenti; 4. Aspetti conclusivi… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Butindaro_Pache_120_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

lunedì 5 settembre 2011

La successione dei fatti in Luca 24


LA SUCCESSIONE DEI FATTI IN LUCA 24

1. ENTRIAMO IN TEMA: Questo studio di Luca 24 è risultato necessario per capire che il giorno della Pentecoste lo Spirito Santo venne solo sui dodici apostoli. Infatti, alcuni, confondendo alquanto i fatti, credono di poter arrivare ad altri risultati; essi appartengono specialmente all’ambito pentecostal-carismatico. Questi ultimi vedono in pericolo una delle loro massime dottrine, chiamata «battesimo nello Spirito» con annessa glossolalia, «seconda esperienza» che essi pensano di ricavare proprio dagli eventi di Pentecoste e che affermano come valida per tutti i credenti. Perciò, a Pentecoste vogliono vedere presenti tutti i credenti allora disponibili e non solo quei dodici Galilei (At 1,11; 2,7), che erano stati chiamati a rivestire il ministero speciale di apostoli del Signore (At 1,2.26; 2,14). [A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli]
     Per tali motivi, essi usano specialmente Luca 24, proiettando in questo brano un’unica e lunga scena, che coinvolgerebbe apostoli e altri credenti dalla prima apparizione di Gesù risorto alla sua ascensione. Ad un’analisi testuale attenta ciò risulta inconcepibile e improponibile.

     La cornice storica: I fatti descritti in Luca 24 e in Giovanni 20 (cfr. Mc 16) avvennero nello spazio di 40 giorni (At 1,3 «40 giorni»), contandoli dalla risurrezione di Cristo in poi!
     Poi, tra il giorno dell’ascensione (At 1,1-12) e il «cinquantesimo giorno» (At 2,1) trascorsero dieci giorni circa. Ciò si evince dal fatto che dai 50 giorni, che andavano dalle Primizie a Pentecoste, bisogna appunto sottrarre il tempo, in cui Gesù si fece vedere dai suoi apostoli e li istruì. Se si contano i 40 giorni dalla risurrezione, resta comunque più di una settimana di tempo dal giorno dell’ascensione a Pentecoste.
     Che i fatti accaduti nel periodo, che va dalla risurrezione all’ascensione, siano stati molteplici, ci viene fatto intuire dall’apostolo Giovanni, che fu un testimone oculare. A proposito di una delle apparizioni agli apostoli, avvenuta in Galilea, presso il mar di Tiberiade (Gv 21,1), egli disse: «Questa era già la terza volta che Gesù si faceva vedere ai suoi discepoli, dopo essere risuscitato dai morti» (v. 14). Che fossero gli apostoli, è evidente dalla menzione di Pietro, del «discepolo che Gesù amava» (= Giovanni) e degli «altri discepoli» (vv. 7s.11s.14.15ss.20ss). Tale occasione non fu neppure l’ultima.
     Seguono i seguenti punti: 2. I fatti in sintesi (I discepoli di Emmaus; l’apparizione del Risorto agli apostoli; L’ascensione); 3. Aspetti conclusivi…[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Luca24_success_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

venerdì 26 agosto 2011

A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli? Parliamone 2


A PENTECOSTE LO SPIRITO DISCESE SOLO SUI DODICI APOSTOLI? PARLIAMONE 2

L’articolo «A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli» è stato molto discusso, e sono arrivati molti contributi. Oltre alla discussione già avviata, ho dovuto aprire questa nuova pagina, per permettere una ulteriore discussione. Per intervenire senza ripetere quanto già detto, bisogna aver letto tutto l’articolo e l’intera discussione.
     Ricordo ancora una volta in sintesi che in Atti 1-2 ci sono quattro scene differenti:
     Prima scena (At 1,1-11): Gli undici apostoli erano soli con Risorto preso il monte degli Ulivi, ricevettero da lui le istruzioni finali circa la discesa dello Spirito Santo e assistettero all'ascensione del Signore. Essi furono chiamati dai due esseri celesti: «Uomini galilei» (v. 11).
     Seconda scena (At 1,12ss): Qui fu menzionato l'elenco degli undici apostoli ritornati a Gerusalemme e fu menzionato il fatto che nella sala di sopra essi erano radunati con le donne e con la madre e i fratelli carnali di Gesù.
     Terza scena (At 1,12-26): Essa avvenne in un momento indistinto nei dieci giorni che separavano l'ascensione di Gesù da Pentecoste. Si trattava di un concilio, a cui erano presenti circa 120 credenti maschi, il cui scopo era l'elezione del dodicesimo apostolo. La sorte cadde su Mattia.
     Quarta scena (At 2,1ss): Il giorno della Pentecoste, si trattava di una riunione speciale dei soli apostoli (At 1,26 determina 2,1); allora avvenne sugli apostoli ciò, che Gesù promise nella prima scena solo a loro. Coloro, che parlarono in altri linguaggi e furono capiti dai Giudei della diaspora, furono chiamati tutti «Galilei» (2,7; come nella prima scena), quali erano appunto tutti e dodici apostoli. Infatti, in tutto il capitolo furono menzionati solo Pietro e gli undici altri apostoli (v. 14), ma nessun altro credente. Poi, si ravvidero 3.000 Giudei.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Pentecost_Spirit_12-2_EdF.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

mercoledì 24 agosto 2011

A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli? Parliamone


A PENTECOSTE LO SPIRITO DISCESE SOLO SUI DODICI APOSTOLI? PARLIAMONE

Qui di seguito discutiamo l’articolo «A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli».
     Voglio dapprima dire qualcosa sulla difficoltà di dialogare nel merito di un tema specifico. Quando mi sono arrivati contributi dei lettori, ammetto di aver avuto una profonda delusione. Molti lettori hanno cercato trasformato il mio articolo, di taglio storico, nell'occasione di fare il solito sondaggio pro e contro la cosiddetta «seconda esperienza» e la glossolalia, temi molto cari all'ambiente pentecostal-carismatico. È stato così come se per la maggior parte di coloro, che sono intervenuti, io non avessi mai scritto tale articolo; è stato come se essi non l’avessero mai letto, visto che hanno discusso di tutt’altro.
     Ancora una volta, ho dovuto constatare che non tutti sono capaci di capire un articolo e di discutere nel merito solo quello, seguendo un determinato cammino indicato. Al contrario, alcuni usano l’occasione per dire tutto ciò, che passa loro per la mente sulla glossolalia, creando nuovamente un sondaggio pro e contro le lingue e guarigioni. Per questo mi sono proposto di mettere qui di seguito specialmente quei contributi o parti di essi, che si concentrano sulla verità storica trattata nell'articolo.
     Tanti altri lettori hanno riproposto nuovamente dottrine confessionali ed esperienze mistiche odierne, come il cosiddetto «battesimo nello Spirito» e la glossolalia, e hanno cercato di convincere della loro validità; poiché questo non è il luogo per tale confronto dottrinale e confessionale, ho perlopiù omesso tali loro contributi. Un tema aperto è tanto più valido e prezioso, se il confronto si concentra soltanto sul soggetto presentato nell'articolo di riferimento, e solo su quello.
     Rimando al primo contributo per quella, che doveva essere qui l’introduzione vera e propria. Chiedo, quindi, di intervenire solo sulla verità storica di Atti 1-2, così come è presentata nell’articolo di riferimento e nell’introduzione presentata nel primo contributo di questo tema, chiaramente solo dopo aver letto tutti i contributi, per non porre questioni già affrontate.
            Il primo contributo inizia come segue. 1. Un’esperienza per i soli dodici apostoli: Qui ci interessa soltanto una verità storica. La domanda è questa: Furono i 120 delegati maschi (At 1,15s), che elessero Mattia, a essere rivestiti dall’Alto di Spirito Santo, oppure soltanto i dodici apostoli del Signore?
            Gli eventi di Pentecoste rappresentavano, oltre alla manifestazione storica dello Spirito Santo come persona (e non più come teofania spirituale), l’investitura ufficiale dei dodici apostoli del Signore come prosecutori dell’opera del Messia e suoi rappresentanti ufficiali… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Pentecost_Spirit_12_UnV.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

domenica 21 agosto 2011

A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli



A PENTECOSTE LO SPIRITO DISCESE SOLO SUI DODICI APOSTOLI

L’espressione «battesimo nello (o dello) Spirito», che è un termine tecnico nella dottrina pentecostal-carismatica, non ricorre mai nel NT, neppure in 1 Corinzi 12,13 nel testo greco, che recita letteralmente così: «Infatti, noi tutti siamo stati immersi mediante un unico Spirito dentro un unico corpo, e Giudei e Greci, e schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un unico Spirito».
     Nel NT l’espressione verbale «immergere nello Spirito» si trova in appena pochi versi ed è riferita unicamente all’esperienza, che solo i dodici apostoli di Gesù Cristo vissero a Pentecoste.
     Questo può sembrare sorprendente, ma un’analisi attenta dei testi biblici mostrerà che le cose stanno veramente così. Chiaramente bisognerà avere la pazienza di seguire l’intero ragionamento e di arrivare fino alla fine dell’articolo. Probabilmente alcuni non saranno d’accordo, tuttavia questo è quanto mi ha convinto un’analisi attenta del testo biblico, che ho sondato con onestà e dirittura di cuore. Chi ne ha altrettante, faccia lo stesso cammino e mostri le sue capacità esegetiche e le sue fondate conclusioni.
     Seguono i seguenti punti: 1. Gli antecedenti; 2. Pentecoste e i Dodici; 3. Approfondimenti; 4. Aspetti conclusivi… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Pentecost_Spirit_12_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

domenica 12 giugno 2011

Vieni, Spirito Santo?

VIENI, SPIRITO SANTO?

Specialmente a Pentecoste, sulle bacheche di cristiani di tutte le denominazioni, si sprecano le invocazioni allo Spirito Santo, a cui si chiede di venire dal cielo e, non di rado, di dare una nuova Pentecoste.
     Si leggono invocazioni che cominciano in modo classico: «Vieni, Spirito Santo, scendi su di noi…»; «Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della Tua luce...». Oppure: «Siamo qui dinanzi a te, o Spirito Santo...»; «Spirito di Dio, ti chiedo…», eccetera. E poi seguono le richieste rivolte a Lui.

Tali invocazioni non verranno ascoltate per almeno due motivi.
     ■ In tutto il NT non esiste mai un’invocazione allo Spirito Santo, né una qualsiasi preghiera rivolta a Lui. Non è il suo compito di esaudire preghiere rivolte a Lui. [-> Pregare lo Spirito Santo?: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Pregare_Spirito_Car.htm] Di regola, come insegna il NT, si prega Dio Padre nel nome di Gesù Cristo mediante lo Spirito Santo.

     ■ Di Pentecoste ce n’è una sola: la «festa della raccolta» di 2.000 anni fa circa, durante la quale lo Spirito Santo è venuto storicamente in terra e ha preso dimora per sempre nella chiesa di Cristo. Inutile chiedergli di venire di nuovo dal cielo!

Lo Spirito Santo è già nella chiesa ed è attivo in essa, proprio perché è venuto storicamente e si è manifestato come persona nella Pentecoste di 2.000 anni fa circa (At 2), secondo la promessa di Gesù, il Messia (At 1,4.8). Da allora non se ne è mai andato; perché bisogna allora chiedergli di venire nuovamente, come molte persone fanno specialmente a Pentecoste?
     Di per sé tutta la questione l’ho affrontata già nell’articolo sopra menzionato. Qui aggiungo solo poche cose a chi mi fa obiezioni. Nel NT dove si trovano invocazioni del genere, rivolte allo Spirito Santo? La chiesa intera e io stesso necessitiamo di rinnovamento? Io chiedo a Dio Padre nel nome di Gesù di rinnovare la mia vita, oltre a quella dei credenti della mia chiesa locale, eccetera. Lo Spirito Santo non è il destinatario delle preghiere, ma attualmente ha solo la funzione di tramite, per così dire, di «postino» delle nostra missive rivolte a Dio Padre. «Lo Spirito sovviene alla nostra debolezza; perché noi non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili» (Rm 8,28). Chi fa da tramite, non è egli stesso il destinatario.
     Lo Spirito è così unito alla Sposa, che ambedue dicono al Signore Gesù: «Vieni!» (Ap 22,17a); a loro si associano tutti i credenti della storia (vv. 17b.20). Infatti, l’unico, che deve venire ancora, è solo Gesù Messia.

martedì 9 febbraio 2010

Le ondate dello Spirito tra differenze e affinita'? Parliamone 2 (10-02-10)

LE ONDATE DELLO SPIRITO TRA DIFFERENZE E AFFINITÀ? PARLIAMONE 2

Non era mia intenzione ritornare tanto in fretta su questo tema, ma lettori pentecostali e non hanno voluto continuare la discussione. Eravamo partiti dall'articolo di Tonino Mele «Le ondate dello Spirito tra differenze e affinità: Esiste un rapporto di causalità tra pentecostali e carismatici?» [http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Ondate-SS_diff_affin_Esc.htm]. Lo abbiamo già discusso nel tema «Le ondate dello Spirito tra differenze e affinità? Parliamone 1» [http://puntoacroce.altervista.org/Temi/1-Ondate-SS_diff_affin_Mds.htm]. Visto il desiderio dei lettori di discutere ancora di questa materia, proseguiamo qui tale discussione. Ammetto però che ci si sta muovendo in cerchio e si stanno ripetendo argomenti già trattati. Il tema risulta oramai saturo e bisognerebbe quindi portarlo a conclusione, visto che le posizioni sono oramai note e chiare.
    Da tutto ciò si evidenzia che il cuore del problema sia in fondo questo: aver messo l'etichetta «battesimo di Spirito» a un'esperienza mistica odierna e aver connesso quest'ultima assolutamente con la manifestazione della glossolalia quale dimostrazione del primo. È in fondo questa concezione dottrinale che unisce tutti i «movimenti entusiastici» delle varie «ondate» e di varia appartenenza (protestanti, cattolici, ecc.). Ed è proprio qui che si dividono gli animi. È singolare che l'espressione «battesimo di Spirito» non ricorre mai nel testo greco, che la glossolalia sia il fanalino di coda in 1 Corinzi 12 (neppure nominata in Efesini 4!), ma sia diventata il massimo distintivo di tutti i «movimenti entusiastici».
    Se questo è ciò che li unisce, a dividerli è la concezione del rapporto fra Spirito e Parola. Di là dall'uso improprio delle «etichette bibliche» per spiegare concezioni e fenomeni moderni (battesimo di Spirito, glossolalia), a parer mio, differenti da quelli del NT — i pentecostali classici si esercitano, in genere, a trovare un riscontro nella sacra Scrittura riguardo alle loro concezioni e pratiche; i neopentecostali o carismaticisti usano invece la sacra Scrittura in modo arbitrario e strumentale, dichiarando la superiorità dello «Spirito» sulla «Lettera» e usando tutt'al più la Bibbia per accreditare le loro «moderne» concezioni gnostiche ed esoteriche cristianizzate (p.es. benedizione di Toronto, ideologia della prosperità, Rhema o parola del giorno, nuovo movimento profetico, riforma neo-apostolica, abbattimento nello «Spirito», fenomeni compulsivi come ridere, agitarsi, cadere e fremere, danza estatica irrefrenabile). [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Temi/1-Ondate-SS_diff_affin2_GeR.htm] Dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
Betesda era una specie di Lourdes giudaica? 08-02-10: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Betesda_Lourdes_Avv.htm
■ Pretesti umani per non accettare la salvezza divina? Parliamone: http://puntoacroce.altervista.org/Temi/1-Pretest-uman_salv-divin_EnB.htm
Gli spiriti umani sono preesistenti?: Dal verbo secondo Corrado Salmé: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Spiriti_umani_preesist_EnB.htm

giovedì 21 gennaio 2010

Le ondate dello Spirito tra differenze e affinità 22-01-10


LE ONDATE DELLO SPIRITO TRA DIFFERENZE E AFFINITÀ
Esiste un rapporto di causalità tra pentecostali e carismatici?


Quando qualche anno fa i media di tutto il mondo hanno sottolineato il notevole tasso di crescita delle chiese pentecostali-carismatiche, esibendo cifre tra i 500 e i 700 milioni di pentecostali nel mondo, paradossalmente non hanno incontrato il favore di molti stessi pentecostali. All’immancabile «ottimismo d’alcuni personaggi del mondo pentecostale, molto favorevoli al mondo carismatico», hanno fatto da contrappeso quelle più pessimistiche d’esponenti pentecostali, i quali hanno affermato che «ragioni d’ordine statistico non possono avere la priorità su quelle teologiche» e non ci stanno all’idea, che vuol «considerare il movimento pentecostale-carismatico un unico movimento». Francesco Toppi, presidente delle ADI italiane per molti anni e autore di questa presa di posizione, ha anche aggiunto che bisogna fare dei «distinguo» d’ordine «teologico» tra gli uni e gli altri.
     In sintonia con questo tentativo dei «pentecostali classici» di prendere le distanze dai carismatici di seconda e terza generazione, c’è anche il disconoscimento dell’espressione «ondate dello Spirito», che ormai è entrata nel gergo comune degli storici, dei sociologi e degli studiosi in genere, per definire e descrivere tutto il fenomeno pentecostale del 20° secolo. Un esempio di critica di tale espressione la esprime lo stesso Toppi, in questo modo: «Questa definizione delle “ondate”, seppur molto suggestiva, ci sembra però poco corrispondente alla realtà delle chiese cristiane fondate sull’attualità dell’Evangelo. Non si tratta d’una manifestazione intensa e inaspettata di fervore emotivo, proprio come “un’ondata” che passa, ma dell’esaudimento divino alle incessanti preghiere dei credenti che desiderano vedere la potenza di Dio manifestata...». In realtà, dietro il disconoscimento di quest’espressione c’è il legame di causalità, che essa sottintende, tra le cosiddette «tre ondate dello Spirito» e che, in certo qual modo, indebolisce, secondo Toppi, «la nostra definita difesa dell’eredità di fede e d’esperienza dell’originale risveglio pentecostale degli inizi del secolo».
     E non si può negare il fatto che la «seconda» e la «terza ondata» hanno messo in campo una serie di deviazioni teologiche e dottrinali, rispetto al pentecostalismo iniziale e classico, da considerare più che giustificata questa reazione di chi non ci sta a essere posto nello stesso calderone. [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Ondate-SS_diff_affin_Esc.htm] Dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
■ Il logo della mano con le dita a forbice: http://puntoacroce.altervista.org/Faq/1-Man_forbice_Esc.htm
L’eredità della Riforma tradita dalla deriva carismaticista: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Riforma-tradita_deriva-carismat_MT_AT.htm

lunedì 4 gennaio 2010

Pentecostali nella versione 1.0, 2.0, 3.0 e oltre? Parliamone 04-01-10

PENTECOSTALI NELLA VERSIONE 1.0, 2.0, 3.0 E OLTRE? PARLIAMONE

Un lettore aveva ripreso un’affermazione pregressa di Tonino Mele: «Non è un caso che i fenomeni descritti più su facciano parte della “terza” o forse già “quarta ondata dello Spirito”, che altro non sono se non un’evoluzione della “seconda” e della “prima ondata”, dove hanno le radici i “pentecostali moderati”. E questo è un dato storico» (qui). Il primo aveva chiesto al secondo di spiegare più approfonditamente tale sua asserzione.
     Tonino Mele ha risposto a ciò nel secondo punto dell’articolo comune «Pentecostali nella versione 1.0, 2.0, 3.0 e oltre?», punto che porta il titolo «Pentecostali di varie “ondate”».
     Successivamente Tonino Mele mi ha scritto quanto segue: «Interessante l’esemplificazione di natura informatica di quel movimento fluttuante (per non dire “ondeggiante”), che è il movimento pentecostale-carismatico, esemplificazione che si aggiunge a quella di natura mediatica di Introvigne. Comunque, tra network e Web 1.0 e 2.0, diventa sempre più evidente il fatto che, quanto è giusto parlare delle differenze tra “pentecostali” e “carismatici”, è altresì giusto parlare delle analogie e dei nessi causali tra l’uno e l’altro movimento. E a questo punto sarebbe anche interessante identificare meglio queste analogie e farne un’adeguata valutazione di merito».
     In un contributo Gianni Siena, alle cui asserzioni Tonino Mele s’era riferito, prende la parola e cerca di dialogare con equilibrio; ciò è certamente apprezzabile. Ricordo che il nostro intento non è di creare vincitori e vinti, ma di dialogare qui su tali cose tra persone che amano il Signore e la sua Parola. In un altro contributo prende la parola Antonio Capasso, alle cui asserzioni Tonino Mele aveva pure risposto.
     Ora, qui di seguito, assistiamo al fatto che, mentre Gianni Siena e Antonio Capasso evidenziano la discontinuità fra pentecostali classici e neopentecostali (o carismaticisti), specialmente Tonino Mele fa notare che, almeno storicamente parlando, non si può negare la continuità dei fenomeni e gli sviluppi dei neopentecostali da una concezione entusiastica comune. [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Temi/1-Pentec-caris_affin-distinz_UnV.htm] Dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
■ Che cos’è essenziale nella dottrina e nell’etica?: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Essenziale_dottrina_etica_UnV.htm
Superstizioni astrologiche d’inizio d’anno: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Superst-astro_inizio-anno_Oc.htm
Babbo Natale è morto, la Befana è a rischio: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Babbo-Natale_Befana_Mt.htm