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domenica 23 marzo 2014

Santa Ignoranza: unica patrona ecumenica?



SANTA IGNORANZA: UNICA PATRONA ECUMENICA?

1. Santa Ignoranza
     Finalmente è stato trovato un punto comune in tutte le denominazioni: la «santa Ignoranza», protettrice dei «santi asinelli», una categoria che si trova in ogni compagine religiosa del cristianesimo. Sono in molti a esserle devota.
     Le caratteristiche di tale devozione sono le seguenti: pigrizia intellettuale, che fa rimanere spiritualmente infantili a vita; mancanza di studio biblico personale, che fa cadere nella superficialità spirituale e morale; vivere in settimana specialmente solo di ciò, che è stato predicato domenica; approssimazione scritturale, che fa dire cose non verificate con la Bibbia; atteggiamento anti-bereano, che sciattamente fa «bere» ogni cosa, senza andarla a verificare nella Scrittura; spiritualizzazione indebita, accompagnata da falso sillogismo; versettologia indebita, che fa creare strane credenze soggettive, condendo tutto con allegorie e metafore; mancanza di convinzioni teologiche di base, ma cammino ondivago, che fa seguire oggi questa corrente, domani quella; e così via.
     Tutto ciò fa sì che la schiera dei «santi asinelli», gli speciali devoti a «santa Ignoranza», è molto nutrita in tutte le denominazioni e compagini religiose. È facile averla come patrona, visto che è una devozione, che non costa nulla.
     Come si noterà nella discussione, «santa Ignoranza» ha seguaci, oltre che fra i pigri mentali, specialmente fra gli spiritualisti, fra i sostenitori della cosiddetta «dottrina dell’esperienza» e fra i faziosi, che spesso sono seguaci di santoni e abboccano alle loro «nuove» rivelazioni, spesso di contenuto esoterico cristianizzato.

2. Santa Polemica
     In genere, coloro che sono devoti a «santa Ignoranza», spesso praticano anche un altro tipi di devozione: quella a «santa Polemica»! Essi cercano con tutte le loro forze di trascinarti in tale loro «culto» privilegiato. Prima parlano di «amore», che va oltre i confini dell’erudizione umana. Poi affermano che rimanere «poveri nello spirito» sia bello, poiché così si rimane i prediletti di Gesù! Quindi, cercano di convincerti che la Bibbia incoraggi la «santa ignoranza», in cui cullarsi, succhiando ancora il biberon spirituale. Infine, anche se gli mostri scritturalmente che si dovrebbe diventare adulti quanto a conoscenza, ti rinfacciano una presunta «cieca superbia di uomo erudito» e spruzzano tutto il loro veleno su di te, non di rado anche minacciandoti di questo o di quel giudizio divino! Parlo di casi ben concreti, ma evito di fare nomi per buona creanza.

3. Aspetti conclusivi
     Anche nella tua comunità o fra le tue conoscenze ci sono credenti, che curano il campicello della «santa ignoranza»? Che esperienze hai al riguardo? Nella tua assemblea che cosa fate per vaccinare i credenti affetti dal virus della «beata ignoranza»?
     Qui di seguito discutiamo gli articoli «Santa ignoranza» e «Evviva la «santa ignoranza»?».

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Sant_ignora_UnV.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.


giovedì 20 marzo 2014

Evviva la «santa ignoranza»?



EVVIVA LA «SANTA IGNORANZA»?

1. ENTRIAMO IN TEMA: Avevo messo in rete l’articolo «Se ci fosse una grammatica biblica!», in cui rispondevo alla richiesta di un lettore sull’uso dei pronomi e degli aggettivi personali messi in maiuscolo, quando riferiti a Dio (Suo amore; adorarLo, ecc.). In esso abbiamo trattato anche l’uso di certi aggettivi qualificativi messi in maiuscolo, quando riferiti alle Persone divine (p.es. Spirito Santo) o quando sono oramai termini tecnici (p.es. Santa Cena). Era solo questo e niente di più
     Rimasi un po’ sorpreso di ricevere in reazione un contributo di Davide Forte, che ha dato inizio al seguente confronto. Sebbene l’articolo, da cui tutto è partito, parlasse d’altro, si è messo a fare l’apologia della «santa ignoranza». Sinceramente ne sono rimasto molto sorpreso. Temendo che tale atteggiamento possa essere abbastanza diffuso, ho deciso di pubblicare tale confronto, per fare nuovamente chiarezza su tale questione e per recuperare alla sapienza e al discernimento biblici i lettori.

2. UN SINGOLARE CONFRONTO
Davide Forte: Martella Nicola, immagina se Gesù avesse scelto solo gli scribi come suoi discepoli. Cosa ne sarebbe stato di tutti gli altri? Avrebbe fatto né più e né meno come il Sacro Romano Impero, che ha creato la classe docente e quella discente, serie A e serie B. Invece Dio ha scelto le cose pazze, che non sono, per svergognare le savie e indebolire le savie e forti.
     «In quel tempo Gesù prese a dire: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto» (Matteo 11,25s).
     Nicola, io ringrazio Dio che non sono un letterato, avrei peccato d’orgoglio contro chi non ha avuto possibilità di studiare. Infatti, da questi [piccoli N.d.R.] riesco a farmi capire bene; sono felici loro, e lo sono pure io. {18-03-2014}

Nicola Martella: Non capisco proprio che cosa c’entri il contenuto del tuo contributo con l’articolo «Se ci fosse una grammatica biblica!», visto che si parla completamente d’altro.
     Inoltre, anche nel contenuto, quanto scrivi è solo una verità parziale, che segue il tipico schema della «santa ignoranza». In Matteo 11,25 il Signore Gesù intendeva gli scribi (= studiosi della Scrittura) del giudaismo, che non l’avevano riconosciuto come Messia. Paolo intendeva i sapienti del mondo (1 Cor 1,27; 3,19). Né Gesù né Paolo volevano accreditare una «santa ignoranza». Gesù stesso parlò di «ogni scriba ammaestrato per il regno dei cieli» (Mt 15,32). Paolo si definì «insegnante (o dottore) dei Gentili» (1 Tm 2,7). Pietro accreditò Paolo come uno studioso delle Scritture, mediante il quale Dio ha dato insegnamenti, che uomini ignoranti e instabili distorcono (2 Tm 3,15s). Quindi, neppure Pietro incoraggiava una «santa ignoranza». Paolo, parlando delle funzioni ministeriali, presentò come indispensabile che vi siano degli «insegnanti» (o dottori) nelle chiese, per equipaggiare il credenti nella conoscenza e nel ministero (1 Cor 12,28; Ef 4,11s).
     Quindi, è ora di smetterla con la distorta difesa di una sedicente «santa ignoranza», altrimenti si diventa come quelli, che vogliono «essere dottori della legge, quantunque non intendano quello, che dicono, né quello che danno per certo» (1 Tm 1,7). Ci sono tanti che vogliono farla da maestri (Gcm 3,1), sebbene non ne abbiano i carismi. La Scrittura ci esorta però a rimanere nel limite del campo, che il Signore ha assegnato a ognuno (cfr. 2 Cor 10,12-16); così si fa meno danno a se stessi e agli altri. Infatti, il rischio dei «maestri auto-nominati» è che agiscano per «prurito d’udire», secondo le loro «proprie voglie», che facciano distogliere le orecchie dalla verità e facciano volgere la gente ai miti dottrinali di loro invenzione (2 Tm 4,3; cfr. 2 Pt 2,1).

Il resto dello scritto segue sul sito
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Sant_ignora_R12.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.


*** Discuti questo tema qui o sulla mia pagina di "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/evviva-la-santa-ignoranza/10152362789972990

martedì 4 marzo 2014

Carnevale: carne vale sotto la maschera? Parliamone



CARNEVALE: CARNE VALE SOTTO LA MASCHERA? PARLIAMONE


Qui di seguito discutiamo l’articolo «Carnevale: carne vale sotto la maschera».
     Tutte le feste inventate dagli uomini sono occasione per far valere la propria «carne» e per praticare lussuria, concupiscenza, lascivie di vario genere. La maschera permette di fare tutto in incognito. Il cuore umano è inclinato al male e per chi non ha il timore di Dio ogni occasione è buona per lo «sballo» e per gli eccessi.
     Uno degli elementi del Carnevale quale spettacolo è altresì il narcisismo, la voglia di mostrarsi, di essere guardati e ammirati. È altresì l’occasione per crearsi un mondo parallelo, virtuale e da sogno, per sfuggire al mondo reale.
     Carnevale è chiaramente anche un grande business. Esso è l’occasione di grandi kermesse per attrarre turisti e vendere prodotti. Per le associazioni culturali carnevalesche questo periodo è l’apice del lavoro di tutto un anno, in cui i membri trovano addirittura un senso di vita.
     Certamente ci sono altri aspetti, che si possono tener presenti, e i lettori non mancheranno di evidenziarli.

Sul sito seguono i contributi dei lettori e le mie eventuali osservazioni…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Carneval_mascher_UnV.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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lunedì 3 marzo 2014

Carnevale: carne vale sotto la maschera



CARNEVALE: CARNE VALE SOTTO LA MASCHERA
 

A Carnevale, oltre agli aspetti folkloristici, si prende occasione per far valere proprio la «carne» (lussuria, concupiscenza, ecc.); e questo tanto più che tutto avviene dietro alla maschera, in incognito. È una rinnovata occasione per riflettere su questo aspetto della cultura specialmente dei paesi a maggioranza cattolica.

Entriamo in tema
     Il Carnevale ha una grande importanza in Italia e anche nei paesi del Sudamerica. Soprattutto in Brasile è una festa, che ha grande rilevanza, i carri e l’allegria si riversano per le strade. Bisogna segnalare che tale periodo conta anche molti feriti ed è motivo di confusione morale. Ci proponiamo di analizzare tale ricorrenza, passandola al setaccio della lente d’ingrandimento biblica.

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: Origini del carnevale; Il carnevale oggi; Il carnevale alla luce della Bibbia; Aspetti conclusivi; Un nota finale redazionale.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A2-Carneval_mascher_Mds.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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domenica 9 febbraio 2014

I giorni settimanali e gli dèi



I GIORNI SETTIMANALI E GLI DÈI

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Ciao, Nicola. Vorrei chiederti: chiamare i giorni della settimana con nomi derivanti da divinità pagane, non è un’accettazione, quindi un compromesso con antiche usanze idolatre? {A. P.; 08-02-2014}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

1. La settimana
     In origine, i popoli diversi da quello ebraico non conoscevano la settimana, fatta quindi di sette giorni ciclici. Questa fu appunto un’importazione dai Giudei, che erano presenti in tutto l’impero romano. Nel giudaismo i giorni erano chiamati con un numero, in corrispondenza alla settimana creazionale (Gn 1,5ss), e solo l’ultimo aveva un nome (solo dall’esodo in poi; cfr. Gn 2,2): in ebraico šabbāt (da smettere [di lavorare]), grecizzato in sábbaton, da cui, passando per il latino, il termine italiano «sabato»; Israele non lo conosceva, ma fu introdotto con la legislazione mosaica (Es 16,23ss). Il giorno precedente al sabato era chiamato era chiamato anche «vigilia» o «preparazione» (Mc 15,42). I cristiani, al tempo delle prime chiese, recepirono la settimana giudaica e chiamarono anch’essi i giorni con un numero; nel NT sono menzionati solo il primo giorno della settimana (cfr. Mt 28,1; At 20,7; 1 Cor 16,2) e il settimo (Eb 4,4).
     La settimana è quindi un’eredità culturale, che il giudaismo trasmise al mondo occidentale. Tuttavia, a introdurre la settimana nell’impero romano contribuirono anche fattori astrologici.

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. La nomenclatura dei giorni della settimana; 3. Aspetti conclusivi.
     → Leggi lo scritto sul sito e, poi, commentalo qui…
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Giorni_dei_Sh.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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*** Discuti questo tema qui o sulla mia pagina di "Facebook": Parliamone: https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/i-giorni-settimanali-e-gli-d%C3%A8i/10152282509497990

martedì 31 dicembre 2013

La convenzione del Capodanno



LA CONVENZIONE DEL CAPODANNO

1. Le questioni intorno al Capodanno
     Per alcuni sarà un «capo d’anno», per altri solo un «capo del danno». Il Capodanno occidentale non coincide con nessun evento astronomico, storico o altro, tanto meno biblico. È una data, che si regge sulla convenzione, che è stata assunta dallo Stato per disciplinare il ciclo fiscale. Col nuovo ciclo scattano anche nuove tariffe. È una soglia psicologica all’interno di una cultura.
     Certo l’anno occidentale sta prendendo sempre più piede nel mondo, ma, ma non esiste il «capodanno», ma i «capodanni». Ogni cultura ha il suo. Basta dare uno sguardo alla sezione «Capodanni di altre culture» all’interno dell’articolo «Capodanno» su Wikipedia, per rendersene conto. Inoltre, essendo il mondo tondo, ha varie fasce orarie. E quando a Sidney già festeggiano l’anno nuovo, da noi stanno appena a pranzare.
     No, non voglio fare un’apologetica pro e contro il Capodanno. Con la propria cultura e le sue convenzioni bisogna farci i conti. Mi meravigliano un po’ coloro, che fanno una severa e accesa crociata contro il Natale, ma poi accettano questa convenzione senza battere ciglio, come se nel consiglio di Dio ci fosse il calendario occidentale! E come se nella Bibbia fosse comandato il capodanno, ossia quello nostrano! Ricordo a chi non lo sa, che in Israele il capodanno civile comincia nella luna di settembre (Tišri); quello religioso nella luna di marzo (Nisan). Ma nel nuovo patto non siamo legati a nessuno degli šabbat ebraici; durante il Concilio di Gerusalemme (At 15) i credenti delle nazioni furono esonerati da tutta la legge ebraica.
     Ammetto di appartenere alla fazione di chi «stima tutti i giorni uguali» (Rm 14,5). Tutti i giorni particolari del calendario, le feste in genere, le celebrazioni particolari e quant’altro mi stanno strette; preferisco un camino costante col Signore. Tuttavia, per coerenza, rispetto chi «stima un giorno più d’un altro», perché così «convinto nella propria mente». Quindi, mi guarderò dal giudicare il fratello o dal disprezzarlo, solo perché segue tale convenzione occidentale, sapendo che «tutti compariremo davanti al tribunale di Dio» (vv. 10.12). Farò attenzione a non «porre una pietra d’inciampo sulla via del fratello, o essergli una occasione di caduta» (v. 13), quanto meno per cose del genere (cfr. vv. 14-21). Le convinzioni sono personali ed esistono dinanzi a Dio (v. 22); esse non servono come motivo per «essere di intoppo al fratello» (v. 21).

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. Alcuni approfondimenti; 3. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Capodanno_Sh.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.
 


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domenica 22 dicembre 2013

Babbo Natale è morto, la Befana è a rischio



BABBO NATALE È MORTO, LA BEFANA È A RISCHIO
di Nicola Martella - Stefano Gotta

1. CIÒ CHE VIENE TENUTO NASCOSTO (Nicola Martella): La morte di Babbo Natale è una di quelle notizie che ti arriva come uno schiaffo in faccia e ti butta a terra. Allora sai che il mondo non sarà più lo stesso, che un pezzo di te se ne va per sempre, che le luci si spengono sul sipario, che alba e tramonto non avranno più tutto quel fascino, che a fine anno non saprai più che cosa fare con lo «spirito del Natale», visto che tale persona cara, che ha alimentato i tuoi sogni, non esiste più. Ti senti deluso e amareggiato, sì tradito e con un nodo in gola. Come potremo mai continuare a vivere sereni, ora che Babbo Natale non c’è più?
     Andiamo per ordine. Dopo tutti i guai con la crisi e lo spettro della recessione, ora ci giunge pure questa triste notizia, che fa traboccare il vaso: secondo la famosa rivista investigativa «Cronaca Verace», al vero Babbo Natale hanno fatto, già da tempo, il funerale; e che quello, che si vede in giro, è solo una controfigura, usata per far risuonare gli euro nella borsa dei commercianti. Ci sono conferme e smentite. Le conferme vengono da importanti storici, sociologi e dal medico che gli avrebbe praticato l’autopsia. Le smentite provengono specialmente dalla Coca Cola e da varie associazioni di commercianti. Le associazioni dei consumatori non si sbilanciano, sebbene a qualcuno, credendo spenti i microfoni, è sfuggito che la notizia è vera. È stata presentata una mozione nel parlamento per accertare la verità; si farà una commissione d’inchiesta. Le potenti lobby sono intenzionate a tenere in piedi Babbo Natale, fosse anche artificialmente o per clonazione. Si preannunciano già scioperi e cortei a favore e contro. È probabile che il governo metterà l’ennesima fiducia per bloccare la commissione d’inchiesta; si sospettano forti interessi di alcuni ministri in lobby a favore del mito di Babbo Natale. Probabilmente si arriverà a un referendum, hanno confermato i Radicali.
     Per approfondire le circostanze della morte del vero Babbo Natale passiamo alla nostra redazione locale, dove è giunta la seguente lettera degli assassini con esplicite minacce alla Befana…

Sul sito seguono i seguenti punti: 2. Babbo Natale è morto; 3. Befana a rischio.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Babbo-Natale_Befana_Mt.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati ad esso.


mercoledì 18 dicembre 2013

Ricorda di essere felice: una dottrina biblica?



RICORDA DI ESSERE FELICE: UNA DOTTRINA BIBLICA?

1. La questione
     Non bastava l’ingiunzione umanistica cristianizzata del tipo «Ama te stesso!». Ora, si fanno strada anche le raccomandazioni umanistiche cristianizzate del tipo «Ricordati di essere felice». In tale romanticismo religioso apparentemente saggio c’è la radice di un falso evangelo, che sposta l’attenzione dalla realizzazione in Cristo in vista della vita eterna all’autorealizzazione in questo mondo.
     Eppure nella sacra Scrittura non si trova nulla del genere. È solo lievito filosofico della sapienza, che viene dal basso, ossia «terrena, psichica, diabolica» (Gcm 3,15). Eppure essa si fa strada nelle menti dei cristiani, come fosse dettata dal Signore, e la felicità fosse un diritto, che Dio garantirebbe a ognuno. Alcuni cristiani pensano che cose del genere siano veramente bibliche, ossia si trovino realmente nella sacra Scrittura. La psicologia cristianizzata («Ama te stesso!») e la cosiddetta «teologia della prosperità» («Dio vuole la tua felicità e prosperità in questo mondo!») lo fanno credere, ma tali proposte sono una falsità, solo un surrogato del vero Evangelo, un pericoloso lievito dottrinale.

2. La via biblica
     L’obiettivo di Dio per i suoi figli non è la felicità in questo mondo, ma la vita eterna. Il fine dell’esistenza del credente non è l’autorealizzazione su questa terra, ma di realizzare Cristo nella propria vita e gli obiettivi di Dio in questo mondo: l’annuncio dell’Evangelo del regno.
     Nella sacra Scrittura esistono vari brani, in cui sono contenute raccomandazioni del tipo «Ricorda di essere ubbidiente!». La felicità è tutt’al più un efflusso dell’ubbidienza, non l’obiettivo primario del comando. […]

Qui abbiamo riportato solo alcuni brani dello scritto, il resto segue sul sito.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Ricorda_felice_Mds.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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lunedì 4 novembre 2013

Attenzione alle citazioni ideologiche!



ATTENZIONE ALLE CITAZIONI IDEOLOGICHE!

1. ENTRIAMO IN TEMA: Vedo sempre di nuovo persone che in rete riprendono citazioni e immagini con citazioni, senza verificare chi sia l’autore. Alcune volte, manca del tutto l’autore. Persone cristiane o cristianizzate riprendono tali citazioni, credendo che siano di autori cristiani e che esse siano conformi alla Bibbia o almeno al cristianesimo.
     Giorni fa, in un gruppo in cui sono iscritto, è successo di vedere un’immagine con la seguente citazione: «Le mani che aiutano sono più sacre delle bocche che pregano».
     Lì per lì, ho dovuto inquadrare tale frase. Mi sono detto che fare del bene è meglio che chiacchierare soltanto. Tuttavia, qui non si tratta di questo: l’aggettivo «sacre» e il verbo «pregano» hanno reso tale frase equivoca e biblicamente insostenibile. Perciò, si tratta di una frase a effetto, ma non è sempre vero ciò, che è esprime. Dipende da quali mani e da quale bocca!

2. L’ANALISI BIBLICA: […]

3. ATTENZIONE ALLE TRAPPOLE IDEOLOGICHE!: Mi sono chiesto chi fosse l’autore. Il valore di una massima dipende veramente da chi la pronuncia. I sapienti scrivevano: «Come le gambe dello zoppo sono senza forza, così è una massima in bocca degli stolti… Una massima in bocca agli stolti è come un ramo spinoso in mano a un ubriaco» (Proverbi 26,7.9). […] Meglio verificare le fonti, che si mettono in internet, per non diventare involontariamente complici dei cattivi ideologi e dei malvagi!
     Scoprite chi è l’autore di tale massima ambigua, leggendo l’intero articolo sul sito.

     [CONTINUA LA LETTURA: www.diakrisis.altervista.org/_Cult/T1-Cita-ideolog_MeG.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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mercoledì 14 novembre 2012

Le ragioni della speranza: Fede biblica e credenze agnostiche




LE RAGIONI DELLA SPERANZA
Fede biblica e credenze agnostiche

di Giuseppe Rossi – Nicola Martella

Quando ho letto le bozze di questo articolo, per correggerlo, formattarlo e redigerlo, mi sono venute in mente queste due massime, che riporto nella seguente forma:
     Ateo e cristiano: L’ateo: «Come disse Friedrich Wilhelm Nietzsche: “Dio è morto”». Il cristiano biblico: «Come dice Dio: “Nietzsche è morto”».
     Confessione di un agnostico: «Un agnostico tedesco afferma: “Giulio Cesare è morto. Vladimir Lenin è morto. Karl Marx è morto. Friedrich Wilhelm Nietzsche è morto. Charles Darwin è morto. Johann Wolfgang von Goethe è morto. Johann Christoph Friedrich von Schiller è morto. Sigmund Freud è morto. Albert Einstein è morto. Eugen Berthold Friedrich Brecht è morto. Jean-Paul Sartre è morto. E stamani neanche io mi sento proprio così bene!”».

Giuseppe Rossi è un farmacista napoletano, che lavora a Roma. Dopo la sua conversione a Cristo, si interessa particolarmente delle questioni apologetiche legate all’ateismo, allo gnosticismo, all’evoluzionismo e alle ideologie di varia matrice. La struttura del suo scritto è redazionale. {Nicola Martella}

1. ENTRIAMO IN TEMA (Giuseppe Rossi): Perché esistiamo? Che senso ha la vita? A queste domande ricorrenti, molti ne aggiungerebbero un’altra: possiamo sperare in qualcosa di più che vivere soltanto 70 o 80 anni e poi morire? (Salmo 90,9). Forse in nessun altro momento ci poniamo queste domande con maggior insistenza, se non quando avvertiamo quanto sia breve la vita. Ma non ce bisogno d’arrivare a una situazione estrema per chiedersi come mai esistiamo? La domanda può sorgere anche quando la vita ci delude. Il desiderio di capire perché esistiamo trascende le differenze scolastiche, culturali e d’età. E l’interrogativo ricorrente sul senso dell’esistenza accomuna gli uomini di tutte le epoche.
     Negli ultimi anni diversi scienziati sono giunti alla conclusione che, in effetti, l’uomo è portato per natura a cercare un significato più profondo nella vita attraverso le varie teorie scientifiche e fantascientifiche, filosofiche e religiose. Secondo alcuni esistono prove genetiche e fisiologiche indicanti che l’uomo sente il bisogno naturale di stabilire un rapporto con una forza superiore. Comunque anche se il concetto di spiritualità viene dibattuto negli ambienti accademici, la maggioranza della gente non ha bisogno del consenso scientifico per credere che l’uomo provi un bisogno spirituale. È la spiritualità stimolata dalla sofferenza che fa sorgere nella nostra mente quelle che alcuni ritengono le domande più importanti: perché esistiamo? Come dovremo impiegare la nostra vita? Dobbiamo rendere conto a un entità creatrice onnipotente? Appurato quindi oggettivamente che abbiamo un’esigenza di trascendenza, che nasce dall’inquietudine di vivere in questa realtà pericolosa e difficile, l’ultima domanda sorge spontanea: Chi o che cosa ci appaga e ci realizza con dignità?
     Anche la Bibbia parla di persone che si chiesero quale fosse lo scopo della loro vita, dopo aver perso beni materiali e spirituali. In effetti la sofferenza sembra essere il bivio della vita. Essa può essere il motore (come lo fu anche l’insoddisfazione d’Adamo prima d’Eva) o può essere l’ostacolo che impedisce di dare un significato al tutto. Il dolore, se accettato come mezzo per far crollare i pregiudizi derivanti dalla nostra presunzione e come stimolo per cercare di comprendere con obiettività noi stessi, il prossimo e l’Assolutamente Altro, ci può cambiare radicalmente, facendoci vivere una quasi pienezza e dignità inaspettate, e con delle prospettive future inattese. Anche la pienezza è possibile, ma questa a un analisi approfondita e completa di fatti personali e comunitari, storici e attuali, sembra confinata solo nell’esperienza cristiana; e in tale ambito le coordinate consequenziali (quelle essenziali ci sono offerte dalla testimonianza biblica) dell’insegnamento biblico mediante la cattedra dello Spirito Santo sembrano offrire quanto di più risolutivo ci possa essere: grazie al duale e inscindibile uso di fede e ragione.
     «Non troverai mai la verità, se non sei disposto ad accettare anche ciò, che non t’aspettavi» (Eraclito).

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. Le variegate posizioni di atei e agnostici; 3. Un rifugio d’età in età; 4. Aspetti conclusivi.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A2-Ragioni_speranza_Esc.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


venerdì 26 ottobre 2012

Halloween alla luce della Bibbia



HALLOWEEN ALLA LUCE DELLA BIBBIA

1.  LE ORIGINI: Molti pensano che Halloween abbia avuto origine con la festa di Ognissanti, ma ciò non è vero. Ognissanti, che ha avuto origine nella chiesa cattolica, veniva inizialmente celebrata a maggio. Nell’anno 834, venne spostata a ottobre, al fine di sovrapporla a un’altra festa, di origine celtica, che aveva luogo l’ultimo giorno di quel mese.
     Per gli antichi Celti l’anno solare iniziava con l’inverno, il 1° novembre, e la fine dell’estate era considerata un evento infausto (principalmente perché si viveva di agricoltura). Quindi il 31 ottobre, ultimo giorno d’estate, era dedicato a una divinità terribile, Samhain, il dio dei morti. Il fatto che questi fosse il dio dei morti non è casuale. Infatti, gli antichi Celti credevano che il regno dei defunti fosse separato da quello dei viventi, e si trovasse in una condizione di spazio e tempo differente. La notte di passaggio tra 31 ottobre e 1° novembre costituiva un momento di transizione non appartenente né all’anno appena terminato, né a quello entrante, ed era dunque il momento ideale per una momentanea congiunzione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. In quella notte, dunque, gli spiriti potevano tornare sulla terra, per creare scompiglio e tormentare i viventi. Onde evitare tale problema, i viventi mettevano in atto una serie di rituali di tipo apotropaico, ossia che avevano il fine magico di tenere lontano l’influsso degli spiriti e ogni influenza maligna. Tra questi, c’era l’usanza di offrire cibi, dolci e regali di vario tipo, che venivano portati in offerta e bruciati nelle piazze come sacrificio per placare gli spiriti e impedire loro di nuocere ai viventi. Spesso si sacrificavano anche animali.
     C’è da notare che, oggigiorno, a Halloween i bambini si travestono da mostri e fantasmi, personificando gli spiriti dei defunti, e vanno a chiedere il «dolcetto o scherzetto», come rievocazione della pratica antica di propiziazione degli spiriti.
     Inoltre è attestato che, la notte di Samhain, i Celti d’Irlanda avessero l’abitudine di travestirsi, indossando pelli e ossa di animali. […]

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: Continuazione del primo punto; 2. I simboli; 3. L’occulto; 4. Ciò che dice la Bibbia.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A2-Halloween_Bibbia_Esc.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}




lunedì 27 giugno 2011

Il simbolo del pesce preso a pesci in faccia

IL SIMBOLO DEL PESCE PRESO A PESCI IN FACCIA


1.  LE QUESTIONI: In vari articoli e note in internet un certo «Fratello Sergio» e il suo nume ispiratore «Aymon De Albatrus», due pseudonimi dietro cui essi si celano, scrivono tra altre cose quanto segue: «Prima che il Cristianesimo adottasse il simbolo del pesce, questo simbolo personificava la “Grande Madre” e l’utero. Era disegnato verticale (girato a sinistra di 90°) e rappresentava la “VAGINA” della grande madre».
     Essi pretendono quindi che chi mette il segno del pesce alla propria auto o lo porti addosso in qualsiasi forma, esponga in effetti un segno della fertilità femminile. Per questo capovolgono il simbolo stilizzato attuale del pesce di 90° per convincere che si tratti proprio di un apparato sessuale femminile.

2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Non ho molta passione per i simboli cristiani e ancor meno per bigiotteria e oggettistica varie, sebbene rispetti la sensibilità culturale altrui; di ciò ne abbiamo già discusso. [Bigiotteria e oggettistica cristiana: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Oggettistica_cristiana_UnV.htm] Tuttavia, ciò che ho letto del cosiddetto del «Fratello Sergio» (Sergio chi?), ossia di ciò che lui riporta di tale fantomatico «Aymon De Albatrus», mi ha fatto solo scuotere la testa. Mi è sembrato di vedere un falso film della serie «Come costruirsi una realtà virtuale e chiamarla verità».
     Leggendo tali scritti, mi sono detto: Che menti sessualmente morbose devono avere coloro, che si nascondono dietro tali comode etichette, per affermare cose del genere. I cristiani dei primi secoli il pesce lo rappresentavano in modo naturalistico, come mostrano affreschi e rilievi su lampade ritrovati nelle catacombe. Essi non pensavano certo a una vagina femminile, quando, in tempo di persecuzione, crearono l’acronimo ichthys, che in greco forma il termine «pesce» e sta per «Gesù Cristo, di Dio Figlio, Salvatore»… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Simbolo_pesce_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

giovedì 24 febbraio 2011

Carnevale: carne vale sotto la maschera


CARNEVALE: CARNE VALE SOTTO LA MASCHERA

Mi ha raggiunto il seguente articolo, scritto a quattro mani da Vincenzo Russillo e Maria Piazza. Il titolo originario era semplicemente «Il carnevale». Il nuovo titolo, che ho dato, vuole esprimere che a Carnevale, oltre agli aspetti folkloristici, si prende occasione per far valere proprio la «carne» (lussuria, concupiscenza, ecc.); e questo tanto più che tutto avviene dietro alla maschera, in incognito. È una rinnovata occasione per riflettere su questo aspetto della cultura specialmente dei paesi a maggioranza cattolica.
     Non aggiungerò nulla all’articolo stesso, se non le ovvie correzioni redazionali per aumentarne la leggibilità e la comprensione, confidando che coloro, che interverranno nella discussione, contribuiranno in modo appropriato al tema.
     Ecco l’inizio dell’articolo: Il Carnevale ha una grande importanza in Italia e anche nei paesi del Sudamerica. Soprattutto in Brasile è una festa, che ha grande rilevanza, i carri e l’allegria si riversano per le strade. Bisogna segnalare che tale periodo conta anche molti feriti ed è motivo di confusione morale. Ci proponiamo di analizzare tale ricorrenza, passandola al setaccio della lente d’ingrandimento biblica.
     Seguono: Origini del carnevale; Il carnevale oggi; Il carnevale alla luce della Bibbia; Aspetti conclusivi; Un nota finale redazionale.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A2-Carneval_mascher_Mds.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

sabato 11 dicembre 2010

L’oggi fra tempi migliori e peggiori


 
1. LE TESI: Ho letto la seguente nota di Silvano Creaco: «Nessuno vuol mettere in discussione il fatto che certi mali sono costantemente presenti in tutti i tempi, ma è altrettanto vero che ci sono alcune febbri stagionali, che ricompaiono di tanto in tanto. Ci sono mali per tutte le stagioni: malattie invernali, malattie estive, malattie autunnali e anche primaverili. Però, certi mali, che abbondano in questo periodo particolare, non erano conosciuti venti anni fa. Incontriamo degli errori e dei peccati, che non vedevamo affatto nei primi anni del nostro cammino di fede . La verità è una, ed è la stessa in tutte le epoche, ma la falsità è mutevole e viene e va come le mode degli abiti. C’è quindi una stagione e un tempo anche per le cose malvagie e momenti propizi per ogni dottrina, che non viene dal cielo. Credo che anche voi, nella vostra realtà di credenti e di chiesa, avrete dovuto scontrarvi con quel gran male, che è il dibattere sulle verità fondamentali. Fratelli, abbiamo sempre avuto opinioni divergenti su alcuni aspetti minori, sui quali non di rado ci siamo incontrati per discutere argomenti di dottrina sulla base delle Sacre Scritture. Ma siamo sempre stati tutti d’accordo che tutto ciò che la Scrittura diceva, doveva essere decisivo; e l’unica cosa di cui desideravamo accertarci, era ciò che il Signore aveva rivelato.
     A parte il sensazionalismo intossicante che pervade certi ambienti evangelici, c’è una sorta di pesantezza nell’aria. Non l’avvertite?». {11-12-2010}


2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Chi riflette sul mondo intorno a noi e sullo stato delle chiese e cerca di stimolare gli altri, ha chiaramente le mie simpatie. È probabile però che certe note assomiglino, secondo i casi, a un pensare a voce alta, a ciò che uno scrive nel proprio diario o a uno sfogo del momento per situazioni specifiche, che si lascia innominate. Nelle tesi di Silvano Creaco ci sono chiaramente aspetti condivisibili, come pure la preoccupazione per il mondo e per i credenti. Le mie osservazioni vogliono aggiungersi alle sue riflessioni, completandole. Le mie obiezioni vogliono stimolare a una maggiore riflessione. [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/A1-Tempi_meglio_peggio_Esc.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}