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mercoledì 19 ottobre 2016

Correttezza verso la sacra Scrittura



CORRETTEZZA VERSO LA SACRA SCRITTURA
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1.  LA QUESTIONE: Gianluca Colucci ha pubblicato uno scritto dal titolo «Falsi cristiani in mezzo a noi». Invece di riportare un testo biblico, per poi commentarlo, ha semplicemente riportato la «parabola delle zizzanie», interpolando il testo con le sue spiegazioni.
     Ecco dapprima il suo testo: «Egli propose loro un’altra parabola, dicendo: il regno dei cieli è simile ad un uomo [Gesù] che ha seminato buona semenza [veri Cristiani] nel suo campo [mondo]. 25 Ma mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico [Satana] e seminò delle zizzanie [falsi Cristiani] in mezzo al grano [veri Cristiani] e se ne andò. 26 E quando l’erba fu nata ed ebbe fatto frutto [veri Cristiani], allora apparvero anche le zizzanie [falsi Cristiani]. 27 E i servitori [gli angeli] del padron di casa vennero a dirgli: Signore [Gesù], non hai tu seminato buona semenza [veri Cristiani] nel tuo campo [mondo]? Come mai, dunque, c’è della zizzania [falsi Cristiani]? 28 Ed egli disse loro: Un nemico [Satana] ha fatto questo. E i servitori [gli angeli] gli dissero: Vuoi tu che l’andiamo a cogliere? 29 Ma egli rispose: No, che talora, cogliendo le zizzanie [falsi Cristiani], non sradichiate insieme con esse il grano [veri Cristiani]. 30 Lasciate che ambedue [falsi e veri Cristiani] crescano assieme fino alla mietitura [fine del mondo]; e al tempo della mietitura [ritorno di Gesù], io dirò ai mietitori [gli angeli]: Cogliete prima le zizzanie [falsi Cristiani], e legatele in fasci per bruciarle [all’inferno]; ma il grano [veri Cristiani], raccoglietelo nel mio granaio [in paradiso]» (Matteo 13,24-30). {12-10-2016; formattazione redazionale}
     Uso l’occasione per suggerire ai cristiani un giusto approccio verso il sacro Testo e una corretta ermeneutica del testo biblico.
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2.  UNA MIA PRIMA RISPOSTA: [→ Sul sito]
3.  LA REPLICA ALTRUI: [→ Sul sito]
4.  MIE OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: [→ Sul sito]
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5.  LA MIA ANALISI NEL MERITO: Passiamo all’analisi del testo biblico interpolato da Gianluca Colucci. La spiegazione della parabola la diede Gesù stesso in Matteo 13,36-43. Qui Gesù non parlò «veri Cristiani», ma di «figli del regno»; e non menzionò i «falsi Cristiani», ma i «figli del maligno» (v. 38). Chiaramente queste due categorie, menzionate da Gesù, non nacquero col cristianesimo (da Pentecoste in poi), ma c’erano già. Infatti, Gesù parlò dei Giudei, che lo rifiutavano come Messia, così: «Voi siete dal padre [vostro], dal diavolo» (Gv 8,44 gr. diábolos «calunniatore»).
            A ciò si aggiunga che, a voler essere corretti, Gesù non parlò del nemico come il «Satana» (ebr. šāān«avversario», gr. satanãs), come fa Gianluca Colucci, ma come il «maligno» (v. 38) e il «calunniatore» (gr. diábolos; v. 39).
     Inoltre, Gesù non parlò della «fine del mondo», che implica già la sua distruzione, ma di syntéleia tũ aiõnos «compimento dell’era» (v. 39), ossia dell’epoca attuale, che precede il regno del Messia e che arriva alla sua conclusione. La Nuova Diodati ha tradotto qui con «mondo» sia kósmos (v. 38) che aiôn (v. 39), fornendo così una traduzione interpretativa, che trae in inganno.
            Infine, Gesù non parlò esplicitamente di un «inferno» (per altro termine inesistente in greco; l’Ades è un’altra cosa), ma della «fornace del fuoco» (v. 42); non parlò di «Paradiso», ossia di un luogo trascendentale, ma del «regno del Padre loro» (cfr. Mt 6,10 «venga il tuo regno»; Mt 26,29 «regno del Padre mio»), ossia del regno messianico (cfr. Mt 20,21 «tuo regno»; Lc 23,42 «venuto nel tuo regno»; Eb 1,8). Gesù ne parlò anche come «mio regno», indicando il suo regno terrestre (Lc 22,29s).
            Durante il «giorno del Signore» si udrà nel cielo questo grido: «Metti mano alla tua falce e mieti; poiché l’ora di mietere è giunta, perché la mèsse della terra è ben matura» (Ap 14,15). Al ritorno di Gesù, ci sarà la risurrezione, allora il Paradiso verrà svuotato, non riempito, come afferma Gianluca Colucci; poi, mentre gli increduli saranno distrutti sulla terra e attenderanno il giudizio universale (Ap 20,11ss), i credenti ancora viventi, usciti dal «giorno del Signore», saranno raccolti da ogni luogo e saranno uniti al Signore e ai risorti nel regno messianico.
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6.  ASPETTI CONCLUSIVI: Tutto ciò mostra che le interpolazioni nel testo biblico, fatte da Gianluca Colucci, non sono solo sbagliate per principio, ma diverse di esse anche nell’interpretazione, che per molti aspetti non corrisponde alla spiegazione di Gesù, ma alle proprie congetture. Tutte queste approssimazioni in un testo così breve meraviglia, visto che in genere Gianluca Colucci vuole apparire come un difensore dell’ortodossia, come uno che pesa pure le virgole al suo prossimo nei suoi dibattiti con gli altri.
[...]
            E poi egli termina molti dei suoi scritti con la massima ripresa da Gesù, ma molto amata da una certa persona, a lui abbastanza cara: «Chi ha orecchi per intendere, intenda». Spero che questa volta intenda anche Gianluca Colucci e cambi metodo e approccio al testo biblico.
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[→ CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Corret_Scritt_UnV.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
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sabato 21 marzo 2015

Danilo Valla e gli astri



DANILO VALLA E GLI ASTRI
La bufala dell’Evangelo scritto nelle stelle

Un credente mi ha segnalato un filmato di Danilo Valla, pubblicato da evan.tv («Gesù Cristo è una bufala?»; 24 ottobre 2008). In esso quest’ultimo risponde a tono all’autore di un filmato allucinante, in cui si asserisce che la storia di Cristo riprodurrebbe il mito di Horus, il dio Sole egiziano; per questo, secondo lui, Cristo sarebbe un mito pagano. Danilo Valla inizia a confutare abbastanza bene tali cose; poi si occupa d’altro e, per trovare qualche vero punto di confutazione, si dovrà aspettare specialmente la fine del filmato.
     Il link del seguente articolo è stato da me mandato a Danilo Valla in anteprima, perché potesse fare osservazioni e obiezioni ma lui, rispondendo al mio invito, ha preferito sottrarsi elegantemente al confronto. Ogni legittima libertà implica sempre responsabilità.
     Sullo stesso genere si veda pure questo altro filmato di Danilo Valla, anch’esso pubblicato da evan.tv («Luna, sole e numeri ebraici»; 26 gennaio 2009); rimandiamo sotto per il commento a esso.



1. UNA CONFUTAZIONE CON MOLTE OMBRE E POCHE LUCI: Tutto era iniziato bene e prometteva d’essere interessante. Poi però, per mia meraviglia, Danilo Valla cambia del tutto il discorso e va a riscaldare una vecchia e curiosa ipotesi, che andava di moda molti decenni or sono e che ebbi modo di leggere e confrontarmi al tempo, in cui ero studente di teologia. Secondo tali teorie mitologiche cristianizzate, riprese da Danilo Valla, nelle stelle ci sarebbe scritto nientemeno che l’Evangelo! Egli usa un po’ di fantasia, un pizzico d’ebraico nulla dicente (p.es. ’ot «segno»; ṣëmach «rampollo», non «spiga», come falsamente afferma lui), alcune affermazioni azzardate e tirate per i capelli (il segno della vergine proiettata su Maria; il segno del Leone proiettato su Gesù) e quant’altro e arriva ad affermare che nelle costellazioni è scritta tutta la storia di Gesù!
     Lì per lì, mi è venuto da pensare: Danilo Valla non doveva confutare la teorie di Horus? Risponde, però, a una mitologia cristianizzata (quella di Horus) con un’altra gnosi cristianizzata, quella secondo cui nelle costellazioni sarebbe scritto tutto l’Evangelo? Tutto ciò è degno di un guru orientale o di un santone gnostico cristianizzato, non di un esegeta!
     Poi Danilo Valla mostra un’immagine astrale, tratta da un tempio pagano, per esemplificare la tesi da lui riscaldata per l’occasione. Dovrebbe proprio essa diventare fonte di conoscenza biblica? E allora perché Dio diede l’ordine di distruggere i templi pagani (Es 34,13; v. 15 «si prostituiranno ai loro dèi»), se erano fonte di siffatta saggezza universale? Se i seguaci del Dio vivente dovevano andare a scuola dai seguaci di Ba`al, allora la Torà ed Elia si erano sbagliati? (cfr. 2 Cor 6,15; Beliar è Ba`al). Tutti avrebbero veramente potuto conoscere la storia di Gesù, migliaia di anni prima della sua nascita, studiando le stelle? Allora gli astrologi di Babilonia e d’Egitto sarebbero stati i migliori evangelisti! Gli apostoli si erano sbagliati a parlare del «mistero di Cristo» (Ef 3,4; Col 4,3), «mistero che fu tenuto occulto fin dai tempi più remoti» (Rm 16,25) e che fu rivelato fra i Gentili specialmente mediante il ministero di Paolo (Col 1,27; 4,3). La Chiesa del Dio vivente non è l’unica «colonna e base della verità»? (1 Tm 3,15). Per non essere un «operaio confuso», non basta tagliare «rettamente la parola della verità» (2 Tm 2,15), ossia fare un’esegesi contestuale corretta, ma bisogna diventare astrologi o, almeno, astronomi? [...]

2. ALCUNI APPROFONDIMENTI: [sul sito]

3. ALCUNI ELEMENTI CONCLUSIVI: [...] Chi vuole un altro esempio di falso sillogismo applicato all’eclisse solare e ai numeri ebraici, si veda il seguente filmato di evan.tv: «Luna, sole e numeri ebraici» (10 novembre 2008). Dov’è scritto che la lettera ebraica «ת» (Tau) significhi «segno»? (segno in ebraico è אות «’ôt»). Inoltre, se la Luna e il Sole sono «segni» (Gn 1,14s) e avrebbero tale rapporto 1/400 fra di loro e con la Terra, che ne è delle stelle, visto che anch’esse sono pure «segni» (Gn 1,16)? Quale cabala bisogna inventarsi per far tornare i conti con le proporzioni delle distanze, con la lettera ebraica Tau e col suo valore numerico di 400? Col falso sillogismo si può cercare di dare più gloria a Dio (ma non credo che la voglia da «quasi verità» addomesticate), ma tali ragionamenti hanno i piedi d’argilla, sono facilmente smontabili e per di più danno occasione agli avversari dell’Evangelo di gettare solo fango su di esso. Inoltre l’uso di «segno» per i corpi celesti è abbastanza limitato nella Bibbia. In uno di tali pochi brani viene ingiunto, come già mostrato, a non avere «paura dei segni del cielo» (probabilmente eclissi, comete, ecc.; cfr. Gb 3,5), essendo ciò che condiziona i pagani (Ger 10,2). In un altro vengono ricordati coloro che «offrivano profumi... ai segni dello zodiaco e a tutto l’esercito del cielo» (2 Re 23,5). Praticamente in tutta la Bibbia, se si fa eccezione di Genesi 1, la Luna e il Sole non vengono mai chiamati «segni» (del cielo); tutt’al più, come preannuncia Gesù, «vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle» (Lc 21,25). Conviene trarre tutta questa teoria astrale e numerologica da brani così esigui, da proiezioni indebite e da un ragionamento basato sul falso sillogismo? Penso proprio di no. [...]

     Qui abbiamo riportato solo alcuni brani dello scritto, il resto segue sul sito: [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Danilo-Valla_astri_Ori.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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ATTENZIONE! Questo articolo presenta un tema delicato e ha un carattere specialistico, perciò non è per tutti. Per favore, non intervenire se, dopo aver LETTO L’INTERO ARTICOLO SUL SITO (clicca sul link alla fine), ti rendi conto che ti manca la necessaria competenza in merito!

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lunedì 2 marzo 2015

Laminina e croce di Cristo



LAMININA E CROCE DI CRISTO

1. L’INTERESSANTE CONFRONTO: Un lettore mi ha inviato una piccola immagine, su cui si vedeva appena qualcosa di una similitudine fra la struttura della Laminina (una sostanza del corpo) e il simbolo della croce. Ecco qui di seguito il confronto spontaneo.

Ezio Terravecchia: Qualche giorno fa parlavamo della Trinità. Spero tu possa aprire questo file contenente un’immagine, in cui è dimostrato che Dio ha inserito nel nostro sangue un collante a forma di croce, quasi a farci comprendere il significati profondo, di come Egli ci ha creati a sua immagine e somiglianza. {28-01-2015}

Nicola Martella: La «croce», come la concepiamo noi in occidente (ossia quella cosiddetta «latina»), è il prodotto dello sviluppo della cultura umana e della religiosità. Quando i Romani crocifiggevano qualcuno, non andavano per il sottile: sconficcavano l’architrave della porta di casa del reo, gliela mettevano sulle spalle, lo legavano a essa e poi con essa lo appiccavano a qualunque cosa: un palo erto, un albero, due pali incrociati, e così via. La «croce» come simbolo di morte per i malfattori non ha nulla a che vedere col fatto che Dio abbia creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Che nel nostro sangue ci sia un collante a forma di croce, non significa proprio nulla, visto che i Romani avevano differenti tipi di croce, come sopra descritto. Se uno cerca analogie con qualcosa, le cerca con ciò, che conosce (p.es. la croce stilizzata in occidente) e prima o poi le trova; ma ciò non significa che tale cosa e le analogie attribuite siano connesse insieme o abbiano a che fare l’uno con le altre. Più che seguire tali romantiche ricerche, preferisco la chiara esegesi contestuale della Parola, la quale non inganna.

Ezio Terravecchia: Ogni forma di creazione porta l’impronta di Dio. Se lo desideri, cerca la parola Laminina, e potrai così ampliare la conoscenza di Dio riguardo al suo modo di operare. {28-01-2015}

Nicola Martella: Che ogni opera di Dio porti la sua impronta, è vero. Ma ciò non significa che le analogie arbitrarie dell’uomo siano sempre verità. Esistono analogie legittime, come ad esempio la Parola paragonata a un «seme» vegetale (Lc 8,11) o umano (1 Pt 1,23); e la rigenerazione paragonata a un lavaggio (Tt 3,5; cfr. Ef 5,26). Poi, esistono le analogie speculative, che oggettivamente non sono evidenti, ma si basano su falsi presupposti; in questo caso abbiamo a che fare con il «falso sillogismo».
     Nel caso della Lamina a forma di «croce», la falsa analogia si basa su ciò, che oggi s’intende per «croce» qui da noi, ossia la cosiddetta «croce latina» (), che è più recente rispetto alle altre. Esistono innumerevoli tipi di croce, ad esempio: la croce semplice (), la croce a «V» rovesciata (), la croce a forma di «Tau» (T), la cosiddetta croce di sant’Andrea (), la croce greca (), la croce latina doppia (), la croce ortodossa (), e così via (, , ). Come c’insegnano però gli studiosi, la «croce» originaria (quella romana) poteva essere «semplice» (praticamente un palo) o a forma di «T» (vedi il simbolo «Tau» dei francescani). Stando così le cose, l’analogia con la Laminina perde di ogni fondamento, come pure tutte le cose, che si vogliono trarre da tale accostamento.

2. GLI APPROFONDIMENTI (2.1. La Laminina; 2.2. Un caso concreto; 2.3. La croce) [sul sito]
3. ASPETTI CONCLUSIVI [sul sito]

[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Laminina_croce_OiG.htm] SOLO DOPO AVER LETTO L’INTERO SCRITTO SUL SITO, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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martedì 14 gennaio 2014

Proiezioni nella Bibbia: Il fuso orario



PROIEZIONI NELLA BIBBIA: IL FUSO ORARIO

Che Gesù avesse conosciuto gli attuali «fusi orari» e l’ora legale, come sostiene qualcuno, è senz’altro un’idea affascinante e allettante. Egli scomoda brani degli Evangeli al riguardo (Mt 24,27; Lc 17,34ss); ma saranno essi veramente probanti o sono accostamenti fantasiosi, improbabili e tirati per la giacca? Alla fine si tratta di una dimostrazione scritturale o di una proiezione speculativa nei testi biblici?

1. LE TESI: Davide Forte ha esordito con uno scritto dal titolo: «Gesù sapeva del nostro “fuso orario”, ne parla nei Vangeli. Lo sapevate?». […; leggi le tesi sul sito]

2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI

2.1.  ANALISI DELLO SCRITTO: Già la definizione di «fuso orario» o «ora solare» è deficitaria; tali due locuzioni non si corrispondono. Ecco la definizione, che il «Dizionario della Lingua Italiana» di Aldo Gabrielli dà del fuso orario: «Fuso orario, ognuna delle 24 porzioni longitudinali in cui è suddivisa la superficie della terra, in ciascuna delle quali, per convenzione, tutti i paesi adottano l’ora solare del meridiano centrale del fuso stesso». Quindi, essendoci 24 fusi orari, l’ora solare non può essere uguale per tutto il globo terrestre! Tralascio al questione della «ora legale».
     La tesi che ci interessa è che Gesù negli Evangeli avrebbe parlato del fuso orario! Per asserire ciò, l’autore strapazza alquanto vari brani biblici.
     Matteo 24,27: Gesù attestò che la sua venuta sarebbe stata rapida come un fulmine. Come un fulmine solca il cielo da est a ovest, così rapidamente verrà il Figlio dell’uomo. Ma ciò non ha nulla a che vedere con il fuso orario, ma ha solo a che fare con l’osservazione del cielo.

     Luca 17,34ss: È vero che gente, che sarà sorpresa nella notte, ma tali persone non si troveranno in due luoghi differenti del globo, ma «in un letto»; la locuzione greca dýo epì klínēs miãs (v. 34) intende «due su un letto unico» (uno di numero). Si tratta, quindi, dello stesso letto nel medesimo luogo; questo è, ad esempio, il caso di coniugi.
     Così anche nei versi, che seguono: le due persone sono nello stesso luogo a fare la medesima azione. Perciò, la logica richiede che anche le due donne siano a macinare nello stesso luogo (v. 35 epì tò autó «nel medesimo [luogo]») o i due uomini a lavorare nello stesso campo (v. 36). Gesù parlava ai discepoli (v. 22) e fece riferimento a quella specifica razza (v. 25 gheneá «discendenza, famiglia, razza, stirpe, nazione, generazione, epoca, ecc.») e alle case tipiche del luogo (v. 31 terrazza); quindi, Egli si riferiva a Israele e non a diversi fusi orari.

Il resto dello scritto segue sul sito
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Fuso_orario_Mt.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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mercoledì 9 ottobre 2013

Poco spettacolo e molte (s)viste



POCO SPETTACOLO E MOLTE (S)VISTE

1. LE QUESTIONI: Caro Nicola, mi puoi spiegare per quale motivo la parola «spettacolo» in italiano viene usata in questi quattro brani biblici, mentre mi sembra di vedere che il greco (che ignoro) dica cose differenti l’una dall’altra?

     ■ Lc 23,48: E {καὶ} tutta {πάντες} la {οἱ} folla {ὄχλοι} che assisteva {συμπαραγενόμενοι} a {ἐπὶ} questo {ταύτην} spettacolo {τὴν θεωρίαν}, vedute {θεωρήσαντες} le cose che {τὰ} erano accadute {γενόμενα}, se ne tornava {ὑπέστρεφον} battendosi {τύπτοντες} il {τὰ} petto {στήθη}.

     ■ 1 Cor 4,9: Poiché {γάρ} io ritengo {δοκῶ} che {-} Dio {ὁ θεὸς} abbia messo in mostra {ἀπέδειξεν} noi {ἡμᾶς}, gli {τοὺς} apostoli {ἀποστόλους}, ultimi {ἐσχάτους} fra {-} tutti {-}, come {ὡς} uomini {-} condannati a morte {ἐπιθανατίους}; poiché {ὅτι} siamo diventati {ἐγενήθημεν} uno spettacolo {θέατρον} al {τῷ} mondo {κόσμῳ}, agli angeli {ἀγγέλοις} e {καὶ} agli uomini {ἀνθρώποις}.

     ■ Col 2,15: ha spogliato {ἀπεκδυσάμενος} i {τὰς} principati {ἀρχὰς} e {καὶ} le {τὰς} potenze {ἐξουσίας}, ne {-} ha fatto un pubblico {ἐν παρρησίᾳ} spettacolo {ἐδειγμάτισεν}, trionfando {θριαμβεύσας} su di loro {αὐτοὺς} per mezzo della {ἐν} croce {αὐτῷ}.

     ■ Eb 12,21: Tanto {οὕτω} spaventevole {φοβερὸν} era {ἦν} lo {τὸ} spettacolo {φανταζόμενον}, che {-} Mosè {μωϋσῆς} disse {εἶπεν}: «Sono {εἰμι} spaventato {ἔκφοβός} e {καὶ} tremo {ἔντρομος}». | {καί}

Ricapitolando:
     ■ Luca: spettacolo {τὴν θεωρίαν}
     ■ 1 Corinzi: spettacolo {θέατρον}
     ■ Colossesi: spettacolo {ἐδειγμάτισεν}
     ■ Ebrei: spettacolo {φανταζόμενον}

Ti sono grato {S.B.; 24-09-2013}

2. LE RISPOSTE

2.1. ENTRIAMO IN TEMA: Sono un po’ singolari le versioni interlineari, che intendono associare a ogni parola italiana il termine greco, o viceversa, visto che spesso originale e traduzione in certi punti non si corrispondono per nulla o non abbastanza! A ciò si aggiunga che la traduzione italiana usata in tali testi interlineari, spesso non è letterale, ma è solo una parafrasi del testo greco. Quindi, tale corrispondenza fittizia fra termini greci e italiani potrebbe, a volte, far accapponare la pelle a ogni studioso delle lingue originali.
     Che in quattro locuzioni greche differenti, vocaboli o locuzioni verbali diversi siano tradotti in italiano con un solo termine (qui «spettacolo»), mostra non solo la difficoltà di tradurre a volte, ma anche quanta semplificazione abbiano usato i traduttori. […]

Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2.2. L’analisi dei testi; 2.3. Aspetti conclusivi.
            [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Spettacolo_Avv.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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mercoledì 4 settembre 2013

La strumentalizzazione di 2 Pietro 1,20s



LA STRUMENTALIZZAZIONE DI 2 PIETRO 1,20S

In 2 Pietro 1,20 la traduzione detta CEI riporta a senso che «nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione», suggerendo che qui si tratti dell’interpretazione delle sacre Scritture e che essa debba essere esercitata solo da un magistero centrale.
     Per capire questo testo, bisogna comprendere che nel testo greco non si legge «scrittura profetica» (gr. profētik graf; cfr. 2 Pt 1,19 profētikós lógos «parola profetica»), ma profēteía grafẽs «profezia della Scrittura». Inoltre, il termine greco profēteía intende semplicemente «proclamazione» (ispirata), sia quella dei predicatori dell’AT (profeti), sia quella di Gesù, sia quella degli apostoli e degli altri autorevoli credenti del NT, la quale poi fu messa per iscritto e ci fu tramandata.
            È stata richiesta una mia opinione sulle traduzioni. Non si comprende come la forma verbale ghínetai (pres. ind. med. 3a sg.) di ghínomai «divenire, diventare, accadere, sorgere, apparire» possa essere stata tradotto con «va soggetta a», stravolgendo l’intero significato del brano; lo stesso vale per la cosiddetta Nuova Diodati, che riporta «è soggetta a», mostrano una chiara dipendenza dalla CEI. Similmente i revisori rispettivamente della Riveduta e della Nuova Riveduta dovrebbero spiegare sufficientemente da dove proviene tale «procede da» o «proviene da». […]
     Ecco la mia traduzione letterale e radicale di 2 Pietro 1,20s dal greco: «…sapendo questo, prima di tutto, che nessuna proclamazione della Scrittura sorge da spiegazione propria. [21] Infatti, la proclamazione non fu mai prodotta da volere d’uomo; ma uomini condotti dallo Spirito Santo parlarono da parte di Dio». […]

Qui ci sono solo alcuni brani dello scritto, il resto segue sul sito
            [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-2-Pietro-1_20s_EdF.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
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lunedì 10 giugno 2013

Carboni accesi sul capo

CARBONI ACCESI SUL CAPO

1. LE QUESTIONI: Un lettore del mio sito mi ha posto le seguenti problematiche, su cui ha desiderato avere un mio parere.
     Caro Nicola, tu hai parlato di alcune immagini presenti nella Scrittura, ad esempio «accendere carboni sul capo di qualcuno». [In tutte le cose o in tutte le maniere?: Tra traduzione letterale e dinamica] Proprio a proposito di quest’ultima immagine desidero un tuo parere su quanto ti riporto sotto. Grazie per il riscontro.
     «Se il tuo nemico ha fame, dagli del pane da mangiare; se ha sete, dagli dell’acqua da bere; perché, così, radunerai dei carboni accesi sul suo capo, e il Signore ti ricompenserà» (Pr 25,21s).
     Il concetto «radunerai dei carboni accesi sul suo capo» è solitamente interpretato come capacità persuasiva, per ammorbidire il cuore del nostro nemico, risultato delle «nostre opere di bene» (dare da mangiare, dare da bere), che possiamo rendergli.
     Senza voler sminuire gli effetti (di persuasione, di buona testimonianza) delle nostre «buone opere», capaci di trasformare anche il cuore del nostro nemici, il nostro approccio con la Parola deve sempre essere legato al contesto esegetico del brano. Infatti, questo versetto verrà poi ripreso dall’apostolo Paolo nell’epistola ai Romani 12,20: «Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: “A me la vendetta; io darò la retribuzione”, dice il Signore. Anzi, “se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo”. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Rm 12,19ss). L’invito, che l’apostolo fa, è diretto all’astenersi dalle nostre vendette e, quindi, soprattutto cedere il posto all’ira di Dio, perché Lui darà la retribuzione. Quindi possiamo ben affermare che il nostro agire (dare da mangiare, dare da bere) sia un modo, attraverso cui noi non ci sostituiremo al Signore (vedere anche Giacomo 1,20 «L’ira dell’uomo non promuove la giustizia di Dio»), ma stiamo lasciando spazio al suo intervento.
     Il significato dei carboni accesi è, infatti, sempre riferito al giudizio di Dio. Ecco alcuni esempi: «Allora la terra fu scossa e tremò, le fondamenta dei cieli furono smosse e scrollate, perché egli era acceso d’ira. Un fumo saliva dalle sue narici e un fuoco divorante gli usciva dalla bocca; da lui sprizzavano carboni accesi» (2 Sm 22,8s). «Fa’ che la testa di quanti mi circondano sia coperta dalla perversità delle loro stesse labbra. Cadano loro addosso carboni accesi; siano essi gettati nel fuoco, in fosse profonde, da cui non possano più risorgere» (Sal 140,9s). In questi passi ben possiamo evidenziare come l’ira del Signore venga descritta come con l’espressione «carboni accesi». {P. I.; 07-06-2013}
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3.  RIPOSTE ALLE TESI: La locuzione «radunare carboni accesi sul capo di qualcuno» non ha a che fare primariamente con una presunta «capacità persuasiva», facendo del bene al nostro nemico.
     C’è da notare che Paolo in Romani 12,19ss non fa l’esegesi di Proverbi 25,21s, ma se ne serve solo come pezza d’appoggio per il suo discorso, il cui succo è il seguente: non fare le tue vendette, ma vinci il male col bene, lasciando il resto all’arbitrio di Dio. Affermare che, facendo del bene al nostro nemico, stiamo lasciando spazio all’intervento divino, può essere vero in parte; quando desistiamo dal fare da noi, permettiamo a Dio di agire a modo suo e nei suoi tempi. Tuttavia, in Proverbi 25,21s non è scritto che sarà Dio a radunare «carboni accesi sul suo capo», ma lo fa il credente. A ciò si aggiunga che Paolo affermò che, rinunciando noi alle nostre vendette, diamo spazio alla vendetta e alla retribuzione di Dio verso gli empi. Quindi, egli esortò all’azione benefica nella prospettiva che Dio agirà presto da giudice, se non ci sarà un sincero ravvedimento.
     È vero che si parla di carboni accesi in riferimento al giudizio di Dio, ma tali esempi (2 Sm 22,8s; Sal 140,9s) sono fuori luogo, non spiegando Proverbi 25,21s, dove è il credente ad accumularli sul capo dell’empio, non Dio! In tali brani, citati dal lettore, l’effetto non deriva dal fare noi il bene ai nemici, vincendo il male col bene, ma si tratta di un giudizio distruttivo e senza appello.
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     Sul sito sono presenti inoltre i seguenti punti: 2. Come nascono le immagini retoriche e i modi di dire?; 4. La via per una soluzione; 5. Aspetti conclusivi.
            [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Carboni_accesi_R12.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}