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mercoledì 11 dicembre 2013

Cherubini ed Evangeli: realtà o costruzione?



CHERUBINI ED EVANGELI: REALTÀ O COSTRUZIONE?

1.  LE QUESTIONI: Un lettore mi ha scritto quanto segue: Ricordo, quando ero ragazzo, di aver partecipato a una conferenza sul tema dei Vangeli. Ricordo che si diceva che i Vangeli dovevano essere per forza quattro, in quanto era stato annunciato nel profeta Ezechiele che c’era un’analogia fra i quattro cherubini. Ognuno d’essi ha quattro volti sinonimo di quattro realtà di visione sulla persona di Gesù, ossia come dovevano presentarlo.
     ■ La faccia di uomo significava che il Vangelo di Matteo si riferiva all’umanità di Gesù.
     ■ Il volto di leone significava che il Vangelo di Marco si riferiva alla regalità di Cristo Gesù Re.
     ■ La faccia di toro significava che il Vangelo di Luca si riferiva alla sua tenacia e potenza di Dio.
     ■ Il volto di aquila significava che il Vangelo di Giovanni si riferiva al fatto che Cristo vede lontano e che si alza in alto, per vedere la luce del sole, ossia Dio suo Padre.

Nicola Tu, sai niente di questo affiancamento, che quei teologi discussero? Sai se risulta uno studio su questo Tema? Puoi darmi delle delucidazioni?
     Ho trovato un approccio nella Bibbia cattolica: all’inizio di ogni Vangelo ricorre rispettivamente la figura dell’uomo, del leone, del toro, e dell’aquila. Chissà se anche loro pensano che si riferisca ai cherubini di Ezechiele.
     Penso che non sia stata una casualità, se i Vangeli sono quattro! Comunque, non voglio fantasticare. {Davide Forte; 11-12-2013}

2.  ENTRIAMO IN TEMA: Che gli Evangeli siano quattro, è fuori dubbio. Che essi abbiano a che fare singolarmente con le facce dei cherubini, è mera speculazione, che si regge non su prove esegetiche, ma sul consenso religioso. Tali concezioni si trovano sia nel cattolicesimo, sia nel protestantesimo.
     ■ Si noti che anche Giovanni descrisse le «quattro creature viventi» come segue: «E la prima creatura vivente era simile a un leone, e la seconda simile a un vitello, e la terza aveva la faccia come di un uomo, e la quarta era simile a un’aquila volante» (Ap 4,7). Ma non si trattava di cherubini, ma di serafini, essendo prossimi a Dio (4,6; cfr. Is 6,1ss; i cherubini sono sotto la distesa, non nel santuario; Ez 10,1), avendo una sola faccia (i cherubini ne hanno quattro differenti; Ez 1,6.8.10) e avendo sei ali (Ap 4,8; i cherubini ne hanno quattro; Ez 1,6.8).
     ■ L’accostamento fra l’aspetto dei cherubini e gli Evangeli non esiste nella Scrittura, ma è una costruzione postuma, medioevale, fatta dai religiosi. Essa è di natura speculativa e si regge non su prove esegetiche, ma sul consenso. Fatto sta che in ogni singolo Evangelo non esiste un accostamento chiaro e lampante a un dato «essere vivente» descritto da Ezechiele.
     ■ Se si nota bene, i primi tre Evangeli sono chiamati «sinottici», dando essi all’incirca la stessa ottica delle cose, sia nella struttura, sia nei contenuti. È quindi difficile trovare solo in uno di essi l’immagine, che gli è stata attribuita in modo arbitrario e romantico.
     ■ Giovanni Battista presentò Gesù come «l’agnello di Dio» (Gv 1,29.36); dove sta tale immagine in Ezechiele riguardo ai cherubini? Nell’Apocalisse Giovanni ne parlò in nove versi come «l’Agnello» (Ap 5,12; 6,1; 7,17…); egli ne fece riferimento anche come «Leone, che è della tribù di Giuda» (Ap 5,5; cfr. Gn 49,9), ma non creò nessun accostamento con i cherubini, ma con Davide, di cui il Messia era germoglio. Queste due immagini parlano della umiliazione del Messia («l’Agnello») e della sua regalità («leone di Giuda»); le immagini della umiliazione prima (passione e morte) e del trionfo poi (risurrezione, ascesa al cielo) sono presenti in tutti e quattro gli Evangeli, senza distinzione.

Qui abbiamo riportato solo alcuni brani dello scritto, il resto segue sul sito: 3. Confutazione di alcune tesi; 4. Alcuni approfondimenti; 5. Aspetti conclusivi.
            [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Cherub_Ev_Avv.htm] Solo dopo aver letto l’intero scritto sul sito, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute?
     ATTENZIONE: Quanto scritto sulle bacheche o nei gruppi gestiti da Nicola Martella o inviato per e-mail, può diventare oggetto di un nuovo tema di discussione o un contributo sul sito «Fede controcorrente» e su altri associati a esso.
 


~~> Discuti questo tema qui o su "Facebook": https://www.facebook.com/notes/puntoacroce/cherubini-ed-evangeli-realt%C3%A0-o-costruzione/10152153223512990

venerdì 27 luglio 2012

Chi sono i taumaturghi di Matteo 7,20-23?





CHI SONO I TAUMATURGHI DI MATTEO 7,20-23?



 Un lettore mi ha scritto quanto segue: Nicola, a cosa si riferisce Gesù in Matteo 7,20-23? Chi sono questi cristiani? Ho un grande dubbio. {Maurizio Di Franco; 17-07-2012}

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondo come segue:

1. Il testo in esame
     Al tempo in cui Gesù pronunciò tali parole, non esistevano ancora i «cristiani» (cfr. At 11,26). Strettamente parlando, si tratta di Giudei all’inizio del regno messianico («in quel giorno», v. 22), che pretendono di aver fatto opere particolari nel nome di Gesù (proclamare, cacciare demoni, fare molte opere potenti), senza appartenergli veramente e senza osservare la parola di Cristo. In effetti, Gesù stava parlando dei «falsi profeti, i quali vengono a voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci» (v. 15). Gesù insegnò che bisogna guardare ai loro frutti (vv. 16-20) e di non farsi incantare dal fatto che prendono il nome del Signore sulle labbra (v. 21). Infatti, a entrare nel regno messianico saranno soltanto coloro, che fanno la volontà del Padre. Tali Giudei rimarranno per Gesù dei «malfattori», e perciò Egli li caccerà fuori dal suo regno al suo ritorno (v. 23).

2. Il reperto del NT
     Di Giudei che usarono in modo magico-esoterico il nome di Gesù ce ne sono sempre stati. Nel NT si parla, ad esempio, dei sette figli del sacerdote Sceva, che in Efeso facevano esorcismi, usando il nome di Gesù; ma andò loro male (At 19,13ss)…
     Sul sito seguono inoltre i seguenti punti: 2. Il reperto del NT; 3. L’analogia odierna.
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Taumaturghi_Mt7_20ss_MeG.htm ] Solo dopo aver letto l’intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


sabato 19 novembre 2011

Il «buon Samaritano» rappresenterebbe Gesù?

IL «BUON SAMARITANO» RAPPRESENTEREBBE GESÙ?

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Caro fratello Nicola, pace nel Signore. Ti volevo fare solo una domanda. Trovo errato che molti predicatori dicono che il buon Samaritano rappresenti Cristo, in quanto Gesù alla fine dice al dottore della legge di fare il somigliante del Samaritano. Secondo me è impossibile, in quanto l’opera di salvezza è solo di Gesù Cristo e, quindi, non imitabile. Secondo me il Samaritano non può essere Gesù. Ti prego di correggermi se sbaglio. Grazie di cuore. {M. B.}

1. RISPOSTA ALLE QUESTIONI: In questa e in altre questioni bisogna distinguere l’esegesi contestuale dalle possibili (e a volte facili e forzate) applicazioni. L’esegesi contestuale attesta che cosa l’autore o il narratore intendeva dire veramente. L’applicazione nell’oggi può essere legittima (rispecchia il senso originario) o illegittima (è una proiezione speculativa e snatura il senso originario).
    Le parabole erano fatti di cronaca o storie di tutti i giorni. Esse erano usate da Gesù per illustrare un solo principio, spesso legato al regno dei cieli o alla pratica della giustizia; il resto dei dettagli era in genere insignificante.
    A quel tempo, dare a qualcuno del «Samaritano» o paragonare qualcuno a questi, era una grande offesa; allora era come dare oggigiorno a qualcuno dello «zingaro», dell’indemoniato o altre cose simili. Infatti, i Giudei, fecero proprio così con Gesù: «Non diciamo noi bene che sei un Samaritano e che hai un demonio?» (Gv 8,53). Difficilmente Gesù avrebbe usato per sé una tale dizione, così culturalmente codificata… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Samaritano_Gesu_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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sabato 10 settembre 2011

Vino, succo d’uva e Gesù



VINO, SUCCO D’UVA E GESÙ

1. LE QUESTIONI
     Una lettrice mi ha posto la seguente questione. Scusa se ti disturbo, ma penso che solo tu puoi darmi una risposta coerente. Alcune persone dicono che il vino citato nella Bibbia, sia succo d’uva e, quindi, non fermentato. Si dice che vengono usati due termini greci diversi per distinguerli. Io, purtroppo, non conosco il greco e non sono in grado di capire, ma l’unica cosa che ho chiara, è che non è una cosa importante nel mio rapporto con il Signore. In ogni caso, ti ringrazio per avermi ascoltata. Che il Signore benedica la tua vita, oggi e sempre; e lo ringrazio per avermi fatto conoscere un fratello veramente saggio! {Paola Chiarapini; 08-09-2011}

     Le risposi all’incirca come segue. Intanto che ti rispondo nel merito, puoi scrivermi quale sia la situazione ecclesiale o personale concreta, in cui tale confronto è stato fatto. Per ora posso solo anticiparti che non esistono due termini distinti in greco per indicare il vino e il succo d’uva.

     Ecco il suo chiarimento. Ieri sera, in uno studio biblico si è parlato di vino e del fatto che in greco si usano due termini per distinguere quello usato nel Nuovo Testamento e quello che noi tutti conosciamo. A me, visto che Gesù è vero Dio e vero uomo, non dispiace il fatto che abbia potuto bere del vino, ma per alcuni sembra che non sia così. […] Già mi hai chiarito un dubbio, anzi due: il primo è che il vino è vino, il secondo è che alcune persone non vogliono ammettere che Gesù, quando è stato in carne ha mangiato e bevuto veramente, e per me, questo significa che mi capisce veramente e profondamente.
     Seguono i seguenti punti: 2. Le risposte: 2.1. La verità sul vino; 2.2. La verità su Cristo… [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Vino_succo_Gesu_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

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lunedì 5 settembre 2011

La successione dei fatti in Luca 24


LA SUCCESSIONE DEI FATTI IN LUCA 24

1. ENTRIAMO IN TEMA: Questo studio di Luca 24 è risultato necessario per capire che il giorno della Pentecoste lo Spirito Santo venne solo sui dodici apostoli. Infatti, alcuni, confondendo alquanto i fatti, credono di poter arrivare ad altri risultati; essi appartengono specialmente all’ambito pentecostal-carismatico. Questi ultimi vedono in pericolo una delle loro massime dottrine, chiamata «battesimo nello Spirito» con annessa glossolalia, «seconda esperienza» che essi pensano di ricavare proprio dagli eventi di Pentecoste e che affermano come valida per tutti i credenti. Perciò, a Pentecoste vogliono vedere presenti tutti i credenti allora disponibili e non solo quei dodici Galilei (At 1,11; 2,7), che erano stati chiamati a rivestire il ministero speciale di apostoli del Signore (At 1,2.26; 2,14). [A Pentecoste lo Spirito discese solo sui dodici apostoli]
     Per tali motivi, essi usano specialmente Luca 24, proiettando in questo brano un’unica e lunga scena, che coinvolgerebbe apostoli e altri credenti dalla prima apparizione di Gesù risorto alla sua ascensione. Ad un’analisi testuale attenta ciò risulta inconcepibile e improponibile.

     La cornice storica: I fatti descritti in Luca 24 e in Giovanni 20 (cfr. Mc 16) avvennero nello spazio di 40 giorni (At 1,3 «40 giorni»), contandoli dalla risurrezione di Cristo in poi!
     Poi, tra il giorno dell’ascensione (At 1,1-12) e il «cinquantesimo giorno» (At 2,1) trascorsero dieci giorni circa. Ciò si evince dal fatto che dai 50 giorni, che andavano dalle Primizie a Pentecoste, bisogna appunto sottrarre il tempo, in cui Gesù si fece vedere dai suoi apostoli e li istruì. Se si contano i 40 giorni dalla risurrezione, resta comunque più di una settimana di tempo dal giorno dell’ascensione a Pentecoste.
     Che i fatti accaduti nel periodo, che va dalla risurrezione all’ascensione, siano stati molteplici, ci viene fatto intuire dall’apostolo Giovanni, che fu un testimone oculare. A proposito di una delle apparizioni agli apostoli, avvenuta in Galilea, presso il mar di Tiberiade (Gv 21,1), egli disse: «Questa era già la terza volta che Gesù si faceva vedere ai suoi discepoli, dopo essere risuscitato dai morti» (v. 14). Che fossero gli apostoli, è evidente dalla menzione di Pietro, del «discepolo che Gesù amava» (= Giovanni) e degli «altri discepoli» (vv. 7s.11s.14.15ss.20ss). Tale occasione non fu neppure l’ultima.
     Seguono i seguenti punti: 2. I fatti in sintesi (I discepoli di Emmaus; l’apparizione del Risorto agli apostoli; L’ascensione); 3. Aspetti conclusivi…[CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Luca24_success_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

lunedì 7 marzo 2011

Togliete il malvagio da voi stessi


TOGLIETE IL MALVAGIO DA VOI STESSI (1 CORINZI 5)

     ■ 1. Un lettore mi ha scritto quanto segue: Caro Nicola, ti scrivo in quanto mi piacerebbe conoscere una tua personale riflessione in merito a 1 Corinzi 5,13: «Togliete il malvagio di mezzo di voi» sulla base del contesto specifico di 1 Corinzi, tenendo una rigorosa esegesi contestuale. Mi piacerebbe che si aprisse un dibattito in merito a questo, in quanto alcuni insegnano che bisognerebbe escludere dagli incontri e dalle riunioni chi vive in una situazione immorale. Grazie.
     ■ 2. Dopo una richiesta di maggiore chiarimento, egli mi ha risposto come segue. Caro Nicola, ti spiego in breve. Questo versetto è stato citato in una recente discussione con un fratello; lui, prendendo questo passo, affermava che chi commette un atto di fornicazione, non solo deve essere ripreso pubblicamente e disciplinato, ma deve essere letteralmente espulso dalla comunità fino a un suo ravvedimento. Io ho risposto che quel passo non ha attinenza a un’espulsione, bensì a quello che era il significato originario nel linguaggio veterotestamentario, il quale è sempre collegato alla pena capitale. Benché nel regime del Nuovo Patto sia venuta meno l’applicazione della pena capitale, nel contesto di 1 Corinzi 5, Paolo dà una sentenza, sicuramente dettata da una rivelazione divina, che è molto simile a una sentenza di morte: «Sia dato in man di Satana per la rovina della carne [o perdizione della carne], affinché il suo spirito sia salvo nel giorno del Signore Gesù». Tenendo conto che tra i Corinzi molti erano malati e molti morivano, come attesta Paolo in 1 Corinzi 11, sembra di capire che Paolo non poteva sapere quale sarebbe stato il risultato finale di tale giudizio, perché di giudizio si tratta. Tra l’altro, nel testo greco del Majority Text di 1 Corinzi 5,13 (a differenza del Nestle-Aland) abbiamo un indicativo futuro attivo (non un imperativo «exareite»), ovvero «Toglierete il malvagio...».
     [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Togliete_malvagio_EnB.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

sabato 16 ottobre 2010

I discepoli di Giovanni Battista in Atti 18-19

I DISCEPOLI DI GIOVANNI BATTISTA IN ATTI 18-19

Un lettore mi ha scritto quanto segue. «Caro Nicola, volevo farti una domanda riguardante i credenti di Efeso descritti in Atti 19. È innegabile che non potevano essere credenti, dato che non avevano nemmeno sentito parlare dello Spirito Santo. Però, allora, perché sembra proprio che Paolo dia per scontato che siano credenti. Infatti chiese: "Riceveste lo Spirito Santo quando credeste?". Tutto qui. In attesa di una tua risposta ti saluto cordialmente».
    In attesa di una disamina più articolata, gli rispondevo subito, dicendogli che Atti 19 è un classico brano per mostrare la differenza fra «credenti» e «nati di nuovo». Inoltre per capire Atti 19, bisogna considerare Atti 18 (Apollo). Infatti, il movimento di Giovanni Battista era molto esteso.
    Quando menzioniamo Giovanni Battista, spesso pensiamo a una specie di appendice di Gesù, di cui era il precursore.  [CONTINUA LA LETTURA: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-Discepoli-Battista_At18s_Avv.htm ] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


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 Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
■ Morte improvvisa:  http://puntoacroce.altervista.org/_TP/T1-Morte improvvisa_EnB.htm
■ Piano personale e istituzionale dei conduttori :  http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Conduttori_pers_istituz_UnV.htm

martedì 20 luglio 2010

Unito al Signore, uno spirito con Lui (1 Cor 6,17) 21-07-10

UNITO AL SIGNORE, UNO SPIRITO CON LUI (1 CORINZI 6,17)

Un lettore ci ha presentato le seguenti questioni:  Carissimo fratello, la saluto fraternamente in Cristo nostro Signore. La ringrazio anticipatamente per la sua cortesia e disponibilità e colgo l’occasione con la presente per chiederle una interpretazione esegetica di un versetto scritto in 1 Corinzi 6,17: «Ma chi si unisce al Signore, è uno spirito solo con lui». Ho sentito tante interpretazioni curiose e spesso allucinanti; le chiedo un suo parere globale del senso del verso e poi una spiegazione sul termine «spirito», perché alcuni pensano che Paolo si riferisca alla terza persona della Trinità. Nel ribadirgli i miei saluti, le porgo cordiali saluti in Cristo.
 
Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito: È la caratteristica dell’ideologia, sia politica, sia religiosa, sia filosofica, di prendere un verso biblico o una sua parte, di decontestualizzarlo, di svuotarlo del suo significato originario e di riempirlo con uno nuovo, di assolutizzarlo, per servirsene ideologicamente a favore delle proprie tesi o contro quelle altrui, se non addirittura contro la Bibbia stessa. Tale significato viene poi proiettato nell’uso, che l’ideologo fa della sacra Scrittura, e lo rende scontato mediante la ripetizione, creando così la convenzione che vuole. Ciò non rende tale cosa vera, ma ovvia tra gli adepti. E ogni falsa tradizione è come un’unghia incarnita, ossia difficile e dolorosa da estirpare.  L’unico modo per accertare la verità biblica è l’esegesi contestuale, che rispetti il testo originale e lo sviluppo della rivelazione e le distinzioni fra Israele e la chiesa e fra antico e nuovo patto. [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/_BB/A1-1Cor6-17_uno-spirito_EdF.htm] Solo dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste nel merito alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
Accuse di calunnia: Quando non si comprende l'apologetica biblica: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Accuse_di_calunnia_UnV.htm
Musica equivoca fra sacro e profano? Parliamone: http://puntoacroce.altervista.org/_Cul/T1-Musica_sacro_profan_UnV.htm

giovedì 22 aprile 2010

Il seminatore del seme di libertà (Marco 4,1-9) 23-04-10

IL SEMINATORE DEL SEME DI LIBERTÀ (MARCO 4,1-9)

 di Paolo Brancè

«…Avanzava pel campo direttamente, con una lentezza misurata. Gli copriva il capo una berretta di lana verde e nera con due ali che scendevano lungo gli orecchi, all’antica foggia grigia, un sàccolo bianco gli pendeva dal collo per una striscia di cuoio, scendendogli davanti alla cintura, pieno di grano. Con la manca teneva aperto il sacco, con la destra prendeva la semenza e la spargeva. Il suo gesto era largo e sapiente, moderato da un ritmo uguale. Il grano, invallandosi dal pugno, brillava come faville d’oro e cadeva sulle zolle umide, egualmente ripartito. Il seminatore avanzava con lentezza, affondando i piedi umidi nella terra cedevole, levando il capo nella santità della luce. Il suo gesto era largo, gagliardo, sapiente, tutta la sua persona era semplice, sacra e grandiosa…». Così scriveva lo scrittore Gabriele D’Annunzio nel suo romanzo «L’innocente» del 1892, intento a descrivere il duro lavoro del contadino nell’atto del seminare, dal cui raccolto, che resta sempre incerto, trae il sostentamento per sé e per la sua famiglia. Dopo aver letto l'intero articolo, voi che rispondereste alle questioni in esso contenute? [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Seminatore_liberta_Avv.htm]  {Nicola Martella}

Inoltre, ecco gli ultimi articoli già messi in rete:
Gesù, i suoi fratelli e Maria loro madre: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Gesu_fratelli_Maria_Avv.htm
Il variegato arcipelago battista italiano: http://puntoacroce.altervista.org/Temi/1-Arcipelago_battista_UnV.htm

domenica 6 dicembre 2009

E il padrone lodò il fattore infedele (Luca 16,1-13) 07-12-09

E IL PADRONE LODÒ IL FATTORE INFEDELE (Luca 16,1-13)

Le questioni dei lettori
     ■ [1] Shalôm, caro Nicola, […] ti chiederei gentilmente di darmi una tua opinione sulla ostica parabola del fattore infedele di Luca 16,1-13. Ho sentito molte versioni interpretative, ma finora nessuna mi ha convinto appieno. Io stesso non riesco a comprenderla, particolarmente il versetto 9.
     ■ [2] Caro Nicola, ti chiedo, cortesemente, delucidazioni in merito all’Evangelo di Luca cap. 16, verso 8; perché il padrone lodò il fattore disonesto (infedele)? Ed anche Gesù nel verso 9, perché ci incoraggia a farci amici con le ricchezze ingiuste, i quali «amici», venendoci a mancare le ricchezze ingiuste, ci riceveranno nelle dimore eterne? C’entra la diversa cultura di quei tempi, che oggi non è facile capire, o può essere un giusto insegnamento teologico in un contesto difficile e contorto? Ringraziandoti in anticipo, ti invio un affettuoso saluto.

A tali questioni rispondo come segue: È un brano alquanto ostico e difficile. A impedirci di comprenderlo c’è probabilmente la nostra cultura occidentale e, in parte, il nostro senso morale; ammetto che per noi è difficile la comprensione di elementi all’interno di uno scenario culturale particolare, quale quello giudaico, del tempo di Gesù, nel quale c’erano certe ovvietà che a noi sfuggono. Un ostacolo alla comprensione sarebbero le manovre giustificatorie, spiritualistiche, accomodanti e moraleggianti che, di fatto, darebbero al testo un altro significato... [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Fattore_infedele_Avv.htm] Dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
Conservatori fra Fundamentals ed Evangelicali: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Conservat_vs_fondamental2_EdF.htm
■ Reinhard Bonnke e la sua auto-promozione: http://puntoacroce.altervista.org/Temi/1-RBonnke_auto-promoz_Mds.htm
La «C» conservatrice in UBEIC e i fondamentalisti: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Conservat_vs_fondamental1_UnV.htm

domenica 22 novembre 2009

Dall’avvento alla Parusia 2: schema canonico o ragionato? 23-11-09

DALL’AVVENTO ALLA PARUSIA 2: SCHEMA CANONICO O RAGIONATO?

Un gruppo di studio di responsabili di chiesa usa il mio libro «Dall'avvento alla parusia» [http://puntoacroce.altervista.org/Buch/L-Avvento_Avv.htm] come testo. Di ciò abbiamo già parlato nella prima parte: «Dall'avvento alla Parusia 1: Aspetti introduttivi» [http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Avvento_Parusia_domande_Avv.htm]. In questa seconda parte vengono poste questioni relative alla suddivisione dei libri biblici per uno studio più effettivo. Rispondo a tale questione, mostrando l’efficacia di una suddivisione dei libri secondo uno provocazione quanto sia importante una lettura e analisi secondo i destinatari effettivi di un libro. schema ragionato. Alla fine mostro con una
    Ecco la questione attuale: Caro Nicola, siamo giunti al nostro secondo incontro di studio sul tuo libro, e credo di dover girare prima a te una domanda che tratteremo: «Nel libro si fa una differenza tra schema canonico e schema ragionato del NT e si segue lo schema ragionato. Perché studiare il NT da questa prospettiva? Qual è il vantaggio?». Grazie per la tua risposta. Buona giornata. [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Avvento_Parusia2_canone_R56.htm] Dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}


Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
■ Sequela e caro prezzo (Luca 14,25-35): http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Sequela_caro-prezzo_OiG.htm
■ Proto-Battismo e UCEBI 1: Ispirazione della Bibbia: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-UCEBI1_ispirazione-BB_UnV.htm
■ Quando i parenti avversano il cristiano fedele: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Parenti_avversano_cristiano_EdF.htm
■ Nato d’acqua e lavaggio dell’acqua: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Nato_acqua_lavaggio_MT_AT.htm

domenica 25 ottobre 2009

Dall’avvento alla Parusia: domande risultanti 26-10-09

DALL’AVVENTO ALLA PARUSIA: DOMANDE RISULTANTI

Ultimamente, un lettore e collaboratore del sito «Fede controcorrente» mi aveva scritto riguardo al loro gruppo di studio locale e al fatto che esso sta diventando sempre più regionale, essendosi aggiunti anche i conduttori di altre Assemblee, sebbene alquanto distanti dal luogo dell'incontro. Egli mi annunciava come cosa interessante per me il fatto che avevano deciso d’usare il mio libro «Dall'avvento alla parusia» [http://puntoacroce.altervista.org/Buch/L-Avvento_Avv.htm] come guida allo studio degli Evangeli e degli Atti. Egli mi scriveva letteralmente: «L’obiettivo è quello di capire il messaggio “proprio” di questi libri e quale dev’essere il nostro approccio omiletico a essi, tenuto conto del loro genere letterario, perlopiù narrativo».
     Il prossimo stadio è stato il fatto che ho ricevuto da lui alcune domande, scaturite dal loro confronto sul mio testo. Mi è sembrato di ritornare indietro al tempo, in cui avevo studenti per corrispondenza. Ho pensato che potrebbe essere interessante anche per altri lettori leggere tali domande e le mie risposte. In tal modo potrebbero essere invogliati a studiare anch’essi questo libro, sia privatamente o in un gruppo di studio.
     Egli ha scritto: Caro Nicola, nel nostro gruppo di studio abbiamo iniziato a considerare il tuo libro «Dall’avvento alla Parusia» e ci sono alcuni interrogativi in particolare che riguardano il nostro 1° incontro, sui quali sarebbe utile sentire un tuo parere.
     ■ 1. L’avvento riguarda la 1a venuta di Gesù e la parusia riguarda la sua 2a venuta. Perché il libro parla di «tensione» tra l’avvento e la parusia? (p. 9).
     ■ 2. «L’impianto predizionale» è un testo base, posto all’inizio dell’Antico o del Nuovo Patto, dove «è presente in germe tutta la storia futura d’Israele» e della chiesa. Per l’AT questo testo base è Dt 30, dov’è delineato il futuro d’Israele. Per il NT questo testo è il discorso profetico di Gesù riportato in Marco 13 e paralleli, dove è delineato il futuro della chiesa. È giusto dire così? È quello che intendevi dire? (p. 9).
     ■ 3. La differenza tra scribi e Farisei riguarda solo il laicato dei secondi o c’è qualcosa di più? (pp.11-12).
     ■ 4. Può il Talmud avere un’importanza per lo studio del Nuovo Testamento? (p. 12).
Grazie in anticipo per la tua collaborazione. [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Avvento_Parusia_domande_Avv.htm] Dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
■ Suicidio di un cristiano: http://puntoacroce.altervista.org/Temi/1-Suicidio_cristiano_EnB.htm (Nuovi contributi)

venerdì 9 ottobre 2009

Dov’è il tuo tesoro, lì sarà il tuo cuore 10-10-09

DOV’È IL TUO TESORO, LÌ SARÀ IL TUO CUORE
Riflessione sulla ricchezza secondo l’insegnamento di Gesù (Matteo 6,19-24)

«L’isola del Tesoro» è uno dei romanzi più avvincenti per i ragazzi di tutti i tempi. Scritto dal romanziere scozzese Robert Louis Stevenson (The Treasure Island), narra la storia d’un gruppo di pirati che, lasciato il porto inglese di Bristol, s’avventurano in pericoloso viaggio verso un’isola remota del Mar dei Caraibi alla ricerca d’un favoloso tesoro appartenente al pirata Bill Bones. Il romanzo è spesso letto come un’allegoria morale, in cui è insegnata la frustrazione e la futilità della ricerca delle ricchezze derivante dalla bramosia e dall’avidità umane.
     Per quanto riguarda la parola «tesoro» e il suo insegnamento etico, il romanzo ci richiama alla mente anche un’espressione di Gesù: «Non v’affannate ad accumulare tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, dove i ladri scassinano e rubano. Accumulatevi invece tesori in cielo, dove tignola e ruggine non consumano né ladri scassinano e rubano. Infatti, dove è il tuo tesoro, lì sarà pure il tuo cuore...». Questo testo costituisce la terza parte del corpo centrale del discorso della montagna, dopo l’illustrazione della «giustizia superiore» richiesta al discepolo con le sei antitesi (Mt 5,17-48) e dopo l’insegnamento sull’autentica devozione (Mt 6,1-18). Si tratta d’una serie di detti del Signore, relativi al distacco dai beni terreni (vv. 19-24) e al completo abbandono all’azione provvidenziale del Signore, che esige dal credente la ricerca del Regno di Dio e la sua giustizia (Mt 6,25-34).
     In questo testo Gesù mette in discussione il sistema dei valori dei «pagani», cioè di coloro che vivono immersi nel secolarismo, ponendolo al centro della loro vita. Gesù pone le alternative: vi sono due tesori (uno celeste e l’altro terreno; vv. 19-21), due condizioni del corpo (luce e tenebre; vv. 22-23), due padroni (Dio e Mammona; v. 24). [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/2-Dove_tesoro_cuore_Mt.htm] Dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}

Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
■ Il giogo diseguale fra credenti e increduli: http://puntoacroce.altervista.org/Temi/1-Giogo_diseguale_increduli_Avv.htm
Come (non) uccido la mia chiesa locale? Parliamone: http://puntoacroce.altervista.org/Temi/1-Come_uccido_chiesa_no_UnV.htm

venerdì 11 settembre 2009

Anania e Saffira puniti per avarizia? 12-09-09

ANANIA E SAFFIRA PUNITI PER AVARIZIA?
Un amico mi ha mandato preoccupato l’articolo del biblista cattolico Gianfranco Ravasi «Anania e Saffira, puniti per avarizia» (2005), che è presentato come «Approfondimento della Bibbia». Tale articolo non si trova più sotto il link, in cui l'avevo letto (novena.it), ma la San Paolo lo riporta qui nella rubrica «La Bibbia per la famiglia». A quel tempo, Ravasi era solo monsignore e docente di Esegesi Biblica, mentre oggi è arcivescovo.
     L’autore mostra un collegamento fra Is 58,7-10 e la pratica consona della chiesa primitiva (At 4,32.34-35), per poi evidenziare il contrasto fra quest’ultima e Atti 5, in cui si parla della condanna e del giudizio divino su tale coppia, che praticò la menzogna per motivi di avarizia e di prestigio.
     L’autore presenta i fatti relativi ad Anania e Saffira, compresa l’etimologia dei loro nomi (!), affermando giustamente che tale coppia «tiene per sé una parte dell’importo ricavato, mentre il resto lo consegna agli apostoli per la destinazione comune». Poi cita la reazione veemente di Pietro verso Anania e il successivo giudizio divino sul modello veterotestamentario (vv. 3.5); poi tale procedura e il conseguente «miracolo di morte» riguardarono, tre ore dopo, la moglie ignara del destino del marito (vv. 7-10).
     Quello che meraviglia è costituito da alcuni commenti concomitanti. Il biblista Ravasi si toglie i panni dell’esegeta e si mette quelli di critico storico, relativizzando così il testo biblico con un po’ di dialettica liberale. [Continua la lettura: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Anania_Saffira_avarizia_Avv.htm] Dopo aver letto l'intero scritto, voi che rispondereste alle questioni in esso contenute? {Nicola Martella}
 
Inoltre, ecco gli ultimi scritti già messi in rete:
■ Pentecostali e carismaticisti: è necessario distinguerli?: http://puntoacroce.altervista.org/Temi/1-Pentec_carismatici_parla_Mds.htm
■ Discrepanze emergenti nella «Emerging Church»: http://puntoacroce.altervista.org/Artk/1-Emerging_Church_discrepanz_Esc.htm